Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


lunedì 12 febbraio 2018

Monte Valmontagnana Invernale con salita da San Vittore di Genga e discesa a Valle Rapara

"... quell'inquietante sensazione di un rovesciarsi del tempo su se stesso che, in mancanza di una definizione migliore, la gente chiama déjà vu." 
(Stephen King, "It")



Ventinove Gennaio 2017
Partenza da San Vittore di Genga (204m) ore 7:40
Rientro a San Vittore di Genga ore 12:27
Durata escursione: 4h47' (pausa merenda di 21' sulla vetta del Monte Valmontagnana)
Tempo di marcia: 4h 26'
Distanza percorsa: 8.8Km circa
Grado di difficoltà: EEi
Vette raggiunte: 930m Monte Valmontagnana
Quota max raggiunta:930m Monte Valmontagnana 
Dislivello in salita: 808m
Dislivello in discesa: 816m
Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi su Wikipedia   
Grotte di Frasassi su Wikipedia   






Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.




Percorso:
Partenza dal parcheggio di fronte alla chiesa romanica di S. Vittore delle Chiuse, si percorre a ritroso la strada provinciale finché, giunti all'altezza delle Terme, si prende una strada sterrata sulla destra dove è presente un segnavia indicante il sentiero 146. 
Dopo pochi metri si lascia l'evidente traccia che risale la vallata fino ad un grosso spiazzo da dove partono dei ripidi ghiaioni, prendendo invece a sinistra un poco evidente sentiero. Tenendo la sinistra si raggiunge una "crestina" ed il sentiero poi prosegue ripido alternando roccette, pineta e fitta macchia mediterranea.
In questo tratto la traccia è ben visibile ed i segni bianco-rossi non mancano ad indicare la via che termina sbucando fuori in un'ampia radura di fronte ad un'alta parete rocciosa denominata "Cagliostro". Si prosegue tenendosi sulla destra raggiungendo la base di "Cagliostro" continuando poi sempre verso destra per una stretta cengia. Si continua per questo tratto di sentiero molto esposto finché non si giunge in un punto dove c'è stato un piccolo smottamento e per proseguire si deve fare affidamento sulla vegetazione circostante. Dopo alcuni metri il sentiero svolta improvvisamente verso sinistra arrampicandosi su alcune roccette (corda fissa) inoltrandosi in leggera salita dentro al bosco che sovrasta le alte pareti rocciose della Gola di Frasassi. Giunti al bivio con il sentiero n.146A si abbandona il sentiero 146 per seguire quest'ultimo in direzione del "Casale Romei": il percorso si snoda adesso per prati, in leggera salita, costeggiando il bosco sulla destra. Oltrepassata la staccionata del casale, ci si dirige verso la sommità del Monte Valmontagnana ormai a vista. Per la discesa si prosegue verso Ovest, puntando decisamente in direzione della carrareccia proveniente dal casale "Romei" raggiungendo la "Fonte Fresca" dove si riprende il sentiero n.146A. Nuovamente in mezzo al bosco si discende per la "Valle Stretta" dove in alcuni punti il sentiero è inforrato: dopo questi tratti la pendenza del tracciato diminuisce giungendo infine nei pressi dell'abitato del paese fantasma di "Valle Rapara".
Si sbuca nella stradina che conduce al paese raggiungendo un segnavia (bivio con il sentiero n.157), proseguendo sulla sinistra si continua con il sentiero n.146A (per la carrareccia) che dopo poco tempo, passando per la piccola centrale idroelettrica delle "Cartiere Miliani", confluisce sulla strada asfaltata che conduce a San Vittore. 



