Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


martedì 27 marzo 2018

Monte Vettoretto, Punta di Prato Pulito, Cima del Lago, Cima del Redentore da Forca di Presta Invernale

"... la cresta qui è abbastanza ampia e c'è un discreto margine per muoversi in relativa sicurezza, infatti bisogna dire che il percorso da compiere fino alla Cima del Redentore si svolgerà sopra delle cornici di neve che formano delle bellissime strutture aggettanti, di conseguenza dobbiamo muoverci ad una certa distanza dal bordo anche perché alcuni metri sotto si sono formate delle linee di tensione, con relative spaccature, tra strato superiore ed inferiore: massima prudenza, potrebbe venire giù tutto da un momento all'altro!"



Venticinque Marzo 2018
Partenza da Forca di Presta (1536m) ore 7:53 circa
Rientro a Forca di Presta ore 13:20 circa 
Durata escursione 5h 27' (pause merenda di 14' sotto Punta di Prato Pulito e di 19' poco sopra la Forcella del Lago)
Tempo di marcia: 4h 54'
Lunghezza tragitto: 14,9 km circa
Grado di difficoltà: EEi  - PD- (percorso interamente con ramponi)
Dislivello in salita: 1322m 
Dislivello in discesa: 1407m 
Vette raggiunte: 2052m Monte Vettoretto, 2373m Punta di Prato Pulito, 2422m Cima del Lago, 2448m Cima del Redentore
Quota massima: 2448m Cima del Redentore
Monti Sibillini su Wikipedia
Monte Vettore su Wikipedia
Cima del lago su Wikipedia
Cima del Redentore su Wikipedia
Pizzo del Diavolo suWikipedia



Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.





Percorso:

Partenza da Forca di Presta (1536m) seguendo parzialmente il sentiero del Parco n.130 (segni bianco-rossi) fino alla cima del Monte Vettoretto (2052m). Si prosegue in direzione Nord-Ovest seguendo la cresta che conduce alla Punta di Prato Pulito (2373m): raggiunta questa vetta si procede per creste arrivando alla Cima del Lago (2422m) prima ed alla Cima del Redentore (2448m) poi (sentiero non segnalato n. 2). Una volta giunti su questa vetta si prosegue per la breve cresta che conduce alla vetta del Pizzo del Diavolo (2410m). Per il ritorno si è seguito il medesimo percorso fino a Forca di Presta.






"Ogni nuvola ha in sé il futuro; solo che non sappiamo leggerle."
 (Elias Canetti)


Relazione:
Sono da poco passate le 7:30 di mattina e siamo giunti a Forca di Presta in leggero anticipo rispetto all'ora fissata per l'appuntamento, Mario ancora non è arrivato ed io e Mirko non ci azzardiamo a mettere il naso fuori dalla macchina visto che il termometro segna una temperatura esterna di -6°C.

Il Vettore visto dalla strada che conduce a Forca di Presta.

Dopo pochi minuti, puntuale, vediamo sopraggiungere la sagoma della Panda 4x4 del nostro amico e quasi svogliatamente apriamo gli sportelli ed usciamo: un forte vento da Nord-Est ci accoglie e ci fa capire quale sarà l'andazzo della giornata.
Per ovviare a ciò indossiamo l'attrezzatura riparati dall'automobile ma questo lenisce a malapena il freddo pungente che sembra entrare da ogni dove: l'unica soluzione che abbiamo è quella di accelerare questa operazione e partire.
In pochi minuti la pratica è disbrigata e vestiti di tutto punto, ramponi ai piedi, stiamo già risalendo il pendio alla nostra destra: in teoria dovrebbe essere giunta la primavera, al suolo invece è presente parecchia neve, e la sensazione è quella di essere ancora in pieno inverno.
Per scaldare le nostre membra irrigidite dal freddo imprimiamo fin da subito un ritmo elevato alla nostra marcia e dopo un po' i risultati iniziano a mostrarsi: il nostro proseguire, a tratti spasmodico, è atto anche a raggiungere in breve tempo la base del Monte Vettoretto (2052m) dove speriamo di ottenere riparo da questo vento (previsto intorno ai 45 Km/h) che inizia ad essere davvero fastidioso.
Le nostre previsioni sono azzeccate e nei pressi della croce "Zilioli" possiamo rifiatare "coperti" dalla sagoma del Vettoretto: questa brevissima pausa ci è utile anche per decidere dove "attaccare" la salita. Memore dell'esperienza riguardante l'ultima invernale sul Vettore (vedi post Monte Vettore da Forca di Presta Invernale), pensando anche alla discesa, non passeremo per il lungo traverso che dalla croce "Zilioli" conduce poi al Vettoretto, bensì, affronteremo la sua ascesa prendendolo di petto: a darci manforte al suolo sono presenti alcune impronte, magari qualcuno ha avuto il nostro stesso pensiero ed ha preferito tirare "dritto per dritto". 

