Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


mercoledì 9 novembre 2016

Monte Priora dal Santuario della Madonna dell'Ambro con salita per la cresta di Sud-Est e discesa per quella di Nord-Est

Ancora l'istinto, ancora questa voce interiore che mi guida, che mi dice di lasciar perdere la ragione e mi spinge a muovermi...
"E' un qualcosa che ho dentro al quale devo dare delle risposte, un qualcosa che celebra una comunione tra noi e la natura perché dopo avere superato anche le condizioni più difficili, dopo esserci sfiancati di fatica le montagne rimarranno lì, immobili, siamo noi che dopo un'avventura del genere non saremo più gli stessi."




Cinque Novembre 2016 
Partenza dal Santuario della Madonna dell'Ambro (682m) ore 6:27
Rientro al Santuario della Madonna dell'Ambro ore 13:05
Durata escursione 6h 38' 
Lunghezza tragitto: 18,6km circa
Grado di difficoltà: EE
Dislivello in salita: 2159m 
Dislivello in discesa: 2116m 
Vette raggiunte: 2332m Monte Priora (croce di ferro) 
Quota massima: 2332m Monte Priora
Monti Sibillini su Wikipedia
Monte Priora su Wikipedia




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.



Percorso:
Partenza dal Santuario della "Madonna dell'Ambro" (682m), si supera il ponte di legno sull'Ambro, si attraversa il prato antistante la riva e si segue il sentiero del Parco n.225 (bolli bianco-rossi) che sale in mezzo alla boscaglia. Si prosegue tenendosi sempre sulla sinistra fino a raggiungere, dopo un ampio tornante, un crocevia nei pressi della "Fonte Cupa" (951m): il sentiero n.225 qui termina lasciando posto al n.224 (bolli bianco-rossi) che, da Vetice, prosegue verso Ovest (alla destra) fino alle sorgenti del fiume Ambro. Si prosegue per questa pista in mezzo ad uno splendido bosco di faggi fino a raggiungere il bivio con il sentiero non segnalato n.20 che si inerpica sulla sinistra. Si sale attraversando prima una zona di sfasciume e poi, dopo un lungo traverso, si raggiunge la cresta di Nord-Est del "Monte Priora" (2332m): il sentiero qui diventa il n.21 (non segnalato) e lo si segue fino al "Casale delle Murette" (1749m). Da qui si prosegue sulla sinistra prendendo il sentiero non segnalato n. 37 che conduce fino alla cresta di Sud-Est del "Monte Priora", proprio sopra la "Gola dell'Infernaccio". Si sale e si prosegue in cresta per il sentiero non segnalato n.17 fino alla vetta.
Da qui si scende per la cresta di Nord-Est per il sentiero non segnalato n. 21 che conduce nuovamente fino al "Pizzo" (1769m): il ritorno è avvenuto seguendo gli stessi sentieri dell'andata in maniera inversa.



Relazione:
Dopo la forte scossa di terremoto di Domenica 30 Novembre 2016 tutto sembrava precluso, finito: per un bel po' non ci saranno più escursioni sui Sibillini. Invece dentro di me è scattato un qualcosa, come una molla carica che all'improvviso si distende in tutta la sua lunghezza: è deciso, tornerò sul Monte Priora, dalla mia "Lady" (Escursione "sotto le stelle" al Monte Priora).


Vista sull'ultimo tratto della cresta di Nord-Est del Monte Priora poco dopo l'alba. Immagine dall'escursione Escursione "sotto le stelle" al Monte Priora.