Relazione:
Nei giorni scorsi ha nevicato parecchio dalle nostre parti, anche a quote basse, e nei nostri zaini abbiamo tutto l'occorrente per poter affrontare qualsiasi tipo di condizione si presenti. No, non arriveremo  a quota 2000m oggi, le nostre mire sono rivolte più in basso e per la precisione sono i 930m del "Monte Valmontagnana" che domina con la sua calotta erbosa la "Gola di Frasassi". C'è emozione ed aspettativa, per me e Mirko sarebbe la prima invernale per questi sentieri: incrociamo le dita!
Come al solito lasciamo l'automobile nel piccolo parcheggio di fronte alla chiesa romanica di S. Vittore delle Chiuse, un tesoro monumentale del XI secolo per la sua bellezza architettonica che deve il suo appellativo "delle chiuse" proprio perché risultava "chiusa" tra le alte pareti rocciose della Gola di Frasassi.
In teoria le previsioni meteo parlano di bel tempo ma qui siamo accolti da una fredda nebbia, speriamo si tratti del consueto fenomeno di "inversione termica".

Piccola parentesi scientifica

Un evento abbastanza frequente in Meteorologia è quello della cosiddetta "Inversione Termica". Per comprendere al meglio questo fenomeno bisogna capire innanzitutto che la temperatura dell’aria varia con la quota, questo perché man mano ci si allontana dal terreno più il calore disperso dalla terra viene dissipato in atmosfera e il riscaldamento solare non riesce a scaldare l’aria in maniera efficace: questa variazione di temperatura viene soprannominata "Gradiente Termico".
Normalmente il suo valore si attesta intorno agli 0.65°C per ogni 100m di altezza dal livello del mare. In soldoni ciò significa che se ad una quota pari a 0m registriamo una temperatura di 25°C, a 100 m, immaginando di salire in verticale nella medesima zona, ne avremo circa 24.35°C. Questo fattore può variare tra 0.5°C
e 1.0°C a seconda delle condizioni meteo del momento (avvezioni calde o fredde, venti in quota, presenza di nuclei freddi in quota o di espansioni calde anticicloniche ecc...).
Questa però non è una regola ferrea in quanto si possono avere delle zone dove si presentano strati di aria più calda della norma, una sorta di zona di transizione, più o meno brusca e  spessa, nella quale la temperatura subisce un’impennata verso valori più alti.
Una di queste zone ad esempio è presente in permanenza nell'alta Troposfera verso i 10-11Km: a questa quota la temperatura è sempre molto bassa in ogni stagione e raggiunge picchi di -60°C, ma sopra tale strato improvvisamente l’aria riprende a scaldarsi creando una sorta di "tappo" che blocca la salita di aria calda e lo sviluppo delle nubi, in particolare quelle cumuliformi.
Ecco perché tali nubi si arrestano a quelle altezze espandendosi lateralmente e creando la forma detta Incudine, che poi viene stirata dai venti di alta quota.
La linea di transizione termica sopracitata è detta "Tropopausa", essendo il limite di passaggio tra la Troposfera e la Stratosfera ed è un'inversione è permanente, pur variando di intensità e di quota e con le stagioni e la latitudine, perché è fisiologicamente legata alla dinamica dell’Atmosfera (più alta in Estate e più bassa in Inverno, più bassa alle alte latitudini e più alta ai Tropici e all'Equatore). Parlando di numeri ai Poli detta zona si trova circa ad 8Km di altezza mentre ai Tropici arriva sui 16Km e più: in quest'ultimo caso ciò è dovuto anche alla rotazione terrestre che creando forza centrifuga espande l’atmosfera all'Equatore (dove maggiore è la velocità angolare del pianeta) ed alla maggiore quantità di calore presente che "gonfia" la massa d’aria verso l’alto.
Altre "Inversioni Termiche" sono presenti a quote più alte ma molto comune è quella che avviene presso il suolo.
Quando il cielo è sereno il terreno irradia calore verso lo spazio e, se c’è una situazione di Alta Pressione con venti deboli o assenti e poco o nullo rimescolamento dell’aria, si forma uno strato di aria fredda che ristagna presso il terreno entro poche decine di metri (al massimo alcune centinaia).
Questo strato, essendo più pesante, rimane a livello del suolo e con la condensazione dell’umidità origina le temute nebbie di tipo "Padano".
Questo avviene di norma anche nelle valli e nelle conche situate sulle Alpi e negli Appennini dove sono frequenti queste ”pozze di aria fredda” stagnante.
In tale caso l’Inversione è "rovesciata", infatti si va da temperature piuttosto fredde presso il suolo a temperature che salgono lentamente con la quota finché, ad un certo punto, la temperatura scende bruscamente determinando l’Inversione suddetta.
Come dicevo la nebbia rimane confinata sotto i 200m poiché la temperatura sale e poi bruscamente scende, quindi la convezione che forma la nebbia (praticamente una nube al suolo) viene interrotta come da un coperchio, appunto l’Inversione Termica.
In questo caso le nubi rimangono ad esempio confinate in una vallata senza riuscire a salire liberamente formando il cosiddetto “mare di nubi” ed il bello di questa situazione è che sotto fa freddo e può piovigginare, mentre sopra paradossalmente fa più caldo ed è una bella giornata primaverile.

