Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


mercoledì 29 agosto 2018

Punta Zumstein 4563m per la Via Normale e traversata della Punta Parrot 4432m

"... la prima parte è un po' ripida ma la neve ben rigelata rende agevole la nostra avanzata tra questi scenari dove i colori predominanti sono il bianco e l'azzurro. In certi momenti sembra di camminare sospesi fra le nuvole e l'atmosfera assume dei contorni quasi irreali."


17-18-19 Giugno 2017 - 7x4000 - Ascesa a Punta Giordani, Balmenhorn, Corno Nero, Ludwigshöhe, Punta Gnifetti, Punta Zumstein e Punta Parrot sul Massiccio del Monte Rosa
Totale tempo di marcia: 18h 12'
Totale distanza percorsa: 23,1Km circa
Totale dislivello in salita: 2697m circa
Totale dislivello in discesa: 3609m circa
Monte Rosa su Wikipedia
Ghiacciaio di Indren su Wikipedia
Punta Giordani su Wikipedia
Piramide Vincent su Wikipedia
Rifugio Capanna Gnifetti su Wikipedia
Balmenhorn (o Cristo delle Vette) su Wikipedia
Corno Nero su Wikipedia
Ludwigshöhe (o Corno di Ludovico) su Wikipedia
Punta Gnifetti su Wikipedia
Capanna Regina Margherita su Wikipedia
Punta Zumstein su Wikipedia
Punta Parrot su Wikipedia



Marcato in rosso il tracciato GPS del 17 Giugno, in verde quello del 18 Giugno ed in blu quello del 19 Giugno.


Diciannove Giugno 2017 - Ascesa a Punta Zumstein e Punta Parrot
Partenza dal Rifugio "Capanna Margherita" (4554m) ore 7:05
Arrivo alla stazione di arrivo della funivia di "Punta Indren" (3275m) ore 11:11
Durata totale escursione: 4h 06'
Tempo di marcia: 4h 06'
Distanza percorsa: 11,3Km circa
Vette raggiunte: 4563m Punta Zumstein (Via Normale PD-), 4432m Punta Parrot (Traversata dal Colle Sesia (Cresta di Nord-Est) al Colle delle Piode (Cresta Ovest) PD+) 
Quota massima: 4563m Punta Zumstein
Dislivello in salita: 363m circa

Dislivello in discesa: 1642m + 921m (quest'ultimo è il dislivello assoluto che c'è dal Passo dei Salati a Pianalunga) circa


Marcato in blu il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.






Percorso:
Partenza dal rifugio "Capanna Margherita" si scende da Punta Gnifetti fino al Colle omonimo proseguendo poi verso la cresta di Sud-Est della Punta Zumstein tenendosi lontani dal bordo del ghiacciaio.
Si sale superando la crepaccia terminale ed un punto dove la pendenza sfiora i 40° per cresta sottile ed aerea fino alle roccette sommitali (passaggi di I grado): superato un camino roccioso si raggiunge la vetta di Punta Zumstein (4563m, statuetta della Madonna situata qualche metro sotto il punto più elevato).
Si discende per la medesima via della salita traversando poi verso il sottostante Colle Sesia. Giunti ad una quota intorno ai 4300m circa si devia sulla destra risalendo il pendio sotto il Colle Sesia in direzione di uno spuntone roccioso; avvicinandosi ad esso la pendenza aumenta sensibilmente (si raggiungono i 35°) sino ad arrivare ad un colletto alla sinistra delle rocce che, deviando alla destra, in breve  si raggiungono. In questo punto inizia l’aerea ed elegante cresta di Nord-Est che, ripida solo nella parte iniziale, che si percorre solitamente sul lato destro: si raggiunge la vetta della Punta Parrot (4432m) toccando il suo punto culminante. Da questo si prosegue per la cresta Ovest che, sempre aerea, perdendo quota sino ad un’altro affioramento roccioso (4350m circa) dal quale si scende alla sinistra (pendenza intorno ai 40°) contornando con un semicerchio il pendio sotto il Colle delle Piode; passati sotto la Ludwigshöhe (attenzione ai seracchi) si raggiunge di nuovo il Colle del Lys dal quale si scende fino al rifugio "Capanna Gnifetti".
Da qui si prosegue con un lungo traverso in leggera discesa verso un affioramento roccioso sulla sinistra dove è presente un tratto attrezzato: da qui si raggiunge Punta Indren traversando per il ghiacciaio omonimo. Dopo un primo tratto percorso in funivia la discesa è proseguita a piedi dal Passo dei Salati (2971m) fino Pianalunga (2050m) perché i due impianti di risalita da Alagna erano ancora chiusi al nostro arrivo ed avrebbero riaperto molto più tardi. La discesa è continuata lungo piste da sci prima e sentieri poi per ulteriori 921m di dislivello fino a Pianalunga (2050m) dove eravamo attesi da un fuoristrada che ci ha ricondotto ad Alagna percorrendo una carrareccia.





Relazione:

Insonnia d'alta quota, ne avevo sentito parlare, forse è questo il prezzo che devo pagare per le mie avventure in alta montagna: se ci pensiamo però è il male minore mi potesse capitare in confronto ad altro, poi quella appena trascorsa è stata una notte speciale, vissuta nel più alto rifugio d'Europa, precisamente ai 4554m di Capanna Margherita quindi posso accettare qualsiasi cosa!
Ho praticamente contato tutte le ore della notte ma il fatto di essere ad inizio stagione con pochi ospiti all'interno del rifugio ha avuto i suoi vantaggi che si sono tradotti nel poter effettuare "passeggiate" all'interno ed all'esterno senza creare problemi ad alcuno: questo mi ha dato la possibilità di mirare le stelle come non avevo mai fatto sinora. In un silenzio assoluto, con un piccolissimo spicchio di luna ad illuminare la volta celeste insieme a miliardi e miliardi di stelle vivide come non mai a questa quota, quando fissavo questo cielo e l'infinita bellezza che esso offriva ai miei occhi ciò assumeva per me un significato che neanche la più alta forma d'arte generata dall'uomo mi poteva e potrà mai dare. 


La Punta Zumstein (4563m) quasi nascosta dall'imponente mole rocciosa della Punta Dufour (4634m), rispettivamente quinta e seconda montagna più alta delle Alpi, alla luce dell'aurora.

Come avrò ripetuto allo sfinimento bisogna esserci, bisogna vivere queste emozioni che hanno la capacità di ricollocarci nel posto che ci spetta in questo mondo.


Panoramica dalla terrazza di Capanna Margherita (4554m).

