Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


giovedì 14 luglio 2016

Monte Porche, Cima Vallelunga e Monte Sibilla da Foce di Montemonaco


"E' un tripudio di colori, suoni ed odori e, raggiunta una piccola fonte con trocca, ci fermiamo a respirare a pieni polmoni..."


Diciotto Giugno 2016 
Partenza dal parcheggio dell'area attrezzata prima dell'abitato di Foce di Montemonaco (923m) ore 7:35 
Rientro al parcheggio dell'area attrezzata prima dell'abitato di Foce di Montemonaco ore 15:28
Durata escursione: 7h53m 
Distanza percorsa: 20,2Km circa
Grado di difficoltà: EE
Vette raggiunte: 2233m Monte Porche (omino di pietre), 2221m Cima Vallelunga (omino di pietre), 2173m Monte Sibilla (targa di pietra incisa e croce) 
Quota massima: 2233m Monte Porche
Dislivello in salita: 1856m circa
Dislivello in discesa: 1862m circa
Monti Sibillini su Wikipedia
Palazzo Borghese su Wikipedia
Monte Porche su Wikipedia
Monte Sibilla su Wikipedia
Grotta della Sibilla su Wikipedia
Sibilla Appenninica su Wikipedia




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.





Percorso:
Partenza dal parcheggio dell'area attrezzata prima dell'abitato di Foce di Montemonaco (923m) seguendo il sentiero del Parco n.154 che prosegue inizialmente lungo il bordo destro del "Fosso Zappacenere". Una volta giunti nei pressi della "Fonte dell'Acero", sempre per il sentiero n.154, si prosegue per i "Pianetti" in direzione della sella tra il "Monte Porche" (a destra) ed il "Pizzo di Palazzo Borghese" (a sinistra). Raggiunto questo punto si sale sulla destra fin sulla vetta del "Monte Porche" seguendo il sentiero non segnalato n.7. Si prosegue in cresta fino alla sella tra la "Cima Vallelunga" (2221m) ed il "Monte Sibilla" (2173m) seguendo il sentiero non segnalato n.10. Da questo punto (è presente una targa del Parco) si prosegue prima per la cima Ovest e poi per la vetta del "Monte Sibilla" seguendo il sentiero del Parco n.156 (segni bianco-rossi). Dalla vetta si prosegue in direzione Est, scendendo per prati, fino a raggiungere il famoso accesso all'antro della Sibilla (palo metallico).
Si effettua il percorso sin qui svolto a ritroso finché qualche centinaio di metri prima dell'imbocco della strada della Sibilla si prende una flebile traccia che scende per l'erto pendio alla sinistra giungendo sulla strada suddetta. Si percorre la "Zeta" (sentiero n.156) fino a raggiungere il suo spigolo inferiore dal quale si scende in verticale per una quindicina di metri finché non si incrocia una traccia che prosegue lungo tutto il versante di Sud-Est della Sibilla. Si prosegue per questa pista quasi sempre netta (in alcuni punti vi sono alcuni pali della vecchia segnaletica del Parco) fino ad arrivare nei pressi di un canale detritico sotto la "Cima Vallelunga": lo si discende fino ad incrociare il sentiero n.154  raggiungendo "Fonte Santa Maria" (1537m). Da qui si prosegue scendendo sulla sinistra per una carrareccia che conduce nuovamente al punto di partenza.



