Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


domenica 9 ottobre 2016

Escursione "sotto le stelle" al Monte Priora

Cinque anime perse nella notte, la cresta del Berro e della Priora, l'alba dalla croce di vetta: un esperienza indimenticabile...



Otto-Nove Luglio 2016 
Partenza dalla Forcella del Fargno (1811m) ore 23:57
Rientro alla Forcella del Fargno ore 08:28
Durata escursione 8h 31' 
Distanza percorsa: 10,4Km circa
Grado di difficoltà: EE
Vette raggiunte: 2332m Monte Priora (croce di ferro) 
Quota massima: 2332m Monte Priora
Dislivello in salita: 715m circa
Dislivello in discesa: 713m circa
Monti Sibillini su Wikipedia
Pizzo Berro su Wikipedia

Monte Priora su Wikipedia


"Non si può toccare l’alba se non si sono percorsi i sentieri della notte."
(Kahlil Gibran)



Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.



Percorso:
Dal rifugio del "Fargno" si prende l'evidente sentiero che a destra taglia diagonalmente la "Costa dell'Asino" (sentiero del Parco n.277). Raggiunta la forcella "Angagnola" (1924m) si segue il sentiero (n.18, non segnalato) che sale in direzione del "Pizzo Berro", costeggiandolo prima sulla destra (sopra la "Val di Panico"), e salendo in cresta poi: raggiunta quest'ultima si continua per prati sempre con il sentiero 18, che prosegue lungo il versante Nordorientale del "Berro",  per arrivare alla sella tra quest'ultimo ed il "Monte Priora".  Da lì, in cresta, si arriva alla vetta del "Pizzo della Regina" (altro nome della cima del "Monte Priora"): il ritorno è avvenuto seguendo gli stessi sentieri dell'andata in maniera inversa.



Relazione:
Per quest'occasione si è ricomposta proprio una bella squadra, era da tempo che non riuscivamo ad essere tutti insieme: io, Andrea, Michele e Moreno, quelli della "Forra di Rio Freddo" (prima o poi riuscirò a pubblicare questo post...), esattamente due anni fa; si è aggiunto a noi anche Jacopo, un nostro caro amico a completare un quintetto che promette scintille. 
La vecchia Xara Picasso di Michele ci sta accompagnando in questo viaggio verso il rifugio del "Fargno": si sta proprio comodi, anche se a pieno carico c'è abbastanza spazio, forse anche per la goliardia che pian piano sta crescendo ad un ritmo esponenziale!
Raggiungiamo "Pintura di Bolognola" ed imbocchiamo la mulattiera che in 6 Km circa ci dovrà portare all'agognata meta: ho usato questo aggettivo perché dopo l'esperienza precedente (Escursione Monte Acuto, Pizzo dei Tre Vescovi, Pizzo Berro e Monte Priora) so benissimo quello che ci spetta...
Anche se la nostra auto non è un fuoristrada il suo comportamento è ineccepibile e in meno di 20 minuti raggiungiamo la "Forcella del Fargno": stavolta "buche, avvallamenti, dossi, piccoli fossati, sassi sulla carreggiata "ci fanno un baffo", noi abbiamo la "Picasso"!
Nota negativa: per pochi minuti ci siamo persi il tramonto. 
Nota positiva: nuvole basse e un forte vento forte ci avrebbero impedito di scattare fotografie da cartolina.
Conclusione: nessun rimpianto!


Il "Monte Bove" ed in basso le luci della sera di Ussita.
.
L'umore di queste righe trasuda gioia e spensieratezza, proprio quelle emozioni che ci accompagneranno per tutta questa bellissima nottata...


Nei pressi del rifugio del "Fargno": pronti per la cena? Grazie della foto ad Andrea.

Si, avete capito proprio bene, nottata... Trascorreremo la notte all'addiaccio, protetti dai soli sacchi a pelo, sulla vetta di una delle montagne più ricche di fascino dei Sibillini: il "Monte Priora". L'obiettivo è quello di assistere ad un'alba che si preannuncia magnifica: speriamo le previsioni meteo stavolta ci abbiano azzeccato!
Come dicevo poc'anzi appena scesi dall'auto veniamo accolti da un forte vento freddo: dobbiamo sostituire immediatamente i nostri abiti estivi con altri più consoni  all'ambiente nel quale ci muoveremo nelle prossime ore.
Ecco, così va meglio! Il rifugio del "Fargno" dista solo un centinaio di metri da dove abbiamo parcheggiato l'automobile, tratto che percorriamo velocemente: sono quasi le nove di sera e la fame inizia a farsi sentire; bisogna dire che siamo anche in ritardo di una buona mezzora e non vorremmo che i gestori del rifugio iniziassero a pensar male visto che la nostra prenotazione era per le 20:30 massimo 20:45.
Entriamo nel rifugio e veniamo accolti da una gradevolissima atmosfera: anche se siamo in piena estate le sensazioni che si provano sono quelle di una tipica serata invernale. L'arredamento, le luci soffuse, gli odori ci fanno sentire come a casa... Odori!


