"Questa non ci voleva proprio, se la scossa è stata forte nella Provincia di Ancona, figuriamoci più a Sud: chissà cosa sarà accaduto nei Sibillini...
Con tutte queste preoccupazioni l'escursione cambia di colpo i suoi connotati e da spensierata qual'era diviene frenetica: gli splendidi paesaggi che mi si parano davanti in questa magnifica giornata d'Autunno riescono solo in parte a fugare l'ansia e l'angoscia che oramai hanno preso il sopravvento."
Trenta Ottobre 2016
Partenza dal parcheggio della chiesa di Santa Maria in Val d’Abisso (340m) ore 7:04
Partenza dal parcheggio della chiesa di Santa Maria in Val d’Abisso (340m) ore 7:04
Rientro al parcheggio della chiesa di Santa Maria in Val d’Abisso ore 14:06
Durata escursione 7h 02' (pausa merenda di 16' all'incrocio con la strada... e pause per un totale di 1h 37' per problemi dovuti agli scarponi di Mirko)
Tempo di marcia: 5h 9m
Distanza percorsa: 14,1Km circa
Grado di difficoltà: EEA
Dislivello in salita: 1320m
Dislivello in discesa: 1303m
Vette raggiunte: 1525m Monte Nerone (recinto ripetitori della RAI)
Monte Nerone su Wikipedia
Percorso:
Partenza dal piazzale antistante la Chiesa di Santa Maria in Val d’Abisso (340m) seguendo il sentiero n.201 (ex n.1, segni bianco-rossi), che si prende sulla destra rispetto alla fontanella ivi presente: è presente una tabella indicante direzione e tempi di percorrenza. Si prosegue dentro il bosco, accompagnati dal rumore dell'acqua prodotto dal sottostante Fosso dell'Infernaccio, raggiungendo i ruderi di un vecchio mulino (il "Mulinaccio"). Si attraversa il torrente e si prosegue all'interno del bosco raggiungendo dopo poche centinaia di metri il bivio con il sentiero n.1A che conduce, svoltando a destra, verso Ca' Meuccio: si prosegue a sinistra (ancora sentiero n.201) e dopo pochi minuti di marcia in leggera salita si raggiunge il torrente da guadare nuovamente. Proseguendo lungo questo versante si intercetta di nuovo il torrente e lo si attraversa risalendo risalendo sull'altro versante (Sud-Ovest) dove, nei pressi di uno slargo, si incrocia una stradina di breccia nei pressi di una vecchia cava abbandonata: ora il percorso, con dei comodi tornanti, sale sulla destra seguendo la sopracitata stradina che si restringe man mano che si sale.
Una volta terminati questi zig-zag si rientra all'interno del bosco ed il sentiero inizia a scendere verso il fondo della valle che diviene sempre più rocciosa. Si attraversa un piccolo fosso con l'ausilio di una corda fissa posizionata a tal uopo (cavo metallico), si scende ulteriormente di qualche metro aiutandosi con i fitti rami degli alberi presenti ed altri cavi metallici fino a raggiungere il torrente principale nei pressi di una presa d'acqua. Si scende di alcuni metri sulle rocce e si attraversa il torrente con l'aiuto di una corda fissa (sono presenti una corda ed un cavo metallico).
Guadato il torrente si procede lungo il bordo fin sopra una cascata: sono presenti corde fisse fino a questo punto. Superata questa parte di percorso il sentiero vira a destra, allontanandosi dalla gola del torrente: la pendenza aumenta, il fondo diviene sassoso e la vegetazione diventa rada e sulla sinistra si intravedono le rocce calcaree dove è incastonata la "Balza Forata"; per raggiungerla si prende una diramazione sulla sinistra rispetto al sentiero n.201. Tornati indietro si riprende il sentiero che sale lungo il canale ghiaioso posto di fianco alla "Balza Forata" che rimane sulla sinistra salendo. Giunti ad una sella è presente un bivio: salendo sulla sinistra, sentiero n.4 (nuova numerazione n. 204), si può raggiungere la "Grotta di Nerone", lungo la valle; proseguendo a destra, sentiero n.1 (nuova numerazione n.201, indicazioni per il rifugio "Corsini"), il percorso continua a seguire la fascia rocciosa di cui la "Balza Forata" è l'estremità inferiore. Raggiunto il bivio con la strada asfaltata che conduce fino al rifugio "Corsini" si prosegue per questa via fino a raggiungere il lato meridionale della vetta del "Monte Nerone". Da qui all'inizio in mezzo al bosco e poi per prati si raggiunge la vetta ossia le recinzioni degli impianti di telecomunicazione; raggiunta la loro estremità Settentrionale si individua il sentiero n.1, che scende sulla destra: il percorso inizia con un breve traverso per poi infilarsi dentro al bosco e sotto gli impianti di risalita. Raggiunto il rifugio "Corsini" (tabella con segnali) si prosegue sulla destra fino ad un fontanile con ivi impressi dei segni bianco-rossi dal quale si scende per il "Prato del Conte" seguendo la palificazione della linea elettrica che scende verso valle.