C'è una sorta di inesorabilità in questo, tutto sembra già scritto: l'unica cosa che potrebbe creare problemi è il meteo, ma ne sono proprio sicuro?
Sono circa le 6:15 di mattina quando giungo di fronte al Santuario della Madonna dell'Ambro, tutto desolatamente spoglio, non c'è niente e nessuno: le mie congetture però non hanno modo di proliferare e muoiono così come nascono. Preparo l'attrezzatura, chiudo la macchina e sono pronto a partire: sono le ore 6:27.
Attraverso il ponticello sul fiume Ambro e mi dirigo alla mia destra cercando di "captare" la flebile traccia del sentiero n.225 che non tardo ad identificare: si è proprio qui!
Inizia così la prima, brevissima parte di salita che avverrà in mezzo al bosco: ho impresso subito un buon ritmo alla mia andatura ed in pochi minuti ne sbuco fuori incrociando una traccia molto ben delineata. Senza esitazione svolto a sinistra e proseguo per questa via che va man mano allargandosi; dopo pochi minuti raggiungo un nuovo bivio e a differenza dell'inverno scorso (Monte Priora per la cresta di Nord-Est (Madonna dell'Ambro) Invernale) mi tengo ancora a sinistra seguendo quella che, ora è divenuta una carrareccia. Dopo un ampio tornante raggiungo un crocevia nei pressi della "Fonte Cupa": il sentiero 225 termina qui lasciando posto al 224 che, da Vetice, prosegue verso Ovest (la mia destra) fino alle sorgenti del fiume Ambro. Oggi non ci sono stati errori e posso continuare speditamente sull'ampia via che mi si para davanti: unico neo il meteo, ha iniziato a piovere. Sono ancora riparato dalle poche foglie degli alberi, ma con questa intensità che sta crescendo piano piano è meglio che inizi a correre ai ripari, in tutti i sensi! Mi fermo, indosso una giacca impermeabile, stessa cosa per lo zaino e riprendo all'istante il cammino.


Sotto la pioggia.

L'atmosfera è surreale e sono proprio queste condizioni non ottimali a renderla tale: "Mi sono trovato a camminare in un mare di fango sotto una pioggia fine e ho pensato, caspita, devi essere matto come dicono altrimenti perché continueresti a camminare in questo fango?" così diceva Bukowski ed è così che mi trovo, proprio in questo stato.
Devo continuare, ho questo imperativo che devo seguire: no, non sono pazzo a camminare qui con questo tempo, a meno di una settimana dall'ultima forte scossa di terremoto il cui epicentro è stato proprio qui vicino, con tutti che sconsigliano di prendere sentieri da queste parti... No, non è così. Mi sento protetto, mi sento al sicuro, la terra potrà tremare all'infinito ma non scalfirà i miei intenti: non sarò così folle da affrontare percorsi su roccia, non mi addentrerò in gole, bensì affronterò gli stessi rischi di sempre. Questo salire, questa voglia di andare sempre avanti non è uno sfidare la montagna che mi sta ospitando, ci mancherebbe! E' un qualcosa che ho dentro al quale devo dare delle risposte, un qualcosa che celebra una comunione tra noi e la natura perché dopo avere superato anche le condizioni più difficili, dopo esserci sfiancati di fatica le montagne rimarranno lì, immobili, siamo noi che dopo un'avventura del genere non saremo più gli stessi. 
Questi eventi ci saranno sempre e continueranno finché questo pianeta esisterà, siamo noi che siamo delle "meteore" e dopo la nostra breve vita torneremo terra: non possiamo prevedere, non possiamo controllare, possiamo solo adattarci perché forse ci siamo dimenticati che noi siamo gli ospiti e non i padroni su questo pianeta.
Con la nostra pazzia stiamo distruggendo quanto di bello ci è stato dato senza renderci conto che chi ne pagherà le conseguenze saremo noi stessi perché la nostra cara vecchia terra come una fenice risorgerà sempre dalle proprie ceneri, noi invece rimarremo tali.
Preso da questi pensieri non mi accorgo che sono giunto al bivio con il sentiero non segnalato 20: l'omino di pietre (ancora integro) e la scritta con freccia in rosso sul tronco di un albero "Il Pizzo" catturano la mia attenzione e mi indicano che devo salire a sinistra.


Il bivio con il sentiero 20.

