Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


giovedì 23 giugno 2016

Forra di "Pago delle Fosse" in Valnerina

"... mi spingo all'indietro nel vuoto affidandomi completamente alla corda: scivolo per 7-8 metri fino a toccare una piccola cengia, scendo ancora e sono sospeso nel vuoto. Di fronte a me si apre una piccola grotta e ora la discesa avviene libera da ogni vincolo... "



Undici Giugno 2016 
Partenza da strada sterrata dopo bivio SS 209 “Valnerina” Località Terria (262m) ore 8:06 
Rientro su strada sterrata dopo bivio SS 209 “Valnerina” Località Terria ore 16:16
Durata escursione: 8h10m 
Distanza percorsa: 18,2Km circa (di cui 3,5 Km percorsi in automobile)
Grado di difficoltà: EEA
Quota max raggiunta: 1048m lungo la strada poco doltre l'abitato di Monte San Vito
Dislivello in salita: 1058m circa
Dislivello in discesa: 1055m circa




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.





Percorso:
Lungo la SS209 Valnerina giunti al bivio per la località "Terria" si svolta sulla sinistra, si attraversa il  ponte sopra il fiume "Nera" (un ponte a mezzaluna di cemento armato) e si svolta subito a sinistra imboccando una carrareccia che costeggia il fiume stesso.
Si prosegue finché a destra non appare il recinto che delimita il perimetro di una grossa stalla dove si parcheggia l'auto.
Per raggiungere l’attacco della forra si ritorna sulla strada statale “Valnerina”,  e si svolta a destra in direzione "Visso": raggiunta la località "Ceselli" (sono circa 2Km), si svolta a destra, ed al successivo bivio si prosegue ancora a destra per Monte S.Vito (sono altri 10Km circa). Durante questo tragitto si transita per il grazioso borgo di "Civitella" prima e "Monte San Vito" poi. Per accorciare il percorso ci sono dei sentieri segnalati con tanto di indicazioni e tempi di percorrenza per il tragitto da "Ceselli" a "Monte San Vito".
Una volta raggiunto quest'ultimo si prosegue ancora a destra seguendo la strada che corre sopra il paese per circa un chilometro fin quando non si incrocia un bivio: si gira a destra seguendo la carrareccia che prosegue in leggera discesa (poco prima sulla destra è presente una fonte, non si deve svoltare lì!). Man mano che si avanza la strada si restringe sempre di più: è questo il punto dove lasciare un'eventuale seconda auto. Proseguendo si incominciano a mostrare i primi contrafforti rocciosi che identificano il punto di accesso della forra; infatti dopo aver percorso una "S", nel punto più basso della strada, si nota sulla destra una piccola traccia che va a perdersi lungo il greto asciutto del fosso: percorsi pochi metri si arriva al primo salto.
Il percorso dentro la forra è praticamente obbligato e terminata la serie di salti si giunge nei pressi di una grossa condotta in cemento armato. Praticamente ci sono due grossi scalini che impediscono di proseguire seguendo il greto del torrente: il primo è alto circa 4 metri, il secondo almeno 3 metri. Per la discesa si scende sulla sinistra dove alcuni alberi permettono di scendere dal primo al secondo gradone dal quale con un balzo si scende a terra. Si prosegue ancora per pochi metri lungo il greto del torrente finché sulla sinistra appare la carrareccia dove è stata lasciata l'auto.