Raggiunto un bosco il sentiero lo costeggia deviando verso sinistra e proseguendo di traverso rispetto al pendio; in breve tempo si giunge ad un trivio con i sentieri n.228 e n.235: si segue il sentiero n.202 che con un secco tornante scende verso destra.
Il percorso continua dentro al bosco, incassandosi sempre di più verso il fondo della valle, delimitata a destra da alcune formazioni rocciose: la pendenza ora diminuisce e man mano che la vegetazione scompare il sentiero diviene roccioso fino a raggiungere il "Passo della Madonna", una breve tratto di risalita su roccia dove sulla parete è stata ricavata una nicchia in cui è conservata una piccola statua della Vergine Maria.
Superato questo tratto il percorso scende seguendo numerose svolte per entrare nuovamente dentro al bosco. Dopo un lungo traverso si risale sulla sinistra raggiungendo le rovine dei "Muracci": il percorso ridiventa accidentato, la traccia non sempre netta e in alcuni punti bisogna procedere con estrema cautela visto che si percorre il filo di una ripida cresta esposta. Terminata questa parte di percorso, si continua di traverso, sulla destra, fino a raggiungere il fontanile del Parco Pubblico di Piobbico dal quale si prosegue lungo le strade fino a raggiungere il punto di partenza.
Guadato il torrente si procede lungo il bordo fin sopra una cascata: sono presenti corde fisse fino a questo punto. Superata questa parte di percorso il sentiero vira a destra, allontanandosi dalla gola del torrente: la pendenza aumenta, il fondo diviene sassoso e la vegetazione diventa rada e sulla sinistra si intravedono le rocce calcaree dove è incastonata la "Balza Forata"; per raggiungerla si prende una diramazione sulla sinistra rispetto al sentiero n.201. Tornati indietro si riprende il sentiero che sale lungo il canale ghiaioso posto di fianco alla "Balza Forata" che rimane sulla sinistra salendo. Giunti ad una sella è presente un bivio: salendo sulla sinistra, sentiero n.4 (nuova numerazione n. 204), si può raggiungere la "Grotta di Nerone", lungo la valle; proseguendo a destra, sentiero n.1 (nuova numerazione n.201, indicazioni per il rifugio "Corsini"), il percorso continua a seguire la fascia rocciosa di cui la "Balza Forata" è l'estremità inferiore. Raggiunto il bivio con la strada asfaltata che conduce fino al rifugio "Corsini" si prosegue per questa via fino a raggiungere il lato meridionale della vetta del "Monte Nerone". Da qui all'inizio in mezzo al bosco e poi per prati si raggiunge la vetta ossia le recinzioni degli impianti di telecomunicazione; raggiunta la loro estremità Settentrionale si individua il sentiero n.1, che scende sulla destra: il percorso inizia con un breve traverso per poi infilarsi dentro al bosco e sotto gli impianti di risalita. Raggiunto il rifugio "Corsini" (tabella con segnali) si prosegue sulla destra fino ad un fontanile con ivi impressi dei segni bianco-rossi dal quale si scende per il "Prato del Conte" seguendo la palificazione della linea elettrica che scende verso valle.
Raggiunto un bosco il sentiero lo costeggia deviando verso sinistra e proseguendo di traverso rispetto al pendio; in breve tempo si giunge ad un trivio con i sentieri n.228 e n.235: si segue il sentiero n.202 che con un secco tornante scende verso destra.
