Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


sabato 23 agosto 2014

Vetta Orientale del Corno Grande per la Ferrata "Ricci" e Corno Piccolo del Gran Sasso per la Ferrata "Danesi" ed il sentiero "Ventricini"



Diciannove Agosto 2014
Partenza dalla Madonnina (2000m) ore 8:47
Rientro alla Madonnina ore 17:31
Durata escursione: 8h44'
Distanza percorsa: 7.4Km circa
Grado di difficoltà: EE, EEA, passaggi di I e II.
Vette raggiunte: 2903m Vetta Orientale del Corno Grande, 2655m Corno Piccolo
Dislivello in salita: 1074m
Dislivello in discesa: 1102m

Gran Sasso su Wikipedia
Corno Grande su Wikipedia
Corno Piccolo su Wikipedia

Era ormai qualche anno che non "bazzicavo" più da queste parti, purtroppo l'alpinismo negli ultimi anni era andato in secondo piano: complice il lavoro (sempre in giro per il mondo), complice alcune situazioni contingenti che la vita ti presenta fatto sta che a parte le classiche "settimane bianche" a sfondo prettamente sciistico, con la montagna non c'erano stati più incontri.
L'ultima volta qui al Gran Sasso, mi vergogno a dirlo, risaliva al lontano 2003: io e Mirko avevamo fatto il classico anello del Corno Piccolo partendo da "Prati di Tivo" (Sentiero "Ventricini", Ferrata "Danesi") aggiungendovi la già dismessa ferrata "Brizio", non male come canto del cigno (al tempo non sapevo lo fosse!).


Bei passaggi poco prima del passaggio più impegnativo della dismessa "Ferrata "Brizio" (10 Agosto 2003).


Mirko alle prese con il passaggio topico della dismessa "Ferrata "Brizio" (10 Agosto 2003).
Il cavo era proprio messo male...

Fortunatamente le cose cambiano, così come le occupazioni, quindi, rimanendo in ambito ornitologico, posso dire che non era un cigno il volatile che cantava il "requiem", ma una fenice, infatti questa escursione è stata l'inizio del mio riavvicinamento alla mia passione.
Decidiamo di partire, senza remore, e programmiamo un bel giro: partenza da "Prati di Tivo", salita con cabinovia fino alla "Madonnina" (l'ultima volta era ancora una seggiovia), rifugio "Franchetti", salita alla "Vetta Orientale" tramite la ferrata "Ricci", discesa per la Via Normale, "Calderone", "Sella dei due Corni", ferrata "Danesi" per la vetta del "Corno Piccolo", discesa per la Via Normale e rientro alla "Madonnina" tramite il sentiero "Ventricini".



Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.

Le premesse ci sono, riusciamo a beccare una giornata di tempo relativamente stabile in un'estate piovosa come non mai e partiamo. Alle 8:30 io e il fidato Mirko, puntuali, siamo a "Prati di Tivo", saliamo fino alla "Madonnina" (2000m) e di buon passo, attraversando il "Vallone delle Cornacchie", raggiungiamo il "Franchetti" (2433m): non possiamo sostare, il percorso è lungo quindi prendiamo subito il sentiero che da dietro il rifugio piega a sinistra verso un ghiaione. 


Poco sotto il rifugio "Franchetti".

Attraversiamo un piccolo nevaio e siamo già all'attacco della ferrata: il tempo di indossare imbragatura e kit da ferrata ed iniziamo ad arrampicare.


Il piccolo nevaio, sullo sfondo la "Vetta Occidentale".

Che gioia! Appoggiare nuovamente le mani sulla roccia: è fredda, ma riesce a trasmettermi emozioni che mi scaldano il cuore! E' come andare in bicicletta, non si dimentica mai come si fa!


Finalmente si arrampica!

Prendiamo quota, la via non è particolarmente impegnativa e salire è un piacere: a volte bisogna camminare chini perché alcuni ancoraggi delle funi sono fissati a terra, sulla roccia, questo è l'unico neo, se così si può dire, di tutta la ferrata.
Finalmente siamo sopra il "Paretone", la parete rocciosa più alta degli Appennini, ed in qualche punto, sporgendosi, si è letteralmente sul vuoto! Il panorama è superbo, l'esposizione elevatissima ma si è sempre in sicurezza.