Da sinistra verso destra il sottoscritto, Moreno, Michele e Jacopo. Grazie della foto ad Andrea.

Il profumino che viene dalla cucina è invitante e fatte le presentazioni, preso possesso del nostro tavolo ci sediamo, in attesa dell'arrivo del nostro anfitrione.
Si instaura subito una bella empatia tra noi ed il gentile padrone di casa poi vuoi la fame, vuoi i modi affabili, vuoi l'atmosfera: praticamente ordiniamo tutto quello che c'è di disponibile, e vai!


Da sinistra verso destra Andrea, il nostro "anfitrione" ed il sottoscritto. Grazie della foto ad Andrea.

Iniziamo subito con del buon vino rosso della casa, deliziosa bevanda che accompagnerà il nostro pasto e le nostre chiacchiere fino al termine della serata: sinceramente non ricordo il numero preciso di caraffe di questo nettare che ci siamo trangugiati... 
Appena arriva il pane lo inzuppiamo nel vino ed avidamente ne mangiamo: dopo pochi minuti ne dobbiamo chiedere un altro cestino...
Finalmente arrivano gli antipasti composti da taglieri dove sono "apparecchiati" salumi, e formaggi della zona: in bella vista c'è del buon salame di Norcia,  del "Ciauscolo" di Visso e del formaggio fresco della zona accompagnati da delle bruschette alla erbe (il gestore del rifugio ci conferma che sono erbe raccolte proprio qua intorno).

Piccola parentesi culinaria.
Il ciaùscolo (o ciavuscolo o ciabuscolo) è un insaccato tipico della regione Marche che ha ottenuto il riconoscimento di Indicazione geografica protetta (IGP) europea oltreché italiana. Viene prodotto nel territorio delle provincie di Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno, in particolare nella zona Appenninica nelle località di Visso, Ussita, Sarnano, Montemonaco, Castelsantangelo sul Nera, Arquata del Tronto e Acquasanta Terme, tutti comuni immersi nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
E' un salame morbido, di colore rosato, formato da un impasto di carne di maiale con l'aggiunta di sale, spezie (pepe nero e aglio) e di vino (gli ingredienti comunque variano in base alla località dove viene prodotto e a seconda delle tradizioni che ovviamente sono diverse da paese a paese, anche se vicinissimi tra loro). L'impasto che se ne ricava viene "insaccato" in un budello anch'esso di maiale (il termine dialettale "ciausculu" sta a indicare proprio il budello che si adopera per gli insaccati) e dopo la stagionatura, che va da alcune settimane a pochi mesi, è pronto per essere degustato.
Chiusa parentesi.

In pochi minuti spazzoliamo tutto e la tavola rimane desolatamente vuota, in attesa di rinforzi... Che puntualmente arrivano!
E intanto si chiacchiera, gustando delle ottime penne condite con un buon sugo alle erbe selvatiche (sempre raccolte qua intorno!) e parlando del più e del meno, della piega che ha preso le nostre vite, del lavoro... Io, Andrea e Moreno fino ad un paio di anni fa lavoravamo per la stessa ditta ed è lì che abbiamo avuto la fortuna di conoscerci prima e fare amicizia poi: colgo l'occasione proprio per ringraziare il mio ex-datore di lavoro per averci fatto incontrare, senza di lui non avremmo avuto questa possibilità. 
Grazie "Maurone"!
Il vino scarseggia, ma il nostro "cantiniere" è sempre attento, ed i nostri bicchieri non rimangono mai vuoti: piano piano la nostra conversazione inizia a cambiar piega e gli argomenti diventano quelli che si trattano dentro uno spogliatoio dopo una partita di calcio... No comment!
Arriviamo al secondo, o meglio ai secondi perché non ci siamo accontentati di una singola portata: minestra di lenticchie di "Castelluccio" e fagioli con salsicce.
E qui apro due parentesi...

Piccola parentesi culinaria.
La "Lens culinaris Medik" è una pianta dicotiledone della famiglia delle Fabaceae (o Leguminose) ed è stata coltivata sin dall'antichità; è una pianta annuale utilizzata per i suoi semi commestibili (ricchi di proteine e di ferro) noti come lenticchie. È stata una delle prime colture domesticate e il suo consumo viene attestato addirittura nell'episodio biblico di Esaù, nella Genesi.
La "Lenticchia di Castelluccio di Norcia" (IGP) è un prodotto tipico dei piani di Castelluccio, frazione di Norcia. La zona di produzione dell'IGP comprende anche le aree marchigiane limitrofe nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Chiusa parentesi.

Piccola parentesi culinaria-cinematografica.
Un piatto di salsiccia e fagioli è proprio quello che serve per ristorarsi dopo una grossa fatica: bisogna dire che noi, a parte stare a tavola, di fatica non ne abbiamo compiuta parecchia finora... 
I fagioli alla Bud Spencer e Terence Hill, diventati famosi grazie alla scena del film "Lo chiamavano Trinità".


La famosa scena dei fagioli dal film "Lo chiamavano Trinità".

