Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


sabato 25 novembre 2017

Monte Le Vene, Macera della Morte, Pizzitello, Monte di Mezzo del Sevo, Pizzo di Sevo da Macchie Piane



Nove Settembre 2017
Partenza da Località Macchie Piane (1606m) ore 7:47 
Rientro a Località Macchie Piane ore 14:09 
Durata escursione 6h 22' (pause merenda di 18'poco sotto il Monte le Vene e di 21' sulla vetta del Monte di Mezzo del Sevo)
Tempo di marcia: 5h 43'
Lunghezza tragitto: 17,9 km circa
Grado di difficoltà: E
Dislivello in salita: 1294m 
Dislivello in discesa: 1300m 
Vette raggiunte: 2020m Monte Le Vene, 2073m Macera della Morte,  2221m Pizzitello, 2138m Monte di Mezzo del Sevo, 2419m Pizzo di Sevo
Quota massima: 2419m Pizzo di Sevo
Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga su Wikipedia
Monti della Laga su Wikipedia
Pizzo di Sevo su Wikipedia
Monte Macera della Morte su Wikipedia
Monte Pizzitello su Wikipedia



Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.






Percorso:





Galleria Fotografica











giovedì 23 novembre 2017

Cimata di Puzzillo Invernale

"... il percorso è irradiato dal caldo sole pomeridiano ed i panorami assumono altre connotazioni rispetto a quanto visto durante l'ascesa della mattina svoltasi sotto quel cielo plumbeo che ormai sembra appartenere ad un altro tempo, ad un altro luogo...
Ci fermiamo parecchie volte a scattare fotografie, ad immortalare questi momenti unici che sappiamo non torneranno più ma che saranno sostituiti da altri, magari ancor più belli oppure meno, con altre persone o da soli: la cosa che conta è esserci..."


Diciannove Novembre 2017
Partenza nei pressi della Miniera di Bauxite (1641m) ore 08:20 
Rientro nei pressi della Miniera di Bauxite ore 15:15  
Durata escursione 6h 55' (pause merenda di 1h01'e pranzo di 1h26' al rifugio "Vincenzo Sebastiani")
Tempo di marcia: 4h 28'
Lunghezza tragitto: 11,45km 
Grado di difficoltà: EEi
Dislivello in salita: 683m 
Dislivello in discesa: 707m 
Vette raggiunte: 2140m Cimata di Puzzillo
Quota massima: 2140m Cimata di Puzzillo
Parco regionale naturale del Sirente-Velino su Wikipedia
Sirente-Velino su Wikipedia
Rifugio Vincenzo Sebastiani su Wikipedia



Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.




Percorso:
Partenza dal piccolo piazzale sterrato antistante la capanna metallica appartenuta alla Miniera di bauxite (1642m, targa). Si prosegue lungo la carrareccia (sentiero del Parco n.1C) che in leggera salita conduce fino ad una selletta posta ad una quota di circa 1800m da dove si vede un rifugio di pastori (sulla sinistra) e l'amplissimo anfiteatro di montagne della cosiddetta "Valle del Puzzillo". Si scende leggermente e si prosegue  passando vicino ad alcuni fontanili ed avendo di fronte la parete dolomitica del "Costone". 
Si continua lungo la vallata seguendo i segni giallo-rossi presenti su alcune rocce, superando alcuni saliscendi. Intorno ai 1900m di altezza circa si inizia ad intravedere la l'inconfondibile sagoma del rifugio "Vincenzo Sebastiani" in direzione Sud e le sue bandiere al vento. Una volta raggiunto il rifugio, si scende in direzione di "Capo Pezza" (sentiero del Parco n.1B) ed una volta giunti nei pressi di una sella (masso con freccia) si prosegue salendo lungo la cresta rocciosa della "Cimata di Puzzillo" fino a raggiungerne la vetta (2140m). Per il ritorno è stato seguito lo stesso percorso dell'andata.




