Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


giovedì 2 agosto 2001

Ascesa sul vulcano di Stromboli



Ventisette Luglio 2001
Partenza da Punta Labronzo (0m) ore 21:00 circa
Rientro al Porticciolo di Scari ore 5:00 circa
Durata escursione: 8h circa
Distanza percorsa: 6.5Km circa
Grado di difficoltà: E
Vette raggiunte: 918m Pizzo Sopra la Fossa
Dislivello in salita: 918m
Dislivello in discesa: 918m
Stromboli su Wikipedia
Vulcano su Wikipedia



In questo blog non volevo andare a ripescare emozioni vissute in un passato troppo remoto: mi ero dato un limite, volevo fermarmi massimo al 2014. Ripensando però a questa isola, a questa montagna, a questo Vulcano, a questa avventura, ho deciso di fare un'eccezione, ho deciso di rivivere queste emozioni. Sono passati quasi quindici anni da quell'escursione, i ricordi però sono ancora molto vividi, forti, intensi: è stata una di quelle esperienze che hanno lasciato il segno, un marchio indelebile, è un piacere per me ora scrivere queste righe.
Dobbiamo tornare al 2001, un anno molto intenso, sotto tutti gli aspetti: in ordine sparso, andando a memoria, abbiamo iniziato con l'introduzione dell'euro, i fatti del G8 di Genova, il delitto perpetrato dai "fidanzatini" Erika e Omar, lo scandalo della "Mucca pazza", gli attentati dell'11 Settembre... Un anno abbastanza intenso, non c'è male! 
Per me invece è stato l'anno in cui ho ripreso a frequentare montagne con assiduità: "Monte san Vicino invernale per la Nord, "Monte Vettore" invernale da Forca di Presta, sentiero del "Fiastrone", "Monte Cucco", "Vetta Occidentale" e "Corno Piccolo" del Gran Sasso...
Per le ferie estive decidiamo di mantenerci sull'avventuroso: andremo al mare, ma non sarà la classica vacanza in spiaggia, sotto il sole ecc... Ci saranno dei vulcani di mezzo!
La nostra meta sono le "Isole Eolie", uno dei più bei arcipelaghi che abbia mai visitato, pieno di diversità naturali e selvaggio come nessun altro, un luogo dove tutti e quattro gli elementi naturali sono preponderanti: fuoco, aria, acqua e terra.
Che dire poi di tutti e cinque i sensi? Sovreccitati ai massimi livelli: dai colori del mare che passano dal verde smeraldo al blu intenso passando per l'indaco e quelli della terra che passano dal bianco al nero della sabbia, dal giallo dei cristalli di zolfo al verde degli eucalipti; dagli odori nauseabondi prodotti dalle solfatare e dalle esalazioni acide eruttive fino all'odore del mare e della vegetazione tipica; dai sapori di mare e di terra sapientemente miscelati dalla tradizione culinaria di questi luoghi; dai suoni prodotti dal ritmico frangersi delle onde sulle spiagge ai boati con soffi prodotti dal Vulcano; dal toccare la liscia e allo stesso tempo affilata ossidiana alle ruvide rocce laviche, fino alla leggerissima pietra pomice. Che contrasti! Ma ci rendiamo conto di quello che abbiamo? Questa è l'Italia!
Stromboli, un gigante nero sul mare, dal giorno del mio arrivo alle Eolie è stato sempre in cima ai miei pensieri: non eravamo partiti sprovveduti, avevamo con noi già tutto l'occorrente per un eventuale escursione (non avevamo preso caschi, mascherine e torce elettriche, li abbiamo noleggiati in loco) e sapevamo che la salita ai crateri non sarebbe stata una passeggiata di breve durata. Vi è un dislivello di circa 900 metri, spesso con ripidi gradini e tratti coperti di sabbia e ceneri vulcaniche, dove procedere è abbastanza faticoso.