Ho preso quanto segue proprio dal sito ufficiale di Terence Hill:
"Quante volte hai dovuto girare la scena nella quale mangiavi una gran quantità di fagioli all'inizio del film "Lo chiamavano Trinità"?
Solo una volta! Rimasi senza mangiare per le 24 ore antecedenti il momento di girare la scena, così da essere davvero affamato ed essere in grado di far fuori l'intero piatto di fagioli in modo da dover girare la scena una sola volta!"
Che dire, visti gli antipasti ed i primi già al sicuro nei nostri stomaci, non abbiamo ingurgitato questa prelibatezza come fa Trinità nel film, diciamo che ci siamo andati abbastanza vicini però...
Chiusa parentesi.

Non lo so che cosa ci sta succedendo, ma mangiamo questo cibo come se fossimo a digiuno da tempo immemorabile: non lo so, può darsi sia stato il freddo patito appena scesi dall'auto, fatto sta che non rimane niente nei nostri piatti, anzi, facciamo anche la "scarpetta" con il pane. Che bello! Adesso si che stiamo bene!
E non finisce qui, no no, abbiamo ancora spazio...
Dopo aver raccolto i piatti il nostro "diavolo tentatore" ci elenca minuziosamente la lista dei dolci preparati in giornata: crostate della casa alla confettura di albicocca oppure alla visciola e torta di mele con gocce al cioccolato...
No, assaggiare tutti e tre questi dolci sarebbe troppo, ne basta uno... Vai con la crostata alla confettura di visciola!
Poi si passa al caffè, ovviamente corretto, perché stanotte farà freddo là fuori... Da marchigiani, in quale maniera andiamo a correggere il caffè?
Ovviamente con del buon "Varnelli"!

Piccola parentesi culinaria.
"Varnelli" è il marchio di fabbrica che identifica un noto liquore secco all'anice prodotto dall'omonima Distilleria Varnelli S.p.A. di Muccia, in provincia di Macerata. Il mistrà Varnelli è una bevanda alcolica secca, ottenuta da alcol di grano, distillato di anice e zucchero e si presenta limpido e dal gusto secco, con un tasso alcolico intorno ai 46 gradi. Il mistrà Varnelli è utilizzato per correggere il caffè, ma si beve anche liscio e viene utilizzato anche per la preparazione di cocktail. 
Chiusa parentesi.

La serata sta proprio prendendo una bella piega: il buon cibo ed il buon bere riescono ad allietare ogni situazione.

"Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene".
(Virginia Woolf)

Il convivio all'interno del rifugio per noi continuerebbe all'infinito, ma per gli altri ospiti è giunta l'ora di andare a dormire e noi non possiamo rimanere dentro a far confusione: svogliatamente ci alziamo dai nostri posti e ci dirigiamo verso il bancone. Prima di saldare il conto però sorseggiamo uno dei liquori che ci vengono gentilmente offerti: proviamo con beatitudine quello alla genziana... E' ora di andare!
Appena fuori veniamo accolti da una forte raffica di vento, speriamo cali altrimenti questa notte son dolori...
Ancora è presto, sono da poco passate le undici e per "ingannare" il tempo iniziamo a canticchiare: ci posizioniamo a fianco del rifugio, in un lato dove non spira troppo vento, e grazie all'accompagnamento della chitarra di Andrea il gioco è fatto... E si, abbiamo con noi anche una chitarra!
Beviamo il "bicchiere della staffa" (del buon "Jameson" che Jacopo aveva portato precauzionalmente) ma questo non significa che ci congederemo l'un l'altro: questa notte sarà molto lunga e la trascorreremo insieme.
Anche se all'esterno, stiamo facendo un po' troppo rumore così decidiamo di dirigerci verso la nostra auto, prendere le ultime cose e partire finalmente per sentieri.
Come dicevo all'inizio del post la distanza che ci separa dalla nostra macchina è un centinaio di metri ma qui, presi da un'inspirazione improvvisa, io e Jacopo intoniamo "Stairway to Heaven" dei Led Zeppellin, Andrea "arpeggia" la parte iniziale di chitarra acustica ed è così che il nostro lungo viaggio ha inizio...

"Stairway to Heaven" versione unplugged in the wind...

Piccola parentesi musicale

Stairway to Heaven (Scala per il Paradiso)

Musica di Jimmy Page e testo di Robert Plant


There's a lady who's sure all that glitters is gold
And she's buying a stairway to heaven
When she gets there she knows, if the stores are all closed
With a word she can get what she came for
Ooh, ooh, and she's buying a stairway to heaven 

There's a sign on the wall but she wants to be sure
'cause you know sometimes words have two meanings
In a tree by the brook, there's a songbird who sings
Sometimes all of our thoughts are misgiven
Ooh, it makes me wonder
Ooh, it makes me wonder

There's a feeling I get when I look to the west
And my spirit is crying for leaving
In my thoughts I have seen rings of smoke through the trees
And the voices of those who stand looking
Ooh, it makes me wonder
Ooh, it really makes me wonder 

And it's whispered that soon if we all call the tune 
Then the piper will lead us to reason
And a new day will dawn for those who stand long
And the forests will echo with laughter 

If there's a bustle in your hedgerow, don't be alarmed now
It's just a spring-clean for the May queen 
Yes, there are two paths you can go by, but in the long run
There's still time to change the road you're on
And it makes me wonder 

Your head is humming and it won't go, in case you don't know
The piper's calling you to join him
Dear lady, can you hear the wind blow, and did you know
Your stairway lies on the whispering wind? 

