Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


mercoledì 11 febbraio 2015

Monte Catria dal rifugio "Cotaline" Invernale

"... Raggiungiamo la cima e lo spettacolo che ci si para di fronte è indescrivibile: l'impressione di poco fa trova conferma, la croce sembra essere l'opera di uno scultore. Neve, vento e ghiaccio l'hanno modellata in una forma che ha del sublime... "




Otto Febbraio 2015
Partenza da Rifugio Monte Catria Cotaline (1400m) ore 8:56
Rientro a Rifugio Monte Catria Cotaline ore 11:44
Durata escursione: 2h48'
Distanza percorsa: 6.6Km circa
Grado di difficoltà: Ei, progressione con Ciaspole su neve 

Vette raggiunte: 1701m Monte Catria
Dislivello in salita: 313m
Dislivello in discesa: 313m

Monte Catria su Wikipedia




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.





Percorso:
Partenza dal rifugio "Cotaline (1400m) prendendo l'evidente sentiero che, tagliando la pista da sci prospiciente il rifugio, si infila dentro il bosco sbucando poi nella strada (chiusa al traffico nel periodo invernale) che sale dall'abitato di Chiaserna. Da lì si prosegue fino a raggiungere un bivio (edicola dedicata alla Madonna) dove si abbandona la strada e si prende l'evidente traccia che sale direttamente per prati in maniera perpendicolare (rispetto alle strada proveniente da Chiaserna) fino ad arrivare al rifugio della "Vernosa": invece di seguire il sentiero 104 (sulla sinistra), ci si è infilati direttamente all'interno del bosco per uscire direttamente in cresta prima e poi in vetta. Per il ritorno si è seguito lo stesso percorso dell'andata.




Relazione:
Per questa avventura ci ritroviamo nuovamente io, Daniele e Marco. Non so perché, ma tutte le volte che noi tre decidiamo di fare un'escursione insieme le condizioni meteorologiche e ambientali sono magicamente perfette.
A parte gli scherzi, alle 8:00 siamo già pronti presso la stazione di risalita di "Caprile", sotto il Monte Catria: la giornata promette bene, ieri ha nevicato tutto il giorno e stamattina il cielo è limpido. Fa freddo, ed è un bene, la neve così è stabile.
Siamo i primi a salire sulla vecchia "bidonvia" che ci porterà fino al rifugio "Cotaline" (1400m), abbiamo deciso di salire per una parte del percorso coadiuvati da mezzi meccanici per il poco tempo a disposizione: già è stata una impresa riuscire a ritrovarsi insieme. A volte questa continua frenesia, questo rincorrersi riescono a toglierci anche il tempo per respirare.
La salita è lunga ed il freddo è pungente, non vediamo l'ora di scendere ed iniziare la marcia, muovendoci almeno abbiamo la possibilità di riscaldarci.
L'unica nota positiva di questa forzata immobilità è che almeno abbiamo la possibilità di scattare, senza patemi, fotografie su fotografie: dobbiamo pur ingannare il tempo in qualche modo! Per il freddo invece niente sembra sortire effetto. 


Tutto inizia a colorarsi di bianco.

Le provo di tutte, compatibilmente con il mezzo di trasporto in cui mi trovo (mica posso mettermi a saltare!): movimenti con i piedi, ginocchia, braccia, busto ecc...
Niente di niente, ci vorrebbe un bel grappino!


Scatto effettuato salendo con la "bidonvia": fa molto freddo!

Dopo un'agonia di 20 lunghissimi  minuti finalmente ci siamo, e partiamo subito a spron battuto: ancora non c'è nessuno in giro, siamo i primi. 
Usciamo dall'area adiacente il rifugio e le piste da sci e ci dirigiamo verso il bosco. Indossiamo le ciaspole ed iniziamo la marcia: è un paradiso, un paradiso bianco. Il fondo è perfetto, la neve è compatta e con le racchette sembra di galleggiare.


In mezzo al bosco.

L'avanzata è costante, senza sforzo eccessivo e siamo estasiati da tutto quello che ci circonda: i rami degli alberi sono carichi di neve, siamo dentro una foresta bianca dalla quale non vorremmo mai uscire. 


In mezzo al bosco, prima di immetterci sulla strada.