Tra poco attraverserò la zona di sfasciume e detriti generata pochi anni fa da una grossa valanga e già penso che non sarà facile arrampicarsi e scavalcare tronchi di albero e rami resi scivolosi dalla pioggia. Invece giunto nei pressi di quest'area rimango sbalordito da una una gradita sorpresa: qualcuno ha liberato il sentiero tagliando e spostando legna. In meno di due minuti sono dall'altra parte dove mi aspetta un omino di pietre (anche questo integro): che dire, la volta scorsa avevamo sudato le classiche "sette camicie" per superare questo tratto lungo un centinaio di metri, oggi me la sono cavata a buon mercato. Grazie, grazie a chi ha fatto questo utile lavoro!


Traversata della zona di detriti e sfasciume sotto la pioggia.

E proseguo, di buon passo, ancora non voglio guardare i dati del GPS, lo farò nei pressi del "Pizzo", una volta in cresta: sono nei tempi che ho calcolato? Tra poco avrò le risposte che cerco. Ancora sto proseguendo in direzione Ovest, quando tra gli alberi inizio ad intravedere l'erba dei prati: tra poco il sentiero svolterà verso sinistra e con un lungo traverso mi guiderà fin sulla cresta di Nord-Est del Monte Priora (o Pizzo della Regina). Apro una piccola parentesi sull'origine del nome di questa bellissima piramide di roccia calcarea: viene chiamata così per la presenza dell'antico eremo di frati camaldolesi di San Leonardo il quale, per l'appunto, era retto da un priore (in alcuni testi risalenti al medioevo questa montagna veniva chiamata "Monte del Priore"). Riguardo il fatto che il nome non sia al maschile ma al femminile e che per la sua vetta si usi il nome "Pizzo della Regina", questa circostanza forse è legata proprio alla vicinanza con il "Monte Sibilla" e tutte le leggende di cui è permeata la storia di questi luoghi (vedi post Monte Sibilla per il percorso seguito dal "Guerrin Meschino" dove mi sono soffermato su questi aspetti).

Il lungo traverso fino al "Pizzo".

Sta quasi smettendo di piovere quando percorro l'ultima parte del traverso che mi sta conducendo proprio sotto il "Pizzo", questa bella notizia però non riesce a scaldarmi l'anima perché intanto si sta levando il grosso muggito del vento: ancora sono riparato dalla cresta, tra poco vedremo "sopra" qual'è la situazione. Ieri, nel pomeriggio, avevo visto il bollettino del meteo e ivi si parlava di venti di "Libeccio" (Sud-Ovest) accompagnati da forti raffiche: non vi avevo dato peso più di tanto perché avevo letto che per quote comprese tra i duemila e tremila metri si prevedevano venti di intensità pari a 20-25 nodi, quindi ancora condizioni nella "norma".


Poco sotto il filo di cresta.

Appena la mia testa spunta dal filo di cresta è come se qualcuno vi avesse dato un grosso spintone: ho proprio beccato l'acme di una raffica che con la sua intensità quasi mi stordisce. Ok, è tutto a posto, guardiamo questi benedetti dati GPS che è meglio: da quando sono partito è trascorsa 1h58' e sono salito per un dislivello di 1079 metri, bene, bene, bene! Mentre mi compiaccio per questi "numeri", una variante di percorso ha preso il sopravvento sul programma originario: ho deciso che per avere meno problemi con il vento proveniente da Sud-Ovest non salirò in vetta per la cresta di Nord-Est (lato valle dell'Ambro) e scenderò per la cresta di Sud-Est (lato Gola dell'Infernaccio, fiume Tenna), farò esattamente l'opposto; questo perché è meglio avere forti raffiche di vento in salita e per la meno impegnativa cresta di Sud-Est piuttosto che per la più ostica cresta di Nord-Est e, fatto più rilevante, in discesa. Si, è la soluzione migliore, forza, andiamo! Noto che in questo punto ho segnale dati sullo smartphone, prima di partire voglio dare una occhiata all'intensità del vento attuale: bene, 40 nodi! Sorrido con compiacimento, neanche questo mi fermerà oggi...
Preparato al forte impatto supero nuovamente il filo di cresta ed inizio a percorrere i bei prati mossi dal vento che mi condurranno fino al "Casale delle Murette" (sentiero non segnalato 21): sono iniziate le danze e specie sui brevi sali e scendi che devo affrontare il mio procedere è con una postura ricurva per dare meno superficie al vento ed evitare quindi l'effetto vela.
Individuo davanti a me la traccia che taglia longitudinalmente il pendio a Est della Priora e noto altre sì il "Casale della Priora" posto all'estremità di questo "segmento": lì farò sicuramente una piccola sosta per mangiare qualcosa.


