Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


domenica 23 luglio 2017

12x2000 - Traversata delle creste del Monte Torrone e del Redentore da Foce di Montemonaco, con discesa al Lago di Pilato dalla Sella delle Ciaule

"... Questi attimi di infinito ora appartengono solo a me...
Io amo questo luogo: tutte le volte che mi trovo di fronte a queste acque provo una sorta di venerazione e guardo quello che mi circonda con profondo rispetto; cerco di fare meno rumore possibile per non rovinare l'armonia ed il silenzio che qui regnano sovrani. 
Si, l'atmosfera di questo luogo ha un qualcosa di speciale, c'è un qualcosa di ammaliante che riesce a prendermi e portarmi lontano, ad un remoto passato..."



Tre Giugno 2017
Partenza da Foce di Montemonaco (945m) ore 4:03 
Rientro a Foce di Montemonaco ore 14:19
Durata escursione 10h 16' (pausa merenda di 9' sulla vetta del Pizzo del Diavolo)
Tempo di marcia: 10h 7'
Lunghezza tragitto: 28,1km circa
Grado di difficoltà: EE
Dislivello in salita: 2893m 
Dislivello in discesa: 2907m 
Vette raggiunte: 2100m Sasso d'André (omino di pietre), 2102m Monte Torrone (omino di pietre), 2476m Monte Vettore (inclinometro installato dopo il terremoto),  2373m Punta di Prato Pulito (croce), 2422m Cima del Lago (omino di pietre), 2410 Pizzo del Diavolo (omino di pietre), 2448m Cima del Redentore (croce di legno), 2350m Cima dell'Osservatorio (omino di pietre), 2247m Quarto San Lorenzo (omino di pietre), 2230m Cima di Forca Viola, 2200m Monte Argentella (omino di pietre con croce di legno), 2119m Pizzo di Palazzo Borghese.
Quota massima: 2476m Monte Vettore
Monti Sibillini su Wikipedia
Monte Vettore su Wikipedia
Lago di Pilato su Wikipedia
Cima del lago su Wikipedia
Cima del Redentore su Wikipedia
Pizzo del Diavolo suWikipedia
Monte Argentella su Wikipedia
Palazzo Borghese su Wikipedia




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.




Percorso:
Partenza da Foce di Montemonaco (945m) seguendo il sentiero del Parco dei Sibillini n.132 (segni bianco-rossi) che si prende risalendo poco prima dell'abitato sulla sinistra: il percorso nelle prime fasi si svolge tra alcuni pascoli recintati con filo spinato per poi proseguire verso destra dentro un bosco di faggi. Si risale lungamente il "Banditello" uscendo fuori dal bosco e poi proseguendo per prati fino ad arrivare alla "Fonte Fredda" (poco sotto la cresta) dove si prosegue a sinistra (sulla destra, per il sentiero n.152 si raggiungono le famose "svolte", all'inizio della "Valle del Lago"). Una volta in cresta si continua a destra per il filo di cresta (sentiero non segnalato n. 35) che conduce nell'ordine al "Sasso d'Andrè", al "Monte Torrone" ed al "Monte Vettore": da quest'ultimo si scende verso la "Sella delle Ciaule" per il sentiero del Parco n101 e poi per il non segnalato n.3 che, passando per le "roccette", porta sulle rive del "Lago di Pilato". Da qui si percorre a ritroso il medesimo percorso per giungere nuovamente alla "Sella delle Ciaule" dove si prosegue sulla destra (sentiero non segnalato n.2) toccando nell'ordine le vette di "Punta di Prato Pulito", "Cima del Lago", "Cima del redentore", "Pizzo del Diavolo".
Sempre seguendo il sentiero n.2 inizia la lunga discesa che conduce a "Forca Viola" passando per "Cima dell'Osservatorio", "Quarto San Lorenzo" e "Cima di Forca Viola" (seguendo il sentiero non si raggiungerebbero le ultime due cime, per farlo bisogna salire sul filo di cresta e poi tornare indietro). Da qui si risale il versante occidentale del "Monte Argentella" per il sentiero del Parco n. 554 che si segue fin quasi sotto la sua vetta dove si prende il n.558. Si prosegue in cresta fino alla sella tra le due cime di "Palazzo Borghese" salendo poi sul "Pizzo" (la vetta rocciosa a destra).
Si ridiscende per lo stesso sentiero per poi scendere liberamente per prati fino alla conca carsico-glaciale (dove in primavera si forma il famoso "laghetto) sotto i bastioni dolomitici di "Palazzo Borghese": da qui si segue l'evidente traccia (alcuni omini di pietra) che passando per il "canale" (sentiero non segnalato n.5) conduce nuovamente a Foce di Montemonaco.