Ogni tanto sulla sinistra si apre uno squarcio e si riesce a vedere il nostro obiettivo: Il "Monte Catria" (1701m).


Il nostro obiettivo si mostra.

Avevo provato con altri amici la sua risalita il fine settimana precedente ma causa forte vento e pioggia gli impianti erano chiusi, quindi abbiamo caricato armi e bagagli e siamo tornati indietro, invece oggi è tutto perfetto.
La montagna è ricoperta da un buon mezzo metro di neve e l'imponente croce sommitale si staglia in tutta la sua altezza. 


Campo aperto, la vetta in lontananza.

Dopo pochi minuti usciamo dal bosco e ci immettiamo sulla strada che da Chiaserna porta fino a Caprile, ne dobbiamo percorrere un breve tratto fino a raggiungere il sentiero che ci guiderà in vetta. 


Fuori dal bosco, lungo la strada.

Adesso tutto assume un'altra forma: in estate questa strada è percorsa da auto, moto, biciclette mentre adesso con questo manto  bianco che tende "uniformare" tutto sembra di essere in un'altra dimensione, lontana milioni di anni luce.

Ancora lungo la strada.

Gli unici rumori che si sentono sono quelli dei nostri passi e tutto è magicamente ovattato. Avanziamo, senza fretta, soffermandoci ad ammirare quello che ci viene offerto. Siamo soli, con le parole neanche riesco ad esprimere le emozioni che ci travolgono: siamo rapiti, completamente.


Nei pressi del rifugio della "Vernosa".

Entriamo nuovamente in mezzo agli alberi, questa volta nel bosco antistante la cima e qui la pendenza aumenta, infatti decidiamo di non seguire il sentiero che costeggia il monte in direzione di "Fonte Avellana", ma di salire direttamente per la cresta: la neve è perfetta, siamo molto al di sotto dello zero, non ci sono pericoli imminenti.


Pendenza crescente prima dell'ultimo tratto in mezzo al bosco.

Dentro il bosco la neve è più farinosa e la vegetazione più intricata, anche con le ciaspole si affonda fino alla coscia: l'avanzata adesso è difficoltosa e troppe volte dobbiamo aiutarci con i rami degli alberi per trovare un appoggio.


L'ingresso nel bosco.

Finalmente ne usciamo ed iniziamo a risalire l'erto pendio che ci porterà fino alla cresta sommitale: anche qui non si scherza, si sale parecchio ma il manto nevoso qui ha una patina ghiacciata in superficie e l'avanzata procede spedita.


Ultimo tratto in mezzo al bosco.

Siamo in cresta, manca poco ormai, la croce si staglia altissima all'orizzonte ed ha una forma, dei particolari che la rendono simile ad una scultura.
Daniele sta già progredendo per la vetta, io e Marco invece ci soffermiamo a scattare fotografie: questi momenti devono essere immortalati.


Un deserto bianco.

Raggiungiamo la cima e lo spettacolo che ci si para di fronte è indescrivibile: l'impressione di poco fa trova conferma, la croce sembra essere l'opera di uno scultore. Neve, vento e ghiaccio l'hanno modellata in una forma che ha del sublime. 


"...la croce sembra essere l'opera di uno scultore. Neve, vento e ghiaccio l'hanno modellata in una forma che ha del sublime..."

Le foto postate di seguito poi parlano più di tutti gli aggettivi che riesco a trovare adesso.
Ci fermiamo a respirare, con calma, "assaporando" quest'aria, ascoltando il rumore del vento e ammirando il panorama che si apre di fronte a noi.
Dobbiamo tornare però con i piedi per terra, questa è nata come un'escursione di una mezza giornata, a casa ci aspettano, così a malincuore prendiamo la via del ritorno.
Durante la discesa, lungo la strada, iniziamo ad incontrare altre persone: è stato bello essere i primi della giornata, quelli che hanno aperto la via, ti fa sentire speciale, ti mette in una posizione di, come si può dire, privilegio...
Arriviamo al rifugio "Cotaline", adesso è pieno di gente, di voci, rumori invece meno di tre ore fa...
Saliamo sulla bidonvia, qualcuno ci grida: "Ma come, scendete?"
La risposta è scontata:"Abbiamo già fatto tutto...".



