Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


venerdì 25 marzo 2016

Monte Vettore da Forca di Presta Invernale

Giacomo Leopardi - I Canti - XII - L'infinito
"... io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare."


Diciannove Marzo 2016 
Partenza da Forca di Presta (1536m) ore 6:25 
Rientro a Forca di Presta ore 11:19
Durata escursione: 4h54m
Distanza percorsa: 10,7Km circa
Grado di difficoltà: EEi
Dislivello in salita: 973m
Dislivello in discesa: 986m
Vette raggiunte: 2476m Monte Vettore (croce ricoperta da ghiaccio e neve)
Monti Sibillini su Wikipedia
Monte Vettore su Wikipedia
Cima del lago su Wikipedia
Cima del Redentore su Wikipedia
Pizzo del Diavolo su Wikipedia
Lago di Pilato su Wikipedia


L’invidioso mi loda senza saperlo.
(Kahlil Gibran)




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.





Percorso:
Partenza da Forca di Presta (1536m) seguendo il sentiero del Parco n.101 (segnali bianco-rossi) fino alla cima del "Monte Vettore". Il ritorno è avvenuto seguendo lo stesso percorso dell'andata ma in maniera inversa.



Relazione:
Il meteo prevede una giornata magnifica con cielo sereno e visibilità ottima per chilometri e chilometri, fortunatamente sono riuscito a ritagliarmi un po' di tempo libero per la mattina: l'occasione è ghiotta e voglio approfittarne, devo chiudere la stagione delle invernali alla grande, toccando la cima della montagna più alta dei Sibillini ossia il "Monte Vettore" con i suoi 2476 metri di altezza. Il tempo bello poi mi darà anche la possibilità di scattare alcune foto decenti dalla vetta: tutte le volte che ci sono stato, almeno una decina, ho incontrato sempre cattivo tempo e visibilità pessima, è giunto il momento di rimediare!
Anche oggi a farmi compagnia ci sarà la sola mia presenza: tutti impegnati, tutti indaffarati...
La prospettiva non mi spaventa ne mi preoccupa, anzi, ad essere sincero mi stuzzica: le emozioni saranno accentuate grazie a questa solitudine.
Ogni tanto oltre che sentire il bisogno di rapportarmi con la natura e la sua maestosa crudeltà, sento anche il bisogno di ritrovare me stesso, lontano da tutto e da tutti e fare due chiacchiere tra me e me sul mondo in cui viviamo e la vita in generale.
Alle 6:15 sono già a Forca di Presta e il sole sta salendo pian piano da Est: è un'alba magnifica! 


L'alba di una una giornata che si preannuncia magnifica.

Mi soffermo a scattare alcune fotografie, nessuna fretta, intorno a me non c'è anima viva: solo le montagne vestite di bianco ed il sole. Come sono felice di essere qui tutto solo!
In pochi minuti sono pronto ed inizio a seguire l'evidente traccia che mi si dipana di fronte: il sentiero è il 101 e mi accompagnerà fino in vetta.


La parete di Sud-est del "Monte Vettore".

Calpesto la prima neve e mi accorgo fin da subito che l'aderenza è pressoché al limite: meglio indossare le ghette, ma principalmente i ramponi. Ecco, così va meglio! Seguo alcuni tornanti salendo sopra la "Costa le Particelle" raggiungendo di slancio il pianoro che precede la "Croce Zilioli".


La croce "Zilioli", punto d'inizio del primo traverso. 

Salendo di quota lo sguardo inizia a spaziare lontano, specie a Sud: si inizia ad intravedere il "Corno Grande" del "Gran Sasso", sembra quasi di poterlo toccare!


Si inizia ad intravedere il "Corno Grande" del "Gran Sasso" da dietro i "Monti della Laga".