Relazione:
Sabato mattina, non presto come speravo, ma siamo in viaggio in auto verso Foce di Montemonaco e già è qualcosa: sono riuscito a ricavarmi una mezza giornata libera in un fine settimana fitto di impegni come non mai. Questi momenti però devono esserci, tra qualche giorno sferrerò l'attacco al mio primo quattromila e l'escursione di oggi è una sorta di prova generale: con questo non voglio sminuire nella maniera più assoluta quello che farò nella giornata odierna in questi splendidi luoghi, diciamo però che è viva in me una certa ansia da prestazione. I miei occhi si poseranno su dei panorami magnifici, toccheranno vette di immane bellezza ma una parte dei miei pensieri si concentrerà altrove, verso altri obiettivi: dislivello in salita, dislivello in discesa, distanza percorsa e tempo trascorso; il mio io si soffermerà spesso su questi meri dati matematici perché tutto deve andare nel migliore dei modi. Diciamo che quello di oggi sarà un ottimo stress-test: per la mente, per il corpo, per i materiali... Incrociamo le dita!
Non sono solo, Mirko mi sta accompagnando, speriamo di non stressarlo troppo! In queste situazioni, quando mi devo mettere alla prova, emerge una parte di me poco incline al compromesso, poco razionale e molto istintiva: completamente concentrato sulla sfida potrei assumere atteggiamenti egoistici e mettere in secondo piano l'aiuto reciproco e la comunione di intenti che ci deve essere quando non si fanno escursioni in solitaria. 
Alle 7:35 siamo in marcia, il cielo azzurro e le vette che ci circondano nitide con mai: abbiamo parcheggiato l'automobile nell'area attrezzata poco prima di Foce di Montemonaco, diventata da qualche tempo il punto di partenza delle mie escursioni, e stiamo salendo per la carrareccia che si perde nella faggeta de la "Frondosa". Stavolta però non voglio seguire questa pista che conduce direttamente fino a "Fonte Santa Maria", no, l'idea è quella di seguire il sentiero n.154 per poi continuare per un sentiero non più segnalato fino alla sella tra il "Monte Sibilla" e la "Cima Vallelunga" (quest'ultimo tratto percorrendo in parte il sentiero n.156): in questa maniera, tenendoci più a Est, effettueremo un giro più "armonico", senza passare nuovamente per le stesse vie; percorreremo poi la bella cresta che conduce fino al "Monte Porche" (sentiero non segnalato 10) e da lì scenderemo fino a "Fonte Santa Maria" (ancora per il sentiero n.154) e stavolta scenderemo per la strada chiudendo il cerchio. Bel giro, no?


Panoramica sul "Monte Priora" dai prati sommitali della "Sibilla".

Dopo pochi minuti sulla destra notiamo un grosso omino di pietre con su impresso un bel segno bianco-rosso: il sentiero vero e proprio inizia qui! Prendiamo subito questa via e dopo aver proseguito per alcuni istanti quasi parallelamente alla strada, ci ritroviamo immersi nel bosco. La traccia è sempre ben visibile ed i segni bianco-rossi in questa parte di tracciato non mancano; grazie a questo la nostra marcia prosegue spedita sotto l'ombra degli alti faggi della "Frondosa". 
Com'era iniziata questa parte di percorso termina e dopo aver proseguito quasi costantemente in direzione Est (la destra salendo), il sentiero adesso piega a Ovest: siamo sotto la "Cima Vallelunga" ed i suoi erti contrafforti rocciosi separati dalle lunghe morene detritiche si ergono quasi minacciosamente davanti a noi; abbiamo abbandonato il fresco tepore dell'ombra del bosco e proseguiamo per prati. 


La cresta rocciosa della "Cima Vallelunga".

E' un tripudio di colori, suoni ed odori e, raggiunta una piccola fonte con trocca, ci fermiamo a respirare a pieni polmoni: qui siamo ancora agli inizi della primavera, la riprova sono la serie di starnuti che produco grazie alla mia (fortunatamente) lieve allergia ai pollini.


La fonte con trocca (vasca da bagno) presso i "Campi".

Seguiamo la traccia che ogni tanto si perde in mezzo all'erba alta ed ai fiori e già riusciamo ad intravedere sulla sinistra l'ampia conca che contraddistingue la "Fonte dell'acero": proseguiamo per alcuni minuti finché non torniamo nuovamente in mezzo agli alberi e raggiungiamo la fonte "Santa Maria". Dove è il bivio che dovrebbe condurci verso la "Z" della Sibilla? L'abbiamo superato senza accorgercene? 
Torno indietro, mi guardo intorno ma niente... La decisione è già presa e con Mirko imbocchiamo l'evidente traccia che sale in direzione "Fonte dell'Acero": non seguiremo più un percorso ad anello ma a forma di "8" salendo così verso la sella tra "Palazzo Borghese" ed il "Monte Porche" proseguendo per il sentiero n.154; capiremo al ritorno dove era questa deviazione che non siamo riusciti ad individuare. 
Saliamo di buon passo proseguendo per prati (superiamo in pochi minuti i tre tornanti su ghiaione proprio sopra la "Fonte dell'Acero") e finalmente con lo sguardo possiamo soffermarci su più ampi orizzonti, grazie anche a questa magnifica giornata.