Momenti salienti in un collage video





Link per album Fotografico su Google Foto

 



Galleria foto e video

Vestiti di tutto punto, pronti per la partenza!


Questo è quello che vediamo salendo con la "bidonvia".



Il freddo però è pazzesco.


 Si sale di quota.



Tutto inizia a colorarsi di bianco.




Ancora non è passato nessuno, siamo i primi!



Il nostro obiettivo decide di mostrarsi.



Daniele fa da apripista.


Usciti dal bosco, sulla strada.



Ci avviciniamo sempre più.


Poco prima di entrare nella boscaglia.



Nei pressi del rifugio della "Vernosa".


Ci stiamo per infilare nel bosco sotto la vetta del "Catria".


All'interno del bosco, progressione difficile.


Finalmente fuori, sullo sfondo il "Monte Acuto" (1668m).


Marco, appena uscito dal bosco, siamo quasi sulla cresta sommitale!


Qui la pendenza inizia a crescere.



E si sale!


Cristalli di neve.



Sulla cresta, la cima sullo sfondo.


Un deserto bianco.


Io e Marco piccolissimi sullo sfondo: invece di fare foto datevi una mossa!


Quasi in vetta!


"I compagni di merende colpiscono ancora!" 
"Monte Catria" (1701m) invernale!

Panoramica verso Sud-Est.


Daniele e Marco.


La croce è un'opera d'arte, scolpita dalla natura!






martedì 3 febbraio 2015

Monte San Vicino da Poggio San Romualdo Invernale



"...Da qui in poi tutto assume dei contorni surreali, dove il colore predominante è il bianco, mentre il suono è quello del vento e del nostro avanzare "galleggiando" sulla neve."



Trentuno Gennaio 2015 
Partenza da Poggio San Romualdo (936m) ore 6:55
Rientro a Poggio San Romualdo ore 12:31
Durata escursione: 5h36'
Distanza percorsa: 17.3Km circa
Grado di difficoltà: Ei,progressione con Ciaspole su neve per circa 1.9Km
Vette raggiunte: 1479m Monte San Vicino
Dislivello in salita: 876m
Dislivello in discesa: 917m

Monte San Vicino su Wikipedia
Poggio San Romualdo su Wikipedia




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.



Percorso:
Partenza da Poggio San Romualdo (936m) prendendo la carrareccia che costeggia il "Monte della Sporta" (1037m) scendendo leggermente verso destra (sentiero n.115). Giunti alla Località "Casetta" (904m), dove c'è un crocevia, si abbandona il sentiero 115, che ora scende sulla sinistra in direzione "Val di Castro", e si prende il 111AG in direzione del Casale di "Caprareccia" (979m). Raggiunti i suoi ruderi il sentiero 111AG termina e da qui si dirama in 116 e 112AG: il primo scende alla destra del Monte "Monticello" per arrivare fino ad Albacina, il secondo, verso sinistra, prosegue fino al Monte San Vicino. Si prosegue per il sentiero 112AG fino ad incrociare la strada asfaltata che da "Pian dell'Elmo" conduce fino a "Canfaito", oppure, proseguendo, fino a Matelica. Si prosegue in questa direzione per alcune decine di metri fino ad incrociare sulla sinistra (nella boscaglia) il sentiero 112A da seguire fino alla croce di vetta. Per il ritorno è stato seguito il medesimo percorso dell'andata.



Relazione:
Due fari nel buio. Le notti invernali sono molto lunghe e questa non è da meno. Proseguiamo "arrancando" con l'auto verso Poggio San Romualdo: ha nevicato, circa 10cm, ancora non è passato nessuno, spazzaneve compresi. Benedette gomme termiche, è in queste situazioni che si esaltano i vostri pregi!
Sono le 6:30 di mattina circa, già da Est si inizia ad intravedere un tenue chiarore: sta per albeggiare. Abbiamo parcheggiato l'auto poco fuori dal centro abitato, in direzione Albacina, vicino all'Albergo Ristorante "Fulvio" (è ancora aperto?). Un veloce cambio d'abito e siamo in marcia. Siamo in tre: io, Andrea e Moreno. Il trio delle avventure più estreme: il "Fosso del Crino", la "Forra di Rio Freddo" tanto per citarne un paio; stavolta però non abbiamo corda, moschettoni, imbragatura. No, legate al nostro zaino abbiamo delle racchette da neve.
Siamo in pieno inverno, finora il freddo non è stato molto intenso, infatti le cime delle nostre montagne sono ancora desolatamente spoglie di neve o almeno così fino a ieri notte. Siamo partiti al buio, in tutti i sensi, senza certezze riguardo quello che dovremo affrontare: mettiamo subito in chiaro che il percorso che svolgeremo non presenta difficoltà tecniche di rilievo; si devono macinare parecchi chilometri (circa 20), quello si, ed il freddo è pungente. Il punto di domanda è se avremo la possibilità di indossare o meno le ciaspole.