Verso il "Casale della Priora".

In breve tempo raggiungo questo traverso e sono andato così velocemente che neanche mi accorgo di avere oltrepassato il "Casale delle Murette" (il sentiero ora è il non segnalato 37): qui il vento è quasi assente perché sono protetto dalla cresta di Sud-Est ed il percorso quasi pianeggiante mi aiuta a mantenere un'andatura abbastanza sostenuta; inizio a sentire i morsi della fame, poi sono curioso di vedere cosa è successo ad uno dei costoni del "Fosso le Vene" che, da quanto ho visto sul web, dovrebbe essersi distaccato e franato sulla "Gola dell'Infernaccio". 


Lungo il traverso prima del "Casale della Priora".

Nei pressi del "Casale della Priora" noto che le strutture sono due, ed entrambe non sono in buone condizioni: vecchi problemi, e di sicuro non legati al sisma; il terreno intorno è stato ripulito da tutti gli arbusti e le erbacce e fino a pochissimi giorni fa è stato adibito a pascolo. Da cosa lo capisco? Ovviamente da tutti i bei "ricordini" lasciati a terra dal bestiame che ha vissuto qui nei mesi scorsi, da ciò che vedo principalmente mucche.
Entro nella seconda di queste due costruzioni e finalmente mi concedo un piccolo spuntino, rigorosamente in piedi. 


Arrivo al "Casale della Priora".

Via, di nuovo in marcia!
Rinfrancato dal cibo (frutta secca, due biscotti al cioccolato, mezzo pacchetto di cracker e acqua) raggiungo in pochi minuti la cresta di Sud-Est ancora accompagnato dalle evidenti tracce lasciate dai miei amici bovini. Il vento ora è fortissimo ed è con difficoltà che riesco ad armeggiare con la macchina fotografica: sotto di me il "Casale i Grottoni" e l'orrido dell'Infernaccio. I miei occhi si soffermano sulla traccia che dall'estremità a Est della Cresta della Sibilla percorre tutto il suo versante a Nord culminando con l'attraversamento del "Fosso le Vene": tutto sembra a posto, la via intatta, solo un costone posizionato più avanti ed in basso rispetto al fosso citato è crollato; da quello che vedo la forra che inizia proprio in quel punto non dovrebbe aver subito danni.


Dalla cresta di Sud-Est vista sulla Nord della Sibilla.

E' ora di ripartire, per la cresta di Sud-Est (sentiero non segnalato 17), con un vento trasversale che soffia dalla mia sinistra, spostando, in alcune circostanze, i miei 80 Kg di massa corporea, intanto le "...casse spingono, i sassi rotolano... E’ La Scienza, bellezza!"

Piccola parentesi musicale 

È la scienza, bellezza!

Musica e testi di Jovanotti 

Le casse spingono
i sassi rotolano
i buchi neri
sono sempre dietro l’angolo
il tuo sedere
è un panorama splendido
e quando passi canti guarda come dondolo
faccio le rime anche se non
ho fatto il classico
e ho ancora dentro qualcosa di giurassico
come un
l’istinto a sopravvivere
a difendermi
come una musica
punto ad espandermi
partiamo, andiamo
è la chimica degli elementi
È la scienza, bellezza!
si procede per esperimenti
questo è un grande giorno da vivere
io ci voglio credere
questo è un grande giorno da vivere
senza limiti senza fiato
tutto giusto
tutto sbagliato
mi devo muovere
sento un formicolio
mi devo muovere
sento un formicolio
eh
ho agitato così tanto la lattina
che…attenzione
può scoppiare con la minima pressione
il posto è caldo il pavimento è umido
non è il momento per un sentimento timido
suona la sveglia
sono sveglio da sei ore
lo sai cos’è sono un predatore
giro di notte come un lupo solitario
senza orologio e senza calendario
ogni mio atomo è una festa di elettroni
è la fisica delle emozioni
È la scienza, bellezza!
si procede per intuizioni
questo è un grande giorno da vivere
io ci voglio credere
questo è un grande giorno da vivere
senza limiti
senza fiato
tutto giusto
tutto sbagliato
mi devo muovere
sento un formicolio
mi devo muovere
sento un formicolio
eh
se salterò per aria
o scoprirò la formula
se ho perso la memoria
è solo per scoprire
è solo per scoprire
un mondo nuovo
eh
un mondo nuovo
un mondo nuovo
eh
questo è un grande giorno da vivere
io ci voglio credere
questo è un grande giorno da vivere
senza limiti
senza fiato
tutto giusto
tutto sbagliato
mi devo muovere
sento un formicolio
mi devo muovere
muovere
sento un formicolio
mi devo muovere
oh oh
mi devo muovere
muovere.