Il percorso continua dentro al bosco, incassandosi sempre di più verso il fondo della valle, delimitata a destra da alcune formazioni rocciose: la pendenza ora diminuisce e man mano che la vegetazione scompare il sentiero diviene roccioso fino a raggiungere il "Passo della Madonna", una breve tratto di risalita su roccia dove sulla parete è stata ricavata una nicchia in cui è conservata una piccola statua della Vergine Maria.
Superato questo tratto il percorso scende seguendo numerose svolte per entrare nuovamente dentro al bosco. Dopo un lungo traverso si risale sulla sinistra raggiungendo le rovine dei "Muracci": il percorso ridiventa accidentato, la traccia non sempre netta e in alcuni punti bisogna procedere con estrema cautela visto che si percorre il filo di una ripida cresta esposta. Terminata questa parte di percorso, si continua di traverso, sulla destra, fino a raggiungere il fontanile del Parco Pubblico di Piobbico dal quale si prosegue lungo le strade fino a raggiungere il punto di partenza.
Relazione:
Una bella Domenica di fine Ottobre, il tempo è bellissimo e non sono previsti fenomeni. Io e Mirko decidiamo di affrontare una classica dell'Appenino Umbro-Marchigiano che ancora manca al nostro palmarès di vette conquistate ossia l'ascesa al Monte Nerone per il sentiero che da Piobbico sale per la val d'Abisso e la valle dell'Infernaccio passando per la famosa Balza Forata. Già i nomi che ho citato poc'anzi lasciano intendere quello con cui si avrà a che fare nella prima parte della salita: gole, torrenti inforrati, fitti boschi e ripidi pendi. Riguardo la seconda parte invece le caratteristiche sono quelle che si hanno in comune con quelle delle altre montagne di questa zona delle Marche ossia cime spoglie e ricoperte di strade: nel caso del Monte Nerone poi la vetta è oltremodo "violentata" dalla presenza di numerosi ponti radio ed antenne televisive che impediscono di fatto l'accesso al punto sommitale per via dei recinti che la ricoprono.
Il punto di accesso al sentiero n.201 (nuova numerazione, con la vecchia era conosciuto come n.1, segni bianco-rossi), quello che seguiremo fin quasi in vetta, è posto nel piazzale antistante la Chiesa di Santa Maria in Val d’Abisso, precisamente sulla destra rispetto alla fontanella ivi presente: qui è posta una tabella indicante direzione e tempi di percorrenza.
L'inizio del sentiero n.201 (ex n.1).
Aggiungo che la Chiesa è facilmente raggiungibile: basta svoltare a sinistra all'incirca mezzo chilometro prima dell'abitato di Piobbico (lungo la strada che proviene da Acqualagna), seguendo le indicazioni sul cartello turistico presente per il santuario.
La Chiesa di Santa Maria in Val d’Abisso vista dall'attacco del sentiero.
Alle 7:02 ci mettiamo in cammino seguendo il sentiero che si inoltra dentro il bosco, accompagnati dal rumore dell'acqua prodotto dal sottostante Fosso dell'Infernaccio: sarà una costante per questa prima parte dell'ascesa. Dopo pochi minuti, giunti nei pressi dei ruderi di un vecchio mulino (il "Mulinaccio") bisogna attraversare il torrente (il primo di una lunga serie di guadi); prima di compiere questa operazione però ci fermiamo un momento perché quello che si trova davanti a noi è talmente bello da essere immortalato: proprio vicino ai ruderi il torrente compie un piccolo salto e la cascata che ne deriva è meravigliosa.
Il "Mulinaccio".
Per l'attraversamento abbiamo due possibilità: la prima consiste nel guadare direttamente il torrente (l'acqua in questo periodo è bassa e passando sopra alcuni massi i piedi neanche si bagnano); la seconda invece nel passare sopra un traballante ponticello rabberciato con delle poche e pericolanti assi di legno.
Ovviamente optiamo per la soluzione numero uno vista la poca acqua presente nell'invaso del torrente ed in battibaleno siamo già dall'altra parte.
Proseguiamo all'interno del bosco raggiungendo dopo poche centinaia di metri il bivio con il sentiero n.1A che conduce, svoltando a destra, verso Ca' Meuccio: senza esitazione continuiamo tenendoci a sinistra. Dopo pochi minuti di marcia in leggera salita raggiungiamo nuovamente il torrente: in questo tratto (come del resto per quasi tutto il percorso) non mancano segni bianco-rossi ad indicare la via.