Sul "Paretone", l'esposizione qui è notevole, meglio non guardare di sotto!

Si prosegue, e quando si giunge sul crinale ci sono alcuni passaggi verticali: dove serve comunque c'è sempre il cavo metallico e gli appigli non mancano. Dopo l'ultimo tratto attrezzato con fune, tramite una facile cresta, si giunge sull'anticima: scendendo leggermente di quota si arriva alla sella tra quest'ultima e la vetta. 


Il nostro primo obiettivo della giornata, la "Vetta Orientale".

Qui c'è un unico  sentiero, infatti ci siamo ricongiunti con la Via Normale, e dopo pochi minuti siamo in cima: Vetta Orientale (2903m)!


Dalla vetta vista sulla "Vetta Occidentale" del Corno Grande.

Breve pausa con spuntino annesso e siamo pronti per la discesa. Scendiamo fino alla sella e stavolta prendiamo il sentiero sulla sinistra. Bisogna stare concentrati, il terreno su cui si scende è infido e ci sono dei passaggi di I e II grado.


Passaggi impegnativi scendendo per la normale.

Il tutto non dura molto però, il dislivello è di circa 200m, dopodiché si è sul "Calderone". 


La "Vetta Centrale" ed il "Torrioni Cambi" visti discendendo dalla normale della "Vetta Orientale".

Si attraversa tutta la morena del ghiacciaio, arrivando fin sotto la "Vetta Occidentale", da cui, dopo una breve risalita, si scende fino alla "Sella dei due Corni" (2547m).


Vista sul "Corno Grande" dalla "Sella dei due corni".

Scendiamo sulla sinistra, verso la "Valle dei ginepri", finché non giungiamo al bivio della ferrata "Danesi" (il primo che troviamo sulla destra, quello della Via Normale è più in basso): ricominciamo  a salire e dopo alcune svolte siamo all'attacco della ferrata vera e propria. 


La targa del sentiero "Danesi".

Mentre stiamo per attaccare i moschettoni alla prima fune,arriva un ragazzo, anche lui si accinge ad arrampicare, ma, a differenza di noi, non indossa alcun dispositivo di sicurezza: casco, guanti ma cosa più importante imbragatura e kit da ferrata.


Le prime funi e scale della ferrata "Danesi".

Ci chiede di farlo passare, perché a suo dire ha fretta e noi lo intralceremmo visto che dobbiamo aprire e chiudere continuamente i moschettoni per salire. Gli faccio notare che non si dovrebbe affrontare un sentiero attrezzato se almeno non si indossa l'imbragatura con il kit da ferrata, in questo modo si mette a repentaglio la propria vita e quella degli altri; la sua risposta è sconcertante: afferma che a lui non servono dispositivi artificiali per la progressione. Io e Mirko rimaniamo basiti: a volte qualcuno riesce ancora a stupirmi con la propria ignorante spavalderia! Non ha capito nulla!



Si sale! Ovviamente in sicurezza!

"Scusa, neanche a me questa "roba" serve per aiutarmi nella salita, serve solo per farlo in sicurezza: quella mia e quella degli altri! Se scivolo, perdo un appiglio, ho un mancamento, qualsiasi cosa succeda insomma, rimango "attaccato" e non costituisco pericolo per me e per gli altri!"
Dal suo sguardo però capisco che è una battaglia persa, è come parlare al vento: "Prego, passa, ti lasciamo anche un certo margine di vantaggio così se scivoli o cadi almeno non ammazzi anche noi!"
Mi è dispiaciuto essere stato così caustico, ma su certe cose, ed in particolare  sulla sicurezza sono intransigente, ci sono certe regole, anche quelle non scritte, che devono essere rispettate, specie in un ambiente ostile e pericoloso come la montagna. Purtroppo però accade anche questo e la causa principale degli incidenti è dovuta all'avventatezza con cui si affrontano certe situazioni: la sfortuna ha il suo ruolo, e non è governabile, cerchiamo però di eliminare le altre concause sulle quali abbiamo il "potere" del controllo.