Raggiungo la "Croce Zilioli" e mi appresto quindi ad affrontare il primo dei due traversi che mi porteranno al rifugio omonimo: il primo, con pendenza abbastanza accentuata, che sale alla mia sinistra sopra la "Valle Santa", di breve lunghezza, in ombra; il secondo, completamente esposto al sole, di maggior lunghezza e pendenza verso destra che si accentua proprio nella parte finale.
I ramponi mordono la neve ghiacciata ed in pochi minuti sono già sulla sommità del "Vettoretto" (2052m): non posso fare a meno di pensare che per la discesa questo tratto mi farà sudare le classiche sette camicie. 


Il primo traverso posizionato sotto il "Vettoretto" (2052m): lato in ombra, neve dura e compatta.

Non pensiamoci adesso, che è meglio, ogni cosa a suo tempo!
Un breve tratto in pianura e già sono sul secondo traverso: fa abbastanza freddo, la neve compatta, più tardi troverò sicuramente altre condizioni, il sole picchia già abbastanza.


Sul "Vettoretto", primo piano su segno su roccia, sullo sfondo si intravedono il Rifugio "Zilioli" e la cima del "Monte Vettore" (2476m).

La salita diventa monotona seguendo il ritmico conteggio dei passi: la difficoltà sta nel mantenere la posizione con le gambe piegate lateralmente verso destra. A terra non è presente alcuna traccia, neanche accennata, tutta la fatica spetta a me: chi verrà dopo troverà il piatto pronto, ma vuoi mettere essere il primo della giornata con il manto candido pronto ad essere calpestato dai tuoi piedi? Piccole gioie, piccole soddisfazioni che richiedono però sacrificio, d'altronde niente viene dato per niente, c'è sempre un prezzo da pagare, per tutto...


Inizia la marcia lungo il secondo ed ultimo traverso, quello esposto a Sud: la neve è più morbida e già inizia a sciogliersi.

Piccola parentesi musicale.
Una linea di basso risuona nella mia mente, il giro è tipicamente funk ed il ritmo è suadente, ipnotico: guarda guarda dove sono andato a pescare stamattina...

La versione live di "Another one bites the dust" registrata a Montreal nel 1981.

Magari non sarà una delle canzoni più conosciute dei Queen, ma di sicuro è quella che ha ottenuto il maggior successo commerciale (3 milioni di 45 giri venduti nei soli Stati Uniti d'America) e quella che viene passata di più in discoteca quando ci sono serate dedicate agli anni '70. Scritta da John Deacon (il bassista del gruppo), le liriche danno voce ad un individuo umiliato ed offeso, in un contesto di bellicoso antagonismo e violenta contesa.
"Another one bites the dust", in italiano "Un altro ancora va a mordere la polvere"... Questa sincronicità... Il momento è azzeccato, non posso far a meno di pensare a ciò che vedo accadere ultimamente intorno a me.
La parola "Invidia" deriva dal latino "in-videre" (“guardare storto”, “guardare di sbieco”) ed è uno dei sentimenti moderni più diffusi, e anche uno dei più inconfessabili. 
Citando Francesco Alberoni:
"L’invidia è il sentimento che noi proviamo quando qualcuno, che noi consideriamo del nostro stesso valore ci sorpassa, ottiene l’ammirazione altrui. Allora abbiamo l’impressione di una profonda ingiustizia nel mondo. Cerchiamo di convincerci che non lo merita, facciamo di tutto per trascinarlo al nostro stesso livello, di svalutarlo; ne parliamo male, lo critichiamo. Ma se la società continua ad innalzarlo, ci rodiamo di collera e, nello stesso tempo, siamo presi dal dubbio. Perché non siamo sicuri di essere nel giusto. Per questo ci vergogniamo di essere invidiosi. E, soprattutto, di essere additati come persone invidiose. In termini psicologici potremmo dire che l’invidia è un tentativo un po’ maldestro di recuperare la fiducia e la stima in sé stessi, impedendo la caduta del proprio valore attraverso la svalutazione dell’altro".
Di solito scegliamo le persone da frequentare e le nostre amicizie in base alle affinità che ci accomunano, capita  però che in certi contesti sociali ci si ritrova a doversi confrontare con individui che neanche lontanamente prenderemmo in considerazione per instaurare un rapporto di qualsiasi tipo; ed è qui che purtroppo casca l'asino.
Fortunatamente io sono dall'altra parte, sono la fonte di questa invidia: un po' per il mio essere ottimista che mi fa affrontare le avversità diciamo con una certa sobrietà, un po' per tutto quello che finora ho ottenuto da questa vita, un po' per l'ironia e la calma (apparente) con le quali vivo la mia esistenza.
Chi mi conosce veramente apprezza questo mio modo di essere, mi "invidia" genuinamente per il modo in cui affronto la vita e le situazioni che ti pone, e conosce i sacrifici che quotidianamente faccio ed ho fatto per essere quello che sono, ed ottenere tutto quello che mi appartiene: ovviamente non parlo di cose materiali (no, forse in parte anche questo... che schifo!).
Ebbene, questo suscita invidia, questo suscita astio...
Per empatia la cosa sicuramente non può che darmi dispiacere perché struggersi per quanto ottenuto da qualcun'altro è avvilente oltreché deprimente: occorre ricordare che il bene più prezioso che ci appartiene è la nostra personale dignità, perduta questa, altro non ci rimane. Tutte le volte che cerchiamo di sminuire gli altri per conferire maggior peso a noi stessi, di fatto manifestiamo la nostra debolezza e siamo più meritevoli di compassione che disprezzo...