Per non parlare poi del momento in cui arriva l'aurora, portatrice di luce ed energia per il giorno che sta nascendo: sarà una giornata meravigliosa, speriamo lo sia anche alpinisticamente!

I Lyskamm, il Cervino e tutti i monti del Vallese all'alba.

Verso le 6:00 il rifugio inizia a prender vita e dopo un po' ci viene servita una sontuosa colazione al pari della cena della sera precedente (vedi post del Diciotto Giugno 2017 - Balmenhorn 4167m, Corno Nero 4322m, Ludwigshöhe 4342m e Punta Gnifetti 4554 per le Vie Normali): vorremmo rimanere di più ma se vogliamo portare a termine il programma della giornata bisogna che partiamo.


"Ogni raggio dell’alba prenda per mano i tuoi sogni e li conduca alla realtà."
(Proverbio Tibetano)
L'alba dal rifugio più alto d'Europa!

Punta Gnifetti (4554m) irradiata dalla calda luce del sole.

Dopo i saluti ed un grosso in bocca al lupo ai ragazzi dello staff per la lunga stagione che dovranno affrontare, alle 7:05 precise usciamo dal rifugio iniziando la breve quanto non banale discesa da Punta Gnifetti al Colle omonimo. La neve è in condizioni ideali ed i ramponi affondano quanto basta per garantire un'ottima presa così, quasi senza accorgermene, raggiungo con Alberto alle mie spalle la base della vetta.
Il terreno adesso è pianeggiante e alla nostra destra va a confondersi con il tappeto di nuvole che ricopre le vallate a Sud mentre il nostro prossimo obiettivo si staglia di fronte a noi: Punta Zumstein (4563m), la quinta montagna più alta delle Alpi.  
Situata tra Punta Gnifetti e Punta Dufour è la prima, dopo quest'ultima, che si trova sulla lunga e bella cresta di quattromila che arrivano più in basso fino a Punta Giordani.
La sua forma è quella di una piramide con fianchi innevati ed alcune rocce sommitali e la salita alla sua vetta avviene di solito percorrendo la cresta di Sud-Est che, se pur breve come sviluppo, presenta un tratto abbastanza ripido intorno ai 40° che, a seconda delle condizioni, può essere esile con alcuni punti di ghiaccio vivo.
La via più breve per arrivare al largo pendio che adduce all'attacco della cresta sarebbe quella che passa vicino al bordo del ghiacciaio, noi però ce ne teniamo rigorosamente alla larga seguendo la traccia a terra che volta verso sinistra compiendo quasi un semicerchio aggirando i numerosi paletti presenti: Alberto mi racconta che qui un anno fa è accaduto un terribile incidente.

Da "La Stampa di Verbano Cusio Ossolola" del 30 Luglio 2018

"Macugnaga, recuperati dopo due anni i corpi di tre alpinisti precipitati: ma riposeranno per sempre tra il ghiaccio del Monte Rosa
Sono stati individuati in fondo a un crepaccio da un elicottero svizzero dell’Air Zermat

Macugnaga - Riposeranno per sempre tra il ghiaccio del Monte Rosa, come hanno chiesto i loro familiari. I corpi dei tre alpinisti svizzeri precipitati due anni fa sono stati individuati in fondo a un crepaccio da un elicottero svizzero dell’Air Zermatt.   
Era il 28 agosto 2016: Daniel Salamin, 35 anni, Bernard Zufferey, 48, e Jean Raphael, 49, tutti della regione vallesana di Sierre, stavano compiendo in cordata la traversata dalla capanna Regina Margherita alla punta Zumstein.  
Sul Colle Gnifetti, a circa 4.400 metri di quota, la montagna è sprofondata sotto i loro piedi, anche se si erano tenuti a debita distanza dal precipizio che scende sul versante di Macugnaga. La causa del crollo è stata individuata nel riscaldamento climatico che in quel periodo aveva elevato lo zero termico a oltre 4.000 metri di quota. I tre, esperti alpinisti, sono precipitati oltre mille metri. Illesi altri componenti della comitiva. Grazie all'intervento degli elicotteri di soccorso erano stati trasportati al rifugio Mantova, sul versante valdostano. Nelle settimane successive al cimitero di Macugnaga si era tenuta una toccante cerimonia funebre, con parenti e amici, su invito del sindaco Stefano Corsi. 
Nei giorni scorsi un elicottero dell’Air Zermatt ha sorvolato la porzione della parete dove si era verificata la tragedia, a circa 3400 metri di quota, utilizzando il sistema denominato Recco, brevettato in Svezia, che permette di individuare le persone sepolte sotto la neve o in fondo ai crepacci. Gli oggetti metallici (macchine fotografiche o
cellulari) vengono captati da un’antenna sull’elicottero. «Così abbiamo potuto localizzare con precisione i loro cadaveri», dice Beat Perren, presidente dell’Air Zermatt.   
«Sin dal primo momento, a causa del continuo bombardamento dei seracchi soprastanti, era stato impossibile procedere al recupero di quanto era rimasto ai bordi del crepaccio, come i brandelli dei vestiti e dei sacchi», ricorda la guida Maurizio Vittone, capo del soccorso alpino di Macugnaga, che era stato fra i primi a intervenire. La tomba dei tre alpinisti resterà tra i ghiacci del Rosa. 
È quello che è successo a un’altra quindicina di alpinisti nell'arco di oltre un secolo. Al cimitero di Macugnaga rimangono soltanto i loro nomi, sul granito di una grande tomba che riunisce le vittime della montagna. Finora, soltanto in due casi il ghiacciai hanno restituito altrettanti corpi. Quello di Casimiro Bich, guida di Valtournenche, e di Ettore Zapparoli, alpinista solitario, scrittore e musicista. "

Raggiunto il punto in cui il pendio inizia a risalire Alberto mi dice di lasciare qui il grosso della nostra attrezzatura, ripasseremo qui tra pochi minuti ed è inutile portare in vetta del peso superfluo: approfitto di questa pausa per togliermi di dosso il giubbetto, già inizia a far caldo.


Punta Zumstein (4563m) vista dall'inizio della sua cresta di Sud-Est.

Picca alla mano Alberto parte e quando la corda sta per tendersi inizio a seguirlo lungo il pendio che man mano va assottigliandosi fino a divenire una sottile quanto ripida cresta intorno a quota 4500m: la pendenza qui è intorno ai 40° e si deve compiere un piccolo balzo per superare la crepaccia terminale. Non c'è neanche il tempo di rifiatare però che già abbiamo raggiunto le roccette sommitali che, superato un piccolo camino (passaggi di I grado), ci portano in vetta. Sopra una struttura metallica situata qualche metro al di sotto del punto più elevato, è posizionata una graziosa statua della Madonna che istintivamente vado ad accarezzare: anche Punta Zumstein è stata conquistata!