Traccia 11 del CD1 dell'album "Lorenzo 2015 CC." (2015) di Jovanotti

Tutti i testi sono coperti da copyright e sono di proprietà degli autori.

È la scienza, bellezza!

Lorenzo ne ha fatta di strada da quel lontano 1988 quando all'apice del successo come VJ sulla trasmissione "Deejay Television" su Italia1 e di DJ su "Radio Deejay" se ne uscii con quelle brutture di "Jovanotti for President" prima e con "La mia Moto" poi: meglio stendere un velo pietoso... Abbandonato il Cecchetto nazionale (che nel frattempo non è stato con le mani in mano lanciando prima Fiorello e poi gli 883) il nostro è cresciuto fino a diventare uno dei migliori cantautori italiani, se non il numero uno. Sa unire nelle sue canzoni impegno, spensieratezza, amore, temi sociali ecc... ecc... miscelando questi temi con un ritmo, un energia ed un groove che solo lui riesce a trasmettere.
Questa sua canzone non è una tra quelle più famose, ma cosa ci posso fare, a me adesso viene in mente questa. Eh si, perché il mio avanzare, il mio salire su questa cresta con il vento che mi prende e mi lascia di continuo con violenza, facendomi avanzare in certi frangenti come un ragno, è una sorta di danza sulle note e sulle liriche di questo brano. Si, questo è proprio "...un grande giorno da vivere, senza limiti, senza fiato, tutto giusto, tutto sbagliato, mi devo muovere..."
Chiusa parentesi musicale.

A dispetto del forte vento e del freddo pungente che riesce ad entrarmi fin dentro le ossa mi sento perfettamente a mio agio: so che deve essere così, non può avvenire tutto nelle migliori condizioni. Il vero volto della montagna è proprio questo, senza sconti, senza compromessi: mi riparo dietro una roccia per un veloce cambio di guanti, devo metterne un paio più pesante, le dita iniziano a perdere sensibilità; ripongo la copertura anti-pioggia dello zaino che sbatte come una bandiera e via! È la scienza, bellezza! Si procede per intuizioni!
Il terreno diventa quasi pianeggiante e la cresta si allarga, il vento aumenta ulteriormente di intensità, dai che ci sono! E la croce di vetta appare all'improvviso tra le nuvole che corrono veloci: ciao Lady, sono di nuovo qua, dovevo venire da te, come vedi non so resistere al tuo richiamo. 


Ciao "Lady"!

Mi avvicino alla croce per toccarla e la magia si ripete, come tutte le altre volte: un sorriso si allarga sul mio viso segnato dalla fatica ed una sensazione di completezza pervade tutto il mio essere da capo a piedi. Tutto dura un istante, un brevissimo quanto intenso momento di infinito, la natura che mi avvolge facendomi sentire parte di tutto... 
E già questa emozione svanisce, il picco cala di intensità repentinamente così come era arrivato ed io che rimango lì atterrito, in balia degli elementi...
Riprendo immediatamente il controllo, alcune foto e sono pronto per la discesa lungo la cresta di Nord-Est: non vedo l'ora di affrontarla!


Arrivo in vetta e prime fasi di discesa lungo la cresta di Nord-Est con il superamento della famosa "spalla".