Finalmente sono arrivato nei pressi del Rifugio "Zilioli".

Mettendo da parte per un attimo i soliti buoni propositi e tirando fuori un po' di sano cinismo, mi ritrovo perfettamente in questa massima di Oscar Wilde: 
"L’invidia è quel sentimento che nasce nel istante in cui ci si assume la consapevolezza di essere dei falliti". 
Quindi caro mio povero "nemico", non sarai ne il primo ne l'ultimo, sarai "Another one bites the dust", perché finora sono sempre andato avanti, non mi sono mai fermato, anche quando ero io quello a terra a mordere la polvere... E troppe volte è successo! Ma forse è proprio questo, sapendo cosa si prova non ho paura e non darei chissà cosa per essere al posto di un altro... non cedo alla tentazione di attribuire ad altri la colpa dei miei insuccessi perché in questa maniera limiterei la mia possibilità di crescita (Non sono io che devo migliorare, è colpa "loro"!) rifugiandomi in una forma di autolesionismo. 
E qui chiudo citando uno dei miei scrittori preferiti, ossia Johann Wolfgang Von Goethe:
"Agli stupidi non capita mai di pensare che il merito e la buona sorte sono strettamente correlati".
Chiusa parentesi.


Ancora pochi passi...

Sono proprio sotto il Rifugio "Zilioli": Finalmente! Non ne potevo più di camminare in questa fastidiosissima posizione! Salgo ancora di qualche metro per arrivare alla "Sella delle Ciaule" (2240m). Ero stato qui proprio due mesi fa circa (Palazzo Borghese, Monte Argentella, Forca Viola, Lago di Pilato, Cima del Lago, Punta di Prato Pulito, Cima del Redentore, Cima dell'Osservatorio, Quarto San Lorenzo Invernale): il sole stava per tramontare e la neve a terra era molto poca, adesso invece...
Il panorama che mi si para davanti è da mozzare il fiato: man mano che salgo i contrafforti rocciosi del "Pizzo del Diavolo" sembravo uscire dalla neve ed iniziano ad ergersi in tutta la loro maestosità. Provo sensazioni contrastanti: da un lato vorrei condividere queste emozioni con qualcuno, scambiare due parole; dall'altro però mi rendo conto che sarebbe quasi un sacrilegio rompere il silenzio dal quale sono circondato, tutto poi perderebbe di intensità.


Panoramica verso Nord-Est dalla Sella delle Ciaule.

Una piccola pausa per scattare alcune fotografie e sto già iniziando a seguire la facile cresta che mi porterà fino alla vetta. 


Altra panoramica, da sinistra verso destra: "Punta di Prato Pulito", "Cima del Lago", "Cima del Redentore", "Pizzo del Diavolo", "Cima Vallelunga" e "Monte Priora".