Per prati, poco sopra la "Fonte dell'acero".

Adesso stiamo salendo lungo il bordo destro dell'ampia conca carsico-glaciale di "Palazzo Borghese" e noto con nostalgia che il "laghetto" è completamente asciutto: c'è un gregge di pecore nei suoi paraggi e vorrei urlare al pastore di farle allontanare per non calpestare le cisti del "Chirocefalo della Sibilla" ("Laghetto" di Palazzo Borghese da Foce di Montemonaco). Neanche ci provo, siamo troppo lontani, speriamo bene!


Il gregge di pecore proprio vicino al "laghetto", ormai in secca, di "Palazzo Borghese": sarà poi lo stesso che ritroveremo più tardi sotto la "Z" della "Sibilla".

Intanto iniziamo a sentire i primi morsi della fame, sono quasi due ore che stiamo marciando ed è giunto il momento di fare una piccola pausa: abbiamo quasi raggiunto la sella tra "Palazzo Borghese" ed il "Monte Porche" e, sapendo che l'ascesa di quest'ultimo sarà tutt'altro che leggera, facciamo un pieno di energia. 


Il "Pizzo di Palazzo Borghese".

Saliamo sul "Pizzo di Palazzo Borghese"? L'idea ci stuzzica ma guardando verso Est notiamo come si stiano levando delle nuvole che si vanno ad appoggiare proprio sulle due cime della "Sibilla"... Sarà per un'altra volta! Continuiamo con il programma originario, tanto la montagna rimane lì, non fugge di sicuro e ci saranno altre occasioni.
Dopo pochi minuti riprendiamo il nostro cammino salendo direttamente per gli erti prati che contraddistinguono il versante Ovest del "Monte Porche": eravamo saliti per questa stessa via già l'inverno scorso in una fredda e ventosa giornata (Monte Porche, Cima Vallelunga e Monte Sibilla da Fonte della Iumenta Invernale) e sappiamo benissimo quello che ci spetta.
Saliamo, testa bassa, improvvisando dei piccoli tornanti per ovviare alla forte pendenza: un'unica pausa per rifiatare ed immortalare gli splendidi paesaggi che abbiamo alle nostre spalle.


Quasi al culmine della ripida ascesa per il versante Sud del "Monte Porche", si ha questa bella quanto "da brividi" visione di "Palazzo Borghese".

Siamo stati velocissimi, senza neanche accorgercene già siamo in vetta ma lo sono state altrettanto le nuvole che ora coprono interamente la vetta della "Sibilla": proseguiremo, sperando di avere condizioni migliori quando affronteremo il sentiero (di cui non conosciamo bene l'attacco) che ci dovrà riportare indietro...



Da questa inquadratura e dal filmato sottostante si capisce perché il "Monte Porche" è anche chiamato "Monte Bellavista": si vedono praticamente tutti i monti che compongono il "Cordone del Vettore" e che circondano il "Lago di Pilato. Partendo da sinistra e procedendo in senso orario: il "Monte Vettore", il "Pizzo del Diavolo", "Cima del Redentore", "Cima dell'Osservatorio", "Quarto San Lorenzo", il "Monte Argentella" e per finire "Palazzo Borghese".


Panoramica video dalla vetta del "Monte Porche".

Alcune fotografie e già stiamo scendendo per la cresta tra il "Monte Porche" e la "Cima Vallelunga": ci aspettano molti sali e scendi ma la cosa non ci intimorisce, anzi, ci da un ulteriore carica. Superiamo parecchi escursionisti durante la nostra "folle" marcia, che interrompiamo solo una volta giunti in vetta alla "Cima Vallelunga".


La bellissima cresta che conduce al "Monte Sibilla".