Chiusa parentesi scientifica

Per togliere l'umidità dalle nostre membra partiamo a spron battuto e raggiunta la strada provinciale la iniziamo a percorrere a ritroso finché, giunti all'altezza delle Terme, notiamo sulla destra una sterrata dove è presente un segnavia indicante il sentiero 146. 
Dopo pochi metri lasciano l'evidente traccia che risale la vallata fino ad un grosso spiazzo da dove partono dei ripidi ghiaioni (quante volte per errore ho seguito questa via...), prendendo invece a sinistra un poco evidente sentiero.
Qui il percorso è caotico ed è molto facile perdere la traccia che non è sempre evidente e ben segnalata, in questa fase è importante tenersi sulla sinistra raggiungendo una "crestina" dove il tracciato ridiventa poi visibile.  
Il sentiero è ripido ed alterna roccette, pineta e fitta macchia mediterranea, parecchie volte i nostri giubbini rimangono impigliati nella fitta vegetazione ed il dorso delle nostre mani si ferisce nei rovi onnipresenti: questa è una costante di questo percorso ossia il ritornare a casa con graffi di dimensioni variabili in base alla stagione, ma anche questo conferisce un che di pittoresco a tutto ciò perché gli anni passano, tutto evolve e tutto cambia tranne i rovi presenti nella Gola di Frasassi!
Intanto, salendo di quota, nelle zone con poca vegetazione si inizia a calpestare la prima neve a terra (come sarà sopra?), ma la nebbia permane...

I raggi di un tiepido sole iniziano a filtrare fra la vegetazione.

Saliamo, a testa bassa, è questo forse il punto più impegnativo dell'intera escursione, quello in cui c'è un maggiore dispendio di energie, quello in cui la mente inizia a vagare persa com'è tra i rami degli alberi e la nebbia, facendomi provare "... quell'inquietante sensazione di un rovesciarsi del tempo su se stesso che, in mancanza di una definizione migliore, la gente chiama déjà vu" (Stephen King, "It").

Piccola parentesi letteraria

Affrontai per la prima volta questo percorso sul finire degli anni '80, poco più che adolescente e, come ho scritto poco fa, all'inizio ci sono stati parecchi problemi con il trovare il giusto attacco del sentiero, salendo erroneamente per dei ghiaioni che alle fine conducevano nuovamente sulla giusta via ma ad un prezzo ben più caro in termini di energie profuse e stress emotivo, poi con l'esperienza ma più che altro con i brutti ricordi di questi errori non ce ne sono stati più, fortunatamente... Bel periodo quello, potrei snocciolare una serie di ricordi scrivendo per ore se non giorni interi...
In questo istante però, ricollegandomi alla frase con la quale ho aperto questa parentesi, ho in mente l'immagine vivida di una calda giornata dell'estate del 1989, quella della mia maturità: l'università sarebbe iniziata a metà Ottobre e dopo le "fatiche" patite per conseguire quel benedetto "pezzo di carta" avevo parecchio tempo a disposizione... tra una giornata al mare, una serata in discoteca, una cena con gli amici, le uscite con la mia fidanzata del tempo, la preparazione atletica per l'imminente stagione calcistica, le lunghe file per iscrivermi all'università, la preparazione per l'esame di guida della patente... meglio fermarsi qui!
Facendola corta quel giorno avevo accompagnato la mia adorata nonna a fare la spesa in uno dei primi ipermercati della mia città ed era già mia abitudine soffermarmi sulla scaffalatura contenente i libri. In mezzo a tutte quelle pubblicazioni con copertine sgargianti, atte ad incuriosire e quindi ad invogliarne l'acquisto, una attira la mia attenzione: una barchetta di carta sta per cadere in un tombino dal quale emergono gli artigli di non si sa che cosa... Il titolo del libro "It" di Stephen King.
In quel periodo stavo leggendo "I racconti dell'incubo e del terrore" di Edgar Allan Poe e ad essere sinceri ero quasi giunto alla loro conclusione quindi dovevo trovare qualcosa con cui rimpiazzare le mie letture. Incuriosito inizio a leggere la quarta di copertina e provo subito un brivido lungo la schiena: la sensazione è come quella che si prova quando si ascolta per la prima volta una canzone che vogliamo subito riascoltare, quando si osserva un quadro che ci colpisce, ed in questo caso quando si leggono le righe di un libro... Dovevo leggerlo e dovevo iniziare subito! E lo feci, a tempo di record: molte notti divennero giorni durante la sua lettura...