Qui le condizioni sono diverse: la neve è farinosa e si affonda fino al polpaccio, che faticaccia! Non ho con me le ciaspole, qui avrebbero fatto comodo. I miei obiettivi adesso sono la croce di ferro che si affaccia a Sud-Est prima e la croce di vetta poi: la prima, più alta, si erge solitaria sul pendio; la seconda invece, più piccola, è completamente ricoperta di neve e si fa fatica a vederla sulla vetta.


Dalla "Sella delle Ciaule" (2240m) vista sull'ultima parte di percorso, quella che mi porterà fino alla vetta.

Avanzo, lentamente, godendo appieno di questi momenti, respirando a pieni polmoni queste emozioni dalle quali sono completamente estasiato.


Particolare su alcune cime del "cordone" del Vettore, da sinistra verso destra la "Cima del Lago" (2423m), la "Cima del Redentore" (2448m) ed il "Pizzo del Diavolo" (2410m).

Il mio sguardo oscilla ritmicamente prima a sinistra e poi a destra, Nord e Sud, sulla Valle dei "Laghi di Pilato" e sui "Monti della Laga" e "Gran Sasso": il cielo è limpido, nitido e senza alcuna traccia di nubi o foschia.


Sono quasi giunto alla prima croce, quella rivolta verso Sud.

Ho raggiunto la prima croce e da qui la visibilità verso Sud ha dell'incredibile: sarò ripetitivo ma si riescono a distinguere con chiarezza il "Corno Grande" ed il "Corno Piccolo" del "Gran Sasso", il "Pizzo d'Intermesoli"... che spettacolo!


Dalla prima croce vista sul "Corno Grande" ed il "Corno Piccolo" del "Gran Sasso"ed il "Pizzo d'Intermesoli". 

Devo salire ancora però, ho visto solo in fotografia ciò che si vede dalla vetta, chissà quando mi ricapiterà una giornata come questa, così riprendo la mia marcia per percorrere l'ultimo centinaio di metri circa che mi separa dall'Eden, e lo raggiungo...


Il "Pizzo del Diavolo".

Rimarrò in cima per più di mezzora, sarei rimasto per sempre...


Giacomo Leopardi - I Canti - XII - L'infinito
"... io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare."
Dalla cresta sommitale del Monte Vettore, uno sguardo a Nord-Est, verso il mare...

Le immagini sottostanti parlano da sole, nient'altro da aggiungere.

Panoramica video dalla cima del "Monte Vettore".

La magia si ripete, un istante vissuto qui è uno dei beni più preziosi che possano esistere. Mangio e bevo qualcosa (molto in fretta) solo perché il mio corpo ne ha bisogno, altrimenti non sprecherei neanche questi istanti che preferisco dedicare alla contemplazione ed al silenzio: ho solo la compagnia di quest'ultimo, che però riesce a riempire tutto, a colmare l'infinito che è dentro ad ognuno di noi...


La croce sommitale completamente ricoperta di neve e ghiaccio e sullo sfondo i contrafforti rocciosi del "Pizzo del Diavolo" e della "Cima dell'Osservatorio" (2350m).

Sono felice, immensamente felice, non riesco a fermarmi, è un continuo girovagare alla ricerca dell'inquadratura migliore, la posizione più bella: tutto deve essere immortalato, questa giornata deve rimanere, non solo dentro di me.


Autoscatto!

Decido, con molta difficoltà, di rimettermi in cammino ed iniziare la fase di discesa.


Il "Corno Grande" del "Gran Sasso"ed il "Pizzo d'Intermesoli" risaltano nettamente all'orizzonte.

A metà strada tra il Rifugio "Zilioli" e la vetta faccio un primo incontro: un'escursionista che procede in solitaria come me. Un breve scambio di parole sulla qualità e tenuta della neve che sta già cambiando da quando sono salito stamattina presto, un ringraziamento da parte sua per la traccia da me solcata e che ha seguito finora (non è facile trovare persone che ti dicono grazie per queste cose) e proseguo con la discesa. 


