Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


martedì 21 febbraio 2017

Monte Sibilla per la cresta di Nord-Est Invernale

"... d'incanto, come una visione, la Sibilla appare di fronte a noi. Magnifica, come sempre, una montagna dal profilo unico, inconfondibile, resa ancora più bella dalla neve che evidenzia maggiormente la sua "corona"..."


Diciannove Febbraio 2017
Partenza dall'incrocio con la carrareccia per il rifugio "Sibilla" (Isola San Biagio di Montemonaco, 973m) ore 7:31 
Rientro all'incrocio con la carrareccia per il rifugio "Sibilla" (Isola San Biagio di Montemonaco) ore 14:25
Durata escursione: 6h54' (pausa merenda di 26' al rifugio Sibilla e di 18' sulla vetta del Monte Sibilla)
Tempo di marcia: 6h10'
Distanza percorsa: 17,2Km circa
Grado di difficoltà: EEAi
Vette raggiunte: 2173m Monte Sibilla (targa di pietra incisa e croce) 
Quota massima: 2173m Monte Sibilla
Dislivello in salita: 1320m circa
Dislivello in discesa: 1313m circa
Monti Sibillini su Wikipedia
Gola dell'Infernaccio su Wikipedia
Monte Sibilla su Wikipedia
Grotta della Sibilla su Wikipedia




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.



Percorso:
Partenza dall'incrocio con la carrareccia per il rifugio "Sibilla" (Isola San Biagio di Montemonaco, 973m) seguendone il tracciato fino al  rifugio "Sibilla" (1540m). Da lì si prosegue sopra il rifugio seguendo il sentiero del Parco N.155 (paletti con segni bianco-rossi) fino ad arrivare sulla cresta di Nord-Est del Monte Sibilla. Si prosegue sulla sinistra (direzione Ovest) seguendo il filo di cresta fino a raggiungere la cosiddetta "corona" della Sibilla (la sommità di questa montagna è circondata da una fascia di rocce di colore rossastro che formano una sorta di scosceso muro di cinta, da qui il termine "corona") dove si arrampica su roccia (passaggi di I grado, tre spezzoni di catena). Superato un ultimo ripido dosso si raggiungono i prati sommitali prima e la cima poi. Per la discesa si è seguito lo stesso percorso della salita in maniera inversa (in alcuni punti, specie lungo la carrareccia, sono stati effettuati dei "tagli" del percorso).



Relazione:
Siamo in marcia, percorrendo la carrareccia che conduce al rifugio "Sibilla" da Isola San Biagio, frazione di Montemonaco. Ci aspettavamo di trovare più neve invece in questi primi tratti quello che troviamo è solo fango ghiacciato. Non fa particolarmente freddo, la temperatura esterna si attesta intorno al grado sopra lo zero ed il tempo è stupendo.
Io e Mirko stiamo tenendo un ritmo intenso, vogliamo compiere nel più breve tempo possibile questi 5,8Km che ci separano dal rifugio: camminare lungo una strada non regala emozioni come percorrere un sentiero di montagna ed è abbastanza noioso, monotono. 
Finalmente intorno ai 1300m di altezza la situazione cambia, iniziamo a trovare la prima neve lungo la strada: quella della grossa nevicata di metà Gennaio scorso alla quale ora è sovrapposto il manto candido (circa 15cm) di quella di Venerdì sera. Notiamo che siamo i primi a percorrere la via, ancora non è passato nessun altro e la cosa per certi versi ci rallegra in questa fase: credo che non proveremo le stesse emozioni quando tracceremo la via in cresta fino alla vetta!
I nostri sforzi vengono premiati ed in poco più di un'ora raggiungiamo il rifugio "Sibilla" a 1540m: non male, quasi 600 metri di dislivello in così poco tempo, una pausa ora è d'obbligo! Dopo aver mangiato e bevuto seduti su una delle panche poste all'esterno del rifugio al caldo sole che splende di fronte a noi, indossiamo i ramponi e ci prepariamo per l'escursione vera e propria che inizierà da adesso, quanto trascorso finora è stato solo un buon riscaldamento.
Scendiamo di qualche metro e ci rimettiamo sulla carrareccia che prosegue alla nostra destra, giunti però ad un tornante la abbandoniamo per seguire la traccia sulla destra che si arrampica sopra il rifugio: non seguiremo il sentiero che segue il percorso della cosiddetta "strada della Sibilla", quella che ne deturpa il versante sudorientale tanto per intenderci (sentiero del parco n.156), bensì seguiremo il sentiero del parco n.155 che ci condurrà direttamente in cresta, pochi metri più in basso rispetto alla vetta del "Monte Zampa". 