Il vento sembra darci una tregua, intanto Mirko indossa i ramponi.

Dopo che Mirko ha indossato i ramponi (prima non era riuscito a farlo per il freddo alle mani), riprendiamo la marcia rincuorati dall'assenza di vento e, anche se il tratto da percorrere è faticoso per la sua ripidità, in pochi minuti raggiungiamo la cima del Monte Vettoretto, prima vetta della giornata. 

Dritto per dritto direzione Vettoretto!

Ormai da un po' stavo osservando il cielo, le previsioni meteo parlavano di cielo nuvoloso e schiarite e questo in effetti avviene, tranne che per il Monte Vettore dove un ammasso cumuliforme staziona in vetta oramai da quando siamo partiti.
Poi c'è anche la questione vento che, provenendo da Est e Nord-Est, avremmo sempre di fronte e non ci darà tregua: per questa ragione e quella delle nuvole onnipresenti in vetta decidiamo di cambiare programma e puntare le nostre attenzioni sulla cresta del Redentore e sulle sue vette dove ci sono ampie schiarite e dove si spera il vento sia in parte schermato dalla grossa massa del Vettore.
A tal proposito non saliremo per il percorso classico che passa per il rifugio "Zilioli", bensì, anche in questa circostanza, per un percorso diretto fino alla vetta di Punta di Prato Pulito (2373m). 

Nei pressi del Vettoretto, non sembro un alieno?!

Il tratto che percorreremo è esposto a Sud e non sono presenti a terra grossi accumuli di neve fresca, quello che ci fa stare "tranquilli" però è il fatto che la salita avverrà lungo una cresta a tratti rocciosa, quindi al riparo da eventuali quanto improbabili slavine. 

La decisione, saliamo a Punta di Prato Pulito!

Riprendiamo la marcia e man mano che si sale il vento alla nostra destra inizia ad essere più intenso con improvvise raffiche che riescono addirittura a spostarci: rispetto alla salita di pochi minuti fa al Vettoretto lo sforzo è nettamente superiore anche a causa delle difficoltà che abbiamo nel respirare dovute proprio al vento. Arrivati ad un centinaio di metri di dislivello dalla vetta la situazione peggiora perché le nuvole e la neve ghiacciata iniziano a giocare con il vento con noi nel mezzo: io e Mirko indossiamo la mascherina per gli occhi mentre Mario ne è sprovvisto, dobbiamo assolutamente trovare un riparo. Dopo pochi minuti trovo un piccolo anfratto sulla sinistra riparato dal vento dove possiamo sederci dopo aver scavato degli scalini.
Mario si è tolto già lo zaino dalle spalle e ci sta offrendo dei datteri che in questo frangente è il cibo più buono del mondo: questa sarà una breve pausa, confido di trovare un punto maggiormente riparato e comodo dopo la Cima del Lago, speriamo bene!


Piccola pausa seduti sugli scalini scavati con la piccozza. Grazie della foto a Mario Nepi.

Rinfrancati da questo breve, quanto ricco di zuccheri, pasto dopo pochi minuti riprendiamo l'ascesa che ridiventa fin da subito ardua: la carica di energia fornitaci dai datteri sembra essere svanita dopo pochi istanti e lo sforzo immane. La causa principale come dicevo poc'anzi è il vento, che ora ha raggiunto dei picchi di intensità notevoli, ma anche il terreno misto roccia e neve fresca in cui l'aderenza è sempre al limite: in alcuni frangenti dobbiamo addirittura fermarci e puntellarci a terra, credo che la nostra escursione terminerà sulla vetta di Punta di Prato Pulito, proseguire così è troppo faticoso oltreché pericoloso.
Dopo un tempo che reputiamo infinito raggiungiamo l'agognata meta toccando la croce semi-sommersa dalla neve della seconda cima della giornata: Punta di Prato Pulito, 2373 metri!


Punta di Prato Pulito (2373m). Grazie della foto a Mario Nepi.

La vetta di Punta di Prato Pulito, le condizioni mutano continuamente.

Raffica in arrivo!

Scendiamo subito di qualche metro in direzione Nord-Ovest, le raffiche però non calano d'intensità ed anche parlare è molto difficoltoso: arrivare qui è stato duro ed ha assorbito parecchie energie però permane in noi ancora quella voglia di andare avanti, di proseguire, sperando in un cambio di condizioni.