Relazione:
Ad essere sinceri ancora non mi pare vero di essere qui: erano circa due anni che non andavo più per forre ed invece eccomi qua, sto scendendo in doppia lungo la prima delle quindici calate di una delle più belle forre dell'Umbria, quella di "Pago delle Fosse". Le emozioni, le sensazioni però sono sempre quelle, non è cambiato nulla in questo tempo.
Siamo in due per questa avventura, io e Moreno: l'ultima escursione insieme risale a più di un anno fa (Valle delle Prigioni e al Monte Motette Invernale) e quella volta si trattò di un trekking. Come dicevo, oggi il discorso è completamente diverso e siamo attrezzati di tutto punto per affrontare quello che ci spetta, facciamo però un piccolo passo indietro.
Dicevo che siamo solo in due e questo già ha inciso in maniera molto importante per la logistica dell'escursione: abbiamo una sola automobile che decidiamo di parcheggiare nel punto di arrivo della forra. Ragion per cui lungo la Valnerina (SS209) giunti al bivio per la località "Terria" svoltiamo a sinistra, attraversiamo il  ponte sopra il fiume "Nera" (un ponte a mezzaluna di cemento armato) e svoltiamo subito nuovamente a sinistra imboccando una carrareccia che costeggia il fiume stesso.
Proseguiamo finché alla nostra destra non appare il recinto che delimita il perimetro di una grossa stalla: ci siamo, inversione a "U", e parcheggiamo l'automobile in una piccola piazzola alla nostra sinistra. Prepariamo armi e bagagli e siamo pronti: in teoria dobbiamo macinare parecchi chilometri per raggiungere l'attacco della forra, confidiamo però in un aiuto dall'esterno...
Infatti per raggiungere l’inizio della forra dobbiamo ritornare sulla strada statale “Valnerina”, svoltare a destra e proseguire in direzione "Visso", raggiungere la località "Ceselli" (sono circa 2Km), svoltare a destra, ed al successivo bivio proseguire ancora a destra per Monte S.Vito (sono altri 10Km circa). Durante questo tragitto si transita per il grazioso borgo di "Civitella" ed una volta raggiunto "Monte San Vito" si prosegue ancora a destra seguendo la strada che corre sopra il paese. Poi si proseguirà circa per un chilometro fin quando non si incrocia un bivio: si gira a destra seguendo la carrareccia che prosegue in leggera discesa (poco prima sulla destra è presente una fonte, non si deve svoltare lì!). In automobile per percorrere questo tragitto ci vuole circa un quarto d'ora, massimo venti minuti (più che altro per le pessime condizioni della strada da "Civitella" a "Monte San Vito") a piedi invece il discorso cambierebbe. Ho usato il condizionale perché durante la nostra marcia iniziamo a fare l'autostop: lungo la statale "Valnerina" neanche a parlarne, di auto ne transitano parecchie ma purtroppo nessuno si ferma. Ad essere sinceri in questi tempi "bui" è rischioso caricare qualcuno in macchina e ad ulteriore riprova di questo basta leggere quanto accade nei fatti di cronaca: il trucco dell'uovo lanciato sul finestrino, la persona che si finge ferita a terra ecc... tutto per farti fermare l'auto e poi... E' brutto pensare a queste cose, mi auto-censuro, anche se la realtà è purtroppo questa. Alla luce di quanto detto io non sono molto fiducioso e sono rassegnato a percorrere l'intero tragitto a piedi; Moreno invece è più ottimista, spera in questa opportunità, il suo pollice sempre all'insù appena si ode il rumore di un'auto: abbiamo dalla nostra parte la maniera in cui siamo abbigliati e tutta l'attrezzatura (zaino, corde, cordini, moschettoni, caschetti, piastrini ecc...). Terminiamo però la parte di percorso lungo la statale "Valnerina" con le nostre gambe.
Giunti a "Ceselli" incontriamo persone di fronte alle loro abitazioni e adottiamo la tattica di prendere la questione alla "lontana": "Scusi, quanto manca per Monte San Vito? E' faticoso da qui? Abbiamo lasciato la macchina a Terria, saliamo per affrontare la forra di "Pago delle Fosse". Sa se qualcuno fa un servizio navetta?".
Niente, nessun risultato, decidiamo allora di essere più sfrontati: "Scusi, ci porterebbe a Monte San Vito?". Per certi versi ci siamo divertiti, abbiamo ascoltato delle scuse inverosimili e strampalate che neanche sto ad elencare, resta il fatto però che non abbiamo trovato nessuno disposto ad accompagnarci.
Solo un signore ci ha dato una mano dicendoci che per risparmiare un paio di chilometri da "Ceselli" a "Civitella", bisogna prendere una strada imbrecciata sulla sinistra subito dopo aver incrociato il primo ponte lungo la strada: magra consolazione, intanto il numero dei chilometri percorsi ed il dislivello in salita crescono sempre più.
Troviamo la famosa strada e notiamo che ci sono alcuni cartelli con tanto di indicazioni e tempi di percorrenza. 


Uno dei segnavia che nel computo totale ci farà risparmiare qualche chilometro.

In breve tempo, seguendo anche i numerosi segnali bianco-rossi arriviamo a Civitella, e, sempre per sentieri e strade secondarie la superiamo fino a raggiungere nuovamente la sede stradale. 

Il grazioso borgo di "Civitella".