Verso la cresta.

Adesso la pendenza è più marcata e visto il consistente manto nevoso proseguiamo compiendo alcuni tornanti: il riferimento è dato dai numerosi pali con segni bianco-rossi che spuntano dalla neve ma più che altro dall'obiettivo che si erge alto davanti a noi.


Paletti di legno ad indicare la via.

Si affonda fino alle caviglie, come dicevo prima la neve caduta Venerdì scorso non si è ancora consolidata ed è molto soffice... Goduria per gli occhi, un po' meno per le gambe!
Dopo una buona mezzora raggiungiamo la nostra meta e d'incanto, come una visione, la Sibilla appare di fronte a noi.


"... e d'incanto, come una visione, la Sibilla appare di fronte a noi..."

Magnifica, come sempre, una montagna dal profilo unico, inconfondibile, resa ancora più bella dalla neve che evidenzia maggiormente la sua "corona" (la sua sommità è circondata da una fascia di rocce di colore rossastro che formano una sorta di scosceso muro di cinta, da qui il termine "corona"). 

Fotografia scattata in data odierna. La magnifica cresta da percorrere per arrivare in vetta.

Fotografia scattata il 14 Gennaio 2107. Da notare la differente quantità di neve presente sui pendii ed in cresta.

Circa un mese fa eravamo stati qui, diciamo in avanscoperta, e salta subito all'occhio la differenza della quantità di neve presente al suolo: le creste sono stracariche ed alcuni avvallamenti del terreno che in condizioni normali si notano immediatamente, adesso sono completamente "spianati" da questo manto bianco.


Il "Monte Zampa".

Dobbiamo muoverci con prudenza, il bollettino della neve del "Servizio Meteomont" parla chiaro, il grado di pericolo oggi per l'area dei Sibillini si attesta al livello II.


Cornici di neve, sullo sfondo i "Monti della Laga".

Piccola parentesi meteorologico-alpinistica

"Il Bollettino Meteomont è uno strumento che fornisce su scala sinottica un quadro semplificato dell’innevamento e della stabilità del manto nevoso. Esso fornisce il grado di pericolo di valanghe in un determinato territorio relativamente al momento dell’emissione e, sulla base delle previsioni meteorologiche e della possibile evoluzione del manto nevoso, quello atteso per l’immediato futuro, al fine di prevenire eventuali incidenti derivanti dal distacco di valanghe. Il bollettino utilizza un linguaggio unificato a livello Europeo secondo gli standard EAWS.
Il bollettino è uno strumento che descrive quindi, su grande scala, i pendii e situazioni nivologiche maggiormente critiche senza entrare nel dettaglio del singolo pendio. E’ sempre onere dell’utente mettere in relazione fra loro il grado di pericolo del bollettino e la possibile attività valanghiva a livello locale; è quindi indispensabile che egli valuti quali
siano i rischi possibili nell'affrontare l’attraversamento di una zona potenzialmente pericolosa non prescindendo quindi da attenta e capace valutazione locale (singolo pendio) della stabilità."
Questo è quello che viene riportato sul sito http://www.meteomont.gov.it/infoMeteo/ ed in pochissime parole sono sintetizzate le regole di comportamento da seguire quando si affrontano percorsi in montagna in presenza di pendii innevati.
Bisogna subito premettere che in ogni attività umana, anche in quella più sciocca e banale, è insito un pericolo: quante volte abbiamo letto e/o sentito di morti avvenute in maniera bizzarra o stupida? Questo preambolo per dire che il "rischio zero" non esiste: figuriamoci in montagna, uno tra gli ambienti più ostili che ci siano!
Chi come noi la ama e la rispetta è perfettamente consapevole dei rischi ai quali si va incontro durante un'escursione, anche la più facile, e tale consapevolezza non significa certo affrontare pericoli inutili od evitabili quando ciò potrebbe comportare gravi conseguenze per sé e per gli altri.
Quindi quello che possiamo fare è limitare questi rischi abbassando la probabilità di incidente utilizzando la prevenzione. Innanzitutto conoscendo noi stessi possiamo valutare se l’attività escursionistica che si intende intraprendere è commensurata alle nostre capacità tecniche e psico-fisiche nonché all'esperienza maturata: dobbiamo indossare la toga del giudice più severo che ci sia, e valutare noi stessi in termini peggiorativi, solo con una analisi spietata possiamo abbassare notevolmente le probabilità di incidente.
In secondo luogo bisogna informarsi sulle condizioni meteorologiche e nivologiche in atto e previste (in tal caso ci viene in aiuto il bollettino meteonivologico).
Un altro aspetto molto importante, da considerare prima di partire, è quello dell'equipaggiamento che deve essere consono all'escursione che si vuole intraprendere e che bisogna saper utilizzare correttamente.