Un mio vecchio amico...

"Capisci di aver letto un buon libro quando giri l'ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico."
(Paul Sweeney)

Questa famosa citazione si addice perfettamente a questo libro e, a dispetto delle sue dimensioni enciclopediche (sono circa 1300 pagine) che possono creare qualche perplessità iniziale, lo lessi tutto d'un fiato: ricordo che andavo spesso a vedere quante pagine mancavano alla fine, pensando "meno male, ce ne sono ancora tante!", uno dei pochi libri che mi ha fatto questo effetto. 
Ho appena riletto questa "Bibbia" dopo alcuni anni (It ha un ciclo di veglia e letargo di 28 anni, il mio per la sua lettura è di 4 o 5 in modo che la memoria se ne dimentichi un po'), probabilmente con più distacco, ma anche con più attenzione al dettaglio anche grazie al film che è uscito nei mesi scorsi: cosa ne penso? 
Niente di buono purtroppo, le trasposizioni cinematografiche dei libri del "Re", a parte alcune rare eccezioni, non sono un granché...
Dicevo del libro, si, ora "tremo" un po' di meno in certi passaggi e riesco a godermelo un po' di più grazie alla ricerca del lato ludico rispetto a quello horror, che rimane tuttavia imprescindibile, ma la cosa che reputo più importante è che questo è uno dei pochi libri che mi fa commuovere ogni volta lo leggo. 
It non è un libro horror, o comunque non soltanto tale, secondo me siamo di fronte ad un capolavoro della letteratura fantastica ma allo stesso tempo ad un romanzo di formazione, un classico indimenticabile della narrativa moderna: a detta di Umberto Eco uno dei migliori romanzi del '900.
In soldoni It è la storia di 7 bambini che lottano contro un'atavica entità venuta da un'altra dimensione che per la sua sopravvivenza si nutre della loro carne e delle loro paure, ma non è solo questo, It non può essere relegato alla sola lotta contro il "mostro": It è un tributo all'infanzia ed è la descrizione perfetta dell'essere bambini, dei sogni, delle speranze, delle aspettative, delle difficoltà, dei primi amori e dell'amicizia che si vivono quando si è ancora "piccoli".
It esalta in maniera straordinaria i ricordi e la nostalgia di un passato così lontano (che però tanto lontano non è...), un passato che a volte dimentichiamo di aver vissuto quando diveniamo adulti, presi come siamo dalla frenesia che questa vita ci impone, scordando che un tempo anche noi siamo stati bambini. La straordinaria figura di un "villain" come Penniwhyse è soltanto la ciliegina sulla torta e sta a sottolineare che il mostro non è altri che il mezzo letterario che congiunge infanzia ed età adulta. King in questo libro ti fa affezionare ai personaggi protagonisti perché li senti vivere, sembrano veramente di fianco a te e tu potresti benissimo essere uno di loro. Questo è l'elemento più importante specie per chi, come me, si ricorda ancora quanto era bello essere bambini e com'era bella l'amicizia a quell'età: ringrazio King per avermi fatto ancora trepidare con Bill, Ritchie, Ben, Eddie, Mike, Beverly e Stan e per avermi fatto ricordare quanti Henry Bowers giravano per le strade delle nostre periferie di tanti anni fa, come si formavamo amicizie e bande, come si partecipava con naturalezza a giochi, sassaiole e a riti di iniziazione, come, nelle lunghe giornate d'estate, si partiva la mattina e si tornava a casa la sera sporchi e sudati, e tutto questo era, incredibile a dirsi oggi, cosa normale. It è un bellissimo libro sull'infanzia che sfocia nella giovinezza, sui sentimenti più veri, forti e vividi e per questo indelebili, sulla forza torbida del male e per contrasto trascinante del bene, sulla potenza del pensiero che si tramuta in magia, sul misticismo e la spiritualità dei ricordi e delle passioni.
Mi fermo qui, se la mia piccola digressione servirà per convincere un incerto a leggere il libro, sicuramente mi sarà grato per sempre. 