Ne percorriamo un bel pezzo, tengo sotto controllo il GPS per capire quanto manca al paese, procedere qui sulla strada adesso non è per niente bello... Mancano circa 3,5 Km... Un rumore, si, è quello di auto che sale! E' la prima che incontriamo da quando siamo sulla strada da "Ceselli" a "Monte San Vito", magari qui si fermano! Arriva di gran carriera un SUV nero e appena il conducente ci nota si ferma. Risparmiarsi altri 3 chilometri e mezzo non sarebbe male! Sono due mountain-bikers, stanno salendo a "Monte San Vito" per iniziare un'escursione del tipo diverso dalla nostra ovviamente: "Ragazzi, stiamo salendo a Monte San Vito per raggiungere l'attacco della forra, ci date un passaggio? Se riuscite a mettervi tra una bicicletta ed un'altra nessun problema!". Ci facciamo piccoli piccoli e ci stiamo, giusti, giusti!
Durante il breve tragitto facciamo due chiacchiere e li ringraziamo numerose volte per l'aiuto che ci stanno dando, l'unico inconveniente è che stiamo un po' scomodi e di certo l'asfalto non ci aiuta pieno come è di grosse buche ed avvallamenti. In pochi minuti siamo in paese, salutiamo e ringraziamo nuovamente i nostri "salvatori" per l'aiuto fornitoci e prendiamo la stradina che sale alla nostra destra. 


Sulla strada, poco fuori Monte San Vito, in direzione della forra.

Dopo pochi minuti di marcia notiamo ancora sulla nostra destra una fonte con trocche: no, non è qui che si deve svoltare! 


No Moreno! Non si deve svoltare qui ma più avanti! Torniamo indietro che è meglio!

Andiamo avanti e dopo un po' raggiungiamo un bivio: si, qui dobbiamo svoltare a destra, in leggera discesa! Man mano che avanziamo la strada si restringe sempre di più: era questo il punto dove lasciare l'eventuale seconda auto... 

Si iniziano a intravedere le alte pareti della forra.

Proseguiamo, di fronte a noi, in mezzo al bosco, incominciano a mostrarsi i primi contrafforti rocciosi che identificano il punto di accesso della forra; infatti dopo aver percorso una "S", nel punto più basso della strada, notiamo alla nostra destra una piccola traccia che va a perdersi lungo il greto asciutto del fosso: finalmente ci siamo!


Lungo il greto del torrente in secca.

Il percorso ora si sta incassando sempre di più tra le rocce e dopo pochi minuti di marcia raggiungiamo il primo salto: sono le ore 10:35. 


Un piccolo spuntino è proprio necessario!

Un piccolo spuntino ora è proprio necessario, abbiamo percorso circa 10Km e superato un dislivello in salita di circa 700m (ho tolto da questo computo quanto percorso in automobile): indossiamo l'imbragatura, il caschetto, prepariamo la corda e tutta la chincaglieria metallica e siamo pronti! 


Si aprono le danze!

Sono il primo per questa calata di quindici metri, oggi ho con me del nuovo materiale che voglio testare: ho acquistato recentemente un "Reverso" della Petzl (un secchiello, in gergo) che utilizzerò come discensore, per il resto le calate in doppia avverranno in maniera classica ossia con una "Longe" (nel mio caso una fettuccia) fermata tramite nodo "Bocca di lupo" sull'anello di servizio dell'imbragatura, moschettone a ghiera all'altro capo a tenere il reverso, la corda doppia infilata sul reverso stesso fermata tramite altro moschettone a ghiera e per finire un cordino a formare un nodo autobloccante "Marchand" sulla coppia di corde, fissato tramite altro moschettone a ghiera all'anello di servizio dell'imbragatura.  


Sono il primo a calarmi!

Le operazioni da compiere sono e saranno sempre queste, per quindici volte, ma la concentrazione da tenere dovrà rimanere sempre alta perché basta un minimo errore e ci si ritrova dall'altra parte, con Caronte che ci fa da traghettatore...