Riprendiamo la marcia verso Cima del Lago.


Fotografia scattata poco sotto Cima del Lago, 25 Marzo 2018, mentre sotto...


... stesso punto, stessa inquadratura il 3 Giugno 2017 (vedi post 12x2000 - Traversata delle creste del Monte Torrone e del Redentore da Foce di Montemonaco, con discesa al Lago di Pilato dalla Sella delle Ciaule).

Ci rinfranca anche la constatazione che Cima del Lago è lontana solo qualche centinaio di metri, magari, proseguendo verso Nord, finiremo nel cono d'ombra del Vettore e potremo dire addio, almeno per un po', ai problemi causati dal vento.
In meno di un quarto d'ora raggiungiamo il nostro obiettivo toccando la vetta di Cima del Lago (2422m) dalla quale proseguiamo subito scendendo verso la Forcella del Lago (2380m) posta una quarantina di metri più in basso rispetto alla vetta. 


Selfie dalla vetta di Cima del Lago. Vicini, vicini!

La discesa è abbastanza ripida e dopo pochi metri la neve al suolo da compatta diviene farinosa, caratteristica che manterrà per un bel po'. 


Inizia la discesa verso la Forcella del Lago.

Raggiunta la forcella però abbiamo finalmente una gradita sorpresa ossia il vento spira con minore intensità: le nostre supposizioni si sono rivelate corrette!
Ogni tanto si aprono squarci tra le nuvole ed abbiamo la possibilità di ammirare quello che ci circonda: lo spettacolo allestito da questa coda d'inverno è veramente superbo e a memoria non ricordo di essere salito qui con così tanta neve.


"C’è solo qualcosa di bello nel camminare sulla neve che nessun altro ha calpestato. Ti fa credere che sei speciale, anche se sai che non lo sei."
(Carol Rifka Brunt)

Neve, neve e ancora neve!

Il problema come accennato è che la tanta neve caduta nei giorni scorsi, grazie all'immediato freddo che ancora permane, non ha avuto tempo di compattarsi con la neve "vecchia", ne consegue che la marcia deve avvenire misurando con attenzione ogni singolo passo anche perché i ramponi non riescono a "mordere".


Uno sguardo a Ovest sulla piana (o piani) di Castelluccio di Norcia.

Fortunatamente la cresta qui è abbastanza ampia e c'è un discreto margine per muoversi in relativa sicurezza: il percorso da compiere fino alla Cima del Redentore si svolgerà sopra delle cornici di neve che formano delle bellissime strutture aggettanti, di conseguenza dobbiamo muoverci ad una certa distanza dal bordo anche perché alcuni metri sotto si sono formate delle linee di tensione, con relative spaccature, tra strato superiore ed inferiore. 
Ci vuole massima prudenza, potrebbe venire giù tutto da un momento all'altro!


Meglio non sporgersi troppo! Grazie della foto a Mario Nepi.

Per la nostra prosecuzione, come in un videogames, dobbiamo superare un nuovo ostacolo ossia risalire una decina di metri di neve fresca: il puntale della piccozza affonda fino al manico e la tenuta è purtroppo molto labile, idem per i ramponi che sono al limite...
Fortunatamente in questo punto un'eventuale scivolata non avrebbe conseguenze così armati di pazienza iniziamo a salire: parte Mario e lo seguiamo a ruota io e poi Mirko. Tutto procede per il meglio ed in breve tempo siamo nuovamente sopra la cresta, e, cosa confortante, vediamo che non ci saranno più passaggi del genere da qui fino alla Cima del Redentore (2448m).


Verso la Cima del Redentore. Grazie della foto a Mario Nepi.

Abbiamo raggiunto un punto in cui la cresta è abbastanza larga, il vento è assente ed il sole splende su di noi: siamo nel mezzo di un buco tra le nuvole e ne approfittiamo per scattare fotografie a destra e a manca. La piana di Castelluccio si stende di fronte a noi e da qui sembra che tutto sia a posto anche se in realtà non lo è per niente: praticamente dalle ultime scosse sismiche di fine 2016 nulla è ancora stato fatto dalle istituzioni e gli abitanti e chi aveva attività non possono tornare... 


I piani di Castelluccio di Norcia.