And as we wind on down the road
Our shadows taller than our soul
There walks a lady we all know
Who shines white light and wants to show
How everything still turns to gold
And if you listen very hard
The tune will come to you at last
When all are one and one is all
To be a rock and not to roll 

And she's buying a stairway to heaven

C’è una donna che è sicura che tutto ciò che luccica sia oro,
E sta comprando una scala per il paradiso.
Quando vi  giungerà, se i magazzini saranno tutti chiusi
Con una parola lei potrà ottenere quello per cui è venuta.
Ooh. Ooh, e lei sta comprando una scala per il Paradiso.

C'è una scritta sul muro, ma essa vuole sincerarsi
Perché come sai a volte le parole hanno un doppio significato
Su di un albero vicino al ruscello c'è un uccellino che canta
Alle volte tutti i nostri pensieri non sono compresi
Ooh, questo mi dà da pensare
Ooh, questo mi dà da pensare

C'è una sensazione ch'io provo quando volgo lo sguardo ad occidente
E la mia anima sta piangendo per la partenza.
Nei miei pensieri ho visto anelli di fumo attraverso gli alberi,
E sentito le voci di quelli che stanno a guardare.
Ooh, questo mi dà da pensare
Ooh, questo mi dà da pensare.

E si mormora che presto se noi tutti avremmo ferma volontà,
allora il pifferaio ci condurrà alla ragione.
E sorgerà un nuovo giorno per coloro che da tanto aspettano,
e le foreste echeggeranno di risate.

Se c'è trambusto nella tua siepe, non ti allarmare
E' solo la pulizia di primavera in onore della Regina di Maggio
Sì, ci sono due strade che puoi percorrere, 
Ma a lungo andare c'è ancora tempo per cambiare la strada che hai intrapreso
E questo mi dà da pensare.

La tua testa canticchia e quella melodia non se ne andrà, nel caso non lo sapessi,
Il  pifferaio ti chiama per unirti a lui
Dolce Signora, senti il vento soffiare e lo sapevi
che la tua scala poggia sui sussurri del vento?

E scendiamo in strada
Le nostre ombre, più grandi delle nostre anime
Là cammina una donna, che noi tutti conosciamo
Che risplende di luce bianca e vuole mostrare
Come qualsiasi cosa si tramuti ancora in oro
E se ascolti molto attentamente
Alla fine la melodia verrà da te
Quando tutto è uno, e uno è tutto
Essere una roccia, e non rotolare

E lei sta comprando una scala per il paradiso.

Traccia 4 dell'album "Led Zeppelin IV" (1971) dei Led Zeppelin

Tutti i testi sono coperti da copyright e sono di proprietà degli autori.


La versione live di "Stairway to Heaven" tratta dal film-concerto "The Song remains the Same", registrato al Madison Square Garden di New York tra il 27 e il 29 Luglio 1973 durante la tournée per la promozione dell'album "Houses of the Holy".

Un brano criptico, di non facile comprensione: già il suo titolo, come praticamente tutto di esso, è alquanto dibattuto. Il primo riferimento conosciuto di una "scalinata verso il paradiso" si trova nella Bibbia (Genesi 28:12), ma è anche il titolo (nella versione americana) di un film britannico del 1946: Stairway To Heaven (A Matter Of Life And Death). Riguardo il testo l'opinione generale è che sia di natura mistica: a detta di Robert Plant, autore delle liriche, pare che la fonte d'ispirazione per la canzone fu il libro "Magic Arts in Celtic Britain " di Lewis Spence, attraverso vari riferimenti come ad esempio la "Regina di Maggio" ed il "Pifferaio", soggetti che nel testo assumono un significato simbolico, permeato da figure retoriche ed allegorie difficilmente inquadrabile in una tematica specifica.
Le parole possono essere interpretate in varie maniere: da quelle più sociologiche a quelle nichiliste, da quelle metafisiche a quelle che parlano di "complotti". 
E su quest'ultimo punto bisogna soffermarsi perché proprio queste speculazioni, nel bene e nel male, hanno contribuito al successo del brano. Ad un certo punto, nel testo, è presente questa frase: 

“... Se c'è trambusto nella tua siepe, non ti allarmare
E' solo la pulizia di primavera in onore della Regina di Maggio
Sì, ci sono due strade che puoi percorrere, 
Ma a lungo andare c'è ancora tempo per cambiare la strada che hai intrapreso..."

Ebbene, ascoltando al contrario questa parte, quanti credono al complotto, affermano che sarebbe possibile ravvisare un inno satanico: 

“Oh ecco il mio dolce Satana,
la cui unica piccola via non mi renderà triste,
il cui potere è sacro... egli ti darà forza dandoti il 666...
in una piccola baracca di attrezzi ci farà soffrire tristemente”. 