Una delle numerose cunette da superare lungo il percorso, sullo sfondo la Sibilla.

Una volta sul posto poi bisogna saper valutare i fattori ambientali, ed in particolare quelli che nessun bollettino può dare e/o fornire in maniera dettagliata ossia: la direzione del vento e le temperature reali, la quantità delle precipitazioni nevose, la pendenza del terreno che si deve affrontare e per finire l’esposizione dei versanti.
Se almeno una di queste condizioni non è pienamente soddisfatta bisogna saper voltare le spalle e rinunciare: la montagna sarà lì anche la prossima volta!
Una volta che l'escursione è iniziata (con i pre-requisiti citati poc'anzi soddisfatti) bisogna poi tenere un "comportamento" adeguato all'ambiente che ci ospita che, ricordo, non è il corso della nostra città.


E si sale...

Questo si traduce nel muoversi il più possibile lungo le creste e le dorsali, utilizzando punti sicuri del terreno quali le rocce, i tratti pianeggianti e gli alberi, evitando le zone sottovento e quelle dominate dalle cornici, i pendii aperti ed uniformi e quelli che presentano bruschi cambi di pendenza ed i canaloni.
Nel caso di condizioni di accentuata instabilità del manto nevoso (questa informazione ce la fornisce il bollettino), non bisogna avventurarsi su pendii con inclinazione superiore a 30 gradi evitando nella maniera più assoluta di compiere traversi: nel caso in cui questo non sia possibile, il pendio deve essere "tagliato" il più in alto possibile in modo da avere una maggiore probabilità di rimanere in superficie in caso di distacco.
Nel caso il percorso comporti la salita e la discesa per un canalone, questa deve avvenire sempre in maniera verticale e lungo il bordo, in caso di valanga infatti la neve tenderà ad accumularsi nella zona centrale e quindi sarà più facile trovare una via di fuga lateralmente.


... sempre più su!

Un'ultima considerazione è quella che riguarda le tracce presenti sul manto nevoso che non sono indice di sicurezza in quanto, nel frattempo, la situazione valanghiva può essere mutata: in egual maniera anche le tracce degli animali non offrono alcuna garanzia in quanto ad esempio il nostro peso non può essere in alcuna maniera paragonato a quello di una volpe.
Tornando al servizio Meteomont, i suoi bollettini si basano su rilievi giornalieri effettuati dalle stazioni forestali e alpine dislocate lungo tutto l'arco alpino e la dorsale appenninica e contengono una valutazione del pericolo in linea con la Scala Europea del pericolo valanghe. Si distinguono, infatti, cinque differenti categorie di pericolo di valanga ed a ognuna di esse viene associato il comportamento da osservare in considerazione del diverso livello di rischio:

Pericolo di grado 5: il manto nevoso è debolmente consolidato e per lo più instabile, sono da aspettarsi molte grandi valanghe spontanee, anche su terreno moderatamente ripido;


Pericolo  di  grado 4: il  manto nevoso  è  debolmente consolidato  sulla maggior parte dei pendii   ripidi,   il    distacco    è    probabile   già   con   debole   sovraccarico  (un singolo sciatore,   escursionista   senza   sci)   su   molti  pendii ripidi. In alcune situazioni sono da aspettarsi   molte  valanghe   spontanee di  media  grandezza,  e   talvolta   anche   grandi valanghe;