"Sulle cime più alte ci si rende conto che la neve, il cielo e l’oro hanno lo stesso valore."
(Boris Vian)
Panoramica dalla vetta di Punta Zumstein (4563m): sullo sfondo Punta Gnifetti (4554m) dove è arroccata Capanna Regina Margherita.

Il panorama è spettacolare sui grandi ghiacciai dove sono allocati gli altri quattromila del massiccio del Monte Rosa (basti pensare ai Lyskamm ed alla dirimpettaia Punta Gnifetti) nonché l’ampiezza d’orizzonte verso il Cervino, la Corona Imperiale del Vallese (Dent Blanche, Ober Galehorn, Weisshorn..), i gruppi di Michabel e del Weissmies,  ed invidiabile sulle vicine Punta Dufour e Nordend: prima o poi bisognerà salire anche su queste ultime cime, per quale via? Una fra le più remunerative e spettacolari è la Via Normale Italiana ovvero quella che offre un panorama unico sulla parete più alta delle Alpi: la Est del Monte Rosa che "cade" sulla sottostante Valle Anzasca!


Da sinistra verso destra Punta Dufour (4634m) e Punta Nordend (4609m) dalla vetta di Punta Zumstein.

La via(classificata come AD+) è proprio sotto i miei occhi e segue l'esile ed esposta cresta nevosa che dalla Punta Zumstein discende fino al Colle del Papa per poi risalire tramite una cresta di misto (anche questa molto aerea ed esposta, passaggi di III grado) fino alla croce di vetta della seconda montagna più alta delle Alpi, Punta Dufour 4634m!
Che bello sognare...
Scattate le foto di rito iniziamo la discesa ed in pochi minuti raggiungiamo nuovamente i nostri zaini che giocoforza graveranno nuovamente sulle nostre spalle. Alberto in testa ci dirigiamo verso l'ultimo quattromila di questa avventura sulle Alpi Pennine: Punta Parrot (4432m).


Verso il Colle Sesia.

Per la precisione compiremo la sua traversata salendo per la sua cresta di Nord-Est (dal Colle Sesia) e scendendo per la sua cresta Ovest raggiungendo il Colle delle Piode prima e quello del Lys poi. Più facile a dirsi che a farsi, per alcuni tratti aerei la Parrot viene definita come il "piccolo Lyskamm"... ed ho detto tutto!


Punta Gnifetti (4554m) vista dal Colle Sesia.

La marcia prosegue e dopo due giornate intense accompagnate da altrettante notti insonni la stanchezza inizia a farsi sentire, così, una volta giunti sotto il Colle Sesia, quando la traccia devia verso destra risalendo il pendio, decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa: una piccola iniezione di energia ci voleva proprio!
Dopo pochi minuti ripartiamo seguendo la traccia a terra in direzione di uno spuntone roccioso: la pendenza aumenta man mano che saliamo fino ad arrivare intorno ai 35° nei pressi di un colletto alla sinistra di alcune rocce che, deviando nuovamente verso destra, in breve tempo raggiungiamo. Proprio in questo punto inizia la cresta di Nord-Est che noi percorriamo tenendoci sulla destra: la prima parte è un po' ripida ma la neve ben rigelata rende agevole la nostra avanzata tra questi scenari dove i colori predominanti sono il bianco e l'azzurro. 


Arrivo in vetta a Punta Parrot (4432m).

In certi momenti sembra di camminare sospesi fra le nuvole e l'atmosfera assume dei contorni quasi irreali. 


Punta Parrot (4432m).

Assorto in queste belle sensazioni quasi non mi accorgo che Alberto si è fermato e questo può significare una sola cosa: siamo in vetta alla Punta Parrot, 4432m!


"Le Alpi, un paese dove il cielo profondo, stanco di essere blu, si è sdraiato sulla montagna."
(Boris Vian)
Al di sopra delle nuvole, sulla vetta di Punta Parrot (4432m) vista su Punta Gnifetti (4554m) dove è visibile l'inconfondibile sagoma del rifugio più alto d'Europa: Capanna Regina Margherita. 

Una piccola pausa giusto per scattare alcune foto e poi, presa la testa, ci rimettiamo in marcia in leggera discesa seguendo l'area cresta Ovest: non si devono affrontare passaggi ostici, il percorso è sempre rettilineo e solo in brevi tratti siamo costretti a mettere uno scarpone davanti all'altro per la prosecuzione, la concentrazione però non può calare altrimenti...
Pian piano perdiamo quota ed il nostro percorso in cresta termina nei pressi di una formazione rocciosa dalla quale scendiamo tenendoci sulla sinistra: qui la pendenza aumenta bruscamente (siamo intorno ai 40°) ma la nostra discesa prosegue spedita effettuando un ampio semicerchio che ci conduce poco sotto il Colle delle Piode. La Ludwigshöhe vista da questa angolazione non sembra così banale come appariva vista da Ovest, da questo lato è presente proprio una bella seraccata! 


Ludwigshöhe (4342m) e la sua seraccata dal Colle delle Piode.

Ora che le difficoltà sono praticamente terminate con Alberto decidiamo di riporre le nostre piccozze nello zaino (sempre pronte all'uso) e di utilizzare i bastoncini: siamo in anticipo e visto che non ho intenzione di salire sulla Piramide Vincent, già da me ascesa lo scorso anno (vedi post del Trenta Giugno 2016 - Piramide Vincent 4215m per la Via Normale), forse riusciamo a prendere l'ultima corsa della funivia che da Punta Indren conduce al Passo dei Salati.


Discesa dal Colle delle Piode verso il Colle del Lys.

Si, proprio una bella idea, così riesco a rientrare a casa prima di cena riabbracciando i miei cuccioli prima che vadano a letto: "Proviamoci Alberto!"


Il Lyskamm Orientale (4527m) ed il suo "naso" dal Colle del Lys.