Piccola parentesi tecnica.
Innanzitutto ci tengo a precisare che l'approccio con  il quale affronteremo il percorso e le calate sarà di tipo alpinistico in quanto la forra è asciutta per la maggior parte dell'anno, quindi materiali e tecniche non saranno quelli che vengono comunemente usati dai torrentisti puri.
L'ordine delle operazioni che "meccanicamente" sarà svolto è precisamente questo:
- si collega la fettuccia (precedentemente fissata all'anello di servizio tramite nodo "bocca di lupo") tramite moschettone a ghiera alla sosta;
- si inserisce un capo della corda nel vertice della sosta, si costruisce un "nodo a otto" sul capo e si farà scorrere fintantoché il segno che indica la metà della corda non coincide con il vertice della sosta stessa;
- si prende l'estremità della corda rimasta a monte e prima di lanciarla si costruisce un altro "nodo a otto", anche su questa estremità;
- una volta lanciata la corda si costruisce un "Marchand" tra la coppia di corde e l'anello di servizio dell'imbragatura, il tutto fissato tramite un moschettone a ghiera;
- sul tratto di corde compreso tra il "Marchand" ed il vertice della sosta si inseriscono le corde nel discensore, che verrà "fermato" sulle stesse tramite un altro moschettone a ghiera;
- come altezza di riferimento per il posizionamento del discensore si prende il livello del volto (altezza considerata quando si è appesi con la corda in tensione), questo per evitare il contatto tra il discensore stesso ed il "Marchand", che inficerebbe il corretto funzionamento di quest'ultimo;
- si sgancia il moschettone a ghiera dalla sosta (quello di auto-assicurazione) e lo si aggancia al discensore e, portate indietro le ghiere dei moschettoni di 1/2 di giro, ci si inizia a calare (questo passaggio di portare indietro le ghiere di mezzo giro serve per evitare il loro "grippaggio": ciò può accadere perché la ghiera viene serrata a fondo corsa sotto carico, il moschettone ha una certa elasticità intrinseca, ne consegue che quando si toglie il carico la ghiera possa rimanere "inchiodata");
- durante la discesa con una mano si tiene il nodo autobloccante (il "Marchand") e con una leggera pressione verso il basso gli si impedisce di stringersi eccessivamente intorno alle corde bloccando così lo scorrimento; con l'altra mano invece si possono stringere le corde regolando così la velocità della discesa;
- una volta giunti a terra si liberano le corde e si avverte il compagno che la corda è "Libera".
Chiusa parentesi tecnica.

Sono a terra, libero le corde e grido a Moreno che la corda è libera: non è andata bene, ho avuto problemi di scorrevolezza, forse non mi sono lasciato andare abbastanza, magari sono un po' arrugginito, fatto sta che sono sceso "lentamente", vediamo come andrà più avanti con le altre calate. Ricapitolando la prima sosta è posta sopra un salto di 15m ed è allestita a sinistra.


Il primo salto visto dal basso.

Intanto noto subito che in questa parte di percorso la distanza tra i salti è considerevole, ad esempio, per arrivare al secondo salto dobbiamo percorrere dei lunghi scivoli di roccia calcarea: a volte si riesce a passare ai lati aiutati dalla vegetazione; altre volte invece si è obbligati a scendere lungo questi "toboga" naturali.


Il primo lungo scivolo.

La concentrazione da tenere durante lo svolgimento di questi passaggi è altissima, alcuni tratti sono lunghi ed abbastanza esposti, la roccia bagnata: scendiamo con il sedere praticamente appoggiato sui talloni, le braccia larghe per controllare le imbardate laterali e le suole degli scarponi che controllano la scivolata. Il bello è che siamo solo all'inizio...
Arriviamo alla seconda sosta (salto di 10m, sosta a sx), anche stavolta mi calo per primo ed anche in questa circostanza ho problemi di scivolamento ed inizio ad avere i primi dubbi su questo "reverso", mi sgancio, do il via libera a Moreno ed intanto vado in avanscoperta. 


La seconda calata dall'alto, si intravede il mio braccio destro.

Ancora la seconda calata, stavolta vista dal basso: Moreno in azione!

Raggiungo la famosa sosta dove si è staccato un masso: Moreno nelle conversazioni telefoniche antecedenti l'escursione mi aveva accennato a questa cosa e noi in via prudenziale ci siamo portati dietro tutto l'occorrente per allestire una sosta. Da quello che vedo però non ve ne sarà bisogno, infatti il fix danneggiato dalla frana è stato già sostituito con un'altro nuovo, bene, meglio così.

L'anello rovinato è stato già sostituito.

L'unica preoccupazione è data da questo grosso masso che ha degli spigoli vivi dove la corda dovrà per forza di cosa strisciare rovinandosi (sosta a sx, calata di 5m).


No, scavalcare questo masso non è per niente agevole!

