Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


giovedì 17 dicembre 2015

Monte Porche, Cima Vallelunga e Monte Sibilla da Fonte della Iumenta Invernale

"... Adesso siamo alle pendici dell'ultima cima della giornata ed un senso di inquietudine inizia a pervaderci: il sottile profilo rossastro delle rocce sommitali incute davvero timore. Dove si passa per arrivare in vetta? Che difficoltà si dovranno affrontare? E' questo il bello dell'alpinismo, non si è mai certi di nulla, si deve ricominciare sempre daccapo...
... Lo zaino che porto caricato sulle spalle è pieno di tutte le emozioni, esperienze, ricordi, sentimenti che ho vissuto durante la mia vita, però, guardando bene, al suo interno c'è sempre spazio, c'è sempre un angolino vuoto che può essere riempito... "




Tredici Dicembre 2015
Partenza dal parcheggio degli impianti di risalita di Monteprata (1649m) ore 7:54
Rientro al parcheggio degli impianti di risalita di Monteprata ore 15:17
Durata escursione 7h 23' 
Lunghezza tragitto: 17,7 km circa
Grado di difficoltà: EEi
Dislivello in salita: 1163m 
Dislivello in discesa: 1087m 
Vette raggiunte: 2233m Monte Porche (omino di pietre), 2221m Cima Vallelunga (omino di pietre), 2173m Monte Sibilla (targa di pietra incisa) 
Quota massima: 2233m Monte Porche
Monti Sibillini su Wikipedia
Monte Sibilla su Wikipedia
Grotta della Sibilla su Wikipedia
Sibilla Appenninica su Wikipedia


Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione





Percorso:
Partenza dagli impianti di risalita del "Monte delle Prata" (1649m) seguendo il sentiero del Parco n.261 (segni bianco-rossi) fino alla sella (2090m) tra il "Monte Porche" (2233m) e "Palazzo Borghese" (2145m). 
Svoltare sulla sinistra salendo sulla vetta del "Monte Porche" seguendo il sentiero non segnalato n.7. Proseguire in cresta fino alla sella tra la "Cima Vallelunga" (2221m) ed il "Monte Sibilla" (2173m) seguendo il sentiero non segnalato n.10. Da questo punto (è presente una targa del Parco) si prosegue prima per la cima Ovest e poi per la vetta del "Monte Sibilla" seguendo il sentiero del Parco n.156 (segni bianco-rossi).
Il ritorno è avvenuto seguendo gli stessi sentieri in maniera inversa.