Mirko alle prese con uno dei tanti guadi da effettuare.
All'improvviso sentiamo dei versi prodotti sicuramente da qualche animale: anche se il rumore prodotto dal torrente tende a sovrastare tutto giunge alle nostre orecchie il latrare di alcuni cani. "Mirko, cosa c'è un canile o un allevamento di cani da queste parti? Da dove arrivano tutti questi latrati? Non ne ho idea Gianluca, boh?".
L'interrogativo rimane in sospeso anche perché tutto finisce così come era iniziato. Proseguiamo su questo versante dove, salendo di quota, abbiamo la possibilità di ammirare il paesaggio sulla valle alle nostre spalle. Spalle a monte la mia attenzione viene attirata da una costruzione posizionata sopra un'altura alla mia sinistra: si tratta dei
"Muracci", un'antica fortezza ormai diroccata che domina la vallata; passeremo lì durante la fase di discesa per il sentiero n.2 (nuova numerazione n. 202 ).
Intercettiamo di nuovo il torrente e lo guadiamo nuovamente risalendo sull'altro versante dove, nei pressi di uno slargo, si incrocia una stradina di breccia nei pressi di una vecchia cava abbandonata: ora il percorso, con dei comodi tornanti, sale alla nostra destra seguendo la sopracitata stradina che si restringe man mano che si sale.
I colori caldi dell'autunno in questo scatto.
Una volta terminati questi zig-zag si rientra all'interno del bosco ed il sentiero inizia a scendere verso il fondo della valle che sta divenendo sempre più rocciosa.
Discesa "wild" tra la vegetazione.
Si attraversa un piccolo fosso con l'ausilio di una corda fissa posizionata a tal uopo, si scende ulteriormente di qualche metro aiutandosi con i fitti rami degli alberi presenti ed altri cavi fino a raggiungere il torrente principale nei pressi di una presa d'acqua.
Occorre scendere di qualche metro sulle rocce (occhio, potrebbero essere scivolose!) fin quasi a toccare il pelo dell'acqua (meglio discendere verso monte) e a questo punto si attraversa il torrente con l'aiuto di una corda fissa (sono presenti una corda ed un cavo metallico, c'è l'imbarazzo della scelta!).
Massima attenzione durante queste fasi perché scivolando...
Bisogna essere molto accorti durante questa fase perché una caduta in questo punto potrebbe avere delle gravi conseguenze, non tanto per il bagno in sé, quanto per il fatto che poche decine di metri più in basso il torrente compie un salto formando una bella cascata alta circa 10 metri!
... si finirebbe qui!
Giunti sani e salvi dall'altra parte si procede lungo il bordo del torrente fin sopra la cascata sopra citata: il sentiero qui è stretto ed esposto su rocce scivolose ma a darci manforte è presente del cavo metallico.
Subito dopo questo guado si prosegue sulla destra tramite corde metalliche.
Ovviamente ci soffermiamo su questi passaggi e scattiamo fotografie. Guardandole a mente fredda però mi rendo conto che si percepisce solo in minima parte quanto vissuto nella realtà: i passaggi sono veramente da brivido e se si aggiungono le goccioline d'acqua presenti nell'aria che bagnano le rocce dove sono appoggiati i piedi, il forte rumore prodotto dalla cascata che copre ogni cosa, l'altezza e l'esposizione rispetto alle vicine quanto "lontane" rocce sottostanti, magari ci avviciniamo alle sensazioni che si provano in quei frangenti.
Superata questa parte di percorso il sentiero vira a destra, allontanandosi dalla gola del torrente, e mutando contemporaneamente d'aspetto: la pendenza aumenta, il fondo diviene sassoso e la vegetazione diventa rada.
Verso la "Balza Forata" che...
Si stanno iniziando ad intravedere le alte pareti calcaree dove è incastonata la "Balza Forata" ossia il famoso "buco" che ha dato il nome a questo sperone roccioso.
... si intravede sul costone calcareo alla nostra sinistra.
Mentre prendo il telefono per scattare l'ennesima fotografia mi accorgo di aver ricevuto una chiamata: è mia moglie, di solito non mi telefona mai quando sono in "escursione", cosa sarà successo?
La richiamo e quello che mi dice mi fa provare un brivido lungo la schiena: c'è stata un'altra fortissima scossa di terremoto, alle 7:40, e lei con i bambini sono scappati al parco per il grosso spavento...