Relazione:
Apro gli occhi, la sveglia deve ancora suonare. Guardo l'ora, sono le 1:45 di mattina. E' ancora presto, posso dormire per altre due ore... 
Mi giro, mi rigiro ma il sonno se ne è andato...
Sono di cattivo umore, brutti sogni che neanche riesco a ricordare: parto adesso, è inutile che stia qui a tergiversare. Una veloce colazione e sono già in auto in direzione Foce di Montemonaco: non c'è anima viva per strada, meglio così. 
Intanto la mia inquietudine cresce sempre di più, pensavo con la guida scomparisse ed invece nulla.
Alle 3:51 faccio il mio ingresso a Foce di Montemonaco ancora ammantata dal buio delle ore che precedono l'alba: indosso scarponi, un'ultima occhiata al materiale, accendo la frontale e sono pronto. Sono esattamente le 4:03 quando la mia marcia ha inizio. Oltrepasso il laghetto, asciutto, all'ingresso del paese e mi dirigo verso l'imbocco del sentiero n. 132 che si trova alle pendici del Banditello che mi sovrasta a destra con la sua sagoma scura.
Supero alcuni tratti di sfasciume e giunto sulla sommità di una piccola collina svolto a destra scendendo leggermente per il sentiero che è delimitato da filo spinato ambo i lati: conosco bene questo percorso, durante lo scorso anno sono passato qui parecchie volte, l'ultima meno di due settimane fa, potrei addirittura spegnere la frontale.
Stavolta nessun demone riesce a spaventarmi (vedi post Croz dell'Altissimo e Cima Sophia da Molveno Invernale), magari potrei essere io ad impaurire qualcuno!
Imprimo subito un buon ritmo al mio avanzare, visto che ci sono voglio essere in cresta per l'alba: questo significa che devo superare quasi mille metri di dislivello e macinare parecchia strada, in un'ora e mezza potrei farcela.
Odio questa prima parte in mezzo agli alberi, c'è parecchia umidità e già sudo abbondantemente: si preannuncia una giornata molto calda... Basteranno i tre litri d'acqua che ho con me?
Intanto il mio umore non migliora, anzi, non fa altro che peggiorare: pensavo che il contatto con la natura facesse da lenitivo, invece nulla... 
Ho queste frasi in loop nella mia testa che non se ne vogliono andare: 

Scum (Feccia)
Musica e testo di Martin Lee Gore

Hey scum, hey scum
What have you ever done for anyone?
Hey scum, hey scum
What are you gonna do when karma comes

A calling, and you're falling
And there's nowhere left to run
And you're weeping, and not sleeping
And you're begging for your gun

Pull the trigger
Pull the trigger...

Traccia 4 dell'album "Spirit" (2017) dei Depeche Mode

Tutti i testi sono coperti da copyright e sono di proprietà degli autori.

Prima o poi questo momento arriva per tutti, se poi lo vogliamo chiamare Karma, giorno del giudizio ecc... poco importa, si dovranno tirare le somme con quello che abbiamo fatto di giusto e di sbagliato ed il giudice emetterà la sentenza...
Però prima di arrivare al giudizio volendo c'è una scappatoia, se il peso da sostenere inizia ad essere troppo grande basta premere il grilletto...

Scum...

Con la propria coscienza non si scende a patti, anche chi si è macchiato dei peggiori crimini ne ha una alla quale prima o poi dovrà render conto.
"Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te", i miei genitori mi hanno inculcato questa semplice ma fondamentale regola di vita che cerco sempre di rispettare. Fortunatamente la mia coscienza al momento è abbastanza pulita, non netta, delle piccole macchioline sono presenti, ma a conti fatti il bilancio è più che positivo.
Se penso invece a quello che vedo accadere intorno a me ultimamente il discorso cambia.
Non voglio parlare del mondo in cui viviamo, le mie amare riflessioni sarebbero oltremodo fuori luogo in questo contesto, ma vorrei soffermarmi su quello che concretamente sto vivendo in questi frangenti.
Pochi giorni fa, compiendo in senso inverso il giro ad anello che sto realizzando, nei pressi della "Forcella del Lago" (la piccola sella tra la Cima del Redentore e la Cima del Lago), insieme ai miei amici ci siamo resi conto che il Lago di Pilato non era dove doveva essere: dopo una stagione invernale particolarmente nevosa come quella che ci siamo lasciati alle spalle ci saremmo aspettati di trovare i bacini già colmi d'acqua (come avvenuto nello stesso periodo durante gli ultimi anni) ed invece solo delle piccole chiazze di neve.
Abbiamo argomentato parecchio riguardo questo fatto: "Guarda che ancora non si vede, siamo nel punto sbagliato, andiamo più avanti! No, dovrebbe essere qui! No, ti sbagli!"
Il dubbio intanto cresceva e una volta rientrato a casa non ho potuto fare a meno di confrontare alcune vecchie foto con le quelle scattate durante la giornata per comprendere quello che stava accadendo più che altro perché a differenza delle altre stagioni stavolta c'è stato un terremoto di mezzo.
No, il Lago doveva essere proprio lì. Pubblico un post con la foto dello stato attuale dove ho disegnato il lago (che non c'è!), una di un paio di anni fa scattata dallo stesso punto ed un'altra dell'anno scorso presa dalle sue rive e lo condivido anche con il Parco dei Sibillini.
Questo era quello che scrivevo:

"Quella di ieri, che doveva essere una entusiasmante cavalcata lungo le creste più belle dei Sibillini (partendo da Foce di Montemonaco siamo saliti a Palazzo Borghese e da lì abbiamo toccato la cima di ben 10 vette sopra i duemila metri, nell'ordine: Monte Argentella, Quarto San Lorenzo, Cima dell'Osservatorio, Cima del Redentore, il Pizzo del Diavolo, Cima del Lago, Punta di Prato Pulito, Monte Vettore, Monte Torrone e Sasso d'André) si è invece trasformata in una brutta constatazione di quello che le scosse di terremoto che ci sono state negli ultimi mesi hanno generato, anzi distrutto. In questo lungo lasso di tempo, come ben sapete, non mi sono fermato e nei limiti del possibile, cercando anche di non infrangere divieti, ho girato in lungo ed in largo osservando e documentando quanto accaduto alle nostre montagne. Per un analisi corretta ho aspettato il disgelo, ovviamente con la neve è impossibile vedere cosa è accaduto sotto il suo manto, e quello che ho visto ieri mi ha lasciato parecchio sconcertato. Nei prossimi giorni, con calma, pubblicherò tutte le fotografie, per ora vi mostro queste due, le più emblematiche, scattate quasi dallo stesso punto, a distanza di circa due anni l'una rispetto all'altra: la prima è del 28 Giugno 2015; la seconda è del 14 Maggio 2017.




Il Lago di Pilato dalla "Forcella del Lago".

Non notate nulla di strano?
A tal proposito ne aggiungo un'altra, del 4 Giugno 2016, stavolta effettuata dalla riva orientale del Lago: tra circa tre settimane teoricamente la situazione dovrebbe essere questa...


Immagine dell'escursione del Quattro Giugno 2016 - Lago di Pilato e "Laghetto" di Palazzo Borghese da Foce di Montemonaco:  la "Cima del Lago " che si riflette sulle acque del Lago di Pilato.