Ci siamo, anche questa volta sarò il primo e qui, complice la contropendenza, i problemi con il "reverso" si accentuano ulteriormente: rimango praticamente incastrato poco sotto il masso e riesco ad uscirne fuori solo con l'aiuto delle braccia visto che le gambe penzolano nel vuoto. 

Discesa per la terza calata.




Breve filmato della terza calata.

Una volta a terra mi accorgo che non è finita qui, infatti per calarmi sugli "scivoli" devo ancora superare un piccolo salto: fatto questo trovo sulle rocce alla mia destra due anelli. Ok, fermiamoci qui ed aspettiamo Moreno!


Gli anelli posti per facilitare la discesa lungo le "marmitte".

Questi ancoraggi non sono presenti nelle guide trovate online, più che altro credo siano stati messi per agevolare il superamento delle "marmitte" (grosse placche calcaree contigue): qui non ci si può aiutare con la vegetazione, ai margini c'è solo roccia. Una volta recuperata la corda e preparata la sosta iniziamo a calarci e lo faremo praticamente fino al suo termine. 


Alla ricerca della via migliore.

Siamo in un punto relativamente sicuro quando termina la nostra calata ma questa parte di percorso è lungi dall'essere terminata. In alcuni tratti ci aiutiamo con la vegetazione che ora è ricomparsa ai lati ma in altri siamo obbligati a passare e scivolare sopra le rocce: si ricomincia con il "toboga"!


Qui si scende in modalità "scivolata poco controllata".

Finalmente raggiungiamo la sosta successiva, era ora! Prendo dall'attrezzatura al seguito una piastrina gi-gi (la "Ovo" della Camp): utilizzerò questa al posto del "reverso".
Stavolta Moreno si calerà per primo ed io aspetterò sulla sosta il suo segnale di: "Libera!".


Il quarto salto (15m), quello che per l'occasione abbiamo battezzato della "Bombola GPL".

Moreno che si cala.

Preparo il "Marchand", attrezzo il gi-gi, disinserisco il moschettone di sicurezza dalla sosta e lo inserisco sul gi-gi, controllo i serraggi, mando le ghiere indietro di mezzo giro e mi lancio nel vuoto... (sosta a dx, salto di 15m, all'inizio, tra le rocce vi è incastrata una vecchia bombola di GPL!)


Anche vista da sotto fa un bell'effetto!

Ora è tutta un'altra cosa, sembra di volare, in un battibaleno sono a terra! Bene, bene, quindi non ero arrugginito io!



Bella calata questa, proprio divertente!

Recuperiamo la corda e siamo nuovamente pronti per la discesa che avverrà nuovamente disarrampicando: dobbiamo superare nell'ordine due salti, degli scivoli e delle "marmitte" prima di arrivare alla sosta successiva!
E' una faticaccia, non fisica (oltre allo zaino ora ho sulle spalle anche la "bambola" della corda, lo zaino impermeabile di Moreno sta cedendo...), lo sforzo è mentale: i movimenti devono essere gestiti con accuratezza, devono essere studiati uno ad uno. Per i salti di problemi non ce ne sono, perché anche se odio disarrampicare di appigli ce ne sono in abbondanza; stessa cosa anche sugli scivoli, lateralmente le mani trovano sempre qualcosa per frenare il moto; le "rogne" arrivano sulle "marmitte" dove ci si deve abbandonare e cercare di gestire in qualche modo la scivolata.
Non so quanto tempo passa ma raggiungiamo un tratto di bosco abbastanza ampio: l'esposizione è notevole e per aiutare la progressione in questo tratto sono state installate delle corde a mo' di corrimano. 


Le corde di protezione poste poco prima del quinto salto (18m).

Si passa dal lato sinistro a quello destro della forra fino a giungere sopra una cengia da dove ci si affaccia su uno dei salti più alti, quello di 18 metri. La sosta è alla nostra destra ed è collegata tramite una "clessidra" alle corde di cui sopra. Lanciamo la corda nel vuoto perché da come è posizionata la sosta non si riesce a vedere il fondo e Moreno inizia a calarsi.


Moreno sta già scendendo.

Il tempo in questi istanti si dilata per la concentrazione, per la tensione, ed anche per il dubbio che mi attanaglia: vorrei dare un'altra chance al "reverso", che faccio? Monto questo o il gi-gi? Quando Moreno grida il segnale di corda libera ancora non ho deciso...
Inizio a calarmi...