In breve tempo raggiungiamo il Colle Lys e da lì inizia la lunga discesa che ci condurrà al rifugio "Capanna Gnifetti": Alberto deve prelevare del materiale lasciato lì da un suo collega.
Il tempo vola, così come le nostre gambe, ed in breve tempo raggiungiamo il breve tratto attrezzato posizionato dietro il rifugio: abbiamo ancora un buon margine, sono le 10:29 e dobbiamo trovarci alla stazione della funivia entro le 11:30.
Mentre Alberto entra dentro il rifugio io rimango fuori e mi tolgo i ramponi ed alcuni indumenti, inizia a far veramente caldo: non faccio in tempo a rimettermi lo zaino sulle spalle che è già ora di andare, via! 
In breve tempo superiamo il lungo traverso innevato che adduce al rifugio "Capanna Gnifetti" e dopo una breve discesa raggiungiamo la zona rocciosa dove inizia il tratto attrezzato con canaponi e scala di legno. Qui Alberto prende pian piano un leggero margine di vantaggio, chissà quante volte avrà percorso questo sentiero e poi è nel suo habitat: io nel mio piccolo mi difendo!


Discesa integrale a Punta Indren percorrendo il tratto attrezzato (variante alta).

Raggiunto l'ultimo canapone trovo Alberto ad attendermi e siamo pronti per affrontare l'ultimo tratto che ci separa dal nostro obiettivo ormai visibile davanti a noi: la neve è bagnata e grazie a questo riusciamo a mantenere un'ottima andatura ed alle 11:11 facciamo il nostro ingresso all'interno della stazione della funivia!
Ce l'abbiamo fatta!
Rifiatiamo, beviamo qualcosa ed alle 11:30 spaccate la funivia parte portandoci da Punta Indren (3275m) al Passo dei Salati (2971m). Una volta scesi notiamo che siamo gli unici che si dirigono verso gli impianti che conducono ad Alagna Valsesia, gli altri proseguono tutti verso Gressoney dove la cabinovia funziona regolarmente: sarà così anche per noi, o no?
I primi dubbi iniziano ad instillarsi in noi e trovano conferma una volta giunti alla stazione di arrivo della funifor desolatamente deserta...
Ci siamo letteralmente scapicollati per prendere l'ultima corsa della funivia prima della pausa pranzo e qui è chiuso e riapriranno non prima delle 15:30.
"Gianluca, te la senti di farti quasi mille metri di dislivello in discesa? Volendo potrei chiamare un amico ed organizzare il nostro trasporto in auto fino ad Alagna da Pianalunga,  però bisogna arrivare fin lì...
Dai proviamo!"
Riprendiamo la marcia scendendo lungo le piste da sci ancora innevate mentre Alberto sta già prendendo accordi al telefono: tutto è predisposto ed un suo amico ci attenderà con un fuoristrada nei pressi del ristorante "Alpen Stop" (unico aperto al momento) a Pianalunga (2050m), vicino alla stazione di arrivo della cabinovia.
Ora non resta che scendere il più velocemente possibile: sono le 11:52 e per essere sul luogo dell'appuntamento in orario dobbiamo letteralmente divorarci i 921m di dislivello assoluto che dobbiamo guadagnare in discesa.
Avanziamo, anzi corriamo, aiutandoci con la neve che rallenta quando necessario l'eccessiva velocità accumulata, finché intorno a quota 2500m lo scenario cambia completamente e dal colore bianco del manto nevoso e delle basse nuvole che ci circondano, passiamo al verde dell'erba ed alla trasparenza dei ruscelli e cascate che ci circondano.


La primavera sta arrivando anche qui! Un'occhiata verso monte...

Qui sono nel mio ambiente e dopo tre giorni passati sulle nevi perenni posso finalmente sfogare il mio impeto: Alberto è avanti, di una decina di metri, ma io rimango sempre lì, quasi a pressarlo seguendo il percorso che ora è per sentieri battuti.


... una verso valle...

Nessuna pausa, il tempo passa velocemente, solo alcuni scatti al volo, senza fermarsi...


La lunga discesa verso Pianalunga: il guado di un torrente con acqua freschissima da bere!

L'unico rammarico è solo per le cattive condizioni del cielo dove le nuvole la fanno da padrone: posso immaginare come sarebbero state belle queste valli baciate dalla luce del sole.


... ancora verso valle con l'inquadratura più aperta.

Esattamente alle 13:10 facciamo il nostro ingresso al "Alpen Stop", abbiamo ritardato di 10 minuti, in compenso ci siamo divorati quasi mille metri di dislivello in poco più di un ora!
Niente male, proprio niente male dopo tre giorni in alta quota: "Alberto, io ho sete, una birra ce la siamo meritata, no? 
Certo, anche due!
Facciamo tre, mica possiamo lasciare il nostro autista con la gola secca!"
L'avventura con i quattromila prosegue il Polluce 4092m per la cresta di Sud-Ovest.





Galleria foto e video in preparazione.







martedì 21 agosto 2018

Breithorn Occidentale 4165m dal Plateau Rosa

"Non è la carne e il sangue, ma il cuore che ci rende padri e figli."
(Friedrich Schiller)





Sette Agosto 2018
Partenza dal "Rifugio Guide del Cervino - Testa Grigia" (3480m) ore 5:29
Rientro al "Rifugio Guide del Cervino - Testa Grigia" ore 11:10
Durata escursione 5h 41' (pausa di 12' presso la vetta e pause fotografiche varie )
Tempo di marcia: 4h 37'
Lunghezza tragitto: 9,0 km circa
Grado di difficoltà: F 
Dislivello in salita: 829m 
Dislivello in discesa: 827m 
Vette raggiunte: 4165m Breithorn Occidentale
Quota massima: 4165m Breithorn Occidentale
Monte Breithorn su Wikipedia
Breithorn Occidentale su Wikipedia
Cervino su Wikipedia
Plateau Rosa su Wikipedia
Grande Ghiacciaio di Verra su Wikipedia
Rifugio Guide del Cervino - Plateau Rosa - Testa Grigia m.3480 sito Web





Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.







Percorso:
Dal rifugio "Guide del Cervino - Testa Grigia" si risale il ghiacciaio del "Plateau Rosa" seguendo le piste da sci che provengono dal "Piccolo Cervino" (3886m): incrociata l'ultima (350m di dislivello circa), seguendo delle tracce che deviano a destra verso il "Colle del Breithorn", si giunge all'estremità del "Grande Ghiacciaio di Verra". Si prosegue sulla sinistra raggiungendo la base del Breithorn Occidentale (evidente traccia) e con un lungo traverso sempre a sinistra (si deve superare la crepaccia terminale) si raggiunge la cresta sommitale e poi, proseguendo verso destra, la vetta. Per il ritorno si è seguito lo stesso percorso dell'andata.