Per una corretta informazione pubblico qui di seguito i dati pubblicati sulla pagina Facebook ufficiale di Castelluccio, ossia Castelluccio Di Norcia 1452 Mt:

CASTELLUCCIO DI NORCIA 26/03/2018 post sisma 2016:

- Riduzione zona rossa 10%
- Microzonazione 0%
- Delocalizzazioni attività produttive 0%
- SAE 0%
- Aree Attrezzate/Parcheggi non residenti 0%
- Rimozione Macerie 0%
- Demolizioni 10%
- Fontanili 5%
- Ripristino viabilità 10% (solo forca di presta/arquata aperta)
- Cimitero 0%
dati raccolti nel giugno 2017, niente è ancora cambiato.
attività aperte -
punto ristoro 1
punti soggiorno 0, posti letto 0.
ci auguriamo di vedere questi dati smentiti prestoooo, nel frattempo come si dice,tuttapposto, e grazie per l' occhio di riguardo riservato a questo paradiso.


Castelluccio di Norcia dalla vetta della Cima del Redentore.

Purtroppo i numeri sono incontrovertibili e non lasciano spazio a discussioni e dibattiti, aggiungo una sola parola: vergogna!

Approfittando di queste effimere condizioni favorevoli (alle 14:00 è previsto l'arrivo del brutto tempo) decidiamo che è giunto il momento di fare uno spuntino e a tal proposito imbandiamo la tavola e diamo inizio al banchetto: anche mangiare aria fritta sarebbe bello in questo luogo, ora...


Il Pizzo del Diavolo! Grazie della foto a Mario Nepi.

Aggiungo che al povero Mario oggi non ne va bene una, dopo la dimenticanza della mascherina da neve un'altra brutta sorpresa lo attende ossia avere la bottiglia d'acqua completamente congelata: cavolo, allora fa veramente freddo, non è solo il vento!


Quella linea sotto la cresta che conduce al Pizzo del Diavolo non lascia presagire nulla di buono...

Rinfrancati da questi momenti di relax dopo pochi minuti riprendiamo la marcia dirigendoci verso il prossimo duemila della giornata: la Cima del Redentore!


Cima del Lago e la cresta del Redentore fra le nuvole.

Come dicevo prima per il suo raggiungimento credo non ci saranno grossi problemi, la cresta è ampia e nell'immediato le condizioni sono favorevoli a parte l'affondare nella neve fino alle ginocchia: la stanchezza inizia a farsi sentire.


Nuovamente in marcia tenendosi il più possibile a sinistra.

Ormai mancano solo alcune decine di metri alla vetta e bisogna risalire alcuni metri di dislivello, impresa quanto mai ardua a causa delle forti raffiche di vento che sono tornate a farsi sentire ora che il Vettore non ci ripara più dal vento.


"Nient’altro che del bianco a cui badare."
(Arthur Rimbaud)

La nostra tenacia viene premiata e dopo l'ennesimo sforzo raggiungiamo i 2448 metri della Cima del Redentore, quella che in passato era considerata erroneamente la montagna più alta dei Sibillini, i miei occhi però già si posano sull'affilata cresta che collega questa vetta alla montagna posizionata alcune centinaia di metri più a Est e che ogni tanto si intravede fra le nuvole: il Pizzo del Diavolo!


Ancora pochi metri per la Cima del Redentore!

Qui la situazione è complessa perché la cresta oltre ad essere molto sottile, presenta cornici aggettanti caratterizzate da una lunga linea di tensione sottostante e ci sono forti quanto improvvise raffiche di vento laterale... 
Mumble, mumble, mumble...
Mario non è per niente tranquillo, così come Mirko, effettivamente neanche io lo sono ma non lo do a vedere: dico ai miei amici almeno di fare un tentativo, vediamo fin dove si può arrivare e quando e se i rischi aumentano si torna indietro.
Prendo la testa del gruppo ed inizio a scendere, lasciandomi andare all'istinto che in queste fasi prende il controllo...

Piccola parentesi musicale-psicoanalitica.

"Synchronicity I" (Sincronicità I)
Musica The Police, testi di Sting

With one breath, with one flow

You will know
Synchronicity
A sleep trance, a dream dance,
A shared romance,
Synchronicity
A connecting principle,
Linked to the invisible
Almost imperceptible
Something inexpressible.
Science insusceptible
Logic so inflexible
Causally connectable
Nothing is invincible
If we share this nightmare
Then we can dream
Spiritus mundi
If you act, as you think,
The missing link,
Synchronicity
A connecting principle,
Linked to the invisible
Almost imperceptible
Something inexpressible.
Science insusceptible
Logic so inflexible
Causally connectable
Nothing is invincible
We know you, they know me
Extrasensory
Synchronicity
A star fall, a phone call,
It joins all,
Synchronicity
A connecting principle,
Linked to the invisible
Almost imperceptible
Something inexpressible.
Science insusceptible
Logic so inflexible
Causally connectable
Nothing is invincible
It's so deep, it's so wide
Your inside
Synchronicity
Effect without a cause
Sub-atomic laws, scientific pause
Synchronicity...