Relazione:
Cinque e mezza di mattina di una Domenica d'inverno, il giorno di Santa Lucia che, come dice il proverbio, "è il giorno più corto che ci sia", la data in cui il sole tramonta prima rispetto a qualsiasi altro giorno dell’anno.
Piccola parentesi scientifica.
Il realtà, astronomicamente parlando, il giorno più "corto" dell'anno è il 21 Dicembre, quando cade il Solstizio d’inverno, allora come si spiega questo paradosso. Chi è dalla parte della ragione, la tradizione popolare o la scienza?
Risolviamo subito la questione: quando la terra è prossima al punto di massimo avvicinamento al Sole (perielio), che capita il 4 Gennaio, ruota più rapidamente intorno alla nostra stella, però la sua velocità di rivoluzione rimane costante e i poli si trovano inclinati di 23 gradi rispetto alla perpendicolare della sua orbita. La somma di queste circostanze si traduce in un "anticipo" della posizione del sole nel cielo che si accumula durante l’anno, raggiungendo il suo acme il giorno del 1 Novembre con sedici minuti e mezzo: ebbene il 13 Dicembre questo "effetto" è ancora tangibile, ragion per cui il sole tramonta tre minuti prima rispetto al 21 dicembre, ecco spiegata la sensazione che il giorno di Santa Lucia sia quello più corto dell’anno. Nel solstizio d’inverno invece, anche se il tramonto avviene più tardi, le ore di luce sono minori perché l’alba è ritardata di più rispetto a quella del 13. Enigma risolto!
Chiusa parentesi scientifica. 
Come già detto sono in auto, da solo, mi sto dirigendo verso casa di Mirko, è quello il luogo del nostro rendez vous. Procedo speditamente, poche persone circolano per le strade a quest'ora di Domenica mattina: i pochi che vanno al lavoro, qualche vecchietto (con il cappello) che soffre d'insonnia, i cacciatori, i pazzi come me ed i ragazzi che hanno fatto serata in discoteca...
I  miei pensieri vengono interrotti da una paletta che mi si para davanti: no, un'altra volta!
"Per favore può mostrarmi patente e libretto?" 
Le stesse identiche parole, pronunciate dal medesimo Carabiniere circa un mese fa alla stessa ora, allo stesso posto e la solita routine: il collegamento con la centrale, l'attesa per il controllo da parte loro e dopo un tempo che sembra infinito per il responso, la riconsegna dei documenti.
"Vignaroli, facciamo l'alcol test?". "Facciamolo pure, per me non ci sono problemi, ma vestito come sono le sembro uno che ha fatto serata in discoteca? Magari Lei non si ricorda di me, incontra molta gente con il Suo lavoro, io invece ricordo perfettamente il nostro incontro di un mese fa circa: stessa ora, stesso luogo, stessi noi...".
"E' vero! Ora ricordo, Lei è quello che va in montagna... Dove va oggi di bello?...".
Ovviamente non rifarò più questa strada, non perché abbia qualcosa da nascondere, anzi, il problema è che tra una chiacchiera e l'altra ho perso quasi un quarto d'ora!
Finalmente, in leggero ritardo (ho recuperato lungo il tragitto), arrivo sotto casa di Mirko: partiamo senza indugi, ci aspettano circa due ore di viaggio. Il punto di partenza dell'escursione odierna è il parcheggio degli impianti di risalita di Monteprata, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il percorso che abbiamo pianificato nel corso della settimana ha caratteristiche del tutto simili a quelle di un "videogioco a livelli": affronteremo l'ascesa di una cima, superata quella se ci sono le condizioni proseguiremo per la successiva,  altrimenti torneremo indietro oppure devieremo per un'altra cima e così via, superando un "livello" dopo l'altro. 
Il primo obiettivo è quello di raggiungere la Sella posta tra il "Monte Porche" e "Palazzo Borghese", il crocevia delle nostre ambizioni odierne. Siamo in marcia, percorrendo una stradina ricoperta per la maggior parte da neve e ghiaccio che ci porterà in 2,5 Km alla "Fonte della Iumenta": fa abbastanza freddo, il sole è ancora coperto dalle cime circostanti ma la dolce pendenza della strada ci permette di imprimere fin da subito un buon ritmo alla marcia, che in pochi minuti fa "entrare in temperatura" il nostro corpo.

Castelluccio di Norcia visto dagli impianti di risalita di "Monte Prata".

Niente da dire, un buon riscaldamento. Arrivati alla fonte (1799m), dopo aver scattato alcune foto ai "Piani di Castelluccio" avvolti ancora dalla nebbia, iniziamo a salire tagliando sulla sinistra l'erto colle che abbiamo di fronte, seguendo l'evidente sentiero che ivi si snoda (segnavia 261, segni bianco-rossi). 
Ora non si scherza più ed i bastoncini che fino a qualche minuto prima utilizzavamo per cadenzare il ritmo della nostra marcia adesso, in alcuni passaggi, risultano fondamentali per fornirci appoggio e sostegno: più volte siamo tentati di calzare i ramponi, dove c'è ghiaccio è veramente difficile stare in piedi, cerchiamo però di rimandare questa necessità, magari dobbiamo prendere solo confidenza con questo terreno e condizioni. 

Traverso con ghiaccio sotto il "Monte Porche".

Adesso il sentiero svolta a destra, abbiamo aggirato completamente il colle sopracitato e stiamo salendo in diagonale lungo il fianco del "Monte Porche". In poco tempo, dopo aver superato alcuni traversi su ghiaccio abbastanza impegnativi, raggiungiamo la Sella tra "Palazzo Borghese" ed il "Monte Porche" (2090m).

Riusciamo a fare a meno dei ramponi.

Siamo giunti alla fine del "Primo livello", alla nostra destra si ergono i contrafforti rocciosi di "Palazzo Borghese", in un'ora circa possiamo completare il giro toccando le sue due cime, mentre alla nostra sinistra si staglia la vetta del "Monte Porche", punto di partenza di un giro molto più lungo ed impegnativo. 
Prima di decidere qualsiasi cosa ci soffermiamo ad osservare quello che ci circonda; infatti la visuale adesso è completamente aperta ed i nostri occhi vengono subito attratti dal profilo roccioso di "Palazzo Borghese", che sale maestoso alla nostra destra: che splendida montagna, non riesco a distogliere lo sguardo da quelle rocce e già i miei occhi tracciano il percorso per raggiungere la sua cima... 