Nessuno si è fatto male fortunatamente, a casa non sono presenti crepe o danni a parte qualche soprammobile e quadro caduti a terra, ma la paura è stata grande...
Ecco a cosa era dovuto il latrare dei cani!
In questa zona, molto più a Nord dell'epicentro della scossa sismica e rispetto a casa mia, ho saputo che la popolazione ha avvertito anche qui dei movimenti tellurici: noi, passando di fianco al torrente ed in continuo equilibrio precario per il terreno accidentato, non abbiamo avvertito alcunché...
Cosa fare?
Siamo quasi a metà escursione ed abbiamo superato i passaggi più ostici del percorso: non ha senso tornare indietro, conviene procedere, magari incrementando il ritmo, e chiudere l'anello come pianificato nel più breve tempo possibile, così da tornare a casa al più presto...
Questa non ci voleva proprio, se la scossa è stata forte nella Provincia di Ancona, figuriamoci più a Sud: chissà cosa sarà accaduto nei Sibillini...
Con tutte queste preoccupazioni l'escursione cambia di colpo i suoi connotati e da spensierata qual'era diviene frenetica: gli splendidi paesaggi che mi si parano davanti in questa magnifica giornata d'Autunno riescono solo in parte a fugare l'ansia e l'angoscia che oramai hanno preso il sopravvento.
Filmato dell'ascesa alla "Balza Forata".
Per raggiungere il foro della "Balza Forata" bisogna deviare dal sentiero principale tenendosi sulla sinistra: dopo un traverso prima in mezzo alla vegetazione poi su lisce rocce si giunge su questo punto panoramico dal quale lo sguardo può spaziare su tutta la vallata e oltre.
Il sentiero (si intravede a destra) che conduce alla "Balza Forata".
Meglio lasciare la parola alle immagini.
Il puntino bianco sotto il costone a destra è il mio casco.
Parte della cresta dove più tardi scenderemo.
Parte della cresta dove più tardi scenderemo.
Ritornati sui nostri passi si riprende il sentiero che sale lungo il canale ghiaioso posto di fianco alla "Balza Forata" che rimane alla nostra sinistra salendo. Giunti ad una sella ci troviamo di fronte ad un bivio: salendo sulla sinistra, sentiero n.4 (nuova numerazione n. 204), si può raggiungere la "Grotta di Nerone", lungo la valle; proseguendo a destra, sentiero n.1 (nuova numerazione n.201, indicazioni per il rifugio "Corsini"), il percorso continua a seguire la fascia rocciosa di cui la "Balza Forata" è l'estremità inferiore. Mentre saliamo per questo tratto notiamo sulla destra una diramazione: con gli occhi, seguendo questa via, vediamo parzialmente nascosta tra gli alberi una cengia che conduce ad un terrazzino panoramico. Un'occhiata all'orologio mi conferma che siamo in anticipo rispetto alla tabella di marcia quindi una piccola deviazione non comporterebbe alcuna perdita di tempo: mi rendo conto poi che in qualche maniera devo stemperare la tensione che sto accumulando da quando ho saputo delle scosse di terremoto.
Credo proprio che una scarica di adrenalina può farmi solo che bene e dopo pochi passi i miei intenti vengono premiati: la cengia che stiamo percorrendo in un punto è larga pochi centimetri, tensione scaricata!
Filmato della progressione verso il "balconcino panoramico".
Esposizione, cengia stretta, parete inclinata... che figata!
Raggiunto il balconcino il panorama è meraviglioso: trovandoci ad una quota maggiore rispetto al foro della "Balza Forata", la vista riesce a spaziare più lontano e, grazie a questa giornata tersa, i nostri occhi riescono a posarsi fino al mare.
"E lo sguardo viene rapito da questi meravigliosi scorci d'Autunno..."
Pochi minuti di sosta e siamo di nuovo in marcia; aggiungo che questo è forse il tratto più impegnativo di tutto il percorso: la pendenza è notevole e non sono presenti tratti pianeggianti dove rifiatare.
Raggiungiamo un nuovo bivio, questa volta con la strada asfaltata che conduce fino al rifugio "Corsini": è giunto il momento di fare una pausa, dobbiamo pur mettere qualcosa sotto i denti e lo facciamo in una piccola collinetta erbosa proprio sopra l'imponente parete rocciosa che caratterizza il lato meridionale della "Gola dell'infernaccio".