Pericolo di grado 3: il  manto  nevoso  presenta  un  consolidamento su  molti pendii ripidi (con   inclinazione  superiore  ai  30  gradi  circa)  da  moderato  a  debole.  Il  distacco   è possibile   con   un   debole  sovraccarico (un  singolo  sciatore,  escursionista   senza   sci) soprattutto sui pendii ripidi. In  alcune situazioni  sono possibili alcuni valanghe spontanee di media grandezza e in singoli casi anche grandi valanghe;

Pericolo di grado 2: il manto nevoso è moderatamente consolidato su alcuni pendii  ripidi, per il resto  è   ben   consolidato.  Il   distacco   è   possibile   soprattutto   con   un   forte sovraccarico  (gruppo  compatto  di  sciatori, mezzo battipista, uso di esplosivo) sui pendii ripidi. Non sono da aspettarsi grandi valanghe spontanee;

Pericolo di grado 1: il manto nevoso è in generale ben consolidato  e stabile. Il  distacco è generalmente  possibile  soltanto  con  un forte  sovraccarico  su isolati  punti sul  terreno ripido  estremo   ossia  pendii   con  caratteristiche  sfavorevoli  per   quel  che   concerne l'inclinazione  (di solito  le pendenze  sono  maggiori di 40 gradi), la forma  del terreno, la vicinanza  alle  creste  e  la rugosità  del suolo. Sono  possibili solo  scaricamenti e piccole valanghe spontanee.


In marcia lungo la cresta e panoramica.

Questo è quello che ci dicono le normative, invece il bollettino emesso per oggi riguardante l'area Appennino Umbro-Marchigiano è il seguente: 

"Distribuzione Pericolo: Da debole 1 a moderato 2.
Tipo di pericolo: Neve fresca
Manto Nevoso - Strati superficiali di neve fresca asciutta a debole coesione su strati più compatti e consolidati. Il manto nevoso è in generale ben consolidato su molti pendii ripidi. Dopo la veloce perturbazione transitata nelle scorse 24 ore le temperature sono tornate nelle medie stagionali con lo zero termico che si assesta tra gli 800 e i 1400 metri. La neve fresca, alle medie quote, si è legata con gli strati sottostanti; in alta quota il vento settentrionale ha ridistribuito la neve e ha incrementato i vecchi accumuli. Le situazioni più critiche rimangono localizzate nel sotto settore dei Sibillini oltre i 1500/1600 metri s.l.m. nelle zone di accumulo dove i lastroni da vento risulteranno di difficile individuazione a causa della neve fresca. In questi luoghi i distacchi provocati saranno possibili anche con debole sovraccarico. In generale, nei pendii da ripidi ad estremamente ripidi non si escludono distacchi spontanei di neve a debole coesione sia di superficie che di fondo."


Parte della cresta di Nord-Est, sullo sfondo il Mare Adriatico.

Tornando all'escursione odierna, prima dell'emissione dell'ultimo bollettino il dubbio era se salire al Monte Sibilla oppure al Monte Priora: per il primo caso oggettivamente ci sono minori rischi e l'escursione può essere affrontata anche con pericolo di grado 2; la seconda invece, visto l'attraversamento da effettuare sotto il "Pizzo" (vedi post Monte Priora per la cresta di Nord-Est (Madonna dell'Ambro) Invernale) è meglio compierla con livello di pericolo di grado 1. Bisogna ricordare che proprio nel 2011, lungo il versante Nord del Monte Priora, ci fu una grossa valanga che devastò una vasta zona di territorio alle pendici del Pizzo: guarda caso il sentiero da percorrere passa, con un lungo traverso, in quell'area.
Alla luce di quanto detto quindi la scelta è caduta sul Monte Sibilla proprio per limitare la probabilità di incidenti; riguardo al Monte Priora torneremo quando ci saranno le condizioni, d'altronde l'accesso a questa montagna è complesso, lungo e spesso pericoloso. Infatti i suoi pendii, specie quelli posti sul suo versante Nord, sono famosi per le numerose e distruttive valanghe che ogni anno abbattono alberi e vegetazione: occorre scegliere con attenzione il momento propizio e spesso la primavera inoltrata offre le giornate ideali.