Relazione:
Una giornata meravigliosa quella vissuta in questa avventura, vuoi per la inedita quanto affiatata compagnia, vuoi per il meteo che ci ha regalato condizioni e scenari mozzafiato, vuoi per la calda ed accogliente atmosfera che abbiamo trovato al rifugio "Vincenzo Sebastiani": tutto ciò rimarrà sicuramente impresso nei nostri cuori e ricorderemo a lungo questo "strano" giorno di Novembre...
Partiamo con ordine, tornando indietro nel tempo alle prime luci della mattina. Le nostre auto arrancano lungo la carrareccia che conduce fino al piccolo piazzale antistante le vecchie Miniere di Bauxite dalla piana di Campo Felice; Mario, dopo aver fatto un piccolo giro turistico per Torninparte grazie alle cattive indicazioni fornitegli dal navigatore, con la sua Panda 4x4 ci ha raggiunto in pochi minuti: il terreno in alcuni punti è ghiacciato ma la pendenza non eccessiva quindi riusciamo a proseguire abbastanza agevolmente. Stiamo guadagnando tempo prezioso ma più che altro ci togliamo di torno il "peso" di dover marciare lungo una strada, cosa, che ho già ribadito in altre circostanze, non amo alla follia.
Dopo aver schivato qualche sasso e parecchie grosse buche raggiungiamo la nostra meta e scesi dalle nostre auto iniziamo a prepararci, prima però devono essere fatte alcune presentazioni: io, Mirko e Mario abbiamo già vissuto parecchie belle avventure assieme, con gli altri due occupanti della sua auto invece dobbiamo fare conoscenza.
Iniziamo con Silvia, forte e tenace montanara, esperta conoscitrice dei Monti Sibillini e della Laga e già compagna di molteplici escursioni insieme a Mario, per passare poi a Giovanni, che non vuole che lo chiami alpinista (ma lo è a tutti gli effetti!), montanaro di lunga esperienza e tenore: di quest'ultima sua dote i nostri orecchi apprezzeranno più tardi la bontà...
Un gruppo quindi nutrito e variegato, una compagnia che alla fine di questa splendida avventura avrà parecchio da condividere e raccontare.
La nostra marcia inizia in mezzo al bosco, imprimendo subito un buon ritmo: fa freddo, siamo al di sotto dello zero e le mani sembra non si vogliano scaldare. Purtroppo gli scampoli di cielo che si intravedono tra i rami degli alberi, ormai quasi spogli delle loro foglie, sono plumbei ed il colore predominante è il grigio: speriamo, come indicano le previsioni, che queste alte stratificazioni se ne vadano.


Uno dei fontanili all'ingresso della "Valle del Puzzillo".

Intanto facciamo conoscenza, parlando un po' di noi, dei nostri vissuti in montagna ma anche delle nostre vite: non c'è niente da fare, quando ci si ritrova in questo ambiente è più facile essere noi stessi. Sarà per lo stretto contatto con la natura, per la vicinanza con quanto di più profondo ci sia fatto sta che grazie a questa atmosfera ci si libera con molta facilità di tutte quelle maschere che spesso dobbiamo indossare nella vita di tutti i giorni: qui non si deve scendere a compromessi con niente e nessuno, qui possiamo liberare la nostra anima e farla librare in alto...


Sullo sfondo il rifugio dei pastori.

Usciti dal bosco, inoltrandoci nella "Valle del Puzzillo", la sensazione di estraneità diviene ancor più forte: dopo solo pochi minuti di cammino ci troviamo già in un ambiente selvaggio e solitario, lontano dal caos e dallo stress della vita di tutti i giorni.


Lungo la "Valle del Puzzillo", sullo sfondo inizia a mostrarsi il "Costone". Grazie della foto a Silvia Ratiu.

La neve che ora ricopre ogni cosa accentua maggiormente questo stato d'animo ma stranamente questo ci rende felici, un sentimento che condividiamo l'uno con l'altro meravigliandoci ogni istante di quello che riusciamo a sentire.
L'unico cruccio, se così si può dire, è quello dato dal colore del cielo che tende a rendere uniforme e senza contrasti tutto quello che ci circonda. 


Piccola sosta. Grazie della foto a Silvia Ratiu.

Intanto la nostra marcia prosegue spedita: il manto nevoso diviene sempre più consistente ma, grazie alla bassa temperatura, la neve risulta essere dura, compatta e si riesce a proseguire con facilità senza l'ausilio di ciaspole (le abbiamo lasciate in auto su consiglio dei gestori del rifugio "Vincenzo Sebastiani" che avevo contattato ieri) o dei ramponi (sono nello zaino e credo ci serviranno più tardi...).


"... il colore del cielo che tende a rendere uniforme e senza contrasti tutto quello che ci circonda."

Ormai non manca più tanto per il punto dove faremo la nostra prima tappa, ossia il rifugio "Sebastiani", e questo ci viene confermato dal fatto che la pendenza inizia ad essere più accentuata e la cresta della "Cimata di Puzzillo" sempre più vicina alla nostra sinistra.
Ogni tanto in alto, davanti a noi, riusciamo ad intravedere le bandiere dell'Italia e della Comunità Europea issate sul palo posizionato poco prima del rifugio ma non è grazie a questo "faro" che il nostro incedere prosegue senza incertezze: a terra, sulla neve, ci sono i segni del passaggio di altri escursionisti e dei gestori del rifugio che ieri sono saliti.