Sincronicità I

Con un respiro, con un flusso

Conoscerai
Sincronicità
Una trance nel sonno, un ballo da sogno
Una storia d'amore condivisa
Sincronicità
Un principio di collegamento
Legato all'invisibile
Quasi impercettibile
Qualcosa di inesprimibile
La scienza è insensibile
La logica così inflessibile
Casualmente collegabile
Tuttavia nulla è invincibile
Se condividiamo questo incubo
Allora possiamo sognare
Lo spiritus mundi
Se agisci, come pensi
Il legame mancante
Sincronicità
Un principio di collegamento
Legato all'invisibile
Quasi impercettibile
Qualcosa di inesprimibile
La scienza è insensibile
La logica così inflessibile
Casualmente collegabile
Tuttavia nulla è invincibile
Noi conosciamo te, loro conoscono me
Extrasensoriale
Sincronicità
Un principio di collegamento
Legato all'invisibile
Quasi impercettibile
Qualcosa di inesprimibile
La scienza è insensibile
La logica così inflessibile
Casualmente collegabile
Tuttavia nulla è invincibile
È così profondo, è così vasto
Il tuo intimo
Sincronicità
Effetto senza causa
Leggi subatomiche, pausa scientifica
Sincronicità...

Synchronicity I live in 1983. Recorded in Atlanta, Georgia at the OMNI.

Traccia 1 dell'album "Synchronicity" (1983) The Police


"Synchronicity II" (Sincronicità II)
Musica The Police, testi di Sting

Another suburban family morning

Grandmother screaming at the wall
We have to shout above the din of our rice crispies
We can't hear anything at all
Mother chants her litany of boredom and frustration
But we know all her suicides are fake
Daddy only stares into the distance
There's only so much more that he can take
Many miles away something crawls from the slime
At the bottom of a dark Scottish lake
Another industrial ugly morning
The factory belches filth into the sky
He walks unhindered through the picket lines today,
He doesn't think to wonder why
The secretaries pout and preen like cheap tarts in a red light street,
But all he ever thinks to do is watch,
And every single meeting with his so-called superior
Is a humiliating kick in the crotch
Many miles away something crawls to the surface
Of a dark Scottish loch
Another working day has ended
Only the rush hour hell to face
Packed like lemmings into shiny metal boxes
Contestants in a suicidal race
Daddy grips the wheel and stares alone into the distance
He knows that something somewhere has to break
He sees the family home now, looming in his headlights
The pain upstairs that makes his eyeballs ache
Many miles away there's a shadow on the door
Of a cottage on the shore
Of a dark Scottish lake
Many miles away
Many miles away
Many miles away
Many miles away
Many miles away
Many miles away

Sincronicità II

Un'altra mattina di periferia

La nonna che grida al muro
Dobbiamo urlare sopra il chiasso dei nostri Rice Crispies
Non riusciamo a sentire assolutamente niente
La mamma canta la sua litania di noia e frustrazione
Ma tutti sappiamo che i suoi suicidi sono fasulli
Papà fissa solo lo sguardo lontano
C'è molto altro che può portare
Distante molte miglia
Qualcosa striscia dalla melma
Sul fondo di un cupo
lago scozzese
Un'altra orribile mattina industriale
La fabbrica vomita porcherie nel cielo
Oggi lui cammina senza ostacoli attraverso i picchetti degli scioperanti
Non pensa di chiedersi il perché
Le segretarie sporgono le labbra e si agghindano come prostitute da poco in una strada a luci rosse
Ma tutto quello che pensa di fare è guardare
E ogni singolo incontro col suo cosiddetto superiore
È un umiliante calcio nei genitali
Distante molte miglia
Qualcosa striscia sulla superficie
Di un cupo lago scozzese
Un'altra giornata di lavoro è finita
Si deve affrontare solo l'inferno dell'ora di punta
Inscatolati come sardine in brillanti scatole di metallo
Concorrenti di una corsa suicida
Papà afferra il volante e fissa solo lontano
Sa che qualcosa da qualche parte deve rompersi
Adesso vede la casa di famiglia profilarsi nella luce dei fari
Il dolore al piano di sopra che gli fa male agli occhi
Distante molte miglia
C'è un'ombra sulla porta
Di un cottage sulla riva
Di un cupo lago scozzese
Distante molte miglia
Distante molte miglia
Distante molte miglia
Distante molte miglia
Distante molte miglia

Il video ufficiale di Synchronicity II dei Police.