Chiusa parentesi meteorologico-alpinistica.

Una volta in cresta rimaniamo meravigliati dalla quasi assenza di vento in quota: la temperatura è di poco sotto lo zero e a dispetto delle cattive previsioni, Eolo non sta soffiando con forte intensità.


Il "cordone" del Vettore dove è incastonato il "Lago di Pilato".

Alcune fotografie e ci rimettiamo subito in marcia alla nostra sinistra, seguendo il profilo della bellissima cresta che conduce alla "corona" della Sibilla. A tal proposito non sono affatto preoccupato di salire e scendere per quel breve tratto attrezzato, sono pochi metri e nel caso le catene siano ricoperte da neve e ghiaccio abbiamo sempre la piccozza per fare pulizia prima e fornire presa poi.
Come prima sono in testa a fare da apripista ed il mio cammino si svolge avendo come riferimento il solo "filo" di cresta: come già accennato la neve presente è copiosa e non si riescono a distinguere le rocce sottostanti. 


Ancora la cresta di Nord-Est.

Cercherò di proseguire seguendo il "piano" e dove questo non sia possibile salire sopra la cresta mantenendomi a distanza dal bordo: la sottostante "Gola dell'Infernaccio" appare quanto mai vicina guardando in basso alla nostra destra, non oso pensare a cosa potrebbe accadere in caso di crollo di una cornice...


La sottostante "Gola dell'Infernaccio", sulla destra "San Leonardo".

Tutto però fila liscio e dopo alcuni saliscendi ed alcuni "affossamenti" fino alla cintola che ci tagliano letteralmente le gambe dopo circa una quarantina di minuti siamo quasi al cospetto della "corona". 


Sulla cresta, marciando in direzione Ovest.

Ne approfitto per indossare il caschetto, "sana" abitudine che tutti dovrebbero tenere quando si affrontano pendii rocciosi ma che purtroppo viene spesso disattesa portando a tragiche conseguenze.


"Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo il medesimo orizzonte."
Konrad Adenauer

Durante questa mia breve pausa Mirko prende il comando e continua speditamente la marcia oltrepassando l'ultimo e ripido dosso posto prima dell'ascesa che ci condurrà alla fascia rocciosa: superiamo un altro paio di punti dove rimaniamo nuovamente impantanati e finalmente ci siamo!


Ultima gobba prima della "corona".

Prima di lasciare i bastoncini di fianco all'attacco delle rocce, con uno di essi tolgo la neve che si è depositata sopra i segni bianco-rossi che individuano il sentiero n.155 e poi via!


A pochi passi dalla "corona".

Le catene sono libere, al di sotto però è presente una patina di neve che ricopre dell'infido vetrato: è in queste situazioni che i ramponi mostrano, se ce ne fosse bisogno, quanto siano importanti in alpinismo!


Ripresa con inquadratura oggettiva dell'ascesa sulla "corona".

Afferro la prima catena posta alla mia destra, salgo di un paio di passi e poi passo a quella posta alla mia sinistra; salgo ulteriormente fino al termine di quest'ultima: adesso devo afferrare l'ultimo spezzone posto ancora alla mia sinistra , per salire però dovrei aiutarmi con delle rocce alla mia destra che sono ricoperte dalla neve. Senza alcuna esitazione afferro la mia piccozza che tengo sempre pronta all'uso agganciata alla maniglia del mio zaino e già sto usando il suo becco: in un battibaleno sono già sopra!


Ripresa con inquadratura soggettiva dell'ascesa sulla "corona" della Sibilla.

Il tratto attrezzato con tre catene metalliche per superare la "corona".

Superato questo ostacolo anche da parte di Mirko, ci apprestiamo a superare l'ultimo ripido pendio che ci separa dall'antecima della Sibilla: la stanchezza ovviamente inizia a farsi sentire! 


Ultima erta prima della vetta.

Una volta giunti al suo apice, praticamente all'altezza del famoso antro della Sibilla (un palo metallico infisso nel terreno indica la depressione del terreno posta alla nostra sinistra dove è situato) ci rendiamo conto che ormai manca davvero poco e la croce infissa nel terreno poco sotto la vetta sta divenendo sempre più vicina...
Un'altra "immersione" nella neve fino alla cintola non ce l'ha toglie nessuno, ma è questo l'ultimo ostacolo che ormai ci separa dalla vetta...