Jimmy Page, che comunque non è l'ideatore del testo, non nascose mai la sua passione, tra l’altro condivisa con il resto della band, per la cultura celtica e tutto il filone neo-pagano che vi orbita attorno. Considerato che il rock’n roll e qualsiasi limitrofa sonorità a quei tempi (fine anni sessanta, primi anni settanta) era considerata già a prescindere come “deviante”, per i Led Zeppelin non aveva alcun senso nascondere messaggi così puerili tra le righe, soprattutto considerando che, come affermato da Plant, “Stairway to Heaven fu scritta con le migliori intenzioni, e per quanto riguarda messaggi registrati al contrario, non è la mia idea di fare musica”.
L’accusa di contenere frasi occulte se ascoltate al contrario aveva già colpito, ed avrebbe colpito ancora, molti prodotti rock, e nel caso di "Stairway to Heaven" ascoltando la frase incriminata al contrario viene da chiedersi se questi accusatori il demonio non ce l’avessero nelle loro teste. Come dicevo però questa per i Led Zeppelin fu una gran bella pubblicità, dal momento che più di una frase sembra alludere (se estrapolata dal resto del contesto) a significati nascosti, come ad esempio “Perché come sai a volte le parole hanno un doppio significato”.
I legami con la natura ed uno stile di vita più umano in questa canzone sono presenti come parte di un’apparente condanna al materialismo, metaforizzata dalla Lady (Signora), per la quale “tutto ciò che luccica sia oro”. Si parla sostanzialmente delle scelte che ognuno di noi deve compiere nella vita. Giusto e sbagliato, bene e male. Ed anche se “Le nostre ombre sono più grandi delle nostre anime”, la scelta non è mai irreversibile, rimane sempre la possibilità di cambiare strada e tornare indietro.
La figura del pifferaio è ambigua: se letta in un certo modo, essa assume valenza positiva, e potrebbe simboleggiare la razionalità, l’intelletto, una sorta di risveglio spirituale (sulle note del suo flauto si fa festa). Tuttavia, nell'immaginario comune, grazie alla fiaba de "Il pifferaio di Hamelin", dai poteri sovrannaturali, e, nei carmi classici, raffigurato dal Dio Pan, il pifferaio è un ammaliatore, e come tale è anche subdolo. Ciò può essere vero, falso, chi lo sa? Oppure può semplicemente ammantare la tematica con quell'ambiguità che a volte, anche nella vita reale, rende così difficile compiere la scelta giusta, distinguere ciò che è positivo da ciò che non lo è.
Il testo può essere oggetto di mille interpretazioni: dalle più “politicizzate”, che vedrebbero nella canzone uno spiccato significato anti-capitalista, a quelle che vi vedono una rilettura dei simboli e dell’immaginario celtico, fin’anche ad una chiave anarco-individualista. Una interpretazione interessante del testo secondo me  è quella filo-cristiana, che vedrebbe nella donna “che noi tutti conosciamo” una figura positiva e salvifica, identificabile con la Madonna (“Lady” nella cultura anglosassone indica proprio la Vergine Maria, e Maggio è il mese Mariano). A tal proposito non sarebbe affatto strano ravvisare simbolismi di matrice cristiana; d’altro canto il neopaganesimo "zeppeliniano" è proprio come il fantasy di Tolkien, in cui tanti elementi della mitologia celtica si mischiano con il medioevo cristiano, epoca in cui i miti antichi si sono poi trasformati da culto a leggende popolari. 
Parlando degli aspetti musicali la canzone è suddivisibile in tre parti: una prima acustica, una seconda più rapida e ritmata, e l’ultima, che raggiunge una piena catarsi.
All'inizio bisogna quasi tendere l’orecchio: l'arpeggio della chitarra acustica a dodici corde di Jimmy Page pare arrivare da molto lontano. Pian piano però, più forte e come portato dal vento, giunge il suono dei flauti suonati da John Paul Jones e poi la voce calma di Robert Plant inizia a far entrare il brano nel vivo, facendosi sempre più decisa assieme al "Mellotron" (strumento musicale a tastiera divenuto popolare tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta): Jones per questo brano sfodera un arsenale di strumenti e di bravura passando da bassi sovraincisi al piano elettrico (che entra verso la metà del brano) fino al sopracitato "Mellotron" ed ai flauti.
Tutto assume un’atmosfera profondamente medievale, sognante, mistica...
L’acustica di Jimmy si fa più forte, la tensione sale e l’atmosfera si carica a più riprese grazie a pochi accordi ed all'abilità canora di Robert Plant; quand'ecco a metà canzone intervenire la batteria di John Bonham. Adesso tutto cambia, la velocità e la potenza incalzano, fino a che la tensione non si blocca per un momento, per quel breve ed importantissimo preludio all'assolo di chitarra elettrica da alcuni definito come il migliore della storia del rock’n roll.
La tensione emotiva accumulatasi nei sei minuti precedenti ora trova il suo sfogo, finalmente libera da ogni costrizione, e la "furia" di Page e degli altri componenti della band si ferma solo nel finale della canzone, dove la voce straziata di passione di Robert Plant porta a termine il climax, l’apice emotivo.
Per ultimo quasi un sussurro, a chiudere: “...e sta comprando una scala per il paradiso”. 
Chiusa parentesi.