Si, sono abbastanza incavolato!

Chiusa questa "triste" parentesi, ricominciamo a salire: scale, funi, trovo anche il tempo di scattare qualche fotografia mentre sono "appeso"; mi sento a mio agio. Arriviamo al famoso "Buco", sono curioso di affrontarlo dopo quel che è avvenuto nel 2013, ho letto in giro che è un po' più complicato di prima e... devo aspettare il mio turno: c'è una bella ressa! Persone che salgono, altre che scendono facendosi calare da sopra: servirebbe un elimina code con biglietto! 


Subito dopo il "buco": secondo me con un semaforo risolviamo il problema del traffico!

Finalmente arriva il nostro turno, vedo che ora c'è una corda col cappio: istintivamente vi infilo il piede destro, mi isso verso l'alto, mi tolgo lo zaino dalle spalle, altrimenti non passo, e lo appoggio all'esterno del foro; mi isso ulteriormente verso sinistra e praticamente sono fuori. Dopo pochi minuti Mirko mi raggiunge, saliamo per altre funi fino ad arrivare al "masso inclinato": tutte le volte che arrivo a questo punto commetto sempre lo stesso errore. Avanzo troppo verso il basso, mi accorgo che così non riesco più a progredire, quindi torno indietro, salgo e finalmente esco. Ognuno ha il proprio tallone di Achille, il mio è questo "masso inclinato"!
Arriviamo all'anticima Sud e la vista che abbiamo davanti ai nostri occhi ci sbalordisce: non ricordavo quanto fosse bello ammirare il panorama da questa posizione!



Dall'anticima Sud vista sulla vetta.

Pochi istanti e ci muoviamo di nuovo, "Time is running out!", dobbiamo fare in fretta. Arriviamo alla base della vetta, senza troppi timori saltiamo dall'altra parte del canalino che ci separa dall'ultimo cavo metallico e siamo in cima: "Corno Piccolo" (2655m).
Mi mancavano queste emozioni, è stato meraviglioso riviverle.




Panoramica dalla vetta del "Corno Piccolo".

Un'altra breve pausa per uno spuntino e già ci accingiamo a scendere per la Via Normale.


Iniziamo la discesa per la "Via Normale".

In breve tempo riusciamo ad arrivare nuovamente alla "Valle dei ginepri", svoltiamo immediatamente a destra e iniziamo a scendere per l'evidente sentiero che costeggia il fianco della montagna.
Entriamo in un breve tunnel naturale e sulla destra notiamo il cavo metallico: siamo sul "Ventricini"! Dovremmo fare in tempo a prendere la cabinovia per la discesa: da quando abbiamo iniziato a scendere è questo il pensiero che ci assilla, ma noto che come tempi ci siamo. 



Mirko alle prese con un bel passaggio, il "Pizzo d'Intermesoli" a "sorvegliare" sullo sfondo.

Procediamo per un po' quando incontriamo una persona lungo la via: da lontano vediamo che prima avanza in una direzione, poi va in quella opposta, poi si ferma... Lo raggiungiamo, una breve presentazione e ci dice che si è perso, è da un po' che non vede più segnali lungo la via e non sa cosa fare. Notiamo che è preso dal panico, cerchiamo di tranquillizzarlo e gli chiediamo dove è diretto: "Prati di Tivo!", risponde con veemenza. "Non ci sono problemi, anche io e Mirko stiamo andando lì. Abbiamo fatto questo sentiero altre volte. Vuoi scendere insieme a noi?" La risposta ovviamente è affermativa, così con questa "new entry" continuiamo la discesa. Sono momenti piacevoli, notiamo che parlando il nostro nuovo compagno si è rilassato: unico inconveniente è che stiamo andando troppo piano e continuando di questo passo per quando arriveremo alla Madonnina" gli impianti saranno chiusi. Non ho voglia di scendere a piedi fino a "Prati di Tivo!


Bello scorcio dal sentiero "Ventricini".