"... ormai manca davvero poco e la croce infissa nel terreno poco sotto la vetta sta divenendo sempre più vicina..."

Noto che le rocce sommitali sono quasi completamente ricoperte dalla neve, non avevo mai visto una cosa del genere!


Sui prati sommitali, le rocce della vetta completamente ricoperte di neve.

Ci siamo, ed è bellissimo, come sempre! Una bellissima invernale con tanta tanta neve! 


In vetta!

Con Mirko ci scambiamo una pacca sulle spalle, è proprio una bella soddisfazione adesso ammirare compiaciuti la lunga cresta percorsa per giungere su questa cima!


Panoramica a 360° dalla vetta del Monte Sibilla (2173m).

Mi affaccio dalla vetta verso la seconda cima, quella più bassa, posta a Ovest: la sella che separa le due cime è quasi ricoperta per intero dalla neve! 


Dalla vetta vista sulla seconda cima, la cosiddetta cima Ovest.

Uno spettacolo indescrivibile...
Sfortuna vuole che proprio durante la nostra permanenza in vetta la classica nuvola di "Fantozzi" graviti sopra le nostre teste impedendoci in parte di godere di quanto di bello ci circonda: forse anche questo ci farà ricordare con maggiore intensità quanto vissuto oggi, perché una volta scesi dalla "corona" la "nuvoletta" sopracitata scompare all'improvviso così come era apparsa... Se ci penso mi viene ancora da ridere!


La valle del "lago di Pilato" parzialmente ricoperta dalle nuvole, in basso l'abitato di "Foce di Montemonaco".

Mangiamo e reintegriamo i liquidi persi, uno spuntino veloce stavolta, e dopo pochi minuti, a malincuore, diamo inizio alla fase di discesa.


Dalla vetta uno sguardo verso Est.

Poco sotto la "corona" incontriamo le prime persone della giornata, due sci-alpinisti che precauzionalmente hanno lasciato gli sci poco dopo l'ultimo dosso prima della fascia di rocce: quattro chiacchiere e poi via!


La vetta della Sibilla e la sua "corona".

Mirko passa in testa seguendo la nostra evidente traccia tenendo un buon ritmo, io invece me la sto prendendo comoda approfittando della bellissima giornata scattando fotografie su fotografie... 


Fase di discesa.

Chissà quando ricapiteranno delle condizioni come queste!


"Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina."
Friedrich Nietzsche

Incrociamo altre persone, tra cui due con le ciaspole ed altri tre con sci e snowboard e proprio pochi metri dopo l'incontro con questi ultimi notiamo che loro non sono saliti seguendo il sentiero per la traccia da noi segnata: il loro percorso sale invece con rapidi zigzag quasi direttamente dal rifugio "sibilla"...


Il "Pizzo Berro" a sinistra ed il "Monte Priora" a destra.

Il punto dove siamo saliti in cresta è ancora abbastanza lontano e si deve salire sulla sommità di un dosso... "Mirko, vogliamo risparmiarci un po' di tempo? Dai, facciamo come quella volta che siamo scesi dal "Pizzo del Diavolo" direttamente fino al Lago di Pilato (vedi post Punta di Prato Pulito, Cima del Lago, Cima del Redentore, Pizzo del Diavolo, Lago di Pilato, Monte Vettore da Forca di Presta)!"
Sicuramente è più allettante scendere direttamente per di qui e poi di pericoli oggettivi non ce ne sono visto che la traccia risale a pochi minuti fa (a scanso di equivoci su questo versante della montagna non si sono mai verificate valanghe).
Detto... fatto! Stiamo già velocemente scendendo per il ripido pendio che sovrasta il rifugio "Sibilla" unendo con il nostro cammino i vertici della traccia segnata dagli sci-alpinisti.
Con questa variante ci siamo risparmiati almeno una mezzora di cammino!
Non contenti una volta giunti all'altezza del rifugio tagliamo verticalmente il pendio e così per i primi tre tornanti della strada che ci condurrà nuovamente dove abbiamo parcheggiato la nostra auto. "Gianluca, adesso basta!" Fosse per me scenderei per queste scorciatoie all'infinito!
"Ok Mirko! Faccio quest'ultima e mi tolgo i ramponi!"
E' troppo bello!
Trovata una roccia mi siedo e con calma mi tolgo i ramponi pulendoli ed asciugandoli accuratamente: bisogna che dia una "limatina" alle punte, dopo il lungo percorso misto roccia-ghiaccio per discendere dall'"Aiguille du Goûter" fino al "Rifugio Tête Rousse" sul Monte Bianco (vedi post del In vetta al tetto d'Europa, la traversata del Monte Bianco 4810m con salita per la "Via dei Trois Mont Blanc" e discesa per la "Via dell'Aiguille du Goûter"), un "tagliando" è d'obbligo!
Ecco Mirko, è ora di proseguire!
Ancora un paio di chilometri lungo questa strada e anche questa avventura giungerà al suo termine... 
Pile ricaricate di energia positiva, necessaria per affrontare lo stress che a volte questa vita ci impone...
Alla prossima! Speriamo presto...