Raggiungiamo la nostra auto, Andrea lascia a malincuore la chitarra, carichiamo dentro i nostri zaini gli ultimi oggetti che riteniamo utili, accendiamo le frontali ed iniziamo la nostra marcia seguendo il sentiero 277 che ci porterà in breve tempo fino alla "Forcella Angagnola": sono le ore 11:59. Il forte vento accompagna la nostra marcia che alla sola luce delle frontali assume una connotazione surreale, quasi mistica... non è che ci stiamo ancora facendo condizionare da "Stairway to Heaven" che è entrata prepotentemente nelle nostre menti ed ora non se ne vuole più andare? 
In certi momenti spegniamo le luci e camminiamo con l'aiuto della sola luminosità fornitaci dalle stelle (abbiamo scelto questa serata di proposito): che nottata magnifica... 


Uno sguardo a Ovest dalla Forcella "Angagnola". Grazie della foto ad Andrea.

In poco più di mezzora raggiungiamo la "Forcella Angagnola" ed affacciandoci verso la "Valle dell'Ambro" notiamo come il vento cessi quasi del tutto, anche scendendo di poco: decidiamo di bivaccare qui. Trovata una piccola area dove la pendenza è meno accentuata srotoliamo i nostri sacchi a pelo, togliamo gli scarponi e ci distendiamo in questo soffice tappeto di erba e fiori. E' un momento bellissimo quello in cui completamente disteso e rilassato volgo lo sguardo al cielo e non riesco a chiudere gli occhi perché completamente ammaliato dalle stelle: qui siamo parecchio lontani da fonti luminose che "inquinano" il cielo e la luminosità di quest'ultime risulta essere intensa come non mai. Metto la sveglia per le 3:00 del mattino in modo da avere tempo sufficiente per raggiungere poi il "Monte Priora" prima dell'alba. 
Qualcuno dei miei amici riesce a prendere sonno, io personalmente sono così avvolto e coccolato da queste emozioni che beatamente gusto ogni singolo istante che ci separerà dalla ripresa della marcia: sono momenti che è sempre più raro trovare in questa vita così frenetica e quanto mai lontana dalla natura che ci circonda...
Sono le 3:00, neanche faccio suonare la sveglia: siamo già tutti in piedi e stiamo riponendo i sacchi a pelo dentro i nostri zaini. 


Ore 3:14 a.m. pronti nuovamente per la marcia!

In pochi minuti siamo pronti ed alle 3:14 a.m. siamo di nuovo in cammino seguendo il sentiero non segnalato n.18. Proseguiamo in direzione della vetta del "Pizzo Berro" costeggiandolo prima sulla destra, sopra la "Val di Panico" tanto per intenderci,  e salendo poi in cresta. Al buio il proseguire acquisisce una connotazione completamente diversa: la visuale ha un raggio di pochi metri e nell'oscurità rimangono celati i panorami ed anche i pericoli...
Raggiungiamo una biforcazione del sentiero: proseguendo per prati alla nostra sinistra (sentiero non segnalato n.18), si raggiunge la sella tra il "Pizzo Berro" ed il "Monte Priora"; proseguendo ancora in cresta alla nostra destra (sentiero non segnalato n.19), si raggiunge la vetta del "Berro". Ovviamente svoltiamo a sinistra, in fondo non avrebbe senso salire in vetta ad una montagna quando è buio pesto: non si vedrebbe assolutamente niente.
In pochi minuti siamo sulla sella citata poc'anzi, dove il sentiero diventa il n.19, una piccola discesa ed inizia poi la salita che ci condurrà fino alla vetta del "Pizzo della Regina". Ora che il nostro sguardo punta verso Est, notiamo come un tenue chiarore stia salendo: non è che facciamo tardi, no?


Il profilo della Prioria che si staglia a Est nel cielo che prelude l'alba. Grazie della foto ad Andrea.

Sono le 4:35, abbiamo appena superato la parte di percorso più ostica, ossia un breve traverso sulla sinistra dove c'è un restringimento del sentiero e l'esposizione notevole (vedi post Monte Acuto, Pizzo dei Tre Vescovi, Pizzo Berro e Monte Priora dalla Forcella del Fargno): ormai manca davvero poco, la croce sommitale si staglia all'orizzonte che sta divenendo sempre più chiaro.
Stiamo percorrendo la parte di percorso che ora si svolge in cresta, l'obiettivo lì, di fronte a noi.


Poco sotto la vetta.