Ora è giunto il mio turno, ancora con il "reverso"?

No, non va bene! Basta con questo "reverso"! Arrivo a terra e lo metto dentro lo zaino, in fondo a tutte le altre cose. Basta!
"Giallu, ancora con questo reverso? Ma non l'avevi messo via?" Laconicamente rispondo che è meglio lasciar perdere...
Neanche il tempo di rifiatare che siamo già nei pressi del salto successivo (12 metri, sosta a destra): non vedo l'ora di ripartire, voglio essere il primo, ho questa cosa dentro che mi consuma!
Svolgo tutte le operazioni di "costruzione" e di controllo (quest'ultima operazione la svolgo sempre due volte, vecchia abitudine di quando ero paracadutista...) ed inizio a calarmi. Stavolta e per tutte le calate successive, come già detto, utilizzerò il piastrino gi-gi: per diminuirne un poco la scorrevolezza ho ruotato di 90° il moschettone che serve per "fissarvi" le corde ripassandolo sulle stesse. Con la seguente immagine si capisce al volo quello che ho fatto (a parole un po' meno...).


A proposito di piastrino "gi-gi" e moschettoni.

Ecco, ora è perfetto, la velocità è come piace a me! Raggiungo la sosta successiva, mi affaccio oltre il bordo del salto: "Moreno! Fammi lanciare le corde di sotto! Forse con un'unica calata riusciamo a concatenarne due!"
Si, le corde terminano il loro percorso a terra e ne rimane una buona scorta! "Moreno, continuo!"


Sesto e settimo salto concatenati!

Man mano che scendo prendo sempre più confidenza con il gi-gi e la cosa mi conforta: la prossima calata sarà la più bella, quella più lunga con i suoi 35 metri e tutto deve essere perfetto. Una volta che Moreno si è sganciato iniziamo il recupero della corda, la riponiamo e dopo aver superato un paio di salti abbastanza ostici raggiungiamo la sosta successiva che appare alla nostra destra (salto di 35 metri, sosta a dx). Non sto nella pelle, siamo nel punto topico della forra, ora vedremo se chi ha tagliato la corda ha fatto il suo lavoro per bene: dovrebbero essercene 5 metri che ne avanzano su ognuna delle estremità. 


Sopra l'ottavo salto, il fondo si vede a malapena.

Svolgiamo le operazioni di routine e per avere conferma mi affaccio più che posso oltre il bordo delle rocce (assicurato alla sosta ovviamente!): è buio di sotto, però mi sembra di vedere appoggiate al suolo le estremità della corda. "Moreno, vado!"
Un cenno di intesa e mi spingo all'indietro nel vuoto affidandomi completamente alla corda: scivolo per 7-8 metri fino a toccare una piccola cengia, scendo ancora e sono sospeso nel vuoto. Di fronte a me si apre una piccola grotta e ora la discesa avviene libera da ogni vincolo... 
Solo a pochi metri da terra riesco ad appoggiare nuovamente la suola degli scarponi sulla roccia. Che bello! E' stato meraviglioso! Non riesco a trovare le parole per descrivere il mio stato d'animo: come dicevo in altri post bisogna esserci! 


Parte dell'ottava calata vista da sotto.

A volte ci si sacrifica all'inverosimile, si sudano le cosiddette "sette camicie", ma alla fine ne vale la pena, sempre! Una volta a terra, davanti a me, sulla sinistra, vedo la sosta successiva (7 metri, sosta a sx): questa calata sarà immersa nuovamente in mezzo al verde.


La sosta n.9 (7m).

Una volta sganciato e dato il segnale di ok a Moreno, mi godo anche la sua discesa e la riprendo. 


Breve filmato dell'ottava calata, quella da 35m.