Primi bagliori ad Est.

Ore 6:55, in marcia. Prendiamo la carrabile che da Poggio San Romualdo costeggia il "Monte della Sporta" (1037m) scendendo leggermente verso destra: ancora è buio ed avere come riferimento una strada fa molto comodo. Il fondo è abbastanza disomogeneo: si passa dal brecciolino, alla neve ed al ghiaccio; finire gambe all'aria è un rischio molto concreto!


Lungo la strada.

Proseguiamo così, fino alla Località "Casetta" (904m), dove c'è un crocevia: abbandoniamo il sentiero 115, che ora scende sulla sinistra in direzione "Val di Castro", e prendiamo il 111AG in direzione del Casale di "Caprareccia". Adesso il progredire è su sentiero, dentro un bosco di abeti, sta facendo giorno e la progressione è costante: lo strato di neve che ricopre il terreno però è leggero e bisogna stare attenti alle insidie nascoste; infatti il manto bianco che tende ad uniformare tutto non è ancora da ciaspole ma contemporaneamente cela buche, sassi, rami... Caviglie e ginocchia ringraziano!


Il "Monte San Vicino" (1479m) in bianco e nero.

Raggiungiamo i ruderi del Casale di "Caprareccia" (979m) e qui facciamo un'altro cambio di sentiero; infatti il 111AG termina e da qui si dirama in 116 e 112AG: il primo scende alla destra del Monte "Monticello" per arrivare fino ad Albacina, il secondo, verso sinistra, prosegue fino alla nostra meta che ora è ben visibile sotto i primi raggi di sole. Il Monte San Vicino, la montagna che per me che abito in Vallesina è sempre stato un riferimento, un simbolo, una guida: chi abita in Valtournenche ha il Cervino (4478m), chi abita in Val di Fassa ha la Marmolada (3348m), noi abbiamo il Monte San Vicino (1479m)!
Lasciando quindi il Monte "Monticello" (1081m) alla nostra destra proseguiamo con la nostra marcia seguendo il sentiero 112AG.
Dopo un po' siamo di fronte al Monte "Cipollara" (1197m): la visuale sul San Vicino ci è completamente ostruita adesso. "Quanta neve ci sarà nei "Piani Alti"? Potremo calzare le ciaspole?"... Pazienza, ci vuole pazienza.
Il sentiero ora punta decisamente verso destra e sale di quota fin quasi alla sommità del "Monte Cipollara": non passeremo però per la sua cima, attraverseremo invece, abbassandoci leggermente di quota, il crinale formato dalla sua vetta e quella del Monte "Varco". 


Moreno in avanscoperta.

Svalicato, si scende ancora per boschi, finché non si arriva ad un pianoro. Si risale ora nuovamente fino ad arrivare all'incrocio con la strada asfaltata: ora siamo proprio alle pendici della montagna, infatti questa è la strada che da "Pian dell'Elmo" conduce fino a "Canfaito", oppure, proseguendo, fino a Matelica.


Piccola pausaAndrea sulla sinistra, chi scrive a destra.

Qui abbiamo un tuffo la cuore: il manto nevoso già sulla strada è più spesso e proseguendo nella faggeta, entrando dal lato sinistro della strada, aumenta. 


Finalmente il sole sbuca tra gli alberi.