Oltre allo stomaco, anche l'anima viene rifocillata dal cibo per gli occhi offertoci da questo punto privilegiato: non vorremmo mai andare via, i nostri pensieri però ci conducono sempre lì, alle nostre famiglie a casa...
Pausa merenda da posizione privilegiata!
Partiamo di gran carriera e, per guadagnare ulteriore tempo, decidiamo di proseguire lungo la strada dove possiamo tenere un'andatura molto alta.
In pochi minuti raggiungiamo il bivio per il rifugio "Corsini" che vediamo alla nostra destra: noi invece proseguiamo alla nostra sinistra, seguendo la strada che circumnaviga la vetta del "Monte Nerone" in senso orario.
Il rifugio "Corsini" visto dalla strada.
Salendo e proseguendo in direzione Sud in breve tempo raggiungiamo un nuovo bivio al quale voltiamo a destra. La strada prosegue ora in direzione Ovest ed è qui che decidiamo che è giunto il momento di "tagliare" per boschi e salire direttamente verso le antenne che si stagliano in alto.
Verso la vetta, in mezzo al bosco.
Non c'è una traccia definita da seguire, la nostra marcia prosegue in direzione Nord e la nostra tenacia viene premiata pochi minuti dopo quando, sbucati dalla boscaglia, ci ritroviamo poco al di sotto delle recinzioni che impediscono l'accesso alla vetta: un ultimo tratto in salita per prati e siamo sulla cresta sommitale.
Ascesa verso il punto più alto raggiungibile.
Quella che su di una montagna "normale" chiameremmo cresta sommitale: panoramica a Nord-Est.
E' strano trovarsi qui, di solito sulla vetta di una montagna si ode il suono del vento e degli uccelli che si spingono fino a queste altezze, l'unico manufatto umano presente è una croce oppure un omino di pietre...
Panoramica a Nord dalla vetta ossia di fianco alle recinzioni.
Invece qui se avessi i capelli in testa mi si drizzerebbero (tanto non ci sono?!) per l'elettricità statica presente nell'aria: le antenne che ho di fronte "sparano" onde elettromagnetiche per chilometri e chilometri e la loro intensità è alta visto che sono per il broadcasting televisivo e radiofonico; non abbiamo a che fare con antenne direttive (a fascio stretto) che vengono utilizzate ad esempio per i ponti radio telefonici per la telefonia fissa... No, mi correggo, sono presenti anche queste, le riconosco dalla loro forma!
Vista a Nord-Ovest.
Chiudiamola qui, altrimenti parlerei per ore, d'altronde la mia specializzazione ad Ingegneria sono proprio le telecomunicazioni!
Per farla breve non si sente il suono del vento perché coperto dal ronzio prodotto dall'energia elettrica che va ad alimentare le antenne; la vista alle nostre spalle ci è preclusa dalle costruzioni dove sono posizionate queste antenne...
Panoramica verso Sud.
Per la prima volta in vita mia non sono dispiaciuto nell'abbandonare la vetta di una montagna, la presenza dell'uomo qui è invasiva oltre che eccessiva: il prezzo da pagare per il progresso e l'innovazione tecnologica. Dove finiremo di questo passo?
Raggiunta l'estremità Settentrionale delle recinzioni individuiamo subito il sentiero n.1, che scende alla nostra destra, ed iniziamo a seguirlo: si inizia con un breve traverso per poi infilarci dentro al bosco e sotto gli impianti di risalita.
In un quarto d'ora raggiungiamo nuovamente il rifugio "Corsini" ma non c'è tempo per fermarsi a prendere qualcosa, l'imperativo adesso è scendere!
Tabella posta di fronte al rifugio "Corsini".
Di fronte al rifugio è presente una tabella che ci indica che dobbiamo proseguire alla nostra destra: dopo pochi metri notiamo su di un fontanile dei segni bianco-rossi e così via scendendo per il "Prato del Conte" per quasi tutta la palificazione della linea elettrica che scende verso valle.
Il fontanile poco sotto il parcheggio del rifugio.
La linea elettrica con segni bianco-rossi posti sui pali.
Durante la discesa per questo tratto relativamente semplice trovo il tempo per chiamare nuovamente casa, per contattare degli amici che abitano nel cosiddetto "cratere del sisma": sono tutti impauriti, le scosse odierne forse sono state le più intense da quando è iniziata l'attività sismica il 24 Agosto scorso. Un ulteriore pungolo per accelerare il passo.