La nostra avventura non si svolgerà di giorno, vogliamo vivere quest'esperienza di notte, al buio, proprio per godere appieno dell'atmosfera creata dai fenomeni eruttivi: è una questione di colori, la lava incandescente risalta meglio su uno sfondo nero, no?
Al tramonto quindi inizia la nostra avventura. Partiamo da Scari, dal porticciolo, ma non subito a piedi, ci stanno aspettando dei fiammanti "Ape 50" della Piaggio! Saliamo sul cassone e compiamo così la prima parte della nostra "gita": questo serve per guadagnare tempo, infatti staremo stipati in questa scomoda posizione per tutto il tragitto cittadino e oltre, fino al semaforo di "Punta Labronzo" (chiamato anche l'osservatorio) risparmiando però una buona mezzora di tragitto a piedi (circa 3Km). Scendiamo e a questo punto inizia la nostra marcia su un sentiero che si inoltra in un pianoro caratterizzato da una vegetazione occupata da un immenso canneto (fino a circa 350m di quota).
Indossiamo casco e mascherina, ci stiamo avvicinando alle bocche eruttive, dobbiamo proseguire in sicurezza e proteggere i nostri polmoni da fumi e polveri, che, complice il vento, iniziano ad arrivarci addosso.
Dopo un po' il sentiero diventa sterrato: si iniziano a sentire gli effetti del caldo e della polvere presenti nell'aria, dobbiamo fare delle soste per bere e per aspettare gli altri escursionisti; siamo un gruppo numeroso e variegato, la nostra guida deve regolare il passo su un'andatura adatta a tutti. A conti fatti la scelta di compiere questa camminata in notturna è stata azzeccata: non oso immaginare come poteva essere di giorno sotto i raggi del sole. 
Vista la forte pendenza, da quota 550m l'itinerario inizia a seguire dei costoni abbastanza impegnativi: non è facile salire, in alcuni punti la roccia è completamente coperta dalla sabbia e cenere lavica, si fa un passo, si scivola e all'improvviso si ha di nuovo aderenza, si perde l'equilibrio, ci si aggrappa alle rocce con le mani per non cadere e ci si taglia... Non avevo mai avuto a che fare con la roccia vulcanica, esperienza da prendere con le molle, in tutti i sensi! 
La sensazione di stare su un Vulcano attivo inizia ad essere papabile quando, sotto un brusco dirupo, alla nostra destra, compare la "Sciara del Fuoco", una vasta depressione nella quale si canalizzano tutti i materiali eruttati dai crateri sommitali. 
In concomitanza con gli echi delle esplosioni provenienti dalla cima, si intravedono tra le ombre della notte le bombe vulcaniche sul fondo della "Sciara" che, dopo essere volate in aria, ricadono e rotolano giù tuffandosi con fragore in mare. 
"Iddu"(lui) fa sentire la sua potenza: siamo ormai in vicinanza del cratere di Nord-Est ed un brontolio improvviso seguito dallo scoppio dei lapilli e da una densa fumata nera, ci prendono di sorpresa. Ora si cammina su polvere vulcanica ed il sentiero è meno scosceso. Siamo arrivati al "Pizzo" o "Sopra la Fossa" (912m), dove è possibile ammirare le eruzioni del Vulcano con spettacolari esplosioni in perfetta modalità "Stromboliana". Apriamo una parentesi, bisogna ricordare che questo Vulcano è unico nel suo genere, infatti secondo la classificazione in base al tipo e alla potenza eruttiva, si hanno varie categorie, tra cui proprio quella di tipo "Stromboliano", "... caratterizzata dalla emissione a intervalli regolari di fontane di lava e brandelli di lava che raggiungono centinaia di metri di altezza e dal lancio di lapilli e bombe vulcaniche" (fonte Wikipedia).

