Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


venerdì 25 maggio 2012

Una Domenica d'Autunno nella Western Australia, escursione alle dune di sabbia di Lancelin ed al Pinnacle Desert



Venti Maggio 2012
Fine Maggio, Autunno inoltrato, il clima però è ancora mite, la temperatura gradevole: il sole, sempre presente, ci offre la possibilità di girare ancora in maniche corte.
No, non sono pazzo, non ho confuso le stagioni, sono solamente in Australia! Precisamente a Perth, nella Western Australia. 
Io ed Andrea sono quasi tre settimane che siamo qui, per lavoro ovviamente... Appena giunti eravamo partiti subito inserendo la quarta: dobbiamo fare questo, modificare quest'altro, installare quella cosa... "Get relaxed!" è invece quello che ci hanno risposto. Presentazioni, caffè (ci hanno dato subito una tazza personale), corso sulla sicurezza, caffè, giro per l'azienda, pausa pranzo, caffè, riunione, caffè, altra riunione e poi in albergo: come primo giorno niente male, non siamo riusciti a fare nulla di quello che avevamo in preventivo, devo dire però che ci siamo subito adattati ai loro ritmi e alla loro mentalità. Noi perennemente iperaccelerati, loro che si prendono tutto il tempo del mondo: ovviamente  è mille volte meglio il loro modo di vivere ed affrontare le cose rispetto al nostro, rispetto alla nostra frenesia. Forse è meglio cambiare discorso, "strani" pensieri stanno riaffiorando...
E' una Domenica mattina di una bella giornata di sole, alle nove dobbiamo passare a prendere Richie, un ragazzo che lavora dal nostro cliente con il quale abbiamo instaurato un rapporto d'amicizia oltre che lavorativo.
La nostra fiammante "Holden Commodore SV6" sfreccia per le strade del centro di Perth: la chiamano la "Ferrari" australiana per storia, linee e prestazioni. Che dire, gran bella macchina e molto, forse troppo veloce!
Oggi passeremo l'intera giornata fuori città (tanto qui il Sabato e la Domenica è tutto chiuso): Richie è stato molto misterioso e non ci ha voluto fornire indicazioni su quello che faremo, ci ha detto solo che andremo a Lancelin, un piccolo villaggio di pescatori a circa 130 Km a Nord di Perth.
Dopo circa un'ora e mezza raggiungiamo la nostra meta, usciamo dalla Indian Ocean Drive e ci immettiamo nella Lancelin Road: poche case di legno, giardini ben curati, nessuno in giro... cosa fanno gli australiani la Domenica mattina?
Richie ci guida verso la periferia a Est di Lancelin e di fronte al vialetto d'accesso di una costruzione ci dice di fermare la macchina: ho usato questo termine perché quella che abbiamo di fronte non è un'abitazione bensì una sorta di garage-laboratorio-magazzino.



Scendiamo e notiamo subito la singolarità dell'insegna che identifica l'"attività" ivi svolta: un semplice pezzo di legno con su scritto che si affittano o vendono tavole!? In Australia!?



Sconcertati seguiamo Richie ed andiamo ad incontrare un tipo di una sessantina di anni, il classico nostalgico "figlio dei fiori" in tutto e per tutto: dal taglio dei capelli alla maniera in cui è vestito passando per il servizio che offre. Infatti scopriamo subito che stiamo affittando delle tavole per fare del "sand boarding" sulle famose dune di sabbia di Lancelin. A Est infatti ci sono delle propaggini del deserto australiano che si estendono fino alla costa ed è lì dove testeremo la nostra abilità con la tavola. In passato avevo sentito che in alcuni luoghi sparsi per il mondo qualcuno si dilettasse nella pratica di sport invernali in luoghi completamente diversi: bene, questo è uno di quelli.
Paghiamo l'affitto, lasciamo i nostri documenti come cauzione e ci dirigiamo verso le "Dune Sands". Dopo pochi minuti lasciamo la strada principale e ci infiliamo in una carrareccia: ora che l'effetto sorpresa è terminato Richie è molto più ciarliero e prodigo di spiegazioni. Fermiamo l'auto di fronte ad una grossa duna di sabbia e caricata la tavola sulle spalle ci dirigiamo verso la sua sommità.