"Palazzo Borghese" e la valle del "Lago di Pilato".

Però... No... 
C'è un qualcosa di più ammaliante, un miraggio più intenso che ancora non si vuole rivelare, che ancora i nostri occhi non possono vedere, un qualcosa o qualcuno che adesso sta assumendo il controllo: chi vogliamo prendere in giro, è tutto già scritto e predeterminato, solo ora che siamo arrivati qui tra queste montagne, da soli, a 2000 metri di altezza ne acquisiamo consapevolezza. Questa ossessione ha un nome che evoca mistero e timore, numerose sono le leggende e tradizioni orali che narrano le sue gesta: la Sibilla! Era da tempo che i miei pensieri erano rivolti in questa direzione, al mito cui si lega e a tutto quello che rappresenta per queste montagne, ed è quindi con una sorta di inesorabilità che diamo le spalle a "Palazzo Borghese" e puntiamo subito alla nostra sinistra, iniziando a salire per il ripido pendio che ci porterà in vetta al "Monte Porche", dove potremo vedere quello che ci spetta per il proseguo dell'escursione. Saliamo evitando, per quanto ci è possibile, il ghiaccio e la neve ed in meno di venti minuti siamo in vetta. Ecco, adesso finalmente tutto si rivela: da questa posizione privilegiata vediamo svolgersi di fronte a noi, curvando verso destra, l'affilata cresta che affronteremo nelle prossime ore. E' un susseguirsi di salite e discese che trovano il loro acme sulla "Cima Vallelunga" per poi proseguire alla stessa maniera fino all'ultimo punto di discontinuità: la vetta del "Monte Sibilla"!

La lunga cresta fino alla "Sibilla".

Niente più congetture, niente più calcoli, siamo al "secondo livello", da qui, superando difficoltà di vario tipo, sempre crescenti, si arriva direttamente al "boss", all'ultimo "muro" del nostro gioco.
Una piccola pausa, "due minuti due" per scattare alcune fotografie e siamo di nuovo in marcia, scendendo in cresta: siamo obbligati adesso a seguire il suo sottile profilo, siamo sulla "lama" ed il percorso da seguire è uno e basta. Ogni tanto si intravedono dei pali e qualche segno blu: rivedremo i segni bianco-rossi solo in prossimità del "Monte Sibilla", però questo non costituisce un problema, infatti orientarsi è davvero semplice.

Il vento ora inizia a soffiare forte...

Intanto il vento che spira da Sud-Ovest è cresciuto d'intensità (sarà una costante che ci accompagnerà per tutta l'escursione) e le raffiche laterali stanno diventando sempre più forti e frequenti: nei punti più esposti a volte bisogna "puntellarsi" a terra ed aspettare; in certi frangenti non riusciamo neanche a parlare tra noi, però andiamo avanti, con un buon passo, in un continuo sali e scendi che ci condurrà fino alla "Cima Vallelunga".


... ed i bastoncini volano!

In queste fasi dialoghiamo con noi stessi e alcune domande all'improvviso appaiono scritte con caratteri marchiati a fuoco nella mia mente: "Perché faccio tutto questo? Cosa mi spinge qui, in questi luoghi, lontano da tutto e tutti, in situazioni di potenziale pericolo?".
Mi viene in mente una canzone degli U2 dall'album "The Joshua Tree" intitolata "I still haven't found what I'm looking for", si, calza proprio a pennello con tutto ciò: il mio stato d'animo è quello descritto nel testo e ripensandoci, è da parecchio tempo che a intervalli più o meno regolari mi pongo questi interrogativi. 

Il  video di "I still haven't found what I'm looking for" registrato a Parigi nel 1987.

