Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


martedì 3 febbraio 2015

Monte San Vicino da Poggio San Romualdo Invernale



"...Da qui in poi tutto assume dei contorni surreali, dove il colore predominante è il bianco, mentre il suono è quello del vento e del nostro avanzare "galleggiando" sulla neve."



Trentuno Gennaio 2015 
Partenza da Poggio San Romualdo (936m) ore 6:55
Rientro a Poggio San Romualdo ore 12:31
Durata escursione: 5h36'
Distanza percorsa: 17.3Km circa
Grado di difficoltà: Ei,progressione con Ciaspole su neve per circa 1.9Km
Vette raggiunte: 1479m Monte San Vicino
Dislivello in salita: 876m
Dislivello in discesa: 917m

Monte San Vicino su Wikipedia
Poggio San Romualdo su Wikipedia




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.



Percorso:
Partenza da Poggio San Romualdo (936m) prendendo la carrareccia che costeggia il "Monte della Sporta" (1037m) scendendo leggermente verso destra (sentiero n.115). Giunti alla Località "Casetta" (904m), dove c'è un crocevia, si abbandona il sentiero 115, che ora scende sulla sinistra in direzione "Val di Castro", e si prende il 111AG in direzione del Casale di "Caprareccia" (979m). Raggiunti i suoi ruderi il sentiero 111AG termina e da qui si dirama in 116 e 112AG: il primo scende alla destra del Monte "Monticello" per arrivare fino ad Albacina, il secondo, verso sinistra, prosegue fino al Monte San Vicino. Si prosegue per il sentiero 112AG fino ad incrociare la strada asfaltata che da "Pian dell'Elmo" conduce fino a "Canfaito", oppure, proseguendo, fino a Matelica. Si prosegue in questa direzione per alcune decine di metri fino ad incrociare sulla sinistra (nella boscaglia) il sentiero 112A da seguire fino alla croce di vetta. Per il ritorno è stato seguito il medesimo percorso dell'andata.



Relazione:
Due fari nel buio. Le notti invernali sono molto lunghe e questa non è da meno. Proseguiamo "arrancando" con l'auto verso Poggio San Romualdo: ha nevicato, circa 10cm, ancora non è passato nessuno, spazzaneve compresi. Benedette gomme termiche, è in queste situazioni che si esaltano i vostri pregi!
Sono le 6:30 di mattina circa, già da Est si inizia ad intravedere un tenue chiarore: sta per albeggiare. Abbiamo parcheggiato l'auto poco fuori dal centro abitato, in direzione Albacina, vicino all'Albergo Ristorante "Fulvio" (è ancora aperto?). Un veloce cambio d'abito e siamo in marcia. Siamo in tre: io, Andrea e Moreno. Il trio delle avventure più estreme: il "Fosso del Crino", la "Forra di Rio Freddo" tanto per citarne un paio; stavolta però non abbiamo corda, moschettoni, imbragatura. No, legate al nostro zaino abbiamo delle racchette da neve.
Siamo in pieno inverno, finora il freddo non è stato molto intenso, infatti le cime delle nostre montagne sono ancora desolatamente spoglie di neve o almeno così fino a ieri notte. Siamo partiti al buio, in tutti i sensi, senza certezze riguardo quello che dovremo affrontare: mettiamo subito in chiaro che il percorso che svolgeremo non presenta difficoltà tecniche di rilievo; si devono macinare parecchi chilometri (circa 20), quello si, ed il freddo è pungente. Il punto di domanda è se avremo la possibilità di indossare o meno le ciaspole.



Primi bagliori ad Est.

Ore 6:55, in marcia. Prendiamo la carrabile che da Poggio San Romualdo costeggia il "Monte della Sporta" (1037m) scendendo leggermente verso destra: ancora è buio ed avere come riferimento una strada fa molto comodo. Il fondo è abbastanza disomogeneo: si passa dal brecciolino, alla neve ed al ghiaccio; finire gambe all'aria è un rischio molto concreto!


Lungo la strada.