Per proseguire dobbiamo calzare le racchette da neve! Siamo al settimo cielo, un breve spuntino ed un tè al limone e miele, gentilmente offertoci da Moreno, e siamo pronti. Il sentiero intanto qui è diventato il 112A, e così sarà fino alla croce di vetta.
Che meraviglia! Sono appena le nove di mattina e la neve è ancora bella compatta; ce ne saranno circa 40cm ma noi avanziamo spediti: vuoi per l'entusiasmo, vuoi per la gioia di essere qui in questo momento, vuoi per essere i primi a calpestare questo candido manto, fatto sta che saliamo velocemente senza percepire alcuna fatica ed il freddo che diventa sempre più acre.



Ciaspole ai piedi, si va!

Andrea ha con sé anche la GoPro, siamo appena usciti dai "Prati Alti", è il momento di attivarla ed iniziare le "riprese".
Da qui in poi tutto assume dei contorni surreali, dove il colore predominante è il bianco, mentre il suono è quello del vento e del nostro avanzare "galleggiando" sulla neve.



Fuori dalla faggeta.

Arriviamo in vetta, qui il vento è forte, ora siamo esposti a Nord, non godiamo più della protezione della montagna: il tempo di scattare alcune fotografie e già siamo pronti per la discesa; dobbiamo percorrere tutta la strada a ritroso fino a Poggio San Romualdo!


La croce di vetta del "Monte San Vicino".



Filmato relativo all'arrivo in vetta.

E la discesa inizia nel migliore dei modi: scatta in noi la modalità "fanciullezza" ed il primo tratto lo compiamo utilizzando le ciaspole a mo' di slittino. Che divertimento! Sono attimi di gioia allo stato puro!


Discesa con le ciaspole a mo' di slittino!

 Tutte le cose belle però terminano in fretta ed è già tempo di togliere le racchette da neve. Torniamo per il sentiero 112AG e qui notiamo come già il calore del sole stia facendo sciogliere la poca neve della notte scorsa.
Lungo il tragitto incrociamo alcune persone che salgono adesso, seguendo le nostre orme: noi siamo saliti al momento giusto, quando le condizioni erano pressoché ideali!
Nei pressi del Casale "Caprareccia" incontriamo altri due tipi, di primo acchito i classici "so tutto io", "faccio tutto io". Si dimostrano tali, infatti, divertiti, fanno dell'ironia sul fatto di vedere caricato sulle nostre spalle un peso a loro dire superfluo (riferito alle ciaspole). "Signori miei", rispondo, "a noi per l'ascesa sul San Vicino sono servite. Certo qui e a quest'ora non servono affatto."
"Come, voi dite che siete già stati sul San Vicino e vi sono servite le racchette da neve? Non è possibile!".
Con il mio famoso "ghigno beffardo" mostro loro alcune fotografie scattate in vetta pochi minuti prima con le racchette ai piedi: "E' dalle 5:00 di questa mattina che sono in piedi. Di solito non mi alzo così presto per pettinare le bambole!", e do' loro il commiato riprendendo la marcia.
Ancora Moreno ed Andrea ridono per questa scenetta!
Ad essere sinceri, scrivendo queste righe e ricordando le facce dei tipi, il sorriso è tornato anche a me!






Momenti salienti in un collage video





Link per album Fotografico su Google Foto


 




Galleria foto e video


Primi bagliori ad Est.



Il sole sta sorgendo.


Lungo la strada.



Il "Monte San Vicino" (1479m) a sinistra, a destra il Monte "Cipollara" (1197m).



Sembra di essere nella Tundra.



Il Versante Ovest.




Piccola pausa, Andrea sulla sinistra, chi scrive a destra.



Bagliori di luce, il "San Vicino" a sinistra.


Moreno in avanscoperta.


Ancora in ombra.



Finalmente il sole sbuca tra gli alberi.




Le parole non sono necessarie.



Il versante Sud-Ovest.




Fuori dalla faggeta.





Un po' di calore dal sole.


La pendenza inizia ad aumentare.



Adesso sono io ad aprire la via, la neve però e compatta
 ed il mio compito non è così arduo.




Ecco Andrea.



Con Moreno, manca davvero poco...



... 5 minuti!



In vetta!




La croce sommitale.






Arrivo in vetta.



Panoramica a 360°.




Moreno ha già iniziato la discesa, io ed Andrea
ci stiamo ancora attardando in attesa di...



... e l'ispirazione arriva!



Scivolando è più bello!



E vai!



Mi sono proprio divertito, si vede?