Lo zaino che porto caricato sulle spalle è pieno di tutte le emozioni, esperienze, ricordi, sentimenti che ho vissuto durante la mia vita, però, guardando bene, al suo interno c'è sempre spazio, c'è sempre un angolino vuoto che può essere riempito. C'è sempre questa voglia di mettersi in discussione, di non accontentarsi mai dei risultati e delle posizioni raggiunte e consolidate, la fame non è mai sazia: si alza sempre l'asticella, sempre più in alto... Ambizione? No. Dimostrare qualcosa a qualcuno? Neanche a parlarne.
Forse il tutto può essere ricondotto ad una singola parola: conoscenza.
Vivere, amare, soffrire, lottare, vincere, partire, tornare, incontrare... il fine, lo scopo è sempre lo stesso ossia quello di conoscersi; ed è qui, in queste circostanze, in queste situazioni, lontani dai confort e dallo stress di questa vita moderna che ci ritroviamo, è qui a stretto contatto con la natura che riusciamo ad individuare gli angoli più reconditi di noi stessi, è nelle situazioni di pericolo che il nostro istinto prende il sopravvento e ci porta alle radici del nostro io.


Poco sotto la vetta della "Cima Vallelunga".

Conoscenza... Dove mi porterà questo? Non lo so, vivendo forse lo scoprirò.
A proposito di istinto, quello di sopravvivenza ora prende il controllo e dice a chiare lettere che il nostro corpo ha bisogno di energia per andare avanti: poco sotto la "Cima Vallelunga" alcune rocce ci offrono un riparo dal vento dove poter allestire un piccolo bivacco. Attimi preziosi in cui poter parlare, condividere le emozioni finora vissute: anche questo è necessario per ritemprarsi, non solo il cibo.

Vista dal "bivacco" sotto la "Cima Vallelunga".

Via, in marcia, altre emozioni ci attendono. Saliamo fino alla "Cima Vallelunga" (2221m), dove un omino di pietre ci attende. Il "Monte Sibilla" è sempre più vicino e da questa angolazione il suo profilo sta diventando sempre più affilato, più inaccessibile.

Il profilo affilato della "Sibilla" inizia a mostrarsi in tutto il suo splendore.

Ormai manca davvero poco, raggiungiamo la strada che da Montemonaco arriva fin sulla sella posta tra il "Sibilla" e la "Cima Vallelunga": che dire, fiumi di inchiostro sono già stati versati per questo scempio, non posso che aggiungermi al coro unanime di condanna per questa inutile opera incompiuta che deturpa questa splendida montagna.
Adesso siamo alle pendici dell'ultima cima della giornata ed un senso di inquietudine inizia a pervaderci: il sottile profilo rossastro delle rocce sommitali incute davvero timore. Dove si passa per arrivare in vetta? Che difficoltà si dovranno affrontare?

Verso la vetta.

E' questo il bello dell'alpinismo, non si è mai certi di nulla, si deve ricominciare sempre daccapo. Paura? Si, un pochino si: paura dell'ignoto, paura di quello che non si conosce e che potenzialmente può mettere a repentaglio la tua vita. In questa circostanza il concetto è stato esasperato, portato al limite, non affronteremo per questa vetta situazioni di pericolo o passaggi "ardimentosi", ma ho fatto questo proprio per spiegare gli stati d'animo che emergono in queste situazioni e fornire una soluzione, una via di uscita. 
Quindi? Come se ne esce? Si rimane bloccati e non ci si muove più in attesa di non so cosa? Si torna indietro abbandonando la sfida? E se questo non fosse possibile, se ci si trova in un punto di non ritorno?
No, niente di tutto questo: il trucco è quello di pensare alle esperienze passate, ai pericoli affrontati e superati in situazioni simili. Questo ti conforta fin da subito, riesce a darti l'autostima necessaria per continuare, a trasformare la paura in fredda razionalità, ad entrare in uno stato dove è l'istinto che prende il sopravvento. Il mio acme è stato quando ho affrontato per la prima volta la "Vetta Centrale" del Corno Grande del Gran Sasso d'Italia (Vetta Centrale del Corno Grande del Gran Sasso d'Italia): tutto quello vissuto in seguito, paragonato a questo, è sempre stato meno difficile, meno pericoloso anche se in alcune circostanze non lo era!
Ecco perché meno di un anno dopo l'ho voluta affrontare nuovamente (Torrione Cambi e Vetta Centrale del Corno Grande del Gran Sasso d'Italia), ecco perché i miei obiettivi mutano ma crescono di livello costantemente, ecco perché la voglia di mettersi alla prova non viene mai meno.
Sono inconsciamente alla ricerca di quanto provato in quella circostanza? Forse, non lo so.
Arriviamo alla base delle rocce, l'ascesa si risolve in due semplici passaggi, da lontano sembrava tutto più difficile.