Arriviamo al Canale del "Tesoro nascosto", ultima parte del "Ventricini" scendendo, dove sono condensati i passaggi più belli: troviamo il tempo di divertirci, infatti siamo talmente concentrati sulla discesa che il resto passa in secondo piano. Siamo in fondo al canale, ultime corde metalliche per risalire e siamo in cima al bordo, dall'altra parte. Ora si procede su un facile sentiero, la parte attrezzata è terminata, bisogna solo marciare, e di buon passo! Mi metto in testa e cerco di imprimere un buon ritmo all'avanzata:"Forza ragazzi, dobbiamo sbrigarci, altrimenti la cabinovia chiude!"
Il mio incitamento però non sortisce effetto, il nostro amico ha un ginocchio che fa le bizze e più di così non riesce ad andare. Anche se sono parecchie ore che siamo "in giro" sento che ancora "ho gamba", mi sento bene: uno sguardo di intesa con Mirko ed abbiamo già preso una decisione. "Tu Mirko prosegui con lui, io corro alla stazione della cabinovia e chiedo all'addetto di aspettarvi!"
E così corro, nel vero senso della parola: mi ritorna in mente quando, da Allievo Ufficiale, per spostarci potevamo solo correre, pena severe punizioni (giorni di consegna!); a volte avevamo sulle spalle lo "zaino alpino", con carichi molto più pesanti di questo.



Le "Spalle", dieci secondi per scattare una foto dovevo trovarli!

Vedo la "Madonnina", manca pochissimo: quando arrivo sono le 17:31 e tutto è ancora in movimento. Parlo con l'addetto e mi dice che di solito fermano le macchine sempre 10 minuti dopo l'orario di chiusura, l'importante è che i miei amici arrivino in tempo!
Li vedo, finalmente stanno arrivando anche loro, sono le 17:41: anche per questa volta è andata!



Momenti salienti in un collage video






Link per album Fotografico su Google Foto






Galleria fotografica

A sinistra la prima meta della giornata.



Dal "Vallone delle Cornacchie", la "Madonnina".


Poco sotto il rifugio "Franchetti".


La seconda meta della giornata.


In mezzo al "ghiaione".


C'è ancora un po' di neve.


Sullo sfondo la "Vetta Occidentale".


L'attacco della "Ferrata Ricci".


Finalmente si arrampica!


Dopo il primo traverso. Il "Franchetti" sullo sfondo.


Altro breve traverso.


Che dire, l'esposizione qui è notevole, meglio non guardare di sotto!


Dall'anticima il panorama è meraviglioso e spazia dal "Corno Piccolo" sulla destra, al
"Pizzo d'Intermesoli" sulla sinistra, fino ai "Monti della Laga" ed al Lago di "Campotosto" sullo sfondo.



In cima! "Vetta Orientale" (2903m). Sono felice.




La "Vetta Centrale" sulla destra e "Campo Imperatore" "piccolissimo" in fondo.


Il "Corno Grande" dalla Orientale, un bel vedere!


"Il Calderone".


La "Vetta Centrale" ed il "Torrione Cambi".


Discesa per la "Via Normale".


Un bel passaggio impegnativo, sempre sulla "Normale".




Sul "Calderone".


Dalla "Sella dei due Corni".


Primi cavi e scale metallici della "Danesi".


Si sale! Ovviamente in sicurezza, ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.


Vista verso l'alto dalla seconda scaletta.


Subito dopo il "buco": secondo me con un semaforo risolviamo il problema del traffico!


Si sale, abbastanza in scioltezza.


Stiamo per arrivare...


Questo è quello che offre il "Corno Piccolo", e non è poco!


Iniziamo la discesa per la "Via Normale".


Il "Lago di Campotosto" sullo sfondo.


Parte del sentiero percorso in discesa lungo la via normale del "Corno Piccolo".


Mirko alle prese con un bel passaggio, il "Pizzo d'Intermesoli" a "sorvegliare" sullo sfondo.


Bello scorcio dal "Ventricini".


Le "Spalle", dieci secondi per scattare una foto dovevo trovarli!