Proseguiamo così, fino alla Località "Casetta" (904m), dove c'è un crocevia: abbandoniamo il sentiero 115, che ora scende sulla sinistra in direzione "Val di Castro", e prendiamo il 111AG in direzione del Casale di "Caprareccia". Adesso il progredire è su sentiero, dentro un bosco di abeti, sta facendo giorno e la progressione è costante: lo strato di neve che ricopre il terreno però è leggero e bisogna stare attenti alle insidie nascoste; infatti il manto bianco che tende ad uniformare tutto non è ancora da ciaspole ma contemporaneamente cela buche, sassi, rami... Caviglie e ginocchia ringraziano!


Il "Monte San Vicino" (1479m) in bianco e nero.

Raggiungiamo i ruderi del Casale di "Caprareccia" (979m) e qui facciamo un'altro cambio di sentiero; infatti il 111AG termina e da qui si dirama in 116 e 112AG: il primo scende alla destra del Monte "Monticello" per arrivare fino ad Albacina, il secondo, verso sinistra, prosegue fino alla nostra meta che ora è ben visibile sotto i primi raggi di sole. Il Monte San Vicino, la montagna che per me che abito in Vallesina è sempre stato un riferimento, un simbolo, una guida: chi abita in Valtournenche ha il Cervino (4478m), chi abita in Val di Fassa ha la Marmolada (3348m), noi abbiamo il Monte San Vicino (1479m)!
Lasciando quindi il Monte "Monticello" (1081m) alla nostra destra proseguiamo con la nostra marcia seguendo il sentiero 112AG.
Dopo un po' siamo di fronte al Monte "Cipollara" (1197m): la visuale sul San Vicino ci è completamente ostruita adesso. "Quanta neve ci sarà nei "Piani Alti"? Potremo calzare le ciaspole?"... Pazienza, ci vuole pazienza.
Il sentiero ora punta decisamente verso destra e sale di quota fin quasi alla sommità del "Monte Cipollara": non passeremo però per la sua cima, attraverseremo invece, abbassandoci leggermente di quota, il crinale formato dalla sua vetta e quella del Monte "Varco". 


Moreno in avanscoperta.

Svalicato, si scende ancora per boschi, finché non si arriva ad un pianoro. Si risale ora nuovamente fino ad arrivare all'incrocio con la strada asfaltata: ora siamo proprio alle pendici della montagna, infatti questa è la strada che da "Pian dell'Elmo" conduce fino a "Canfaito", oppure, proseguendo, fino a Matelica.


Piccola pausaAndrea sulla sinistra, chi scrive a destra.

Qui abbiamo un tuffo la cuore: il manto nevoso già sulla strada è più spesso e proseguendo nella faggeta, entrando dal lato sinistro della strada, aumenta. 


Finalmente il sole sbuca tra gli alberi.

Per proseguire dobbiamo calzare le racchette da neve! Siamo al settimo cielo, un breve spuntino ed un tè al limone e miele, gentilmente offertoci da Moreno, e siamo pronti. Il sentiero intanto qui è diventato il 112A, e così sarà fino alla croce di vetta.
Che meraviglia! Sono appena le nove di mattina e la neve è ancora bella compatta; ce ne saranno circa 40cm ma noi avanziamo spediti: vuoi per l'entusiasmo, vuoi per la gioia di essere qui in questo momento, vuoi per essere i primi a calpestare questo candido manto, fatto sta che saliamo velocemente senza percepire alcuna fatica ed il freddo che diventa sempre più acre.



Ciaspole ai piedi, si va!

Andrea ha con sé anche la GoPro, siamo appena usciti dai "Prati Alti", è il momento di attivarla ed iniziare le "riprese".
Da qui in poi tutto assume dei contorni surreali, dove il colore predominante è il bianco, mentre il suono è quello del vento e del nostro avanzare "galleggiando" sulla neve.



Fuori dalla faggeta.