Relazione:
L'auto sfreccia veloce lungo l'autostrada A14 in direzione Nord, saranno 6 ore circa fino a Cervinia. Stavolta però non sono solo come al solito, al mio fianco ho una persona speciale a farmi compagnia in questa nuova avventura: mio figlio Alessandro!
E' già da un po' che mi prega in tutte le maniere di essere portato su un quattromila, forse, dico forse, quel momento è arrivato. Stavolta non sono preoccupato delle difficoltà che dovrò affrontare, il mio cruccio è far si che tutto avvenga senza problema alcuno e che il piccolo alpinista viva nel migliore dei modi questo suo battesimo con l'aria sottile.
Fin da piccolino Ale mi ha accompagnato in alcune escursioni, ovviamente adeguate alla sua età, ed il suo è stato un percorso graduale, quasi naturale. Siamo passati dal classico anello del "Foro degli Occhialoni" all'età di quattro anni, al Monte San Vicino (1479m) ed al Monte Catria (1701m) a cinque anni, al Monte Vettore (2476m) a sei anni, ad una "passeggiata" per il ghiacciaio del Monte Bianco a sette anni fino all'impennata delle ultime settimane: tutto infatti è maturato nei giorni scorsi, grazie a delle esperienze che mi hanno fatto capire che forse era giunto il suo momento. 


Alessandro sulla cima del Monte Vettore (2476m), la montagna più alta dei Sibillini e delle Marche (Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Martedì 2 Agosto 2016).

Dopo l'escursione di San Leonardo e la Cascata del Rio per la Gola dell'Infernaccio con il mio amico Marco e suo figlio Edoardo ero rimasto positivamente impressionato dall'atteggiamento di Alessandro: sempre concentrato, mai una esitazione, in testa al nostro gruppetto nei punti più difficili, dove si doveva improvvisare scegliendo il percorso migliore. 


La "Cascata Nascosta" (Parco Nazionale dei Monti Sibillini, Sabato 7 Luglio 2018).

Riguardo la sua tenuta fisica non ho parimenti alcun dubbio visto che pratica con regolarità atletica e nuoto da quando aveva cinque anni.
Gli altri dubbi che avevo riguardavano la sua capacità di rapportarsi a situazioni di stress psichico dovute a condizioni di potenziale pericolo e la reazione del suo corpo alle alte quote per periodi di tempo prolungati. Riguardo il secondo punto solo arrivando sul posto avremmo avuto delle risposte, riguardo il primo invece i dubbi si sono sciolti con un'escursione svoltasi qualche giorno fa.
Il mio ometto, come dicevo, è stato sempre un amante dell'avventura (da chi avrà preso?) e a volte le mete delle nostre gite domenicali sono stati i molteplici parchi avventura presenti in zona e fuori: l'ultimo, uno tra i più belli ed impegnativi d'Europa, quello del "Monte Bianco", dove dopo aver superato sei percorsi io ero "spompato" mentre lui era ancora arzillo e fresco come una rosa. Però questo non bastava, volevo altre risposte, volevo essere sicuro che in certe situazioni non subentrasse la paura, per cui, come prova generale propedeutica, ho pensato di portarlo al Gran Sasso, sulla vetta del Corno Piccolo (2655m) salendo per il sentiero attrezzato "Ventricini" e la ferrata "Danesi": o la va o la spacca!
Quel giorno Alessandro è stato bravissimo e a dispetto della lunghezza del percorso, dell'esposizione in molti passaggi e della fatica dovuta alla statura (le ferrate vengono realizzate in base all'altezza media di un adulto) ha portato a casa questa vetta, che per molti è il sogno di una vita, con naturalezza, facendo quasi "cantare" i moschettoni" del suo kit da ferrata, non facendo mai intrecciare uno dei due cavetti con le corde fisse e la corda con la quale era legato a me in "conserva". 


In vetta al Corno Piccolo del Gran Sasso (2655m) (Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Domenica 22 Luglio 2018).

Solo alla fine, durante le fasi di discesa, quando il percorso era su sentiero facile, ha mollato un poco: cosa comprensibile vista l'età e le motivazioni.
Sono stati momenti molto intensi, una giornata meravigliosa che mi ha fornito le conferme che ancora mancavano per completare il quadro. 

 
Passaggi lungo la ferrata "Danesi" sul Corno Piccolo del Gran Sasso (Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Domenica 22 Luglio 2018).

Il giorno dopo, Lunedì 23 Luglio, ho chiamato il "Rifugio Guide del Cervino - Testa Grigia" per chiedere la disponibilità di due posti letto e fortunatamente per me la risposta è stata positiva altrimenti mi picchiava!
Ed eccoci qui, in auto, chiacchierando del più e del meno, rispondendo alla miriade di domande che solo un bambino della sua età (otto anni) può formulare: si, proprio un bel viaggio, tra padre e figlio, l'inizio di un'avventura che spero custodirà dentro di sé per tutta la vita!
Fortunatamente lungo il percorso autostradale non ci sono problematiche e a parte le soste per il carburante, per fare merenda e per acquistare un giochino, tutto procede secondo i tempi prestabiliti ed in perfetto orario giungiamo a Cervinia. Per prima cosa andiamo ad acquistare i biglietti della funivia e mi informo dell'orario dell'ultima corsa, poi torniamo in centro per andare a pranzo in un ristorante dove mi ero già trovato bene in passato ossia "Le bistrot de l'Abbé".
Il pranzetto che ci regaliamo è delizioso e dopo un antipasto tipico valdostano, Alessandro prende un abbondante piatto di tagliatelle al ragù mentre io assaggio una gustosa polenta annaffiata con del buon "Cave Mont Blanc".
L'atmosfera all'interno del locale è accogliente e grazie anche al buon cibo appena gustato non vorremmo mai alzarci, il tempo però scorre ed è ora che torniamo di nuovo nei pressi della stazione di arrivo della cabinovia.
Una volta parcheggiata l'auto ci cambiamo d'abito ed una volta caricato il pesante zaino sulle mie spalle siamo pronti!
C'è poca gente e percorriamo praticamente in solitudine i tre tronconi (cabinovia i primi due, funivia il terzo) che ci portano al Plateau Rosa, proprio ai confini tra Italia e Svizzera. Il tempo in quota non è fra i migliori e veniamo accolti da una leggera pioggerellina accompagnata da nuvole basse: l'incognita adesso è il meteo, in teoria dovrebbe esserci una finestra di bel tempo domattina, incrociamo le dita!


Il Piccolo Cervino (Klein Matterhorn, 3886m) dal "Rifugio Guide del Cervino - Testa Grigia" .