Mi stacco dal gruppo e preso da una incontenibile frenesia accelero il mio passo: devo questo a me stesso, devo rimanere, anche per pochi istanti, sulla vetta di questa montagna da solo. Dopo le avventure dell'inverno precedente (Monte Priora per la cresta di Nord-Est (Madonna dell'Ambro) Invernale e Monte Priora per la cresta di Sud-Est (Gola dell'Infernaccio) Invernale) si è instaurato tra me e questa montagna una sorta di rapporto basato sul grande rispetto che io ho nei suoi confronti: è come se la devo "preparare" alla presenza dei miei amici, ed è questo ciò che accade. Sono le ore 4:41 a.m, sono in vetta, da solo, c'è ancora tempo per l'alba: i miei amici saranno qui a minuti. Saluto la splendida "Lady" che mi sta ospitando  e la ringrazio per questi momenti di infinito che mi sta donando e che ci donerà... 


In vetta! E' bellissimo!

Ecco, adesso è tutto a posto! Moreno è il primo del gruppo e a seguire arrivano gli altri. 


Moreno e gli altri stanno arrivando.

Intanto ad Est lo spettacolo sta iniziando e l'aurora ci offre dei colori che hanno del sublime.


"Cinque anime perse nella notte...". Grazie della foto a Moreno.

Siamo in attesa adesso, per l'alba c'è ancora tempo e poco sotto la vetta tra la cresta di Nord-Est e quella di Sud-Est notiamo un piccolo prato erboso: perché non assistere all'alba dall'interno di un comodo sacco a pelo?


In due minuti il nuovo bivacco è pronto!

In pochi minuti il gioco è fatto, la "Lady" ci ha fatto dono anche di questo... Ora stiamo comodamente distesi con i piedi posti in direzione Est e lo sguardo rapito dalla linea dell'orizzonte che muta forma e colori in continuazione: in un'altra circostanza avevo vissuto un 'esperienza simile, ossia discendendo dalla vetta del vulcano dello Stromboli (Escursione sul Vulcano dello "Stromboli").







Ci siamo, sono le 5:28 a.m., il disco del sole inizia ad emergere pian piano dal mare... Grazie "Lady"...




Grazie "Lady"...


Uno sguardo verso Sud: si intravedono il Gran Sasso e la Majella.

Autoscatto! Grazie della foto ad Andrea.


Grazie della foto ad Andrea.


La "Sibilla", con la sua caratteristica doppia cima, la "Cima Vallelunga" e sullo sfondo la Valle del Lago di Pilato.


L'alba sul Mare Adriatico.


Lungo la cresta di Nord-Est, nei pressi della "spalla".





Grazie della foto ad Andrea.


La bella cresta di Nord-Est che termina ad Est con il "Pizzo". Grazie della foto ad Andrea.


Il "Monte Bove". Grazie della foto ad Andrea.


Grazie della foto ad Andrea.


La "Sibilla" ed il suo martoriato versante Nord.

Rimaniamo fino alle 6:54 a.m. ad ammirare quanto di bello ci circonda: ne è valsa la pena, eccome se ne è valsa la pena...
E' ora di andare, con malinconia iniziamo la discesa lungo la cresta Ovest del "Monte Priora", la stessa via percorsa poche ore fa: rispetto al buio della notte  tutto acquisisce un'altra connotazione.


Inizia la fase di discesa lungo la cresta Ovest della "Priora".

Adesso sono l'azzurro del cielo ed il verde dei prati a farla da padrone: l'atmosfera che si respira è magnifica.





Sulla forcella tra il "Pizzo Berro" e la "Priora". Grazie della foto ad Andrea.


In marcia...


Panoramica a 360° dalla forcella tra il "Pizzo Berro" e la "Priora". Grazie della foto a Moreno.

Come dicevo poc'anzi percorriamo a ritroso i sentieri n.19 prima e n.18 dopo: ogni tanto qualche piccola pausa è d'obbligo per godere appieno di questi splendidi scenari e scattare le fotografie che state osservando lungo i post.


Bei passaggi in cresta sul "Pizzo Berro". Grazie della foto a Moreno.


Bel balconcino esposto da dove ammirare il panorama, vero Moreno?

Raggiungiamo la "Forcella Angagnola" e riprendiamo il sentiero n.277 che ci condurrà nuovamente al "Rifugio del Fargno" dove ci aspettano per la colazione: ormai tutta la magia della notte se ne è andata con la luce... 


Fase di discesa dall'aguzza cresta del "Pizzo Berro". Grazie della foto a Moreno.

Il gruppo si sta ricompattando prossimi alla Forcella "Angagnola".


Panoramica a 360° dalla Forcella "Angagnola". Grazie della foto a Moreno.

Bel traverso verso la Forcella del "Fargno", sullo sfondo il "Monte Rotondo".

E' ora di far colazione! Grazie della foto a Jacopo.

Alle ore 08:28 varchiamo la soglia del rifugio dove continueremo con quanto lasciato in sospeso la sera precedente: "Io ieri sera non ho assaggiato la torta di mele con le gocce al cioccolato, ne è rimasta un po'? Io invece la crostata all'albicocca... Avete anche i biscotti fatti in casa? Bene! Io prendo un tè! Io un cappuccino!..."

Grazie della foto ad Andrea.