Ora che siamo entrambi a terra dai nostri sguardi si capisce che proviamo le stesse emozioni, vediamo nei nostri occhi riflessa la stessa luce.
Andiamo, non c'è tempo, siamo in ritardo pazzesco rispetto alla tabella di marcia: parleremo più tardi, una volta giunti all'automobile, di quanto vissuto!
Questa volta non creiamo una "bambola" con la corda, ne prendiamo direttamente un capo e lo infiliamo direttamente nel vertice della sosta. Questa calata inizia e finisce senza storia...
Percorriamo un breve tratto in pianura e ci apprestiamo ad affrontare l'ennesima calata (10 metri, sosta a sx): da quanto letto la prima parte non è molto ripida ma la roccia è molto scivolosa proprio perché vi scorre dell'acqua; la parte finale invece è verticale e termina con una bella pozza d'acqua... Non voglio bagnarmi, ci sono riuscito finora, non voglio farlo proprio adesso che siamo quasi alla fine.
Moreno si cala ed in brevissimo tempo tocca il fondo, bagnandosi! Una volta che la corda è libera inizio a calarmi e, superata la prima parte che infida è dir poco, mi affaccio sulla piccola quanto mal posizionata pozza: tanto lo trovo il modo per non bagnarmi!
Scendo ulteriormente e poco prima di raggiungere l'acqua noto che c'è un piccolo quanto impercettibile dente sulla roccia: vi riesco ad appoggiare entrambe le punte degli scarponi ed inizio, in equilibrio molto, ma molto precario, a guadagnare corda. L'idea è quella di spiccare un salto dal dente verso il bordo della pozza e per fare questo mi devo sganciare, altrimenti una volta saltato torno indietro e sbatto contro la roccia. Il brutto di questa situazione è che sono letteralmente aggrappato alla parete di roccia, in trazione sulla corda ed il moschettone che tiene fissata la corda sul gi-gi è talmente anch'esso in trazione (bel gioco di parole) che non riesco a ruotarlo di 90° e quindi sganciarlo...
Ci vuole pazienza, pazienza certosina e tempo, che come dicevo prima non abbiamo più! Finalmente riesco nel mio intento e spiccato un balzo cado sull'asciutto!
"Vai Moreno! Alla faccia tua che ti sei bagnato i piedi!"
Era meglio che stavo zitto perché iniziamo a prenderci in giro come due scolaretti: "Hai impiegato più di un'ora a liberare il moschettone!? Meglio essere lenti ed asciutti che veloci e bagnati! Si ma se tutti facessero come te ecc...ecc..". Sembravamo due comari...Ah ah ah... Un po' di goliardia ci vuole, no?
E intanto camminiamo, scendendo lentamente ma inesorabilmente di quota, percorrendo piccole valli e canyon, disarrampicando su salti questa volta più piccoli finché alla nostra destra non compare una sosta: per affrontare questo salto bisogna calarsi!


L'anello posto a destra prima dell'undicesimo salto.

Inseriamo la corda dentro l'unico anello che la compone, svolgiamo tutte le operazioni di routine e via, di nuovo giù, per l'ultima volta... (sosta posizionata a dx, salto di 10m).

Undicesima e ultima calata!

No, non ci sono errori, ho detto per l'ultima volta. In teoria rimangono da affrontare ancora quattro calate rispettivamente di 5, 20, 6 e 5 metri, che però noi "saltiamo". Non è stata una cosa voluta poiché al termine di quest'ultima calata siamo scesi seguendo prima il greto asciutto del torrente e poi prendendo l'evidente sentiero che scendeva alla nostra sinistra per il bosco. Col senno di poi sicuramente dovevamo proseguire a destra se volevamo affrontare questi ultimi salti, ma il destino ha deciso così quindi volenti o nolenti ci adeguiamo anche perché siamo arrivati al termine del percorso: di fronte a noi, di traverso rispetto alla direzione di marcia, appare una grossa condotta in cemento armato. 


Lo sbarramento in cemento che indica la fine della forra.

Praticamente ci sono due grossi scalini che ci impediscono di proseguire seguendo il greto del torrente: il primo è alto circa 4 metri, il secondo almeno 3 metri. Avevamo letto che per tornare sulla strada dove avevamo lasciato l'auto poteva essere utile seguire il tubo di gomma nero posto in prossimità di queste condotte: alla nostra destra però non ci sembra plausibile visto l'intrico di rovi che ci troviamo di fronte; alla nostra sinistra il discorso cambia perché una volta saliti sopra il primo gradone, dove quest'ultimo si perde tra gli alberi, notiamo una possibilità di discesa. Aiutandoci proprio con il tronco di questi ultimi riusciamo a scendere sopra il gradone più in basso: da qui un agile balzo e siamo di sotto!
Ancora pochi metri lungo il greto del torrente quando alla nostra sinistra appare la carrareccia di questa mattina...
In pochi minuti raggiungiamo la nostra auto, siamo stanchissimi, rimettiamo a posto l'attrezzatura, ci cambiamo d'abito (quando si va per forre ci si sporca all'inverosimile) e partiamo: una bella birra, nel primo bar, del primo paese che incontriamo non ce la toglie nessuno!