Sulla foto scattata ieri ho cercato di tracciare in azzurro la posizione dove di solito si trova il Lago di Pilato: quello che ci siamo lasciati alle spalle è stato un inverno parecchio nevoso e mi sarei aspettato di trovare molta più neve e acqua negli invasi che ospitano il lago ed invece...
Non voglio creare falsi allarmismi, non voglio assumere il ruolo di una novella Cassandra ma la paura che provo è troppo forte: il mio timore è che le forti scosse che hanno devastato le vette della cresta del Redentore (la cima del Pizzo del Diavolo è completamente distrutta e la sua altezza è sicuramente calata di qualche metro, sulla Cima del Lago ci sono spaccature larghe più un metro, Punta di Prato Pulito idem, così come il Pizzo di Palazzo Borghese e così via: meglio fermarsi con questo "bollettino di guerra"...) abbiano modificato il sistema di falde acquifere posizionate sotto il lago.
Non sono un geologo, sono solo un Ingegnere appassionato di alpinismo, qualcuno più competente ed afferrato in materia di me dovrebbe salire e sincerarsi di quanto sta avvenendo: di solito in questo periodo dell'anno il lago inizia ad aprirsi e le sue acque cristalline iniziano a farsi largo tra il gelo, cosa che quest'anno reputo abbastanza remota visto che gli invasi sono praticamente asciutti...
Spero con tutto il cuore di sbagliarmi, spero che il lago, come ogni anno, cresca di livello e si ripopoli di centinaia di migliaia di "Chirocefali del Marchesoni"...
Però, come diceva Abatantuono nel film "Mediterraneo", "Chi vive sperando muore cagando" ed è per questo che lascio a voi l'onere di trarre le vostre conclusioni..."
Chiaro no? Il mio era solo un appello affinché qualcuno di più competente di me ed in veste ufficiale salisse per verificare se eravamo in presenza di un problema oppure no. Punto.
Dopo un paio di settimane il Parco dei Sibillini, che ringrazio nuovamente, ha organizzato una spedizione atta a controllare lo stato di salute del Lago più famoso del centro Italia, e la risposta fortunatamente è stata positiva: monitoreranno in lago nei prossimi mesi ma la situazione a loro detta sembra essere nella norma. Nel frattempo però è accaduto di tutto.
Tengo a precisare che la maggior parte delle persone che mi seguono hanno capito all'istante le mie buone intenzioni, i problemi invece sono arrivati da altre direzioni...
Qualcosa di simile era già avvenuto quando avevo organizzato un escursione solidale per raccogliere fondi in sostegno di Castelsantangelo sul Nera (vedi post Uniti per Castelsantangelo sul Nera - Escursione solidale al Monte Vettore): ovviamente il tutto era stato fatto senza alcun fine di lucro e l'escursione è stata bellissima (a parte il meteo che non ci ha assistito più di tanto) ed ha raggiunto il suo scopo; la cosa più importante però è che dopo sembra che tutti si siano "svegliati" ed hanno iniziato ad organizzare manifestazioni simili a quella organizzata dal sottoscritto (ovviamente tenendosi in saccoccia qualcosa per le proprie spese personali, ci mancherebbe, cosa che io non ho fatto...). Al contempo però sono stato descritto come uno "sciacallo", come uno "che specula sulle disgrazie altrui" cosa quanto mai lontana dalla verità perché, qui lo ribadisco, Avventure di Montagna è gestita solo ed esclusivamente da me ed è uno spazio sul Web dove condivido le mie esperienze di montagna senza guadagno alcuno: io non vivo di questo, il mio lavoro è di tutt'altro genere e non devo arrivare a fine mese portando a spasso per i monti le persone o lavorando per il turismo legato a questi luoghi. La montagna per me è passione, amore per la natura e credo che se diventasse un lavoro non ne sarei più innamorato come lo sono ora.
Nel frattempo raggiungo la cresta e posso solo constatare che ho mancato l'alba di qualche minuto... Non me ne dispiaccio più di tanto, il cielo verso la costa non è limpido, neanche vale la pena perdere tempo a scattare fotografie, poi sono troppo preso dai miei pensieri e dalla mia marcia (quasi corsa) forsennata...

Ehi feccia, ehi feccia
Cosa hai mai fatto per qualcun altro?
(...)
Ti inginocchi e strilli
e cerchi qualcuno
che porti una testimonianza della tua bontà
Ma non riesci nemmeno a trovare tuo figlio

Premi il grilletto
Premi il grilletto


Anche in questa circostanza, come dicevo poc'anzi, sono piovute critiche, insulti atti a denigrare il sottoscritto e la mia passione: preciso che sono stati molti di più gli attestati di stima ricevuti che le voci fuori dal coro, ma la cosa mi ha dato fastidio perché chi si è elevato sopra di me processandomi, giudicandomi e condannandomi è un qualcuno che ha degli interessi a riguardo, e già ho detto tutto...
Gli appassionati come me hanno fatto quadrato e mi hanno fatto sentire il loro sostegno, cosa di cui non dubitavo, chi ha interessi e non capisce come stanno le cose invece... 
Provo rabbia perché non si comprende che se si rompe il giocattolo i primi a pagarne le conseguenze saranno proprio loro e non noi appassionati: nella malaugurata ipotesi che il Lago di Pilato si prosciugasse a me dispiacerebbe moltissimo ma la cosa finisce lì, la mia vita rimarrebbe tale e quale; per chi vive di turismo in questi luoghi invece le cose potrebbero andare a rotoli, ergo dovrebbero essere felicissimi se qualcuno al posto del loro immobilismo e del tirare a campare si muove e cerca risposte!
Come la storia ci ha insegnato (o no?) l'oscurantismo non ha mai portato a grossi risultati, anche perché la verità prima o poi arriva sempre a galla...

Non offriresti neanche le tue briciole
a chi muore e chi piange
Sei morto dentro, sei insensibile
Sei vuoto, e superficiale
La tua vita vuota è finita

Premi il grilletto
Premi il grilletto...