Particolare sulla "Punta di Prato Pulito" e la "Cima del Lago".

Altre fotografie dalla "Sella delle Ciaule" ed inizio la discesa per il lungo traverso che mi porterà fino al "Vettoretto". 


Iniziata la fase di discesa lo sguardo si posa di continuo sul "Pizzo del Diavolo".

Questo lato è esposto a Sud e come avevo previsto la neve si sta sciogliendo, molto in fretta: i ramponi mordono, il problema sta nel fatto che scivolano via intere porzioni di manto nevoso, sembra di camminare su una pista di pattinaggio su ghiaccio con delle scarpe di cuoio. Nel frattempo incontro altri escursionisti ed ogni tanto sono costretto a fermarmi per permettere il loro passaggio: mi hanno insegnato fin da bambino che chi sale ha sempre la precedenza, regola che rispetto nel 99% dei casi, tranne in talune circostanze dove delle deroghe sono obbligatorie.
Durante la discesa trovo anche il tempo di rompere un bastoncino (la piccozza è rimasta sempre nello zaino): ho applicato troppa forza per non scivolare, contemporaneamente il bastoncino era entrato troppo in profondità, i miei 80kg si sono fatti sentire e crack! Il gioco è fatto!
Utilizzerò quello "mozzato" per il lato monte, nessun problema, lo spettacolo deve continuare.


I "Monti della Laga" e tutto quello che si perde all'orizzonte, verso Sud.

Finalmente esco da questa lunga e noiosa parte di sentiero e giungo nuovamente sul "Vettoretto", lo "spartiacque" tra i due traversi affrontati durante la salita.
Rimane adesso da affrontare quello più breve e più ripido che mi porterà fino alla Croce Zilioli. Questa parte di sentiero è ancora in ombra e già prevedo guai: sono sopra la "Valle Santa" e di sotto riesco a vedere lontani molti sci-alpinisti che stanno salendo, vogliamo fare anche noi una bella scivolata? Meglio prenderla con ironia. I rischi qui ci sono, non eccessivi ma ci sono: come già detto questa zona è ancora in ombra e la neve è ghiacciata, la pendenza è notevole; fortunatamente il pendio sottostante è abbastanza pulito e privo di rocce. In caso di scivolata il pericolo maggiore sarebbe quello di finire addosso ad uno dei parecchi sci-alpinisti che stanno salendo, facendosi male, parecchio! E' solo una questione di concentrazione e resistenza fisica ad uno sforzo prolungato: tutti i passi devono essere centellinati e pesati, uno ad uno, il margine di errore è nullo. Il bastoncino "mozzato" in questa circostanza mi fa proprio comodo, almeno non devo tirare fuori la piccozza: posiziono quindi quest'ultimo a monte, posiziono l'altro, il destro a valle, muovo il piede sinistro a monte e controllo che il rampone abbia fatto presa, muovo il piede destro a valle e controllo che anche quest'ultimo abbia fatto presa; questo gioco si ripeterà per almeno quindici lunghi minuti. Ogni tanto devo fare delle mini-pause, la posizione in cui si avanza è scomodissima e le articolazioni delle caviglie e delle ginocchia sono molto sollecitate. Avanzo, con molta calma, non bisogna farsi prendere dalla fretta, e non bisogna cedere allo sconforto: il dolore fisico diventa intenso, a volte insopportabile, ma questo deve essere classificato come allarme di bassa priorità, così come lo scorrere del tempo.


Sotto il "Vettoretto", quasi alla fine dell'ultimo traverso!