Piccola sosta a "Scheggino" per una birra.




Riassumendo, questa è la sequenza delle calate e le parti significative del percorso:


  • n.1  15m (prima sosta, a sx);
  • Scivoli (si passa ai lati e ci si aiuta con la vegetazione);
  • n.2  10m (sosta a sx);
  • n.3  5m (sosta a sx, al centro della via è presente un masso frutto di una frana recente);
  • Marmitte (due anelli a dx utili a superare gli scivoli e salti);
  • n.4  15m (sosta a dx, la sosta della "bombola GPL");
  • Salti, scivoli e marmitte (in alcuni punti si passa ai lati e ci si aiuta con la vegetazione);
  • n.5  18m (tratto esposto con corda su alberi per arrivare all'attacco, sosta su cengia a dx);
  • n.6  12m (vista la lunghezza della corda e la vicinanza dei salti
  • n.7  15m  siamo riusciti a concatenare il tutto);
  • n.8  35m (bellissima!);
  • n.9  7m (sosta a sx subito dopo il salto precedente);
  • Piccola valle;
  • n.10 10m (sosta a sx);
  • Canyon e vallette; 
  • n.11 10m (anello a dx); 
  • Ultime 4 calate non effettuate perché percorso tragitto alternativo (5m, 20m, 6m, 5m).
  • Utilizzata una corda da 80m.




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    Uno dei segnavia che nel computo totale ci farà risparmiare qualche chilometro.

     Il grazioso borgo di "Civitella".


     Da Monte San Vito panoramica sulla Valnerina.


     Sulla strada, poco fuori Monte San Vito, in direzione della forra.


    No Moreno! Non svolta qui a destra nei pressi del fontanile ma più avanti!

     Civitella.


     Paesaggi umbri.


     Si iniziano a intravedere le pareti della forra.


     Si scende qui, a destra.


     Lungo il greto del torrente in secca.


    La gola inizia a restringersi sempre più.

     Piccolo spuntino!


    La sosta sul primo salto di 15m.

     Si aprono le danze.


     Sono il primo a calarmi!


    Il primo salto visto dal basso. 


     Il primo lungo scivolo.


    La seconda calata (10m) dall'alto. 


    Ancora la seconda calata, stavolta vista dal basso: immagini in sequenza...

     ... Moreno in azione!


     Quasi a terra!


     L'anello rovinato è stato sostituito.


     La terza sosta, quella che da sulle "marmitte", con il masso franato.


     Il primo meritato momento di relax.


    Scavalcare questo masso non è proprio agevole.

    Discesa per la terza calata (5m).

     Immagini in sequenza...


     Il masso della recente frana ci crea non pochi problemi.


    Breve filmato della terza calata.


    Poco sopra le "marmitte".

    Gli anelli posti per facilitare la discesa lungo le "marmitte".

     Il tratto delle "marmitte" da affrontatare con la corda.


     Il tratto delle "marmitte" visto dal basso.


    Alla ricerca della via migliore.

    Qui invece siamo scesi in modalità "scivolata poco controllata".

     A proposito di piastrino "gi-gi" e moschettoni.


    Il quarto salto (15m), quello che abbiamo battezzato della "Bombola GPL".

     Moreno che si cala.


    Bella calata questa, proprio divertente!

    Immagini in sequenza...

     ... stavolta il protagonista sono io!


     Anche vista da sotto fa un bell'effetto!


    Le corde di protezione poste poco prima del quinto salto (18m).

    Moreno sta già scendendo.

     Ora è giunto il mio turno, ancora con il "reverso"?


     ...


    Sesto e settimo salto concatenati!

    Immagini in sequenza.

    Ancora sesto e settimo salto. 


    Prima di arrivare all'ottavo salto, quello di 35m, si devono superare un paio di salti non proprio "agevoli"...

    Eccomi sull'ottava sosta, il fondo si vede a malapena.

     Parte dell'ottava calata vista da sotto.


    Breve filmato dell'ottava calata, quella da 35m.


     La sosta n.9 (7m).


    L'anello posto a destra prima dell'undicesimo salto. (10m).

     Moreno che si cala lungo il salto n.11.


    Lo sbarramento in cemento che indica la fine della forra.


    Daje Moreno!