Sull'anticima della "Sibilla".

Siamo in vetta, "Monte Sibilla" (2173m), per arrivare qui abbiamo impiegato 4 ore esatte, ora non ci rimane che tornare al punto di partenza compiendo lo stesso percorso!
Le fotografie si sprecano, siamo euforici, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo dopo aver affrontato un bellissimo percorso: "Facciamoci anche un "selfie"!".

Selfie-time!

Dopo aver goduto per alcuni minuti della visuale a cui si accede solo trovandosi qui decidiamo di partire, è tempo di tornare indietro, e lo facciamo con rinnovata energia: ci aspetta un lungo tragitto, è vero, ma ne vale la pena, come sempre.

La valle del "Lago di Pilato".

Il sole adesso è alto ed i paesaggi che ci circondano sono mutati, sembra tutto diverso: spesso ci fermiamo, ma non perché siamo stanchi, no, le soste sono contemplative, servono per dare nutrimento al nostro spirito, chissà quando torneremo nuovamente!

Verso "Cima Vallelunga".

Il tempo passa ma i nostri passi sono più veloci, il nostro incedere è rapido, basta solo seguire le impronte lasciate in precedenza, non ci sono decisioni da prendere riguardo il percorso, anzi, riusciamo a trovare anche delle scorciatoie, delle varianti che vivacizzano la nostra marcia: ad esempio, una volta sopra la "Fonte della Iumenta", non abbiamo aggirato il colle che la sovrasta, come avevamo fatto per la salita, ma siamo scesi direttamente seguendo un percorso in linea retta.
Impiegando molto meno tempo che all'andata, giungiamo al parcheggio dove la nostra auto ci aspetta: abbiamo sconfitto il "boss", abbiamo finito il videogioco... Che sciocchi! 
Neanche per idea, questa era solo la prima parte di una lunga serie, tra qualche giorno ci aspetta la seconda, con un "boss" ancora più "cattivo" di questo!




Breve filmato girato sulla vetta della "Cima Vallelunga"




Momenti salienti in un collage video





Link per album Fotografico su Google Foto






Galleria fotografica


 I "Piani di Castelluccio" dietro il fontanile della "Iumenta".



Ghiaccio sul fontanile...




... e ghiaccio sul terreno.



 Verso la sella tra "Palazzo Borghese" e il "Monte Porche".



"Palazzo Borghese" e la valle del "Lago di Pilato".




La Cima del "Monte Porche".




Tutto il percorso fino alla "Sibilla".




Il vento inizia a soffiare forte!




 Come mai i bastoncini volano?



 Scendendo dal  "Monte Porche".



Vista dal "bivacco" sotto la "Cima Vallelunga".




Dalla "Cima Vallelunga" vista sulla valle del "Lago di Pilato".



Dalla "Cima Vallelunga" vista sulla "Sibilla" e sul Mare Adriatico.



Il profilo affilato della "Sibilla" inizia a mostrarsi.




Verso la Vetta dell'ultimo duemila della giornata.








Le belle rocce rossastre della "Sibilla"!




Tutto ok Mirko! Aspetta che ti scatto una foto, ossia...



 questa!



Sulla destra la seconda cima della "Sibilla".



In basso la "Gola dell'infernaccio".



Nell'ordine, da sinistra verso destra: Il "Monte Bove Sud", il "Pizzo Berro" e il "Monte Priora".



 Le parole sono superflue...



Scatti dalla Vetta, il risultato è...




... una panoramica a 360 gradi che ha del meraviglioso.




 La targa di pietra con incisione posta sulla Vetta della "Sibilla".



 Il sottoscritto...



 Un selfie dalla vetta ci vuole proprio!



Tutto il percorso che ci spetta per il ritorno.



 Percorrendo la cresta tra il "Monte Sibilla" e la "Cima Vallelunga". Sullo sfondo, a sinistra, la valle del "Lago di Pilato".



La lunga via per il ritorno: la "Cima Vallelunga" e il "Porche".




Aderenza sempre al limite.



"Palazzo Borghese" dalla cima del "Porche".




Dall'omino di pietre del "Porche" vista sui "Piani".



 In posa!



 I "Piani di Castelluccio" dal ripido colle sopra la fonte della "Iumenta".