Dalla stazione di arrivo procediamo alla nostra destra, in leggera discesa, ed in meno di un minuto facciamo il nostro ingresso nel "Rifugio Guide del Cervino".
Ovviamente gli occhi degli avventori sono tutti per il piccolo alpinista al mio fianco che cela la sua timidezza con una finta spavalderia.
Una volta effettuata la registrazione facendo altresì conoscenza con la gentile ragazza che gestisce il rifugio (di cui non ricordo il nome!) ci dirigiamo verso la nostra camerata che ci viene detto condivideremo con una coppia. Saliti al piano di sopra entriamo nella stanza numero quattro, quella di fronte ai bagni, dentro ci sono già le persone con cui condivideremo la prossima nottata. Il fato è stato benevolo, non potevamo essere più fortunati, dopo le presentazioni di rito facciamo conoscenza con Claudio ed Angelica, due simpaticissimi escursionisti che sono saliti a piedi fin qui. Ci dicono che questa è l'ultima tappa del loro percorso e domattina, dopo un giro per il ghiacciaio, ritorneranno a valle...


Come sarà il tempo domani?

Questo era in origine nei loro intenti, infatti non hanno fatto i conti con Alessandro! Grazie alla sua spontaneità, al suo entusiasmo ed al suo essere bambino convince i nostri amici a seguire il nostro stesso percorso ovvero quello che li porterà a raggiungere il loro primo quattromila, il Breithorn Occidentale!
Erano già tentati dall'idea ma l'aver trovato due motivatissimi compagni di viaggio è stato sufficiente a farli cambiare idea: tutto è deciso, sveglia alle 4:13 (si, proprio a quest'ora!), colazione alle 4:30 e poi partenza! Il pomeriggio vola in un baleno tra partite a carte (Alessandro è un ottimo giocatore di briscola), lunghi discorsi tra Angelica ed Alessandro riguardo la sua passione per gli "Hero Factory" della Lego, e le divertenti storie che Claudio racconta a quella che è divenuta oramai la mascotte del rifugio.
Ovviamente ceniamo insieme ed il copione segue la falsariga di quanto avvenuto in precedenza con Alessandro che costruisce una bandiera con la tovaglietta di carta che abbiamo utilizzato per la cena e che fa innamorare di sé la gestrice del rifugio dopo averla lusingata per l'ottima cena ed averle chiesto la ricetta dell'ottima zuppa di carote: un buon lecca-lecca come premio non fu mai così gradito!
Terminato il lauto pasto e le chiacchiere del dopo cena con relativo bicchiere nella staffa ci apprestiamo ad andare a letto (sono appena le nove): dopo essere stati tutti in bagno il silenzio cala nella nostra camerata e dopo pochi minuti sento Alessandro ronfare beatamente.
Io ho un caldo terribile e benché dorma indossando solo slip e maglietta grondo di sudore. Provo ad ascoltare della musica, guardo dei video su Youtube (dentro il rifugio c'è un'ottima Wi-Fi), leggo il giornale ed apprendo del grosso incidente stradale avvenuto qualche ora prima a Bologna... però niente, il sonno non arriva ed il caldo non tende a diminuire. Sarà una lunga notte...
Lentamente, molto lentamente i minuti passano e dopo parecchio tempo finisco in quello stato di dormiveglia che ormai per me è divenuto un'abitudine quando dormo nei rifugi.
Finalmente suona la sveglia e scopro che anche Claudio ed Angelica hanno avuto i miei stessi problemi: l'unico ad aver fatto tutta una tirata è stato Alessandro che sveglio dolcemente.
Dopo esserci cambiati ed andati al bagno scendiamo per la colazione: fuori non piove più, la visibilità è ottima, però il cielo è ancora ingombro di nuvole.
Facciamo tutto con molta calma, non voglio per nulla forzare la mano, la nostra avventura inizierà però il come verrà deciso una volta giunti sul Colle dei Breithorn in base al meteo ed alle condizioni di Alessandro: per il momento tutto procede per il verso giusto e dopo aver trascorso parecchie ore in quota il mio cucciolo sta bene e non presenta alcun sintomo di mal di montagna, bisognerà vedere più tardi se questo stato si protrarrà.
Dopo aver salutato la gestrice del rifugio, con la promessa di ripassare ad escursione ultimata, usciamo nell'oscurità che precede l'alba ed accendiamo le lampade frontali posizionate sui nostri caschi: indossati i ramponi, preparata la nostra cordata, acceso il GPS, piccozza alla mano ci incamminiamo lungo la pista da sci che si stende innanzi a noi e che ci condurrà sul Colle dei Breithorn poco sotto quota quattromila.
La cordata di Angelica e Claudio è avanti a pochi metri da noi e sono loro che fanno l'andatura seguendo le indicazioni che fornisco loro da dietro riguardanti la direzione da seguire. Una volta raggiunto l'incrocio con relativo sottopassaggio fra due piste da sci svoltiamo a sinistra in direzione del Piccolo Cervino: la luminosità intanto è aumentata e possiamo spegnere le frontali. 


 Il Cervino (4478m) nella tenue luce dell'aurora, in basso a sinistra il "Rifugio Guide del Cervino - Testa Grigia".

Alessandro per il momento non ha problemi e prosegue tranquillamente tenendo il nostro passo: quello che stiamo superando ora è uno dei due strappi che ci condurranno in vetta, la metà del dislivello in salita da superare si concentra qui.
Ormai manca poco per la fine di questo lungo tratto in salita e la traccia da seguire ora volge leggermente a destra, incrociando la pista da sci che arriva direttamente dal Piccolo Cervino: il punto di riferimento è un piccolo casottino in legno, la stazione di arrivo di uno dei tanti ski lift presenti.
La stanchezza inizia a farsi sentire ma il piccolo alpinista non demorde e stoicamente raggiunge il punto dove inizierà il successivo tratto in leggera discesa che ci condurrà fino alla base del Breithorn Occidentale. 


La catena dei Breithorn dal colle omonimo: le nuvole se ne stanno andando!

Dopo aver scattato alcune fotografie riprendiamo la marcia e la nostra cordata prende la testa: per il momento siamo ancora soli, non oso immaginare il traffico che ci sarà più tardi.


Il Piccolo Cervino (3886m) a sinistra ed il Cervino (4478m) a destra.

Intanto ampi squarci di sereno si aprono nel cielo, le previsioni erano corrette: "Come stai Ale? Tutto ok? 
Tutto bene papi, nessun mal di testa, ho solo fame! 
Ok, prima di iniziare l'ultima salita ci fermiamo a mangiare. Bravissimo campione!"