Sono proprio soddisfatto, stiamo andando molto bene, la nota negativa adesso è il solo tempo meteorologico: la visibilità in direzione Est, Sud e Ovest è praticamente nulla; noto poi con dispiacere che qualche "burlone" ha pensato di portarsi a casa il sasso dell'omino di pietre dove era scritto il nome della montagna con i metri di quota. Bene, sempre meglio, la maleducazione purtroppo sta arrivando anche a queste quote. 


Dalla "Cima Vallelunga" vista sul "PIzzo Berro" a sinistra ed il "Monte Priora" a destra.

Riprendiamo la marcia, camminando in cresta: le condizioni mutano di continuo, quando giungeremo nei pressi della sella tra la "Cima Vallelunga" e la "Sibilla" decideremo se proseguire per la vetta di quest'ultima o scendere verso valle. In poco tempo ci siamo ed il tempo sembra volerci dare una tregua: con Mirko basta un cenno, proseguiamo, salire sulla vetta di questa montagna è sempre un qualcosa di speciale e di diverso!


Verso la vetta della "SIbilla": a sinistra la targa dell'Ente Parco.

In pochi minuti raggiungiamo la targa dell'Ente Parco prima e l'anticima Ovest poi (sentiero n.155): saliamo per facili roccette fino alla cima Ovest, da qui una breve discesa e risalita e siamo in vetta! 


Vista sulla cima Ovest della "Sibilla".

Ero stato qui poco più di un mese fa, ma come dicevo ne vale sempre la pena. Facciamo due chiacchiere con alcuni escursionisti, scattiamo fotografie e scendiamo verso Est: vogliamo dare un'occhiata a quel che resta dell'antro della "Sibilla". 


Dalla sella tra le due cime della "Sibilla", vista sull'imbuto del "Fosso le Vene" e sulla sottostante "Gola dell'Infernaccio".

Dopo pochi minuti ci siamo e non provo delusione sapendo quello a cui avrei assistito: una grossa depressione nel terreno irta di rocce e sfasciume, il risultato delle "esplorazioni" effettuate nel passato, ufficiali e non (per ulteriori dettagli vedi post Trenta Aprile 2016 - Escursione al Monte Sibilla per il percorso seguito dal "Guerrin Meschino").


Quello che resta dell'antro della "Sibilla".

Risaliamo per prati verso la cima e, complice uno squarcio tra le nuvole, ne approfitto per scattare alcune fotografie al "Monte Priora" che da qui si erge in tutta la sua bellezza ed eleganza.


A pochi passi dalla vetta della "Sibilla", salendo per prati, lo sguardo si sofferma su questa montagna che pian piano si eleva sempre più alta: il "Monte Priora".

Senza perdere ulteriore tempo effettuiamo il percorso sin qui svolto a ritroso finché qualche centinaio di metri prima dell'imbocco della famosa strada della Sibilla non notiamo una flebile traccia che scende per l'erto pendio alla nostra sinistra: decidiamo di scendere da lì e la nostra scelta viene premiata perché pochi istanti dopo ci ritroviamo già sulla strada suddetta avendo risparmiato una decina di minuti di percorso (tempo che ci rimangeremo più avanti...).
Stiamo ora percorrendo il primo tratto orizzontale della "Zeta" (sentiero n.156), in direzione Est e da qui il panorama che si apre in direzione della valle del lago di Pilato è meraviglioso.


Panoramica dalla "strada della Sibilla".

In breve tempo raggiungiamo lo spigolo inferiore della "Zeta" ma del percorso che da lì parte parallelamente qualche decina di metri sotto, che avevamo notato in mattinata e che è segnato sulle cartine, nessuna traccia.  Proprio dal tornante parte un piccolo sentiero, ma questi prosegue in direzione Ovest, mantenendosi in quota e porta alla "Fonte del Meschino" e termina lì. No, dobbiamo investigare, e per fare ciò decidiamo di proseguire ulteriormente lungo la strada: dopo circa duecento metri osserviamo che nei prati sottostanti è presente una traccia proveniente da Ovest. Da questa prospettiva si nota con chiarezza che quest'ultima non è altro che il sentiero che ci ricondurrà fino alla "Fonte Santa Maria": ci muoviamo ulteriormente e vediamo che sotto di noi il sentiero fa una brusca curva e torna indietro. Bene, adesso è tutto chiaro: l'erba alta ed il cattivo angolo di visualizzazione non ci ha permesso di visualizzare correttamente la parte terminale del percorso. 