Inizio a seguire la traccia che scende alla sinistra rispetto alla croce di vetta (sentiero non segnalato 21), mi volto per dare un ultima occhiata: sento già una sensazione di vuoto alla bocca dello stomaco, la nostalgia già si fa sentire con intensità, chissà quando tornerò... Ciao Lady, speriamo di rivederci presto e magari con più calma, alla prossima!


Uno sguardo indietro.

Concentriamoci su quello che dovrò fare adesso, discendere da qui non è un'ovvietà. Il sentiero adesso si restringe sempre più e, circondato dalle nuvole che riducono di parecchio la visibilità, mi sembra di camminare su di un ponte di cui non si riesce a scorgere l'estremità, un ponte di arcobaleno...


Seconda parte della discesa per la cresta di Nord-Est, tra le nuvole.

Sono circondato dai pericoli, ne sono completamente avvolto, ma il mio avanzare è sicuro, senza incertezze: dentro di me c'è una consapevolezza, c'è una fiducia pressoché illimitata nelle mie capacità che mi fanno avanzare a discapito di quei pensieri che normalmente possono venire in mente in situazioni come queste.
Raggiungo la famosa "spalla", niente di più semplice, un paio di salti di roccia da affrontare disarrampicando, con calma, senza fretta: et voilà, il gioco è fatto!


Le nuvole si stanno finalmente diradando e si intravede la splendida cresta che si "svolge" verso Est.

Man mano che scendo il panorama si apre sempre di più e riesco a vedere innanzi a me la bella cresta di Nord-Est che si allunga maestosa fino a raggiungere il suo culmine sulla punta del "Pizzo": immagini che mi riempiono il cuore di felicità.


Terza parte della discesa per la cresta di Nord-Est, appena fuori dalle nuvole.


Panoramica discendendo dalla cresta di Nord-Est.

Come avevo previsto il vento nella prima parte di questa discesa non mi ha creato alcun problema perché protetto dalla cresta di Sud-Est che ha fatto da "scudo": scendendo di quota invece, ma più che altro proseguendo verso Est, questa protezione va scemando e le raffiche iniziano a dare abbastanza fastidio. 

Il tratto della cresta di Nord-Est appena percorso.

Uno dei tanti sali-scendi che si debbono superare durante la discesa.

La cosa confortante però è che adesso la cresta è talmente ampia ed erbosa che una caduta sarebbe il male minore, anzi... 


"Cadere giù, sentire l'odore dell'erba e della terra e rotolare, rotolare, rotolare in quel morbido tappeto..."

Per un momento voglio tornare bambino...
Il ricordo va ad una Domenica d'Autunno ventosa come oggi, a casa della mia nonna, in campagna: facevo la terza o la quarta elementare e con i miei amici il gioco era quello di farsi catturare dal vento e lasciarsi cadere a terra compiendo capriole, le più belle ed ardite possibile. Cadere giù, sentire l'odore dell'erba e della terra e rotolare, rotolare, rotolare in quel morbido tappeto...

Ultime propaggini della cresta di Nord-Est culminanti con il "Pizzo".

Sgancio lo zaino e lo butto a terra, lancio i bastoncini, allargo le braccia in attesa di una raffica che puntualmente arriva e spicco quasi il volo...
E mi ritrovo a rotolare, rotolare, rotolare... Se mi vede qualcuno penserà sia diventato pazzo!


Il "Monte Bove"  dalla cresta di Nord-Est.

Che gioia, che momenti! Rimango a terra, pancia in su ed osservo le nuvole che nel cielo si rincorrono in una danza senza fine, la mente svuotata, il cuore ricolmo di tutto quello che mi circonda...
Dopo qualche minuto svogliatamente mi rialzo, raccatto tutta l'attrezzatura e mi rimetto in marcia. 


Con questo vento anche scattare una foto diventa un'impresa ardua: provare per credere!

Volgo lo sguardo indietro, ora la vetta è libera dalle nuvole, tanto sapevo sarebbe finita così: appena scendo mi freghi, vero Lady?