Traccia 6 dell'album "Synchronicity" (1983) The Police
Tutti i testi sono coperti da copyright e sono di proprietà degli autori.


Era il lontano 1983 e i The Police, ormai sull'orlo della rottura dopo sei anni vissuti intensamente, pubblicavano il loro ultimo album, il canto del cigno, considerato dal pubblico e dalla critica come il migliore, con brani di grande successo come "Every Breath You Take", "King of Pain", "Wrapped Around Your Finger" e "Synchronicity II", giusto per citarne alcuni. Il titolo dell’album, "Sincronicity", si deve all'influenza esercitata sul leader della band, Gordon Sumner, alias Sting (autore di 9 degli 11 brani), da una teoria formulata dallo psicanalista svizzero Carl Gustav Jung ossia quella della sincronicità: dottrina che nasce dall'incontro tra fisica e psicanalisi. Inizialmente allievo di Freud, Jung aveva preso le distanze dal suo mentore fino alla rottura definitiva sviluppando una diversa scuola di pensiero; negli anni Trenta incontrò lo scienziato austriaco Wolfgang Pauli, che nel 1945 avrebbe vinto il premio Nobel per la fisica, dapprima suo paziente, che divenne suo amico e collaboratore, consapevoli entrambi del fatto che “Pauli non capiva niente di psicologia e Jung non capiva nulla di fisica”. Poiché entrambi avevano studiato l’antica scienza dell’Alchimia concentrarono le loro ricerche sul "quarto escluso" della fisica moderna integrando così la triade Tempo, Spazio e Causalità con un quarto elemento, la sincronicità. Questo differisce dal sincronismo in quanto sembra assumere un valore di precognizione come ad esempio pensare ad una persona e ricevere poco dopo una sua telefonata: come scrissi, i nostri sentimenti più profondi, il nostro inconscio, in qualche modo, anticipano quello che accadrà, ci danno informazioni sul divenire.


La cresta del Redentore dalla vetta della cima omonima.

Questa teoria, per certi versi eretica rispetto alla scienza, è considerata da molti una pseudoscienza anche se è stato constatato più volte uno strano fenomeno, che dal fisico austriaco prende il nome di "Effetto Pauli" (da non confondersi con il "Principio di esclusione di Pauli", che è un fenomeno peculiare della fisica quantistica): poiché i fisici si dividono tra "teorici" e "sperimentali" si dice che la semplice  presenza di un fisico teorico nei pressi di un laboratorio dove si svolgono esperimenti abbia effetti disastrosi sulle apparecchiature e talora sull'incolumità stessa delle persone. A tal proposito si narra che una volta Pauli riuscì a provocare il malfunzionamento di un apparecchio scientifico semplicemente scendendo dal treno nella stessa città il tempo necessario a prendere la coincidenza.
Avevo già discusso della sincronicità in un post (vedi post Pizzo Berro per la Val di Panico Invernale), stavolta ne ritorno a parlare essenzialmente per due ragioni di cui scriverò nelle prossime righe.
La prima, quella più banale, è che da qualche giorno ho in loop nella mente e di conseguenza nell'autoradio e nello stereo di casa, le canzoni di questo magnifico album dei Police; la seconda invece merita una più approfondita digressione.
Come dicevo poc'anzi stiamo percorrendo la sottile cresta che collega la Cima del redentore al Pizzo del Diavolo e le condizioni per una progressione in relativa sicurezza stanno man mano scemando: come al solito sto in testa al gruppo ed il mio avanzare sta divenendo sempre più difficoltoso; le gambe affondano sempre di più ma quello che fa suonare il campanello d'allarme già da un po' è che la neve che si è accumulata in cresta (grazie alle abbondanti nevicate dei giorni scorsi) non è ancora coesa con lo strato sottostante. Questa cosa poteva andar bene finché la cresta era abbastanza larga ma ora che sono nel suo punto topico (ripido pendio e larghezza prossima al metro), mi rendo conto che è giunto il momento di alzare bandiera bianca: è praticamente impossibile far sicura e le forti raffiche di vento laterale vanno a completare il quadro a tinte fosche che si va delineando. 
Niente da fare, si torna indietro!


Dietrofront!

Durante queste fasi, a compensare la tensione, già da un po' Synchronicity II risuonava nella mia mente, d'un tratto però mi rendo conto che il ritmo è cambiato e sono passato a quello più sincopato di Synchronicity I: nel primo brano si narrano due storie parallele ossia la vita di un grigio impiegato da un lato e il risvegliarsi in un lago scozzese di una misteriosa creatura; nel secondo si descrive la sincronicità con alcuni esempi.
La consapevolezza di questo cambiamento risuona con intensità ma all'inizio non do peso a questa constatazione, intanto le parole scorrono e si vanno a confondere con i mille altri pensieri che si agitano nella mia mente: 

"(...) Se condividiamo questo incubo

Allora possiamo sognare
Lo spiritus mundi
Se agisci, come pensi
Il legame mancante
Sincronicità (...)"