"Ogni giorno è diverso dall’altro, ogni alba porta con sé il suo speciale miracolo, il suo istante magico, in cui si distruggono gli universi passati e nascono nuove stelle. I Navajo ,infatti, insegnano ai loro bambini che ogni mattina il sole che sorge e’ un sole nuovo. Nasce ogni giorno, vive solo per quel giorno, muore alla sera e non ritornerà’ più. Dicono ai loro piccoli: Il sole ha solo questo giorno, un giorno. Vivi bene la tua vita in modo che il sole non abbia sprecato il suo tempo prezioso."
(Paulo Coelho)



Da "Orizzonti della Marca" numero 13 del 1 Aprile 2017.



Link per album Fotografico su Google Foto




Galleria fotografica

Il rifugio del "Fargno". 


 Il "Monte Bove"... 


...ed in basso le luci della sera di Ussita. 


Il "Pizzo Berro" e la "Val di Panico".


 Da sinistra verso destra il sottoscritto, Moreno, Michele e Jacopo. Grazie della foto ad Andrea.


 Ore 3:14 a.m. pronti nuovamente per la marcia!


 Il profilo della Prioria che si staglia a Est nel cielo che prelude l'alba. Grazie della foto ad Andrea.


 Poco sotto la vetta.


 In vetta! E' bellissimo!


 Moreno e gli altri stanno arrivando.


 I colori stanno cambiando.




 Sotto la croce sommitale.


 "Cinque anime perse nella notte...". Grazie della foto a Moreno.


 Omino di pietre in vetta. Grazie della foto a Moreno.


Si, possiamo accamparci proprio qui!


 Ed in due minuti il nuovo bivacco è pronto!




Ci siamo, sono le 5:28 a.m., il disco del sole inizia ad emergere pian piano dal mare... Grazie "Lady"... 


 Bisogna immortalare questi momenti. Grazie della foto ad Andrea.



Un'alba magnifica! Grazie della foto ad Andrea.


Foto e ancora foto... Grazie della fotografia ad Andrea.







La vetta dalla cresta di Nord-Est. Grazie della foto ad Andrea.


Il "Monte Bove". Grazie della foto ad Andrea.


Grazie della foto ad Andrea.


Grazie della foto ad Andrea.


L'imponente cresta di Nord-Est. Grazie della foto ad Andrea.


Uno sguardo verso Sud: si intravedono il Gran Sasso e la Majella.








Istantanee dalla vetta. Grazie della foto a Jacopo.


L'alba sul Mare Adriatico.







 La "Sibilla" ed il suo martoriato versante Nord.





Lungo la cresta di Nord-Est, nei pressi della "spalla".


La "Sibilla", con la sua caratteristica doppia cima, la "Cima Vallelunga" e sullo sfondo la Valle del Lago di Pilato.



La cresta di Nord-Est del "Pizzo della Regina".


Il "Pizzo". Grazie della foto ad Andrea.


Parte della cresta Nord del "Pizzo Berro" e il "Monte Bove" dietro.


Inizia la fase di discesa lungo la cresta Ovest della "Priora".



Passaggio esposto discendendo dalla "Priora": la "Valle dell'Ambro" sotto i piedi. 


Sulla forcella tra il "Pizzo Berro" e la "Priora". Grazie della foto ad Andrea.


Panoramica a 360° dalla forcella tra il "Pizzo Berro" e la "Priora". Grazie della foto a Moreno.


Dalla forcella tra il "Pizzo Berro" ed il "Monte Priora" uno sguardo a Sud.


Dalla forcella tra il "Pizzo Berro" ed il "Monte Priora" vista sul "Pizzo dei Tre Vescovi" ed il "Monte Acuto". 


In marcia...


Il "Pizzo della Regina".


Panoramica a 360° lungo la cresta Nord del "Pizzo Berro". Grazie della foto a Moreno.


Il "Monte Priora".


Dalla forcella "Angagnola" uno sguardo lungo la "Valle dell'Ambro".



Bei passaggi in cresta sul "Pizzo Berro". Grazie della foto a Moreno.


In posa!


Il "Monte Bove". Grazie della foto a Moreno.



Cambio d'abito lungo la cresta Nord del "Berro". Grazie della foto ad Andrea.


Il "Monte Bove" e la "Val di Panico".


Verso la forcella "Angagnola". Grazie della foto ad Andrea.


Bel balconcino esposto da dove ammirare il panorama, vero Moreno?


Fasi di discesa dalla cresta del "Berro" per una via fuori sentiero.


Fase di discesa dall'aguzza cresta del "Pizzo Berro". Grazie della foto a Moreno.


Il "Pizzo dei Tre Vescovi" dalla forcella "Angagnola".


Il gruppo si sta ricompattando prossimi alla Forcella "Angagnola".


Il rifugio del "Fargno" visto dal sentiero 277. Grazie della foto ad Andrea.


Il "Monte Priora" ed il "Pizzo Berro" dalla forcella "Angagnola".


Panoramica dalla forcella "Angagnola". Grazie della foto a Jacopo.


E' ora di far colazione! Grazie della foto a Jacopo.


Panoramica dalla forcella del "Fargno". Grazie della foto a Jacopo.