Tanto prima o poi il momento arriverà per tutti... 
Io intanto ho superato in successione il Sasso d'André ed il Monte Torrone: questi splendidi scenari però non sortiscono alcun effetto su di me, la mia marcia continua imperterrita...
In mezzo a questo marasma di sentimenti contrastanti però qualcosa però sembra farsi largo...
Un'idea che cresce e prende sempre più corpo...
La fredda ragione, la rabbia che ho dentro mi dice di non farlo, ma un qualcosa di più profondo afferma con forza crescente il contrario...
No, non voglio tornare al Lago di Pilato, me lo voglio ricordare come era lo scorso anno, con i bacini ricolmi d'acqua, prima che arrivasse il terremoto a modificare tutto...
Raggiungo la cima del Monte Vettore, ho impiegato da Foce poco più di tre ore, un buon tempo ma non provo alcuna soddisfazione per questo risultato. Inizio a scendere, correndo...
Seguo il sentiero in direzione del rifugio Zilioli presso la Sella delle Ciaule ma all'improvviso mi getto a capofitto per i prati ricoperti di fiori alla mia destra, tenendomi al lato della striscia di neve che conduce al di sopra del canale che sovrasta le "roccette"...
L'istinto ancora una volta prende il sopravvento... 
Ed ha ragione!
Io non sono così, io non combatto l'odio con l'odio, io non voglio diventare "feccia": che gli altri dicano e facciano quello che vogliono, che rosichino all'infinito, l'odio consuma chi lo prova...

La "Cima del Lago" riflessa sulle acque di uno dei bacini del "Lago di Pilato".

Anche se i bacini sono un po' magri e le "lenti" del lago non sembrano "Rayban" ma occhiali alla "Camillo Benso Conte di Cavour" l'emozione è intensa come non mai: dopo quanto accaduto nei giorni scorsi trovarmi qui, in perfetta solitudine, è un qualcosa che con le parole mi riesce difficile spiegare.

Il "Lago di Pilato" visto dalle "roccette". 

La rabbia che mi aveva accecato fin dal risveglio è di colpo svanita e il mio cuore è colmo di felicità: se potessi userei quello che ho dentro per riempire il lago!
Raggiungo la sua riva orientale tenendomi a distanza dall'acqua per non rischiare di danneggiare le cisti del Chirocefalo del Marchesoni depositate in mezzo ai sassi  e mi siedo... 
Questi attimi di infinito ora appartengono solo a me...


Le imponenti pareti dolomitiche del Pizzo del Diavolo interamente riflesse dalle acque del Lago di Pilato.

Io amo questo luogo: tutte le volte che mi trovo di fronte a queste acque provo una sorta di venerazione e guardo quello che mi circonda con profondo rispetto; cerco di fare meno rumore possibile per non rovinare l'armonia ed il silenzio che qui regnano sovrani. 
Si, l'atmosfera di questo luogo ha un qualcosa di speciale, c'è un qualcosa di ammaliante che riesce a prendermi e portarmi lontano, ad un remoto passato...
Il mio sogno ad occhi aperti è fatto di immagini confuse che si sovrappongono l'una con l'altra: passato, presente, futuro, tutto si intreccia in un caleidoscopio di sensazioni, fattore comune la calma e la serenità che mi pervadono, circostanza simile a quella che provai prima della mia ascesa al Monte Bianco l'estate scorsa (vedi post del In vetta al tetto d'Europa, il Monte Bianco con salita per la "Via dei Trois Mont Blanc" e discesa per la "Via dell'Aiguille du Goûter").
Completamente avvolto e coccolato da queste visioni eteree all'improvviso una voce inizia a cantare nella mia mente...

George Michael - Love's in Need of Love Today (Concert of Hope - Live At Wembley Arena London, England - Dec. 1, 1993)

Love's in Need of Love Today (L'amore ha bisogno di amore oggi)
Musica e testo di Stevie Wonder

Good morn or evening friends
Here’s your friendly announcer
I have serious news to pass on to every-body
What I’m about to say
Could mean the world’s disaster
Could change your joy and laughter to tears and pain

It’s that
Love’s in need of love today
Don’t delay
Send yours in right away
Hate’s goin’ round
Breaking many hearts
Stop it please
Before it’s gone too far

The force of evil plans
To make you it’s possession
And it will if we let it
Destroy ev-er-y-body
We all must take
Precautionary measures
If love and please you treasure
Then you’ll hear me when I say

Oh that
Love’s in need of love today, love’s in need of love today
Don’t delay, don’t delay
Send yours in right away, right away
Hate’s goin’ round, hate’s goin’ round
Breaking many hearts, breaking hearts
Stop it please, stop it please
Before it’s gone too far, gone too far

People you know that
Love’s in need of love today, love’s in need of love today
Don’t delay, don’t de-lay
Send yours in right away, right away
You know that hate’s, hate’s
Hate’s goin’ round, goin’ round
Breaking many hearts, break-ing hearts
Stop, stop it please
Before it’s gone too far, gone too far

It’s up to you cause
Love’s in need of love today, love’s in need of love today
Don’t delay, don’t delay
Send yours in right away, right away
You know that hate’s, hate’s
Hate’s goin’ round, goin’ round
Breaking - hate’s tried to break my heart many times, breaking hearts
Don’t, you’ve got to stop it please, stop it please
Before, before, before gone too far

Hate’s, hate’s, hate’s goin’ round
Bring it down a little, love is very peaceful
So bring it down a little
Well, please stop it
Uh l-o-v-e love oh,
Love’s in need of love today
Don’t delay
Right away
Just give the world love. 