Le tavole sono state opportunamente modificate ed al posto dei classici attacchi da scarpone notiamo che sono presenti due cinghie, tipiche da tavola da windsurf, dove infilare i piedi (ovviamente senza scarpe!).
Ci siamo, da qui si gode di un bel panorama ed i successione i nostri occhi si soffermano sulla base della duna, sulla nostra auto che con il suo rosso acceso spicca in mezzo al bianco della sabbia, fino ad arrivare al blu intenso dell'Oceano Indiano.



Ci togliamo le scarpe ed i calzini, diamo una passata di cera alla tavola e siamo pronti per la prima discesa! 



Che emozione, è la prima volta che abbiamo l'opportunità di sciare in un ambiente simile. 



Richie è il primo e noi lo seguiamo a ruota! 



Sembra di essere sulla neve fresca e per avere più velocità dobbiamo stare un po' più arretrati con il busto: cadiamo, ma è un piacere, la sabbia è morbida e ci avvolge con il suo tepore; fortunatamente siamo in Autunno, non oso pensare a come potrebbe essere qui in piena estate. 



E le discese si susseguono, una dopo l'altra ed il divertimento raggiunge dei picchi inconsueti. 



Una sensazione di dejavù mi pervade e come in trance, durante una delle numerose risalite a piedi, ripenso alla famosa nevicata del Gennaio 1985, quando l'Italia fu avvolta da un vortice depressionario per un paio di settimane: tutto bloccato dal freddo e dal gelo, da Nord a Sud ed il lato positivo per me e per tutti gli studenti di allora fu che le nostre vacanze natalizie vennero procastinate di due settimane! Scuole chiuse: che bello!
Mi trasferii a casa dei miei nonni materni che abitavano in campagna, vicino Jesi, e passai tutte le giornate a salire e scendere con un Bob di plastica della "Giordani" colore rosso fuoco sulla collina di fronte casa loro.



Per un momento ritorno a quel tempo, al salire a piedi e allo scendere cercando di essere sempre più veloci e fermandosi il più lontano possibile: qui c'è una nuova sfida, ossia quella di rimanere in piedi fino in fondo, e quando riusciamo nel nostro intento gioiamo come dei ragazzini, come a quel tempo. 



Perlomeno io, visto che Andrea nel 1985 ancora doveva nascere! 



Questi anni che passano: chi se ne importa, finché questo spirito e questa voglia di gioire permangono niente riesce a spaventarmi!
Il tempo a nostra disposizione con le tavole sta per finire, è ora di riconsegnarle, poi ad essere sinceri dopo tutto questo sali e scendi iniziamo a sentire un  certo languorino allo stomaco accompagnato da una gran sete: "Richie! Our troat is dry, we need to drink something!"



Riconsegnate le tavole e ripresi i documenti ci allontaniamo dal centro abitato di Lancelin proseguendo in direzione Nord ma dopo neanche un chilometro ci fermiamo e parcheggiamo di fronte alla "Endeavour Tavern": il nome promette bene, vediamo... 
Ci accomodiamo fuori, sul giardino, non fa troppo caldo e la vista di cui godiamo riesce a mettere in secondo piano tutto il resto. Siamo fortunati, riusciamo a trovare una panca con tavolo liberi proprio vicino alla recinzione che dà sul mare: tre belle birre fresche stanno arrivando! 



Le avevamo ordinate appena entrati, la sete era troppa, non potevamo aspettare oltre. Ecco, adesso il quadro è completo, può anche cascare il mondo, a noi non importerebbe un fico secco.



La vista da qui è favolosa e spazia dalla spiaggia di Lancelin (a pochi metri da noi) passando per l'isola omonima fino a perdersi nella vastità dell'Oceano Indiano.



Si potrebbe stare qui in eterno, altre persone però sono in attesa del nostro ambito tavolo, quindi un pranzo veloce a base di "fish & chips" accompagnato da altra birra fresca e poi facciamo una capatina in spiaggia: è quasi un'ora che stiamo qui ad ammirarla è tempo di andarci!