I Breithorn Occidentale e Centrale parzialmente coperti da un veloce banco di nuvole.

La speranza diviene man mano certezza e dopo aver affrontato un veloce banco di nuvole nei pressi del bivio fra le tracce per l'ascesa dei vari Breithorn, il cielo, come per magia, si libera completamente dalle nuvole: ora un bel sole ci sta scaldando e come promesso ad Alessandro qualche minuto prima ci fermiamo a rifocillarci.


Alessandro ed Angelica, sullo sfondo la Gobba di Rollin (3899m).

La catena dei Breithorn si stende maestosa innanzi a noi: "Papi, ancora non riesco a credere di essere qui, mi sembra di sognare! 
No, non è un sogno e guarda, sembra che qualcuno ci voglia dare una mano, le nuvole se ne sono andate via!"
Dopo pochi minuti ci prepariamo per l'ultima fatica, quella che ci condurrà sulla vetta del Breithorn Occidentale a 4165m!
In questa fase non seguiamo la traccia che procede rettilinea in salita bensì preferisco compiere degli ampi zigzag così da rendere meno ardua la progressione: avanziamo senza problemi ed in pochi minuti raggiungiamo il punto in cui si proseguirà di traverso verso sinistra fino a raggiungere la cresta sommitale. Adesso il percorso è obbligato e stiamo per raggiungere forse il punto critico dell'intero tragitto, la crepaccia terminale; intanto dal Piccolo Cervino sta arrivando un'autentica fiumana di persone, credo sia arrivata la prima corsa della funivia da Zermatt.
Alessandro inizia a sentire la stanchezza ma non c'è tempo, uno squarcio profondo parecchi metri taglia la nostra pista e sotto, nell'oscurità, si intravedono i bagliori prodotti dalla luce del sole che incontra e si rifrange sul ghiaccio vivo. 


La crepaccia terminale.

Il passaggio è molto stretto ed alquanto esile, non mi fido: "Ale, adesso io salto dall'altra parte, pianto la piccozza, faccio sicura e poi passi tu camminando, tu non devi saltare, sei molto più leggero di me! 
Ok papi."
Metto in atto i miei propositi senza problemi ed una volta dall'altra parte è il turno di Alessandro: "Posso andare papi? 
Vai Ale, qualsiasi cosa succeda ti tengo, non aver paura!"
Tutto procede per il meglio, intanto noto come la distanza tra la nostra cordata e quella di Angelica e Claudio stia aumentando sempre più: ovviamente io sto seguendo il passo di Alessandro e cosa più importante non voglio abusare del bel tempo che momentaneamente ci assiste, ci incontreremo nuovamente in vetta.
La marcia prosegue, passo dopo passo, alternando delle brevi pause: intanto l'altitudine aumenta, sempre di più, fino ad arrivare alla fatidica quota quattromila!


Percorrendo il lungo traverso verso sinistra, il Cervino sempre presente.

"Ale, siamo a quattromila metri! 
Papi, non ci posso credere, il mio sogno sta diventando realtà... quanto manca per la vetta? 
Manca poco, non ti preoccupare..."
Non sono un granché come bugiardo...


Poco prima della svolta verso destra: forza Ale, manca poco!

In prossimità del cambio di direzione che ci condurrà sulla cresta sommitale veniamo raggiunti e superati da una cordata di svizzeri alla quale lasciamo il passo: "Mi superate perché sono ancora un bambino, quando sarò grande... 
Ale, cosa dici? Non pensare a queste cose, mica stiamo facendo una gara: qui non vince chi arriva prima in vetta! Il premio è quello che stai vivendo, è il tuo sogno che si sta realizzando, guarda, manca pochissimo!"
Stavolta è vero, il GPS segna 4130m e vediamo che la cordata che ci ha superato si è fermata. Dopo pochi metri la cresta si restringe per poi riallargarsi, sono in vetta e alcuni istanti dopo Alessandro mi raggiunge: è la felicità fatta a persona!


In vetta! Breithorn Occidentale, 4165m: il tuo primo quattromila campione!

Dopo un grosso abbraccio Ale mi chiede della bandiera che ha preparato la sera precedente: mi tolgo lo zaino ed una volta trovata al suo interno gliela porgo. 


Breve filmato dell'arrivo in vetta di Alessandro.

Con gesti quasi studiati la prende e la fissa sulla neve tramite un cucchiaio di plastica che si era fatto dare dalla gestrice del rifugio. "Papi, puoi fargli una fotografia? 
Certamente! 
Papi, posso lasciarla qui? 
La bandiera di carta si, però il cucchiaio di plastica no, non è biodegradabile ed inquinerebbe. 
Ok papi, ora fisso la bandiera solo con la neve".


Anche la bandiera è stata messa al suo posto!

E' meraviglioso osservarlo mentre compie questi gesti tanto semplici quanto spontanei e ricchi di sentimento: come vorrei tornare al tempo in cui ero ingenuo e puro come lui!
Però ripensandoci non potrei essere qui in questo istante come padre quindi... va bene così!
Ci facciamo scattare alcune fotografie dai ragazzi svizzeri, ai quali ricambio il favore, che si complimentano in inglese con Ale che risponde con un eloquente "Thank You": come imparano in fretta questi bambini!


Una foto insieme non poteva mancare!

Il panorama intorno a noi si apre a 360° e complice l'ottima visibilità si possono ammirare quasi tutte le vette più importanti delle Alpi Occidentali: "Papi, quando andiamo lì?
Intendi sul Cervino? Tra qualche anno Ale, per il momento accontentati di questa vetta raggiunta, non è un'impresa così ovvia per un bambino."


Panoramica verso Est dalla vetta del Breithorn Occidentale (4165m), partendo da centro foto e proseguendo in senso antiorario le cime che si possono ammirare sono: il Breithorn Centrale (4159m); il Breithorn Orientale (4139m): la Roccia Nera (4075m); il Polluce (4092m); il Castore (4228m); il Lyskamm Occidentale (4479m); il Lyskamm Orientale (4527m); Punta Gnifetti (4554m); Punta Zumstein (4563m); Punta Dufour (4634m); Punta Nordend (4609m).