Le bandiere del rifugio "Sebastiani" visibili in lontananza.

In poco meno di due ore raggiungiamo il "Sebastiani" dal quale vediamo levarsi un invitante filo di fumo dal comignolo: non vediamo l'ora di entrare e, visto che ci siamo, di bere qualcosa di caldo.


A pochi passi dal rifugio.

Lasciati i bastoncini fuori facciamo il nostro ingresso al suo interno venendo subito accolti da una calda atmosfera: non solo dal tepore prodotto dalla stufa accesa ma anche dalla gentilezza dei gestori. 


Finalmente dentro! Grazie della foto a Mario Nepi.

Facciamo quattro chiacchiere, ancora non è presente nessun'altro, ci dicono che siamo i primi della giornata: ovviamente ci facciamo lasciare un tavolo per il pranzo, pronti ad assaporare le prelibatezze che questi "eroi", perché sono tali, riescono a preparare a più di duemila metri di altezza; intanto iniziamo con cioccolata calda e tè accompagnati da fette di buonissima crostata alla marmellata di albicocca e ciliegia. Dovevamo fare una pausa brevissima, guardando poi i dati registrati dal il GPS mi sono accorto che siamo stati dentro per più di un'ora: che bello!


Si mangia! Da sinistra verso destra Silvia, Gianluca, Mirko e Giovanni. Grazie della foto a Mario Nepi.

Decidiamo che è ora di uscire, Mario freme come un leone in gabbia, non possiamo tenerlo dentro al rifugio per un minuto di più!
Una volta fuori indossiamo i ramponi e tiriamo fuori le piccozze, d'ora in poi non si scherza più e bisogna proseguire in sicurezza.


Il "costone" dai uno dei tavoli posti all'esterno del rifugio.

Sempre più in basso con la fotocamera!

Percorriamo a ritroso qualche metro della pista da noi seguita in precedenza fino a ritrovarci dietro al rifugio dove vediamo un'altra traccia che scende sulla destra: è il percorso tracciato da qualche escursionista che ieri è salito dai "Piani di Pezza" che si stendono di fronte a noi. 
Dopo una breve discesa, giunti nei pressi di una roccia dove con una freccia è indicato questo percorso, noi svoltiamo a sinistra ed iniziamo a salire lungo la cresta della "Cimata di Puzzillo", una delle vette della giornata secondo i programmi.


Inizia l'ascesa alla "Cimata di Puzzillo". Grazie della foto a Silvia Ratiu.

Questa è la foto che Mirko ha scattato qui sopra!

Qui scopriamo che quelle che dal rifugio sembravano le orme lasciate dagli scarponi di qualcheduno che ci aveva preceduto, in realtà sono quelle di un lupo: bene, saremo i primi a tracciare la via!


La cresta che tra poco percorreremo.

Neanche a farlo apposta mi ritrovo in testa al gruppo, cercando di seguire la migliore linea possibile: in queste fasi iniziali la cresta è bella ampia ma poi si restringe e diviene rocciosa in alcuni punti; questa neve, grazie alle basse temperature delle scorse ore, è bella dura in superficie ma non è consolidata visto che ha smesso di nevicare solo due giorni fa, ragion per cui bisogna proseguire con la massima prudenza.
Come dicevo, in queste prime fasi tutto procede come da manuale, a parte il forte vento che cresce di intensità man mano che si sale...


Terreno abbastanza facile in questo primo tratto. Piccola sosta. Grazie della foto a Mario Nepi.

Intanto l'intensità del vento inizia a crescere. Grazie della foto a Mario Nepi.

Raggiungiamo le prime rocce e qui iniziano i problemi proprio legati alle forti raffiche che arrivano improvvise: durante l'ascesa lungo la valle, riparati dalle montagne, non c'era stato alcun sentore della situazione che avremmo trovato qui in cresta; il Maestrale soffia forte alla nostra sinistra e a volte con la sua forza riesce a spostare i nostri corpi.


L'intrepido Mirko! Grazie della foto a Mario Nepi.

Il problema si accentua maggiormente quando per oltrepassare alcuni piccoli salti dobbiamo compiere alcuni tornanti e ci ritroviamo con il vento in faccia: in certi frangenti si rimane senza fiato e ci si deve fermare accovacciati in attesa che la raffica passi o diminuisca d'intensità.



Piccola pausa riparati dal vento, non è per niente facile proseguire in queste condizioni.