Marcata in azzurro la parte di percorso su traccia GPS registrata durante le fasi di ricerca del sentiero verso Foce.

Tornati indietro fino allo spigolo inferiore della "Zeta" scendiamo quasi in verticale per il ripido pendio del versante Sud della "Sibilla" di una quindicina di metri finché non incrociamo la traccia che adesso è netta ed inconfondibile. Perfetto, questo "dilemma" è stato risolto, più tardi risolveremo quello del bivio posto prima di "Fonte Santa Maria" che in mattinata non siamo riusciti ad individuare. Proseguiamo con rinnovato vigore verso Est finché la strada non ci viene sbarrata, ci dobbiamo fermare... A pochi metri da noi è presente un gregge di pecore che sta proprio pascolando nei pressi del cambio di direzione del sentiero, ma il nostro stop non è dovuto a questi simpatici e mansueti animali, no, il problema è dato dai cani da pastore che li sta controllando e che, fiutata la nostra presenza, iniziano ad abbaiarci e ad avvicinarsi minacciosamente. Decidiamo subito di scendere tagliando anticipatamente per questo fondo ripido e non proprio agevole: il sentiero è una cinquantina di metri sotto di noi e ci sbrighiamo a raggiungerlo. Noto per l'ennesima volta come il tempo in queste situazioni sembra scorrere lentamente, troppo... Mi viene da ridere a questo pensiero, ma si, prendiamola con ironia!
In pochi istanti siamo nuovamente sul sentiero e procediamo speditamente in direzione Ovest, i cani e le pecore lontani, anche questa volta è andata!


Poco sotto la "Cima Vallelunga", inquadratura sulla "Valle del Lago di Pilato".

E' tempo di fare un'altro spuntino e con Mirko decidiamo di fermarci più avanti, all'ombra di alcuni alberi che notiamo in lontananza, lungo la via. Intanto il percorso prosegue tagliando il ripido pendio sottostante la "Sibilla" prima e la "Cima Vallelunga" poi, mantenendosi in costante discesa ed intramezzato da alcuni tornanti che aiutano ad alleggerire la forte pendenza di alcuni tratti. Ogni tanto è presente qualche vecchio palo arrugginito che ci aiuta nel non facile compito di seguire il giusto tracciato: il sentiero è poco battuto e qualche volta scompare nella bassa vegetazione.


Il sentiero, non sempre netto, che ci ricondurrà fino a "Fonte Santa Maria": in lontananza gli alberi dove effettueremo la nostra seconda e ultima sosta.

Siamo finalmente sotto gli alberi di cui parlavamo prima e ci concediamo la nostra ultima pausa mangiando e bevendo qualcosa. Dopo pochi minuti ci rimettiamo in movimento seguendo la traccia che immediatamente si perde in una lunga morena detritica che scende direttamente dalla "Cima Vallelunga": dall'altra parte notiamo un grosso omino di pietre. Procediamo a vista in mezzo a sassi e rocce di dimensioni non omogenee con notevole difficoltà, finché in poco tempo ne usciamo fuori. Da qui tutto assume un'altra prospettiva e capiamo che il bivio che non avevamo individuato in mattinata si trova proprio sotto i nostri piedi: ultimo "enigma" dell'escursione risolto! Attraversando prati contraddistinti da erba alta, senza seguire una traccia ben definita, e sbattendo ogni tanto le punte degli scarponi su delle rocce ben celate dalla vegetazione raggiungiamo "Fonte Santa Maria": per la discesa adesso seguiremo la carrareccia che si trova più a Ovest rispetto al sentiero seguito per la salita in mattinata che ci ha portato fino alle pendici del "Monte Porche" (sentiero n.154). 


Un'ultimo sguardo alla "Sibilla" e a parte del sentiero percorso.