Neanche passiamo per la porta del ristorante, scavalchiamo direttamente la recinzione, percorriamo pochi metri e siamo sul bagnasciuga: timidamente tocchiamo l'acqua con le dita delle mani, poi ci togliamo le scarpe ed andiamo ammollo con i piedi, poi ci arrotoliamo l'orlo dei pantaloni fino alle ginocchia, poi ce li togliamo 'sti benedetti pantaloni, oltretutto anche bagnati... era ora! Bisognava fare tutta questa manfrina?! La temperatura dell'acqua è gradevole ed è un piacere stare fermi ad osservare l'orizzonte senza fine... perlomeno finché qualcuno non inizia a schizzare acqua da tutte le parti! 




Va beh, abbiamo la scusa per uscire dall'acqua, un'altro paio di mete ci aspettano.
Attraversiamo il parcheggio dietro al ristorante e mentre ci apprestiamo  a salire in auto i nostri occhi cadono su una bella macchina parcheggiata vicino alla nostra: si tratta di una "Mustang Shelby GT500" del 1967, quella che compare a più riprese nel film "Fuori in 60 secondi" (film del 2000 con Nicholas Cage) tanto per intenderci. Non possiamo che fermarci ed ammirare gli interni, la carrozzeria, i cerchi di questa splendida auto, tenuta in condizioni perfette: sembra appena uscita dalla fabbrica! 



Questo però è solo l'inizio... di cosa? Siamo praticamente circondati dalle Mustang! Oggi, reduci da un "Overnight Cruise" proprio fino a Lancelin, si sono fermati per il pranzo alla "Endeavour Tavern" i membri del "Mustang Owners Club Inc. WA". Rimaniamo un buon quarto d'ora ad ammirare questi splendidi modelli d'auto, le foto sottostanti poi parlano da sole. 






"C'mon guys! It's time to go!" ci sollecita Richie. "Take it easy, man! We will recover the time lost on the way. We do not own a Mustang nice and fast as these, however we have the Holden..." gli rispondo di rimando. Vedendo queste auto mi è presa voglia di dare una "stiratina" alla nostra "Commodore SV6".
Prendiamo nuovamente la "Indian Ocean Dr/State Route 60", sempre in direzione Nord, dobbiamo compiere circa 80Km per arrivare alla seconda meta della giornata: "The Pinnacles Desert". La strada si snoda attraverso il deserto fiancheggiando l'Oceano Indiano e non c'è anima viva in giro. Il piede inizia a pigiare sempre di più sul pedale dell'acceleratore: vogliamo correre questo rischio? 140Km/h, 160Km/h, sento il motore ruggire con i suoi 285 CV, 180Km/h, 200Km/h, 220Km/h... "Gianluca, va' piano!"
Si, può anche bastare. Raggiungere questi picchi di velocità in breve tempo è una sensazione fantastica...
Parentesi.
I rischi oggettivi nel tenere un'eccessiva velocità con un mezzo lungo una strada in Australia possono essere di due tipi (parlo di strade lontane dai centri abitati dove per chilometri e chilometri non si incontra anima viva): il primo, riferito alla propria incolumità, è legato all'attraversamento di animali selvatici lungo la carreggiata; il secondo invece, di natura prettamente legale, è in relazione al ferreo controllo che le autorità australiane dispongono sul territorio ed in particolare sulle strade.
A me in questa circostanza è andata bene, non mi hanno "beccato" anche perché la polizia qui non mette il cartello per avvisarti che sta controllando la velocità come avviene da noi, lo fa e basta. Il fine settimana prima invece, con Andrea alla guida, non siamo stati così fortunati.
Ci stavamo dirigendo a Sud di Perth, lungo la "Forrest Highway" in direzione di Bunbury: l'equivalente di una nostra strada statale, carreggiata a due corsie e limite a 90Km/h. Una Domenica mattina, traffico praticamente zero e guida da parte di Andrea molto tranquilla e rilassata: raggiungiamo una zona dove il limite si abbassa a 80Km/h anche se non ne capiamo la ragione, infatti non ci sono case, incroci ecc... insomma, niente che giustifichi questa variazione. Il tutto per circa 500/600 metri: mah, questi australiani, a volte sono così strani!
La "stranezza" ci arriva per posta circa un mese dopo a casa: una bella multa per eccesso di velocità con allegata fotografia! Procedevamo infatti a 91Km/h in un tratto dove il limite era per l'appunto di 80Km/h! 