Brandelli di lava.

Ora siamo proprio sopra le bocche eruttive, ci sentiamo come dei privilegiati, degli eletti, citando il titolo di un famoso romanzo di Wilbur Smith, siamo "Gli eredi dell'Eden": lo spettacolo che ci si presenta trasmette subito la sensazione di trovarsi dove la terra è "viva". I fumi densi, il colore giallastro del terreno e l'acre odore di zolfo ci disorientano e la prima impressione è quella di essere all'ingresso della porta dell'Inferno! 
Siamo in vetta, sul bordo del cratere di un Vulcano, adesso che siamo qui tutto è talmente ovvio e naturale, solo dopo, una volta a casa, ci sarà la consapevolezza del privilegio a noi concesso. 
Le frequenti detonazioni però richiamano la nostra attenzione: scendendo di pochi metri raggiungiamo una zona dalla quale dominiamo la "terrazza" craterica che si apre 120m sotto il "Pizzo" e che contiene i tre crateri eruttivi con le loro numerose bocche; la frequente e regolare attività del Vulcano (intervalli di 10-15 minuti), viene sempre accompagnata da forti detonazioni e dalla emissione di bombe e lapilli.


Bombe e lapilli.

Adesso siamo sottovento, possiamo togliere le mascherine, indossiamo le giacche antivento e stendiamo i nostri sacchi a pelo ed asciugamani, ma non per dormire, anche se siamo stanchi per l'ascesa e per l'ora tarda (è l'una di notte) sono talmente forti le emozioni che ci assalgono che prendere sonno è praticamente impossibile; la terra è calda e anche se siamo in piena estate a quasi 1000 metri di altezza è bello sentire il suo dolce tepore.
Lo spettacolo è avvincente e le esplosioni presentano numerose varianti sia nell'intensità che nella tipologia: a volte consistono in getti di lava fusa accompagnati da acuti sibili, prodotti dai piccoli e aguzzi conetti che prendono il nome di "hornito" (fornetto in spagnolo); altre in grandi esplosioni che disperdono in aria un'ampia rosa di bombe e lapilli incandescenti, accompagnate da secche detonazioni che fanno vibrare i timpani. 
Così rimaniamo seduti, ad ammirare questa rappresentazione unica nel suo genere, le norme di sicurezza di quel periodo non imponevano soste brevi al "Pizzo" come accade oggi ed i gruppi non erano molti. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo per godere di quest'atmosfera unica, di vivere appieno queste emozioni, e di imprimere su pellicola quello che i nostri occhi mirano e che solo questo vulcano riesce a dare. 
Abbiamo tutto l'occorrente appresso: macchina fotografica, cavalletto, cavetto con rinvio per lo scatto, pellicola da 800 ASA (che conferisce quel piacevole effetto sgranato), dobbiamo solo giocare con i tempi di esposizione e l'apertura del diaframma... 
Caro vecchio analogico, non so da quanto tempo non uso la mia Reflex... Le immagini ricavate sono quelle presenti in galleria ed i risultati parlano da soli, niente da invidiare alle digitali...


Dopo 3 ore e mezza di marcia, dopo aver percorso un sentiero irto di insidie, dopo 918 metri di dislivello, siamo finalmente giunti al "Pizzo", dove lo Stromboli ci ha offerto questo magnifico spettacolo.

Dopo circa due ore e mezza iniziamo la discesa, e ancora un po’ intirizziti ci apprestiamo ad andare verso il caldo ed il verde di una dolce aurora estiva. 
Scendiamo seguendo un percorso che taglia in diagonale il versante sudorientale del "Pizzo" fino a raggiungere la "Portella delle Croci" (835m), situata nella sella che divide il "Bastione dei Vancori" dai contrafforti orientali del "Pizzo" stesso . Da qui proseguiamo, in "scivolata controllata", lungo il sabbione della "Rina Grande" o "Rina Ranni": non bisogna però farsi prendere troppo la mano, le cadute sono abbastanza frequenti a causa della polvere, dei detriti e dei sassi lungo il sentiero. 


E' più duro discendere che salire, "Rina ranni" non perdona! Insieme all'amico Mario.
  Spesso ci dovevamo fermare per togliere la sabbia ed i sassi dai nostri scarponi.

Raggiungiamo un masso isolato di lava rossa posto a quota 450m piegando a sinistra verso Nord-Est, orizzontalmente, fino a scavalcare il prolungamento del "Liscione" e ci riportiamo in vista del paese di Stromboli. Il panorama è bellissimo: sta albeggiando e i nostri occhi ammirano il paese immerso nel verde, lo scintillio del mare azzurro baciato dai primi raggi del sole e sullo sfondo il solitario scoglio di Strombolicchio.


"E finalmente giunse l'alba..."
In basso a sinistra lo scoglio di Strombolicchio, ancora avvolto dalle tenebre.

Da questo punto, noto anche col nome di “pulizia scarpe”, per l’abitudine di svuotare qui gli scarponi dalla sabbia raccolta nella discesa (altre due volte ci eravamo fermati ad effettuare questa operazione), proseguiamo toccando un alberello isolato di “citiso delle Eolie” fino a riportarci a ridosso del costone “Nel Cannestrà”: da questa posizione la discesa riprende con una pendenza progressivamente più accentuata, e lasciando a destra il vecchio Semaforo della Marina Militare, ci ricongiungiamo poi alla strada che porta all'abitato.

... due ore prima eravamo lassù!

Sono le cinque di mattina, l'aliscafo con cui torneremo all'isola di "Vulcano" (è lì che alloggiamo), prima delle 10:00 non partirà...