Chiusa parentesi letteraria.

Il Monte Revellone (841m).

Intanto la luminosità cresce così come l'altezza della neve a terra quando d'un tratto l'alta parete rocciosa denominata "Cagliostro" si erge di fronte a noi in tutta la sua imponenza.

"Cagliostro"!

Un caldo sole ci riscalda e voltandoci verso Est il nostro sguardo si perde nel mare di nubi sottostante dal quale emergono come isole il Monte Murano ed il Monte Revellone imbiancati dalla neve: siamo a poche centinaia di metri sopra il livello del mare eppure la sensazione è quella di trovarsi in alta montagna grazie a questo spesso manto nevoso.

La valle immersa nella nebbia, sullo sfondo a destra il Monte Revellone (841m) e a sinistra il Monte Murano (882m).

Le nostre aspettative hanno avuto conferma ed essere qui in queste condizioni è un qualcosa che difficilmente si può ripetere, così come noi non dimenticheremo facilmente questa giornata per il piacere di cui i nostri occhi hanno goduto.

Mirko appena fuori dal bosco, poco sotto "Cagliostro".

Scattiamo obbligatoriamente alcune fotografie e riprendiamo la marcia cercando di orientarci in questa nuova, per noi, situazione: in condizioni normali bisogna risalire fino alla base di "Cagliostro" continuando poi verso destra per una stretta cengia.
Per il momento, anche se la neve ci arriva quasi al ginocchio, non è necessario indossare i ramponi vista la sua inconsistenza per l'alta temperatura: la sensazione è quella di calpestare della neve primaverile tant'è molle e bagnata e ad ogni passo si arriva praticamente a toccare il terreno sottostante.

Particolare sul Monte Murano (882m) e la valle.

Saliamo in linea retta tenendoci leggermente sulla destra ed in poco tempo, nascosto dietro alcuni cespugli, troviamo l'imbocco per la cengia sopracitata che con la neve assume tutt'altra connotazione: ripercorrere questi sentieri in queste condizioni è una continua scoperta e ci offre emozioni indescrivibili.


Sopra le nuvole...

Sul fianco di "Cagliostro".

Questo passaggio con la neve non l'avevamo mai affrontato!

Siamo praticamente sopra gli alti contrafforti rocciosi che sovrastano la Gola di Frasassi ed in alcuni tratti il sentiero diventa molto stretto ed esposto: fortuna la nebbia sottostante che ammanta tutto!

La valle immersa nella nebbia... sullo sfondo la "Castelletta".

Raggiungiamo il punto topico dell'escursione, ossia una parte del tracciato dove c'è stato un piccolo smottamento e per proseguire si deve per forza fare affidamento sulla vegetazione. Qui la neve molle peggiora ulteriormente la situazione ed in certi punti rimaniamo letteralmente appesi ai rami ed al tronco degli alberi vista la pendenza. Scivolando e poi risalendo superiamo con non poca fatica questo tratto raggiungendo un punto in cui i nostri piedi possono calpestare nuovamente del terreno pianeggiante. Proseguiamo ancora per alcuni metri finché il sentiero svolta improvvisamente verso sinistra arrampicandosi su alcune roccette.