Non sono stanco, e a dispetto del grosso sforzo fatto sinora sento che il corpo e la mente sono pronti, reattivi: Mirko invece è entrato in "riserva" e questo si traduce in una sua andatura costante ma purtroppo di molto inferiore a quella che invece io potrei tenere; mi fermo parecchie volte ad aspettarlo, contenendo a stento la mia esuberanza.
A mente fredda posso affermare che il nostro approccio all'escursione, come l'abbiamo vissuta, è stato differente: per lui è stato un trekking come tanti altri, costellato di momenti in cui ammirare i paesaggi, scattare fotografie, respirare a pieni polmoni quest'aria fresca e poco inquinata, godersi la natura; io invece, oltre a questo, come già evidenziato all'inizio del post, sono stato sempre "pungolato" da una vocina interiore che non mi ha fatto mai calare la concentrazione, tenendomi sulla corda. Alla luce di ciò, quando mancano circa 400 metri di dislivello alla fine del percorso, decido di proseguire per conto mio: il sentiero da seguire adesso è praticamente un'autostrada, senza difficoltà alcuna, posso dare quindi libero sfogo al mio impeto senza preoccuparmi della discesa di Mirko. Ma si, esageriamo, in alcuni tratti vado anche di corsa. 
In poco tempo raggiungo la mia auto e controllo subito le statistiche dell'escursione: i tempi, i dati in generale, sono confortanti; sono soddisfatto, ora posso rilassarmi e mettere a tacere la "vocina". Stretching prolungato, cambio d'abito, una rimessa in ordine dell'attrezzatura e posso attendere Mirko... che è arrivato dopo una mezzora abbondante!


Dal parcheggio dell'area attrezzata vista sulla bellissima cresta percorsa qualche ora fa.

Si, mi sento pronto per il Monte Rosa!







Galleria fotografica

La cresta rocciosa della "Cima Vallelunga".


La fonte con trocca (vasca da bagno) presso i "Campi".


Per prati, poco sopra la "Fonte dell'acero".


Il gregge di pecore proprio vicino al "laghetto", ormai in secca, di "Palazzo Borghese": sarà poi lo stesso che ritroveremo più tardi sotto la "Z" della "Sibilla".


Il "Pizzo di Palazzo Borghese".


Quasi al culmine della ripida ascesa per il versante Sud del "Monte Porche", si ha questa bella quanto "da brividi" visione di "Palazzo Borghese".


Da questa inquadratura si capisce perché il "Monte Porche" è anche chiamato "Monte Bellavista": si vedono praticamente tutti i monti che compongono il "Cordone del Vettore" e che circondano il "Lago di Pilato. Partendo da sinistra e procedendo in senso orario: il "Monte Vettore", il "Pizzo del Diavolo", "Cima del Redentore", "Cima dell'Osservatorio", "Quarto San Lorenzo", il "Monte Argentella" e per finire "Palazzo Borghese".


La bellissima cresta che conduce al "Monte Sibilla".


Dalla "Cima Vallelunga" vista sul "PIzzo Berro" a sinistra ed il "Monte Priora" a destra.


Verso la vetta della "SIbilla": a sinistra la targa dell'Ente Parco.


Vista sulla cima Ovest della "Sibilla".


Dalla sella tra le due cime della "Sibilla", vista sull'imbuto del "Fosso le Vene" e sulla sottostante "Gola dell'Infernaccio".


Quello che resta dell'antro della "Sibilla".


A pochi passi dalla vetta della "Sibilla", salendo per prati, lo sguardo si sofferma su questa montagna che pian piano si eleva sempre più alta: il "Monte Priora".


Panoramica dalla "strada della Sibilla".


Marcata in azzurro la parte di percorso su traccia GPS registrata durante le fasi di ricerca del sentiero verso Foce.


Poco sotto la "Cima Vallelunga", inquadratura sulla "Valle del Lago di Pilato".


Il sentiero, non sempre netto, che ci ricondurrà fino a "Fonte Santa Maria": in lontananza gli alberi dove effettueremo la nostra seconda e ultima sosta.


Un'ultimo sguardo alla "Sibilla" e a parte del sentiero percorso.


Dal parcheggio dell'area attrezzata vista sulla bellissima cresta percorsa qualche ora fa.