Fortunatamente raggiungiamo un punto dove il percorso da seguire è qualche metro sotto la cresta, a Sud, qui possiamo rifiatare e scambiare due parole su quello che stiamo vivendo: la fatica va di pari passo con la voglia di raggiungere un obiettivo e più le condizioni peggiorano, più aumenta la nostra tenacia e la volontà nel proseguire.


Mirko, il nostro "Fotografo delle Vette". Grazie della foto a Mario Nepi.

E si riparte! La cresta qui è veramente esposta ma dopo pochi passi raggiungiamo la sicurezza delle grosse formazioni rocciose che caratterizzano la parte sommitale di questa montagna: il vento è sempre presente ed ormai posso dire che ci abbiamo fatto l'abitudine, i problemi arrivano dai grossi "buchi" che si nascondono proprio tra le rocce; il rischio infatti è quello di sprofondare all'improvviso andando a cozzare sul terreno sottostante. Memore del recente passato (vedi post San Leonardo e "Laghetto della Sibilla" dal Santuario della Madonna dell'Ambro Invernaleuso la piccozza per sondare il terreno e, proseguendo così, a testa bassa, neanche mi rendo conto di essere giunto a pochi metri dalla vetta!


A pochi passi dalla vetta. Grazie della foto a Silvia Ratiu.

Percorro questa breve distanza incurante di tutto e quando raggiungo l'omino di pietre posto sulla vetta lancio un urlo che si perde tra il rumore del vento... 

In vetta!

Cimata di Puzzillo, 2140m!


Alla spicciolata stanno arrivando anche gli altri.


Dalla vetta vista verso i "Piani di Pezza".

Il panorama, che ora posso gustare con calma, è mozzafiato e la vista, grazie al cielo che adesso terso (e qui dobbiamo ringraziare il forte vento!), può spaziare per chilometri e chilometri in tutte le direzioni: che spettacolo!


Uno sguardo a Sud verso le più importanti cime del gruppo.

I miei amici arrivano alla spicciolata ed ognuno a modo suo festeggia l'arrivo, reso ardimentoso dalle condizioni climatiche, su questa cima: ovviamente condividiamo la nostra gioia con abbracci e strette di mano, ma non possiamo trattenerci quanto vorremmo. 


Il sole, il vento ed i granelli di neve che vorticano in vetta...

Il mio sguardo si posa sulla cresta che collega questa vetta a quella della "Cimata di Pezza", a Est: il percorso è facile, invitante ma il vento è veramente intenso. 


"Dai Mario, la montagna rimane qui!" Sullo sfondo la "Cimata di Pezza" e la sua facile cresta a cui abbiamo rinunciato per il forte vento.

Dopo una breve discussione concordiamo che non è il caso di proseguire viste le avverse condizioni: la montagna rimane lì e noi torneremo...

 Il mitico SuperMario! Grazie della foto a Silvia Ratiu.

Prima di scendere però Giovanni ci vuole regalare un'altra grossa emozione ed inizia ad intonare al cospetto di questo magnifico scenario il "Signore delle Cime", famoso canto di ispirazione popolare con testo e musica del compositore vicentino Giuseppe (Bepi) de Marzi. 
Mirko inizia prontamente a registrare l'esibizione del nostro "Tenore delle vette" (d'ora in poi Giovanni avrà questo appellativo!) ma dico fin da subito che guardando il filmato solo in minima parte si riescono a rivivere le emozioni provate: bei momenti, proprio bei momenti (avevo già utilizzato quest'ultima frase in qualche altro post, posso autocitarmi, no?)...


Panoramica video dalla vetta con l'accompagnamento della splendida voce di Giovanni che intona il "Signore delle Cime".

Rimaniamo in vetta qualche altro minuto, ammirando quanto di bello ci viene offerto finché, piccozza alla mano, riprendo il percorso tracciato pochi minuti prima con gli altri che iniziano a malincuore a seguirmi.

Inizia la discesa. Grazie della foto a Mario Nepi.

Dall'alto la cresta percorsa in salita è veramente spettacolare e gli scorci che si hanno sul rifugio "Sebastiani" e sulla cima del "Costone" sono da cartolina.


"Per cavalcare la cresta dell’onda, bisogna prima trovarsi nel luogo dove l’onda comincia a incresparsi."
(Wilbur Smith)


Gli altri mi stanno raggiungendo.

Piccola pausa per scattare foto: una bella lotta con il vento!

In certi frangenti mi complimento con me stesso per l'ottimo lavoro di tracciatura che ho fatto, scendere è stato meno complicato del previsto ed in pochi minuti ci ritroviamo sulla sella dove inizia la cresta. 



Si riparte! Grazie della foto a Mario Nepi.