Siamo stanchi, ma non sazi di avventura! Andiamo in spiaggia e dopo una breve contrattazione, ci facciamo portare da un pescatore allo scoglio di "Strombolicchio", dove, con un bagno tonificante, ci ripuliremo di tutta la polvere e cercheremo di riprenderci dal torpore e dalla sonnolenza che ci assale (sono quasi 24 ore che non chiudiamo occhio...). Questa però è un'altra storia, non è un #avventuradimontagna...


Strombolicchio è una colonna di pietra che sale dalle profondità del mare... 
le pareti sono lisce, levigate e, nonostante la limpidezza dell'acqua, non si vede il fondo... 
si è sospesi nel blu assoluto. 

A distanza di tutti questi anni, quanto vissuto sta pian piano assumendo i contorni di un sogno, un sogno fra il cielo ed il mare, un sogno che grazie a queste righe sto provando a condividere con chi ancora non lo ha vissuto e magari vorrà viverlo: è già da un po'che sento il suo richiamo, "Iddu" mi vuole a sé. C'è una sorta di inesorabilità in tutto ciò, alla fine obbedirò alla sua voce, e con immensa gioia farò ritorno...




P.S. All'inizio della galleria fotografica sono presenti alcune immagini del "Gran Cratere" dell'isola di "Vulcano", non ho ritenuto opportuno descriverne l'ascesa perché è stata una tranquilla passeggiata, certo, in un ambiente un po' fuori dal comune, ma sempre di passeggiata trattasi. Con questo non voglio assolutamente sminuire la bellezza degli ambienti che si attraversano, una visita è d'obbligo, si tratta pur sempre di salire sul cratere di un Vulcano attivo! 


Il "Gran Cratere" di Vulcano.

Per invogliare il lettore distratto aggiungo che gli scenari per i quali si procede durante la salita sono magnifici e molteplici: si parte salendo tra verdi ginestre che fanno da contrasto al fondo sabbioso e nero formato da ceneri e lapilli, passando poi per formazioni di tufo argilloso di colore rossiccio, arrivando infine al "Piano delle fumarole" dove si viene avvolti da una cortina di fumo denso e gas che si leva dal terreno che ora acquisisce delle sfumature giallacee (colore dovuto alle incrostazioni di zolfo, allume e altri metalli fusi). No, non siamo ne all'inferno ne sulla Luna, anche se l'impressione è quella! 


Sul "Piano delle fumarole" di Vulcano.

Il panorama a cui si accede compiendo il periplo del cratere poi è da 5 stelle: la vista spazia su tutto l'arcipelago e si possono toccare con mano gli enormi massi a "crosta di pane" o "bombe" (blocchi di lava scagliati in aria durante l’ultima eruzione terminata nel 1890).


Le bellissime incrostazioni di zolfo, allume e altri metalli.

Un'ultima importante annotazione per il transito attraverso il "Piano delle fumarole": portare con sé occhiali e mascherina, i fumi prodotti sono tossici e possono causare lacrimazione; occhio a dove si mettono i piedi, la temperatura può raggiungere i 400°C!




Momenti salienti in un collage video






Link per album Fotografico su Google Foto








Marcato in azzurro il percorso.



Galleria Fotografica

Il "Gran Cratere" di Vulcano.


Sul "Piano delle fumarole" di Vulcano.


Le bellissime incrostazioni di zolfo, allume e altri metalli.


Bisognava stare attenti agli sbuffi improvvisi di gas!


Dopo 3 ore e mezza di marcia, dopo aver percorso un sentiero irto di insidie, dopo 918
metri di dislivello, siamo finalmente giunti al "Pizzo", dove lo Stromboli ci ha offerto questo magnifico spettacolo.


Bombe e lapilli.





Le parole non sono necessarie.


Brandelli di lava.








Dopo due ore e trenta di spettacoli "pirotecnici", ci prepariamo alla discesa.
Per motivi di privacy non posso mostrare il volto della persona accanto a me.


E' più duro discendere che salire, "Rina ranni" non perdona! Insieme all'amico Mario.
  Spesso ci dovevamo fermare per togliere la sabbia ed i sassi dai nostri scarponi.


"E finalmente giunse l'alba..."
In basso a sinistra lo scoglio di Strombolicchio, ancora avvolto dalle tenebre.


... due ore prima eravamo lassù!


"Forgia vecchia" vista dal mare.


Stroboli, un gigante nero sul mare.



Strombolicchio è una colonna di pietra che sale dalle profondità del mare... 
le pareti sono lisce, levigate e, nonostante la limpidezza dell'acqua, non si vede il fondo... si è sospesi nel blu assoluto.