Raggiunto un bosco il sentiero lo costeggia deviando verso sinistra e proseguendo di traverso rispetto al pendio; in breve tempo raggiungiamo un trivio con i sentieri n.228 e n.235: con un secco tornante scendiamo verso destra, seguendo la traccia del sentiero n.202 che ci accompagnerà fino all'abitato di Piobbico.
Nei pressi del trivio, si scende a destra.
Il percorso adesso continua dentro al bosco, incassandosi sempre di più verso il fondo della valle, delimitata a destra da alcune formazioni rocciose: la pendenza ora diminuisce e man mano che la vegetazione scompare il sentiero diviene roccioso. Siamo giunti nei pressi del "Passo della Madonna", una breve tratto di risalita su roccia dove sulla parete (a destra per chi scende) è stata ricavata una nicchia in cui è conservata una piccola statua della Vergine Maria.
Superato questo tratto si scende e la pendenza aumenta nuovamente: il percorso ora scende seguendo numerose svolte fino a che non si raggiunge nuovamente il bosco e qui purtroppo iniziano i problemi. Pur non tenendo un'andatura troppo spinta noto che Mirko sempre più spesso inizia a perdere terreno: non do troppo peso alla questione, il tratto che stiamo percorrendo è su brecciolino e mantenere l'equilibrio è impresa ardua, magari le cose miglioreranno percorrendo il lungo traverso che ci condurrà alla sella che precede la breve risalita verso i "Muracci".
I "Muracci".
Invece niente, la situazione peggiora e sono costretto ad aspettarlo alcuni minuti sotto le rovine di questa antica fortificazione, la residenza dei Brancaleoni: nel frattempo ne approfitto per scattare fotografie su fotografie, il panorama anche da qui è superbo e la luce autunnale colora magnificamente i boschi ed i prati circostanti.
La "Valle dell'Abisso" vista dai "Muracci".
Decido che è il momento di fare un'altra pausa, l'ultima in teoria della giornata: finalmente Mirko mi raggiunge e stremato dal dolore si siede.
"Cosa succede Mirko? Ho un problema con gli scarponi, mi fanno male le punte delle dita dei piedi e questo dolore pian piano sale e mi intorpidisce le gambe... Ogni tanto devo fermarmi per far passare queste fitte..."
Questa non ci voleva, stavamo addirittura guadagnando minuti preziosi: voglio andare a casa nel più breve tempo possibile ma mi rendo subito conto che ciò non avverrà.
Dopo una veloce ripartenza su terreno quasi pianeggiante, la pendenza aumenta nuovamente, il percorso ridiventa accidentato, la traccia non sempre netta e in alcuni punti bisogna procedere con estrema cautela visto che si percorre il filo di una ripida cresta abbastanza esposta.
La bella cresta seguita per la discesa.
Ogni tanto Piobbico fa capolino tra la vegetazione, il tempo però sembra essersi fermato: sono di più i momenti in cui rimaniamo fermi che quelli in cui si marcia.
Vista su Piobbico discendendo dal sentiero n.202 (ex n.2).
Di solito questa parte di sentiero, in discesa, si percorre in circa 30 minuti, dati alla mano noi abbiamo impiegato più due ore!
Il sole sta già calando regalando questi meravigliosi giochi di luce ed ombre: sulla destra la cresta appena percorsa.
Quando raggiungiamo il fontanile del Parco Pubblico di Piobbico non mi sembra vero: siamo in ritardo pazzesco rispetto alla tabella di marcia...
Chiedo a Mirko se vuole che vada a riprendere l'auto, ma i problemi ai suoi piedi marciando in pianura sembrano essere scomparsi: meglio così!
Dopo aver preso la strada provinciale in direzione Acqualagna e raggiunto il bivio per la chiesa di Santa Maria in Val d’Abisso, svoltiamo alla nostra destra e dopo pochi minuti di strada asfaltata in leggera salita raggiungiamo finalmente la nostra auto e possiamo mettere la parola fine a questa escursione che per motivi indipendenti dalla nostra volontà aveva preso purtroppo dei brutti risvolti: mica può sempre filare tutto liscio, no?
Galleria foto e video in preparazione.
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