Buon mattino o sera amici
Ecco il vostro annunciatore amichevole
Ho una notizia grave da far passare ad ogni corpo
Quello che sto per dire
Potrebbe significare il disastro del mondo
Potrebbe cambiare la vostra gioia e risate in lacrime e dolore

È che
L'amore ha bisogno di amore oggi
Non tardate
Inviate il vostro subito
L'odio è tutt'intorno
a spezzare molti cuori
Fermiamolo per favore
Prima che sia andato troppo lontano


La forza dei piani del male
per prenderti è il possesso
E lo farà se li lasceremo
Distruggere tutti quanti
Noi tutti dobbiamo prendere
Misure precauzionali
Se l'amore e la pietà sono un vostro tesoro
Allora mi sentirete quando dico


Oh che
L'amore oggi ha bisogno dell'amore, l'amore oggi ha bisogno dell'amore
Non ritardare, non ritardare
Invia subito il tuo, subito
L'odio va in giro, l'odio va in giro
Spezzando molti cuori, rompendo i cuori
Fermatelo per favore, fermatelo per favore
Prima che sia andato troppo lontano, è andato troppo lontano

Persone che lo conoscete
L'amore oggi ha bisogno dell'amore, l'amore oggi ha bisogno dell'amore
Non ritardare, non smontare
Invia subito il tuo, subito
Lo sai che l'odio, l'odio
L'odio va in giro, va in giro
A rompere molti cuori, cuori spezzati
Fermati, fermatelo per favore
Prima che sia andato troppo lontano, è andato troppo lontano

Tocca a voi perché
L'amore ha bisogno di amore oggi, l'amore oggi ha bisogno dell'amore
Non tardare, non tardare
Invia subito il tuo, subito
Lo sai che è odio, odio
L'odio va in giro, va in giro
L'odio - l'odio ha cercato di rompere il mio cuore molte volte, rompendo i cuori
Non, devi arrestarlo per favore, smettila per favore
Prima, prima, prima di andare troppo lontano

L'odio, l'odio, l'odio si muovono
Portalo giù un po ', l'amore è molto pacifico
Quindi portalo giù un po '
Bene, per favore interrompere
Uh l'amore,
L'amore oggi ha bisogno dell'amore
Non ritardare
Subito
Basta dare l'amore al mondo.

Traccia 1 dell'album "Songs in the Key of Life" (1976) di Stevie Wonder

Tutti i testi sono coperti da copyright e sono di proprietà degli autori.

Il 25 Giugno del 1963 nasceva un artista che avrebbe cambiato con la sua voce e le sue canzoni il mio modo di ascoltare la musica. MI sto riferendo a  Georgios Kyriacos Panayiotou, in arte George Michael. Sono passati circa sette mesi dal giorno della sua morte prematura avvenuta proprio il giorno dello scorso Natale, ironicamente il titolo di una delle sue canzoni di maggior successo ossia "Last Christmas", ma ancora non riesco a credere che ciò sia avvenuto.


Panoramica da Sud sul "Lago di Pilato" e sul "Pizzo del Diavolo". 

Lo seguo ininterrottamente da quando avevo tredici anni, precisamente dall'estate del 1984, quando ascoltai per la prima volta "Careless Whisper": la scintilla al tempo scoccò parzialmente e anzi, devo dire che per un certo periodo mi è stato anche un po' sulle scatole quando decise di sciogliere gli Wham!, ma la fiamma poi riesplose con intensità quando uscì il suo primo album solista "Faith". Praticamente fu la colonna sonora delle mie prime "avventure amorose", dove l'immedesimazione con i testi raggiunse livelli di empatia che non avevo mai vissuto con altri artisti se non con i Depeche Mode (di cui ho assistito alla loro esibizione dal vivo sempre il 25 Giugno scorso allo Stadio Olimpico di Roma).


Riflessi del "Pizzo del Diavolo". 