Il passaggio su roccette tramite corda fissa.

Almeno per il momento non dobbiamo indossare i ramponi perché a darci manforte è presente una corda fissa (in ottimo stato) grazie alla quale risaliamo senza problemi queste rocce rese scivolose dalla neve. 
Il sentiero ora non è più esposto e si inoltra in leggera salita dentro al bosco che sovrasta le alte pareti rocciose della Gola di Frasassi.

Il bivio con segnavia dei sentieri  146 e 146A.

Dopo pochi metri giungiamo al bivio con il sentiero n.146A che imbocchiamo senza esitazione, dirigendoci in questo modo verso il "Casale Romei": il percorso si snoda adesso per prati, in leggera salita, costeggiando il bosco sulla destra. 

Il casale "Romei".

Dopo pochi minuti, quasi senza accorgercene, raggiungiamo il casale "Romei", distante circa un centinaio di metri alla nostra destra e, superata la staccionata, ci dirigiamo verso la sommità del Monte Valmontagnana: d'ora in poi proseguiremo a "naso" vista la consistenza del manto nevoso a terra che copre per intero anche la carrareccia da e per il casale.

La vetta del Monte Valmontagnana (930m).

Nei pressi del casale "Romei", sullo sfondo il Monte Revellone (841m).

Neve, neve e neve!

Durante l'ascesa per questi prati sommitali completamente imbiancati ogni tanto non possiamo fare a meno di voltarci per ammirare quanto di bello ci viene offerto in questa splendida giornata: ora che siamo ad una quota più alta il nostro sguardo riesce ad arrivare più a Nord, fino al Monte Nerone, passando per il Catria ed il Cucco; ripeto, la sensazione è quella di essere sulle Alpi e montagne alte poche centinaia di metri vestite di bianco sembrano irraggiungibili picchi Dolomitici!

Verso la vetta.

Poco sotto la cima del Monte Valmontagnana, sullo sfondo il Monte Cucco (1566m) a sinistra ed il Monte Catria a destra (1702m).

In vetta! Sullo sfondo a sinistra il Monte Murano (841m), a destra il Monte Revellone (882m).

In poco tempo raggiungiamo la vetta dove ci concediamo una meritata pausa con annesso spuntino: siamo in anticipo rispetto alla tabella di marcia ed abbiamo tutto il tempo del mondo a disposizione...

Dalla vetta uno sguardo verso Nord...

... ed uno verso Ovest.

Il Monte Revellone (841m) dalla vetta del Monte Valmontagnana.


Un'occhiata al GPS e poi via!

Dopo una ventina di minuti riprendiamo la marcia, discendendo verso Ovest, puntando decisamente in direzione della carrareccia sopracitata: il pendio in alcuni punti è ripido ma, essendo esposto a Sud, la neve presente si lascia attraversare fino al terreno sottostante, garantendo tenuta e sancendo in maniera definitiva per questa escursione il non utilizzo dei ramponi.

Discendendo dal Monte Valmontagnana.

I miei occhi vanno spesso sul GPS, l'unica incognita che adesso rimane è quella di trovare l'imbocco per la "Valle Stretta" quanto mai nascosto dalla neve. Raggiunta la presa d'acqua della "Fonte Fresca" iniziamo a cercare tracce vanamente: sugli alberi che ci circondano non notiamo alcun segno e a terra c'è la neve...

La vetta del Monte Valmontagnana dalla "Fonte Fresca".

Decidiamo di iniziare a scendere sulla sinistra, il sentiero lo troveremo più avanti, quando non ci sarà più neve a terra: l'importante è non imboccare il canale sbagliato altrimenti il rischio è quello di ritrovarsi sul bordo di una delle tante pareti rocciose che contraddistinguono questo versante della montagna.
Mi affido all'istinto ed alla mappa dell'IGM della zona, il tratto che stiamo percorrendo è ripido ma la folta vegetazione ci aiuta nella discesa ed anche nella risalita quando mi accorgo che ci stiamo dirigendo troppo ad Est.