La vetta, che ora si mostra, e la cresta di Sud-Est del Monte Priora.

Camminare su questo manto erboso è una gioia per le articolazioni, supero alcuni piccoli dossi e mi preparo a scendere nuovamente per il lungo traverso che mi porterà nei boschi che ricoprono il versante Nord della Priora e poi al Santuario della Madonna dell'Ambro: questo di oggi è stato un "... grande giorno da vivere, senza limiti, senza fiato, tutto giusto, tutto sbagliato, mi devo muovere... ".


La "Signora", 2332 metri di splendore.

"Laddove spira più tagliente il vento, e alto si leva il mare e non lievi sono i pericoli da superare, mi sento a mio agio."
(Friedrich Nietzsche)


Poco sotto il filo di cresta, vista verso Nord-Est.


Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.


La cresta di Nord-Est vista da Nord.


La cresta di Sud-Est vista da Sud.


Cerchiati in rosso la devastazione provocata sulle montagne dalle scosse di terremoto degli ultimi mesi.

La frana che ha colpito il versante Nord del Monte Bove e che ne ha mutato la conformazione.



Il costone roccioso caduto sull'infernaccio staccatosi in prossimità del "Fosso le Vene".


Da questa fotografia si nota come il costone franato sia proprio in posizione prospiciente il "Fosso le Vene", la cui forra però non dovrebbe essere stata modificata nella sua morfologia.

P.S. Tengo a precisare che i sentieri seguiti in questa escursione a tutt'oggi non erano e non sono soggetti ad alcun divieto da parte delle autorità competenti in seguito agli eventi sismici dei mesi scorsi svoltisi nei Monti Sibillini.

Link per album Fotografico su Google Foto





Galleria foto e video

Sotto la pioggia.


Il bivio con il sentiero 20.


Traversata della zona di detriti e sfasciume sotto la pioggia.


Il lungo traverso fino al "Pizzo".


Poco sotto il filo di cresta.


Verso il "Casale della Priora".


Lungo il traverso prima del "Casale della Priora".



La cresta di Nord-Est vista dal traverso che conduce al  "Casale della Priora".



Uno sguardo verso la "Gola dell'Infernaccio".



Arrivo al "Casale della Priora".


Dalla cresta di Sud-Est vista sulla Nord della Sibilla.


Ciao "Lady"!


Arrivo in vetta e prime fasi di discesa lungo la cresta di Nord-Est con il superamento della famosa "spalla".


Uno sguardo indietro.


Seconda parte della discesa per la cresta di Nord-Est, tra le nuvole.


Le nuvole si stanno finalmente diradando e si intravede la splendida cresta che si "svolge" verso Est.


Terza parte della discesa per la cresta di Nord-Est, appena fuori dalle nuvole.


Panoramica discendendo dalla cresta di Nord-Est.


Il tratto della cresta di Nord-Est appena percorso.


Uno dei tanti sali-scendi che si debbono superare durante la discesa.



Il "Monte Sibilla".


"Cadere giù, sentire l'odore dell'erba e della terra e rotolare, rotolare, rotolare in quel morbido tappeto..."


Ultime propaggini della cresta di Nord-Est culminanti con il "Pizzo".


Il "Monte Bove"  dalla cresta di Nord-Est.


La frana che ha colpito il versante Nord del Monte Bove e che ne ha mutato la conformazione.


Con questo vento anche scattare una foto diventa un'impresa ardua: provare per credere!


La vetta, che ora si mostra, e la cresta di Sud-Est del Monte Priora.


La "Signora", 2332 metri di splendore.


Il costone roccioso caduto sull'infernaccio staccatosi in prossimità del "Fosso le Vene".


Da questa fotografia si nota come il costone franato sia proprio in posizione prospiciente il "Fosso le Vene", la cui forra però non dovrebbe essere stata modificata nella sua morfologia.


Poco sotto il filo di cresta, vista verso Nord-Est.



La cresta del "Monte Castelmanardo".



La parte culminante della cresta di Nord-Est del Monte Priora, dove è posizionata la croce visibile dal Santuario della "Madonna dell'Ambro".




Il "Balzo Rosso".

















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