"Papi, quello dietro di te, il primo lungo la cresta, è il Breithorn Centrale, vero?
Si Ale.
Quant'è alto?
4160 metri.
Ok, papi, il prossimo anno torniamo e scaliamo quello?
Certo cucciolo!"
Intanto stanno giungendo alla spicciolata altre cordate e la vetta inizia ad essere affollata: "Ale, se per te va bene io pensavo fosse giunto il momento di andare, devi fare altro? 
No papi, andiamo , inizio ad essere stanco!"
Alessandro riparte e si incammina seguendo la traccia per la quale siamo saliti cercando di non intrecciare la nostra corda con quella delle altre cordate: il Piccolo Cervino in lontananza sembra una fucina di escursionisti!
Superato il tratto dove la cresta diviene più stretta visto il traffico dico ad Ale di tracciare un altro percorso parallelo e distante circa un metro da quello seguito per la salita, qui il pendio è ampio e d'altronde non possiamo fermarci di continuo per dare la precedenza a chi sale, quando percorreremo l'ultimo e più lungo traverso vedremo.
"Papi! 
Si, dimmi Ale? 
Devo fare la pipì! 
Devi fare la pipì..."
Sicuramente non posso fargliela fare in mezzo alla traccia e qui non siamo a bassa quota: non ci sono cespugli o alberi dove nascondersi per farla!
"Ale, riesci a tenerla ancora per qualche minuto? 
Si, certo papi! 
Bene, allora ci fermeremo dove la traccia svolta a sinistra e in quella curva proseguirai di qualche metro in direzione del Cervino: lì potrai farla senza farti vedere, ok?
Va bene papi!"
La discesa procede agevolmente quando tra i visi che mi passano di fianco ne intravedo uno noto: "Angelica! 
Dai, manca pochissimo alla vetta! Bravissima!
Claudio! 
Ormai ce l'avete fatta!"
"Grazie Alessandro, è solo per merito tuo e di tuo padre se siamo qui: è bellissimo!"
"Grazie a voi Angelica, siete stati i migliori compagni di stanza e di avventura potessimo trovare! Se il destino lo vorrà ci incontreremo ancora, magari proprio per salire al Breithorn Centrale... Grazie ancora ragazzi e alla prossima!"


Intanto sempre più cordate procedono verso la vetta.

Non mi piacciono gli addii, mi lasciano sempre un grosso vuoto dentro, ma la vita è anche questo: sarà molto difficile incontrarsi nuovamente ma è stato bello ed intenso vivere quei momenti con loro. 
Grazie Angelica e Claudio!
Finalmente giungiamo dove la traccia svolta a sinistra: "Dai Ale, non capita così spesso di fare la pipì con un simile panorama davanti!"


Il Cervino e le Alpi del Vallese.

Riprendiamo la discesa, tra poco passeremo nuovamente sulla crepaccia terminale e la neve è già più molle rispetto ad una mezz'ora fa: vedo che Ale non è più lucido come prima nei movimenti...
"Ale, ancora non è finita! La nostra avventura terminerà quando saremo giunti nuovamente al rifugio! 


La Gobba di Rollin (3889m) vista da poco sotto la cresta sommitale del Breithorn Occidentale.

Lo so che è difficile ma devi cercare di rimanere concentrato!"
Non so quante volte ho ripetuto queste parole ad Alessandro durante la discesa, malvolentieri ho dovuto indossare in queste fasi i panni del severo istruttore: lo capisco, ancora è un bambino e l'obiettivo per lui era giungere in vetta, non posso pretendere comprenda cose che neanche alcune persone adulte riescono a capire.
L'ambiente in cui stiamo vivendo quest'esperienza però è uno fra i meno ospitali sulla faccia della terra e i margini d'errore sono minimi se non nulli ed il tempo come previsto sta già peggiorando quindi l'imperativo ora è quello di muoversi senza indugi e/o errori.
"Un giorno capirai Alessandro, forse proprio quello in cui farai con tuo figlio quello che io sto facendo con te: come è scritto nel Talmud "Quando insegni a tuo figlio, insegni al figlio di tuo figlio."
Sto cercando di insegnarti quante cose più possibile, di trasmetterti tutto quello che ho, mi sto rendendo conto però che sei tu che mi stai insegnando cosa conta davvero nella vita e per questo ti ringrazierò finché il mio cuore continuerà a battere e spero oltre..."
Dopo aver incrociato altre cordate, ed aver dato la precedenza a chi saliva, giungiamo nuovamente nei pressi della crepaccia terminale: molto più facile affrontarla in discesa.
"Ale, adesso se vuoi puoi saltare, fai un grande salto!
Ok papi!
Bravissimo, così!"
In un battibaleno sono anch'io dall'altra parte e l'aver superato questo punto critico senza problemi mi conforta. 


Meglio non pensare quanto sia profondo!

"Ale, buttati sulla destra, al di fuori dalla traccia e prosegui diritto in direzione di quel gruppo di persone!"
Sto indicando ad Alessandro il punto in cui c'eravamo fermati ormai una vita fa a fare merenda: in discesa, per risparmiare tempo e fatica, possiamo proseguire seguendo la via più breve adottando il tipo di progressione che io ho soprannominato "scivolata controllata". Alessandro è un ottimo allievo ed in breve tempo raggiungiamo il luogo prefissato dove effettueremo una pausa prima della breve risalita al Colle dei Breithorn.


Obiettivo taggato: il Cervino!

Il calore del sole inizia a farsi sentire così approfittiamo di questi momenti di pausa per toglierci alcuni indumenti e dopo aver bevuto in abbondanza riprendiamo la marcia giungendo in breve tempo nei pressi del casottino in legno dove eravamo passati qualche ora fa.
"Ale, questa è stata l'ultima salita, ormai rimane solo da scendere!"


"Poco fa ero lì sopra!"

Più facile a dirsi che a farsi, lungo le piste ci sono parecchi sciatori e durante i "tagli" dobbiamo essere molto accorti a non farci investire, però ormai manca davvero poco alla fine del nostro periplo.
Quando circa trecento metri di percorso pianeggiante ci separano dal rifugio posso finalmente mollare, di pericoli oggettivi non ve ne sono più e, presa la piccozza di Alessandro, lo prendo in braccio stringendolo forte a me e baciandolo sulla guancia con i caschetti che inevitabilmente cozzano tra loro facendoci scappare una risata. Rimessolo a terra proseguiamo mano nella mano: “Grazie papi per avermi aiutato nel mio sogno, ti voglio bene!
Anch'io te ne voglio Ale, non sai quanto!”.

P.S. Nei giorni successivi Alessandro ha ricevuto plausi e complimenti da tantissime persone, che ringraziamo nuovamente, tra cui quelli inaspettati da uno dei più grandi Alpinisti di sempre: Simone Moro!