L'espressione latina "Spiritus Mundi" (Spirito del Mondo) è un termine usato dallo scrittore William Butler Yeats per descrivere l'anima collettiva dell'universo, contenente i ricordi di tutti i tempi: dallo "Spiritus Mundi", credeva Yeats, arrivò l'ispirazione di tutti i poeti, "una memoria universale e una sorta di musa che fornisce ispirazione al poeta o scrittore", la fonte di tutte le immagini e simboli, un inconscio collettivo.

"(...) Noi conosciamo te, loro conoscono me

Extrasensoriale
Sincronicità (...)"


Da il "Corriere della Sera" del 26 Marzo 2018:

"Addio a Fabrizio Frizzi: è morto a 60 anni l’amato conduttore televisivo. "La vita è meravigliosa". L’aveva detto a poche ore dal suo 60esimo compleanno Fabrizio Frizzi. Nato il 5 febbraio 1958, è morto per un’emorragia cerebrale nella notte fra il 25 e il 26 marzo. A ottobre, l’ischemia, la paura e il ricovero in ospedale. "Sto combattendo - aveva detto -, non è ancora finita. Ogni tanto, com'è normale, qualche momento di sconforto può esserci, ma l’affetto della famiglia, del pubblico e degli amici è una luce che illumina tutto. La vita - ha concluso - è una cosa meravigliosa". Purtroppo non ce l’ha fatta."


"Ogni nuvola ha in sé il futuro; solo che non sappiamo leggerle."
 (Elias Canetti)

Qualcuno storcerà il naso, posso affermare però con la massima sincerità che questa non è una forzatura: durante queste fasi, per associazione di idee, uno dei miei pensieri era andato proprio a Fabrizio Frizzi.

La "catena" dei simboli, immagini, pensieri, ricordi che mi ha portato a lui è suppergiù la seguente:
... qui si rischia la vita, meglio tornare indietro, non è ancora giunto il momento di morire... come quella volta scendendo dal Monte Valmontagnana: il pendio sdrucciolevole, troppo ripido, qui si rischia la vita, meglio tornare indietro, torneremo con una corda al seguito e la fisseremo a quel tronco... non è bello morire di Sabato, vado a cena a casa di lei, non vedo l'ora, guarderemo la TV?
Chissà quali prove ci saranno stasera a "Scommettiamo... che?" su Raiuno? Farà la doccia nuovamente Frizzi oppure toccherà alla Carlucci? Lui in abito da sera con papillon, lei con uno splendido vestito nero... il 1991... altri ricordi... 

Milly Crlucci e Fabrizio Frizzi durante la prima edizione di "Scommettiamo... che?"  del 1991. Foto dal Web.

Stavolta la sincronicità, a differenza di altre volte in cui il fenomeno si era manifestato con connotati meno drammatici, come ad esempio leggere una frase che ci colpisce e poco dopo sentircela ripetere da un'altra persona oppure nominare un numero e vedere passare una macchina con la stessa cifra impressa sulla carrozzeria, si è palesata in tutta la sua tragicità: mai avrei potuto pensare a quanto poi è avvenuto, ed anzi, avevo "archiviato" il tutto senza rifletterci più del dovuto. La mattina del 26 Marzo, quando ho appreso della sua morte, un brivido mi è corso lungo la schiena. Non sono un grosso amante dei programmi di intrattenimento, voglio dedicare però un piccolo pensiero a Fabrizio, presenza gentile della TV italiana, che mi ha accompagnato nelle ore trascorse di fronte al piccolo schermo fin dall'infanzia: dalla trasmissione per ragazzi "Tandem" a "L'eredità" passando per "Scommettiamo.. che?", "Miss Italia", la "Partita del cuore", "Telethon", "I fatti vostri" ecc...
Questa perdita mi colpisce e riempie il mio cuore di tristezza perché questi volti noti della televisione diventano come una presenza di famiglia: ricorderò sempre il suo meraviglioso sorriso, la sua verve e la sua educazione. 
Che riposi in pace.
Intanto posso constatare, e questa ne è l'ennesima riprova, che siamo appesi a un filo: bisogna solo esserne consapevoli.

Chiusa parentesi musicale-psicoanalitica.