Ultimo tratto affilato poi è fatta. Grazie della foto a Mario Nepi.

Ci concediamo un minuto di pausa e qui abbiamo la possibilità di fare due parole senza urlare vista la quasi totale assenza di vento in questo punto. 


Chi si sarebbe mai aspettato di trovare così tanta neve in questo periodo dell'anno: sullo sfondo una delle montagne che danno il nome a questo Parco.

Concordiamo tutti sulla saggia scelta presa nel non continuare con il programma originario ossia quello di percorrere la cresta a Nord dei Piani di Pezza fino alla Anticima Est della Cimata di Pezza: a ulteriore conferma delle avverse condizioni Silvia ci dice che in certi frangenti stava per essere spazzata via dalle forti raffiche di vento!


Ormai il peggio è passato, via verso il rifugio! Grazie della foto a Mario Nepi.

Mario invece vorrebbe proseguire, la traccia che sale direttamente verso la Cima del Costone è troppo invitante per lui: "Gianluca, non ti riconosco più, dai, saliamo!"
Effettivamente per salire su questa vetta non ci sarebbero problemi con il vento perché saremmo riparati dalla montagna stessa, il nocciolo della questione è che tra andata e ritorno, nella migliore delle ipotesi, occorrerebbe almeno un'ora e mezza, con il rischio quindi di trovare chiusa la cucina del rifugio "Sebastiani", che chiude alle 14:30, e di percorrere l'ultimo tratto del percorso di ritorno al buio: non dimentichiamoci che queste sono le giornate più corte dell'anno.


Il "Tenore delle vette" e la tenace Silvia. Grazie della foto a Mario Nepi.

"Dai Mario, stavolta va così, la montagna sta lì, torneremo. Poi adesso ci aspetta un delizioso pranzetto al rifugio!"
Anche gli altri sono sulla mia stessa lunghezza d'onda e, ripresa la marcia, dopo una breve salita raggiungiamo nuovamente l'elevazione dove è situato il rifugio.


Il nostro tricolore, l'Europa ed il sole: immagine su cui riflettere...

Passando nel retro vedo un termometro appeso, la temperatura che leggo è di -3°C, prima in cresta con tutto quel vento abbiamo percepito temperature ancor più basse!
Ormai però questi aspetti appartengono ad un remoto passato e tolti i ramponi facciamo nuovamente ingresso nell'ambiente caldo ed accogliente del rifugio, pronti ad assaporare quello che il buon odore che sentiamo fa presagire...


Il menù della giornata! Grazie della foto a Mario Nepi.

La zuppa di ceci e farro con la quale iniziamo è ottima ed è quello che ci voleva dopo il freddo patito, così come le salsicce cotte sulla piastra, il tutto innaffiato da un buon vino rosso che scende con molta facilità attraverso le nostre gole riarse dal vento.
Intanto tra un boccone e l'altro vengono redatti i piani di battaglia per le escursioni prossime a venire... Che ci saranno, eccome se ci saranno!
Sono bastate solo poche ore di avventura per creare dei legami, d'altronde le caratteristiche che noi montanari possediamo quali lo spirito di sacrificio, l'adattamento alle mutevoli situazioni, la tenacia, il coraggio ed anche un pizzico di pazzia fanno si che si crei subito empatia e le persone conosciute durante un'escursione, dopo è come se fossero amici da una vita talmente sono belle ed intense le emozioni vissute insieme.
Dopo aver mangiato e bevuto a sazietà giunge il momento di tornare alle auto ed il tutto avviene in assoluta tranquillità; adesso il percorso è irradiato dal caldo sole pomeridiano ed i panorami assumono altre connotazioni rispetto a quanto visto durante l'ascesa della mattina svoltasi sotto quel cielo plumbeo che ormai sembra appartenere ad un altro tempo, ad un altro luogo...


La "Cima del"Morretano" a sinistra ed il "Monte Puzzillo" a destra.


La "Cimata di Puzzillo".

Ci fermiamo parecchie volte a scattare fotografie, ad immortalare questi momenti unici che sappiamo non torneranno più ma che saranno sostituiti da altri, magari ancor più belli oppure meno, con altre persone o da soli: la cosa che conta è esserci...


Neve, neve, neve ed ancora neve!

Speriamo che l'inverno che deve ancora iniziare sia ricco di giornate come questa!

Grazie ragazzi per le emozioni vissute insieme e alla prossima!

P.S. Un ringraziamento speciale va ai ragazzi del rifugio "Vincenzo Sebastiani" che ci hanno fatto sentire come a casa.



Galleria fotografica in preparazione.