Non sono uno di quei fan ossessionati dal loro artista prediletto, di quelli che devono essere sempre aggiornati sul suo stato di salute, sulla sua vita sociale, sulla vita privata ecc... Il mio "interscambio", se così si può chiamare, avviene solo ed esclusivamente tramite le canzoni e le conseguenti emozioni che riescono a provocare in me.
Fortunatamente ho un buon orecchio musicale che mi permette di comprendere appieno le sfumature che una voce assume quando si toccano certe note, di apprezzare virtuosismi compositivi, insomma di andare oltre la banale melodia che, trasmessa dalle radio, colpisce di primo acchito.
Questo per dire che la voce che ci ha lasciato è stata una delle più belle degli ultimi anni: come dicevo poc'anzi ancora devo assimilare questa perdita, si ho detto bene, perdita. Per me George Michael non era un semplice artista, ma era un riferimento che nel momento del bisogno era lì a confortarmi con la sua buona musica e la cosa che mi angustia maggiormente è che durante il corso della sua carriera ci ha dato tanto ma poteva ancora darci molto di più visto che è scomparso a soli 53 anni.

La magia del Lago di Pilato condensata in 35 secondi di assoluta solitudine...

"Love's in Need of Love Today" non è stata scritta da George Michael bensì da Stevie Wonder, ma la sua interpretazione di questo brano è un qualcosa di memorabile, unico, forse paragonabile a quella che diede di "Somebody to Love" dei Queen dove al "Freddy Mercury Concert" del 1992 fu l'unico che con la sua voce non fece rimpiangere Freddy  per intensità e note acute toccate.
George amava la musica di Stevie Wonder e sono parecchie le interpretazioni che diede dei suoi brani, ma questa, questa ha una melodia ed un testo meravigliosi: si parla di amore ed odio che si contrappongono continuamente nella nostra vita e ci viene mostrata una via per la risoluzione di questo eterno conflitto e cioè "È che l'amore ha bisogno di amore oggi, non tardate, inviate il vostro subito, l'odio è tutt'intorno a spezzare molti cuori, fermiamolo per favore prima che sia andato troppo lontano".
Tanto semplice quanto difficile perché non è sempre facile porgere l'altra guancia, non è facile perdonare e rispondere con una carezza ad un ceffone, tendere per primi la mano...
Eppure la via è questa, solo questa...

Verso le "roccette"...

Riprendo a malincuore la marcia, devo percorrere ancora parecchia strada prima di arrivare nuovamente a Foce, però adesso tutto avviene con più leggerezza, con spensieratezza.

L'elegante profilo del Monte Vettore visto dalla Sella delle Ciaule, sulla destra, tra le ombre delle nuvole, il rifugio Tito Zilioli.

Risalgo di traverso per il ghiaione sotto il Monte Vettore, affronto le "roccette" e con dei rapidi zig-zag supero i prati ricchi di doline che mi conducono nei pressi del rifugio "Tito Zilioli": non vedo l'ora di raggiungere "Punta di Prato Pulito" così avrò la possibilità di vedere nuovamente Castelluccio.

"Punta di Prato Pulito" e la "Cima del lago" dalla "Sella delle Ciaule".

Il sentiero per questa cima in teoria salirebbe a sinistra, leggermente sotto la sottile cresta rocciosa, io però sono talmente attratto da quello che i miei occhi vedono a destra che ne seguo il filo fino alla vetta: la vista sul Lago di Pilato è ammaliante e i miei occhi pendolano dai miei piedi a Sud-Est.

"Punta di Prato Pulito".

In pochi minuti raggiungo il mio obiettivo e rispetto a un paio di anni fa noto con piacere che, oltre all'omino di pietre, stavolta è infissa sul terreno una piccola croce metallica.

Dalla vetta di "Punta di Prato Pulito" uno sguardo a Sud-Ovest.

Anche su questo punto ci sarebbe molto da dire e molte polemiche sono scoppiate quando Messner affermò un paio d'anni fa che “Le croci sulle cime? Quelle esistenti lasciamole. Ma non installiamone altre. Sulle cime solo gli ometti di sassi e nient’altro. Le vette delle montagne non devono essere sfruttate per dei messaggi”.
Ho sempre ammirato Reihnold Messner, ho tutti i suoi libri in bella mostra nella mia biblioteca e li ho letti e riletti, più volte, però stavolta mi permetto di dissentire dal suo pensiero. Di questi tempi prendere posizione contro la Chiesa va' di moda e indubbiamente fa raccogliere consensi, ad essere sinceri è capitato anche a me in uno dei miei post recenti (vedi post San Leonardo dei Sibillini: passato, presente... e il futuro?). Il punto però è un altro, ossia che quello che rappresenta la Croce di Vetta va ben oltre il nostro amore o meno nei confronti della Chiesa Cattolica perché in questo caso è la rappresentazione della celebrazione del divino in una cultura (la nostra) dove lo strumento è (o era) la Croce: non dobbiamo dimenticare che l’Italia e l’Europa hanno una storia millenaria permeata da una cultura Cristiana e questo, può piacere oppure no, è un dato di fatto. 
La vetta di una montagna è un luogo che da sempre e in tutti i paesi del mondo viene celebrato secondo la cultura di quel luogo: le bandierine di preghiera tibetane, che con i loro colori simboleggiano messaggi di pace e forza affidati al vento; gli omini di pietra, che si rifanno ad idoli pagani; gli ovoo, pile votive di sassi ecc... 
Qualunque sia il simbolo usato però in tutte le culture l’intento è unico ossia quello di celebrare il contatto con il "divino": la vetta è un sorta di luogo sacro e dovrebbe essere il "tempio" dove tutti questi simboli trovano posto, dove vengono meno le differenze culturali, dove tutti i colori stingono in uno e si ha la possibilità di toccare l'infinito con la punta delle dita... 
Questo sentimento, se non è condiviso, va per lo meno rispettato in quanto rappresenta l’espressione più intima dei valori e delle credenze di chi lo ha espresso.
Quindi rispetto per le altre culture ma anche per le nostre tradizioni, concetto che al giorno d'oggi dovrebbe essere esteso anche ad altri ambiti... 