Se penso a cosa potevo andare incontro nell'aver superato il limite di ben 130Km/h... è andata bene!
Chiusa parentesi.
Il viaggio prosegue sulle note di "Runaway", una bellissima canzone di Mr Little Jeans, scoperta ascoltando le radio locali e subito scaricata e messa in "loop".
Il bello è che questa artista è norvegese e non ho mai sentito nulla di lei girovagando per l'Europa: guarda te se dovevo venire in Australia per conoscerla!



Dopo un po' arriviamo al bivio con Hansen Road, porta d'ingresso del Pinnacles Desert: paghiamo i biglietti ed entriamo direttamente in auto. Infatti qui ci è data la possibilità di continuare l'escursione con la nostra Holden: si prosegue per una stradina in mezzo al deserto con delle piazzole di sosta nei punti più panoramici compiendo un giro ad anello in mezzo a questa meraviglia della natura. 



L'atmosfera è surreale, siamo circondati da questa miriade di "candelabri" naturali che si stagliano (alcuni fino a qualche metro di altezza) nel blu del cielo. 



Così andiamo avanti alternando marcia e soste finché non giungiamo nei pressi di una collinetta: parcheggiamo l'auto e saliti con l'ausilio di una comoda passerella raggiungiamo la sua cima. 



E' bellissimo, da qui si vede il mare e le cime dei "pinnacoli" più alti contrastano con il blu cobalto dell'Oceano Indiano e l'azzurro turchese del cielo: per qualche minuto non riusciamo a "schiodare" dal suolo i nostri piedi tale è la bellezza del panorama che si para dinnanzi. 


Tornati alla realtà proseguiamo il nostro giro, a volte sfiorando con gli specchietti le rocce dei pertugi naturali che dobbiamo attraversare, a volte smarrendo la strada perché è talmente flebile la sua traccia.


Siamo giunti alla fine del nostro tour e una sosta è obbligatoria al negozio di souvenir posto all'uscita: un libro fotografico di questo luogo non deve assolutamente mancare nella mia biblioteca!



Riprendiamo la "Indian Ocean Dr/State Route 60", direzione Sud, la terza meta della giornata è lungo la via del ritorno. Dopo pochi chilometri usciamo ad un bivio, sulla destra: su di un cartello sbiadito c'è scritto "Grey". Richie è ridiventato di colpo misterioso, dove stiamo andando?



La strada ora non è più asfaltata, il fondo è sconnesso e pieno di buche: la direzione che seguiamo è quella verso l'Oceano Indiano e ci stiamo inoltrando in una selva di baracche. Sembra di essere in una favela!?
Di fronte ad un capanno a picco sul mare Richie ci dice di fermarci.



 Scendiamo e lui presa dalla tasca una chiave apre la porta e ci fa cenno di entrare: alcuni letti, delle stufe, tavolacci ed attrezzatura per la pesca a non finire. 





Richie si dirige verso uno scalcinato frigorifero, stranamente funzionante, apre lo sportello e tira fuori tre bottiglie di birra che gentilmente ci offre: seduti su uno dei tavolacci, Richie ci racconta che questa è una baracca che lui ed i suoi amici condividono nei fine settimana come base d'appoggio per le loro sortite di pesca. Hanno una barca attraccata nel piccolo molo posizionato proprio sotto la baracca, con la quale possono raggiungere le isole che si vedono qui di fronte: Grey è una piccola località compresa tra la Hansen Road e Lancelin ed i suoi promontori si affacciano su Buller Island, Whittell Island e le Green Islands. 