Mario e Mirko stanno già risalendo la cresta appena percorsa ed io non posso far altro che seguirli: mi giro di 180 gradi ed inizio a muovermi anche io promettendo a me stesso che tornerò, quando ci saranno le giuste condizioni tornerò! Visto che ci sono ogni tanto mi fermo e scatto delle foto, abbiamo iniziato la fase di ritorno e questa cosa già mi deprime, bisogna che mi tiri su il morale in qualche modo...


Neve farinosa, si torna indietro!

Grazie a ciò i miei amici prendono alcune decine di metri di vantaggio che si azzereranno nei pressi della "Forcella del Lago" dove dobbiamo affrontare, stavolta in discesa, il ripido pendio di neve fresca. Inizia Mario e spalle a valle scende con calma fino a toccare la base della forcella, arriva il turno di Mirko che spalle a monte inizia a scendere anche lui: quando si trova a pochi passi dalla base inizio a scendere anche io, spalle a valle. Tutto fila liscio a parte una piccola scivolata di Mirko avvenuta proprio quando iniziavo la mia discesa e di cui ovviamente non mi sono accorto.
Adesso dobbiamo risalire sulla Cima del Lago, superando 42 metri di dislivello che sembrano 4200!


La visibilità diventa pessima.

Il vento ricomincia a farsi sentire, stavolta le forti raffiche provengono dalla mia sinistra e il dolore alla spalla, proprio la sinistra, malconcia e dolorante da prima della partenza, si trasmette ad ondate pulsanti fino al gomito ed all'orecchio: una autentica tortura!
Non c'è problema, basta non pensarci troppo e concentrarsi su altre cose come ad esempio sul numero dei passi: uno, due, tre, quattro...
Raggiungo finalmente la vetta di Cima del Lago, oramai per completare il quadro manca solo la breve risalita a Punta di Prato Pulito poi sarà tutta in discesa!
Giunti su quest'ultima cima Mario vorrebbe scendere seguendo un percorso diverso e più lungo rispetto all'andata ossia quello classico per la cresta di Nord-Est che conduce al rifugio "Zilioli" e poi con un lungo traverso nuovamente al Vettoretto.
"Caro Mario, te lo puoi scordare, questo vento mi sta facendo impazzire e non voglio protrarre oltre quest'agonia, ma, cosa più importante, ormai il mio chiodo fisso è il "terzo tempo" da te organizzato: non mi dovevi dire nulla!"
Mirko è del mio stesso avviso così dalla vetta prendiamo alla nostra destra scendendo lungo la ripida cresta percorsa mille anni fa (veramente sono solo poco più di due ore...): W la democrazia!
Da qui inizia la "lunga" discesa, all'incirca ottocento metri di dislivello, seguendo in parte le nostre impronte e "tagliando" ulteriormente quando possibile, accompagnata dalla costante quanto fastidiosa presenza del vento: dati alla mano impiegheremo un'ora esatta per percorrere il tratto dalla vetta di Punta di Prato Pulito alle nostre auto parcheggiate a Forca di Presta.


Il Monte Vettore dal Vettoretto.

Non so come, ma anche se perdo tempo nello scattare fotografie, grazie alle mie scorciatoie raggiungo per primo l'agognata meta, pronto per quello che il buon Mario ha in serbo per noi. Accatastata alla bell'e meglio l'attrezzatura nel bagagliaio risaliamo subito sulle nostre auto (la temperatura esterna alle 13:30 indica -4°C!) e ci muoviamo in direzione Pretare. Nei pressi di una curva, all'incirca dove era posizionato il posto di blocco prima che la strada venisse riaperta, ci fermiamo in un'area attrezzata: qui è un po' più caldo, siamo intorno ai 3°C... A parte gli scherzi, questo punto è riparato dal vento e benché faccia ancora freddo la sensazione è quella di calore se confrontata con quanto provato sinora. 
I tavoli e le panche sono ricoperti di neve ma ciò non scalfisce gli intenti di Mario che in men che non si dica allestisce per noi un banchetto degno di un Re.
Avevo ragione nel voler scendere in fretta, Mario non si è smentito neanche in questa circostanza e nell'ordine gustiamo prosciutto di maiale artigianale, salamella di cinghiale, pane cotto a legna il tutto annaffiato con dell'ottimo vin cotto; per finire ciambellone fatto in casa (da inzuppare rigorosamente nel vin cotto) e frutta, cosa volere di più!
Grazie, grazie ed ancora grazie Mario! 
La prossima volta contraccambierò e ti farò assaggiare il mio speciale vino di visciola, quello fatto in casa da mio padre!

La nostra tavola imbandita e sullo sfondo il Vettore.


Galleria fotografica in preparazione.