Arriviamo in vetta, qui il vento è forte, ora siamo esposti a Nord, non godiamo più della protezione della montagna: il tempo di scattare alcune fotografie e già siamo pronti per la discesa; dobbiamo percorrere tutta la strada a ritroso fino a Poggio San Romualdo!


La croce di vetta del "Monte San Vicino".



Filmato relativo all'arrivo in vetta.

E la discesa inizia nel migliore dei modi: scatta in noi la modalità "fanciullezza" ed il primo tratto lo compiamo utilizzando le ciaspole a mo' di slittino. Che divertimento! Sono attimi di gioia allo stato puro!


Discesa con le ciaspole a mo' di slittino!

 Tutte le cose belle però terminano in fretta ed è già tempo di togliere le racchette da neve. Torniamo per il sentiero 112AG e qui notiamo come già il calore del sole stia facendo sciogliere la poca neve della notte scorsa.
Lungo il tragitto incrociamo alcune persone che salgono adesso, seguendo le nostre orme: noi siamo saliti al momento giusto, quando le condizioni erano pressoché ideali!
Nei pressi del Casale "Caprareccia" incontriamo altri due tipi, di primo acchito i classici "so tutto io", "faccio tutto io". Si dimostrano tali, infatti, divertiti, fanno dell'ironia sul fatto di vedere caricato sulle nostre spalle un peso a loro dire superfluo (riferito alle ciaspole). "Signori miei", rispondo, "a noi per l'ascesa sul San Vicino sono servite. Certo qui e a quest'ora non servono affatto."
"Come, voi dite che siete già stati sul San Vicino e vi sono servite le racchette da neve? Non è possibile!".
Con il mio famoso "ghigno beffardo" mostro loro alcune fotografie scattate in vetta pochi minuti prima con le racchette ai piedi: "E' dalle 5:00 di questa mattina che sono in piedi. Di solito non mi alzo così presto per pettinare le bambole!", e do' loro il commiato riprendendo la marcia.
Ancora Moreno ed Andrea ridono per questa scenetta!
Ad essere sinceri, scrivendo queste righe e ricordando le facce dei tipi, il sorriso è tornato anche a me!






Momenti salienti in un collage video





Link per album Fotografico su Google Foto


 




Galleria foto e video


Primi bagliori ad Est.



Il sole sta sorgendo.


Lungo la strada.



Il "Monte San Vicino" (1479m) a sinistra, a destra il Monte "Cipollara" (1197m).



Sembra di essere nella Tundra.



Il Versante Ovest.




Piccola pausa, Andrea sulla sinistra, chi scrive a destra.



Bagliori di luce, il "San Vicino" a sinistra.


Moreno in avanscoperta.


Ancora in ombra.



Finalmente il sole sbuca tra gli alberi.




Le parole non sono necessarie.



Il versante Sud-Ovest.




Fuori dalla faggeta.





Un po' di calore dal sole.


La pendenza inizia ad aumentare.



Adesso sono io ad aprire la via, la neve però e compatta
 ed il mio compito non è così arduo.




Ecco Andrea.



Con Moreno, manca davvero poco...



... 5 minuti!



In vetta!




La croce sommitale.






Arrivo in vetta.



Panoramica a 360°.




Moreno ha già iniziato la discesa, io ed Andrea
ci stiamo ancora attardando in attesa di...



... e l'ispirazione arriva!



Scivolando è più bello!



E vai!



Mi sono proprio divertito, si vede?








2 commenti:

  1. parto adesso per il Trentino e leggendovi mi viene spontaneo chiedere: perché faccio tanta strada e non sfrutto adeguatamente le mie montagne? La risposta alla prima domanda è che in bici ho finito le Salite delle Marche, la la seconda invece è senza risposta.
    In bocca al Lupo
    Michele - www.salitedellemarche.com

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Michele, innanzitutto crepi il lupo,sono quesiti come i tuoi sono un ottimo spunto per una riflessione con la quale ho già avuto modo di confrontarmi. Ti rispondo con una massima di Josè Saramago: "Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini."
      Buona vita Michele!😉

      Elimina