P.S. Tengo a precisare che i sentieri seguiti in questa escursione a tutt'oggi non erano e non sono soggetti ad alcun divieto da parte delle autorità competenti in seguito agli eventi sismici dei mesi scorsi svoltisi nei Monti Sibillini.



Link per album Fotografico su Google Foto







Galleria foto e video


Il rifugio "Sibilla". 



Salendo verso la cresta.



Paletti di legno ad indicare la via.



"... e d'incanto, come una visione, la Sibilla appare di fronte a noi..."



La "Sibilla"(2173m).



Fotografia scattata in data odierna. La magnifica cresta da percorrere per arrivare in vetta.



Fotografia scattata il 14 Gennaio 2107. Da notare la differente quantità di neve presente sui pendii ed in cresta.



Cornici di neve, sullo sfondo i "Monti della Laga".



Il "Monte Zampa".



Parte della cresta di Nord-Est, sullo sfondo il Mare Adriatico.



Lo scosceso versante Nord della Sibilla.



In cresta, sullo sfondo parte della cresta di Nord-Est del Monte Priora.



Ancora la cresta di Nord-Est.



Una delle numerose cunette da superare lungo il percorso, sullo sfondo la Sibilla.



La sottostante "Gola dell'Infernaccio", sulla destra l'eremo di "san Leonardo".



La Sibilla, bellissima come non mai!




Sulla cresta, marciando in direzione Ovest.



La nostra meta sempre più vicina.



E si sale...



... sempre più su...



... per assistere a tutto ciò!




Giochi d'ombre.



Il "cordone" del Vettore dove è incastonato il "Lago di Pilato".




Tanta, tantissima neve!



Che meraviglia questa montagna!



In marcia lungo la cresta e panoramica.




L'ultima "gobba" prima della "corona".



Ormai manca davvero poco!




"Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo il medesimo orizzonte."
Konrad Adenauer



Un'occhiata a Ovest...




... ed una a Est dalle pendici della "corona".



A pochi passi dalla "corona".



Ripresa con inquadratura oggettiva dell'ascesa sulla "corona".




Ripresa con inquadratura soggettiva dell'ascesa sulla "corona" della Sibilla.



Il tratto attrezzato con tre catene metalliche per superare la "corona".



Ultima erta prima della vetta.



"... ormai manca davvero poco e la croce infissa nel terreno poco sotto la vetta sta divenendo sempre più vicina..."



Sui prati sommitali, le rocce della vetta completamente ricoperte di neve.



In vetta!


No, non sono salito sulla croce come sembra!




Panoramica a 360° dalla vetta del Monte Sibilla (2173m).



Dalla vetta uno sguardo verso Est...




... ed uno a Nord.



La valle del "lago di Pilato" parzialmente ricoperta dalle nuvole, in basso l'abitato di "Foce di Montemonaco".




Un'occhiata a Nord-Ovest, verso le vette di Cima Vallelunga e del Monte Porche ricoperte dalle nuvole.




Dalla vetta vista sulla seconda cima, la cosiddetta cima Ovest.




La vetta della Sibilla e la sua "corona".



Fase di discesa.



"Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina."
Friedrich Nietzsche



Giochi della neve con il vento...



Il "Pizzo Berro" a sinistra ed il "Monte Priora" a destra.