Dove è il sentiero?

La nostra tenacia però viene premiata e dopo l'ennesimo affondo nella neve i miei occhi scorgono sul tronco di un albero il classico segno bianco-rosso che caratterizza la tracciatura dei sentieri in questa zona: "Mirko, ecco il sentiero! Anche per questa volta è andata!"
L'altezza della neve diminuisce man mano che scendiamo quindi oltre ai segni sugli alberi possiamo seguire in tutta tranquillità la traccia ben visibile a terra del sentiero 146A.


Lungo la "Valle Stretta".

La pendenza ora è ancora più accentuata e grazie al fondo reso scivoloso dalla neve che si sta sciogliendo bisogna prestare mille attenzioni. Raggiungiamo il tratto di sentiero più stretto dell'omonima valle, preceduto da una breve forra: qui i segni delle scosse sismiche dei mesi scorsi sono tangibili ed alcuni grossi massi recentemente distaccatisi ce lo dimostrano. Quasi inconsciamente acceleriamo il passo per uscire da questa zona, indossare i caschetti con quello che vediamo a  terra sarebbe perfettamente inutile...
Dopo pochi minuti però la pendenza diminuisce e rimane tale finché non giungiamo nei pressi dell'abitato di "Valle Rapara", paese fantasma, almeno così dicono: noi di fronte ad una abitazione abbiamo trovato dei panni stesi quindi qualcuno vi abita per forza...


Ingresso a "Valle Rapara".

Sbucati nella stradina che conduce al paese raggiungiamo un segnavia (bivio con il sentiero n.157), proseguendo alla nostra sinistra continuiamo con il sentiero n.146A (per la carrareccia) che dopo poco tempo, passando per la piccola centrale idroelettrica delle "Cartiere Miliani", confluisce sulla strada asfaltata che ci riporta a San Vittore dove la nostra auto ci aspetta.

La chiesa romanica di S. Vittore delle Chiuse, adesso il sole è anche qui.


Galleria foto e video


 I raggi di un tiepido sole iniziano a filtrare fra la vegetazione.


 Poco sotto la radura.


Il Monte Revellone (841m).

 "Cagliostro" ed il sottoscritto.

 Appena fuori dal bosco, poco sotto "Cagliostro".


Sopra le nuvole...


La valle immersa nella nebbia, sullo sfondo a destra il Monte Revellone (841m) e a sinistra il Monte Murano (882m).

 "Cagliostro" in bianco e nero.


Il passaggio posto sul fianco di "Cagliostro".

La valle immersa nella nebbia... sullo sfondo la "Castelletta".

 Bella esposizione!


Questo passaggio con la neve non l'avevamo mai affrontato!


Un mio vecchio amico... sul medesimo passaggio!


Passaggio su roccette tramite la corda fissa.


Il bivio con segnavia dei sentieri  146 e 146A.

Intanto si inizia ad intravedere la vetta del Monte Valmontagnana (930m).


 Nei pressi del casale "Romei", sullo sfondo il Monte Revellone (841m).


 Particolare sul Monte Murano (882m) e la valle.


 Il casale "Romei".


 Verso la vetta.


 Neve, neve e neve!


Poco sotto la cima del Monte Valmontagnana (930m), sullo sfondo il Monte Cucco (1566m) a sinistra ed il Monte Catria (1702m) a destra.

In vetta! Sullo sfondo a sinistra il Monte Murano (882m), a destra il Monte Revellone (841m).

 Dalla vetta uno sguardo verso Nord...


... ed uno verso Ovest.


Il Monte Revellone (841m), in bianco e nero, dalla cima del Monte Valmontagnana.


Un'occhiata al GPS poi via!


Discendendo dal Monte Valmontagnana.

La vetta del Monte Valmontagnana dalla "Fonte Fresca". 

 Dove è il sentiero?


 Lungo la "Valle Stretta".


Ingresso a "Valle Rapara".

La chiesa romanica di S. Vittore delle Chiuse, adesso il sole è anche qui.