Ci dice che qui c'è molto pesce e ci si diverte parecchio: finita la giornata lui ed i suoi amici fanno una bella tavolata e cucinano il pescato, accompagnato da buona birra (che scorre a fiumi!) e baldoria fino a tarda notte, tanto i letti ci sono! 
Le nostre avventure odierne stanno volgendo al termine, il sole sta tramontando, è tempo di prendere la via del ritorno. Per chiudere la giornata in bellezza però manca ancora qualcosa: lasciamo Richie nei pressi della sua abitazione, torniamo al nostro albergo, una doccia veloce e siamo di nuovo in auto. Ci dirigiamo verso Freemantle, una bellissima località balneare a Sud di Perth, proprio sulla foce del fiume Swan.
Diciamo che questa cittadina è diventata una tappa fissa per le nostre peregrinazioni serali: vuoi per l'invidiabile posizione; vuoi per l'apertura fino a tarda serata dei locali (ho detto serata e non nottata, a Perth dopo le nove di sera, massimo dieci è praticamente tutto chiuso; qui fino a mezzanotte...); vuoi per il caratteristico porticciolo, cuore della "movida" cittadina; vuoi per la bellissima ruota panoramica...



"Gianluca, ci facciamo un giro sulla ruota panoramica? C'è bisogno di chiederlo? Facciamo i biglietti!"
Parentesi.
Di ruote panoramiche nella mia infanzia ne ho viste davvero poche. Nei primi anni settanta, a parte i giostrai che arrivavano nella mia città una volta l'anno (a Settembre, in concomitanza con la festa del patrono) con il classico autoscontro, trenino, giostre varie... ecc...ecc... non c'era la possibilità di salire su attrazioni che offrissero maggior altezza o brivido, ancora in Italia non erano presenti tutti i parchi di divertimento che ci sono adesso.
La prima che vidi fu quella che compare nelle scene iniziali del film "I guerrieri della Notte" (The Warriors, 1979, di Walter Hill) e diciamo che sono stato molto fortunato. La ruota panoramica in questione infatti è la mitica "Wonder Wheel", inaugurata nel 1920 (una tra le più antiche del mondo) e situata a Coney Island, nella zona meridionale di Brooklyn a New York, luogo che ha visto nascere nel lontano 1895 il primo parco di divertimenti chiamato “Luna”. Si, il termine "Luna Park" deriva proprio da questo luogo, dal parco di divertimenti di Coney Island! 



Tornando al film, si narra la storia che vedeva come protagonisti alcuni giovani ragazzi di una banda di strada di Coney Island, i guerrieri, alle prese con mille problemi in una lunga notte a Manhattan. Un film questo molto importante per l'adolescente che sono stato, ma questa è un'altra storia...
Diciamo che tutte le volte che torno a Freemantle, vedendo la ruota panoramica situata vicino al porto, è come se rivivessi le sensazioni provate la prima volta che vidi la "Wonder Wheel" nel film "The Warriors".
Chiusa parentesi.
Ma il motivo principale per cui torniamo spesso a Freemantle è che qui abbiamo scoperto l'esistenza di una brewery unica nel suo genere. Sto parlando di "Little Creatures": ex deposito di barche ora adibito a pub, ma prima ancora a birrificio, con produzione diretta e sotto gli occhi del cliente!



Le grandi cisterne poste all'interno del locale contengono molteplici tipologie di birre: le abbiamo provate praticamente tutte, ovviamente non nella stessa sera! Nella splendida cornice di Fremantle questo piccolo birrificio è una perla da non perdere, ho perso il conto delle volte che ci siamo stati: l'atmosfera che si respira al suo interno, le luci soffuse, la vicinanza del mare, la pizza di buona qualità cotta in forno a legna (in Australia, come del resto fuori dall'Italia, non è facile gustare della buona pizza: pasta ed ingredienti di pessima qualità, abbinamento di gusti quantomeno strampalati, cottura a caso...), la musica dal vivo...
Questa serata però non terminerà qui a Freemantle, siamo ancora troppo "carichi": è stata una giornata ricca di emozioni, dobbiamo chiuderla degnamente. Prima di tornare in albergo facciamo una capatina in un bel punto panoramico lungo il fiume Swan: il risultato è quello che vedete qui di seguito!


Ecco, adesso il quadro è completo. Buonanotte!