Tutto il mio essere adesso è focalizzato su questa lenta e lunga marcia: sarebbe bello se qualcuno fosse qui a scattarmi delle foto, immortalando questa avanzata strampalata molto più simile a quella di un ragno che a quella di un uomo.
E' finita, il traverso è terminato, sono tornato in posizione perpendicolare al terreno: posso staccare la spina, la parte di sentiero mancante per terminare l'escursione non presenta alcuna difficoltà. Mi sto proprio godendo adesso questa che è diventata una passeggiata: in lontananza vedo la mia auto, ora circondata da tante altre automobili. 
Il sole viene coperto da una nube, anche questo è un momento da fissare nel tempo. Tolgo i ramponi e le ghette, ora non servono più e mi appresto a percorrere gli ultimi metri di sentiero. E' stata una giornata perfetta, finalmente, dopo tanti anni di attesa, ho delle bellissime immagini dalla vetta della montagna più alta dei Sibillini e delle Marche: ho con me anche dei bellissimi ricordi, non solo legati a quanto vissuto oggi, no, ricordi di un inverno che tra due giorni finirà, ma che mi ha saputo regalare emozioni e stati d'animo di rara intensità.
Auguro una Buona Pasqua a tutti voi e ci si rivede in primavera, con nuove Avventure di montagna!


Momenti salienti in un collage video





Link per album Fotografico su Google Foto

 




Galleria foto e video


L'alba di una una giornata che si preannuncia magnifica.



Pronti per la partenza!



La parete di Sud-est del "Monte Vettore".


 Si inizia ad intravedere il "Corno Grande" del "Gran Sasso" da dietro i "Monti della Laga".



La croce "Zilioli", punto d'inizio del primo traverso. 



Il primo traverso posizionato sotto il "Vettoretto" (2052m): lato in ombra, neve dura e compatta.



Sul "Vettoretto", primo piano su segno su roccia, sullo sfondo si intravedono il Rifugio "Zilioli" e la cima del "Monte Vettore" (2476m).


Parte del massiccio della "Majella" a sinistra ed il "Corno Grande" del "Gran Sasso" al centro. 



Inizia la marcia lungo il secondo ed ultimo traverso, quello esposto a Sud: la neve è più morbida e già inizia a sciogliersi.


 Finalmente sono arrivato nei pressi del Rifugio "Zilioli".



Una panoramica a Sud.



Dalla "Sella delle Ciaule" (2240m) vista sull'ultima parte di percorso, quella che mi porterà fino alla vetta.



Panoramica a Nord-Est con evidenziate tutte le maggiori cime dei Sibillini. 



 Da sinistra verso destra la "Cima del Lago" (2423m), la "Cima del Redentore" (2448m) ed il "Pizzo del Diavolo" (2410m).


Il "Pizzo del Diavolo".



Da sinistra verso destra la "Punta di Prato Pulito" (2372m) e la "Cima del Lago" (2423m).



Inizia l'ultima fase dell'ascesa, questa volta su neve più morbida e farinosa.



 Sono quasi giunto alla prima croce, quella rivolta verso Sud.



Dalla prima croce vista sul "Corno Grande" ed il "Corno Piccolo" del "Gran Sasso"ed il "Pizzo d'Intermesoli". 



In vetta! Lo sguardo si posa prima sulla cresta che collega il "Monte Vettore" al "Monte Torrone" (2117m) e poi spazia verso Nord, sulle principali vette dei Sibillini e poi...



... a Est, verso il mare.



 La croce sommitale completamente ricoperta di neve e ghiaccio e sullo sfondo i contrafforti rocciosi del "Pizzo del Diavolo" e della "Cima dell'Osservatorio" (2350m).



Ancora il "Pizzo del Diavolo" ed il "Lago di Pilato" completamente ricoperto da ghiaccio e neve.


Panoramica video dalla cima del "Monte Vettore".



Un'occhiata verso Sud.



Il "Corno Grande" del "Gran Sasso"ed il "Pizzo d'Intermesoli" risaltano nettamente all'orizzonte.



 Iniziata la fase di discesa lo sguardo si posa di continuo sul "Pizzo del Diavolo".



I "Monti della Laga" e tutto quello che si perde all'orizzonte, verso Sud.



Particolare del "Pizzo del Diavolo" e della "Cima del Redentore" che lo sovrasta. 


 Sotto il "Vettoretto", quasi alla fine dell'ultimo traverso!