La cresta del Redentore... e non voglio aggiungere altro stavolta, le parole sarebbero superflue...

Come ho già detto più volte non mi ritrovo in questa Chiesa, questo però non vuol dire che non nutra rispetto per una delle figure più importanti della nostra storia, ossia Gesù Cristo: a prescindere che sia esistito o meno, quello che si narra abbia fatto è il più fulgido esempio di amore e coerenza che ci siano stati, sicuramente da prendere come modello di vita... E qui mi fermo! 

La "Cima del Redentore".

Mentre la mia marcia continua per la cresta che collega "Punta di Prato Pulito" a "Cima del Lago": guardando verso Ovest ho una stretta al cuore nel vedere Castelluccio di Norcia o quello che ne rimane. Da qui sembra tutto a posto, non si vedono le macerie e la distruzione provocate dal sisma, il paesaggio è idilliaco: quello che stona è che nella piana non c'è anima viva, è tutto fermo, non proviene alcun rumore.

... eppure da quassù tutto sembra normale, tutto come era prima... 
Invece Castelluccio di Norcia adesso è divenuto un paese fantasma, un luogo quasi abbandonato al suo destino...
Chissà quando tornerà ad essere pieno di vita come era un tempo...

Il silenzio è quasi assordante e quello che riesco a provare è solo una immensa tristezza: penso agli abitanti di Castelluccio che non possono accedere alle loro abitazioni; penso ai contadini che nonostante le grosse difficoltà di natura burocratico-amministrativa sono riusciti ad effettuare la semina della lenticchia; penso a quanto ci vorrà prima che tutto torni alla normalità su quest'altopiano...
Nel frattempo giungo a "Cima del Lago" e a pochi passi dalla vetta mi fermo: dalle macerie di questa montagna spuntano altre macerie, quelle di Castelluccio. 

"Cima del Lago"... "...dalle macerie di questa montagna spuntano altre macerie, quelle di Castelluccio."

Un'immagine cruda, brutale, che dimostra, se ve ne era bisogno, quanto siamo piccoli di fronte alla forza ed alla immensità della Natura. 

Un'immagine emblematica che forse rappresenta al meglio la situazione che si sta vivendo in questo periodo nei Monti Sibillini: un lago che sembra ritornare alla vita dopo i timori di qualche settimana fa visto dalla cima di una montagna letteralmente spaccata dal terremoto: vista su uno dei bacini del Lago di Pilato dalla vetta della Cima del Lago (2422m), sullo sfondo il Monte Torrone (2102m) e la sua cresta che termina ad Est con la Cima delle Prata (1850m).

No, non mi voglio fermare, alcune foto e la mia marcia continua, quasi voglia fuggire da quello che vedo...

Il "Lago di Pilato" dalla "Forcella del Lago".

Discendo per la cresta, nella prima parte ripida, che mi condurrà fino alla "Cima del Redentore": da questo punto privilegiato la visuale sul Lago di Pilato è meravigliosa ed i miei occhi prepotentemente ne vengono attratti; a breve non sarà più visibile e voglio gustare appieno questi momenti perché non so quando ricapiteranno.

A sinistra il Pizzo del Diavolo e a destra la lunga ed affilata cresta che collega il Monte Torrone al Monte Vettore, il più alto della catena con i suoi 2476 metri: al centro, beh, lo sappiamo tutti cosa c'è al centro...

La cresta ora risale ed in pochi minuti mi conduce al sesto duemila della giornata: "Cima del Redentore" (2448m)! 

L'affilata cresta che dalla Cima del Redentore (2448m) conduce alla vetta del Pizzo del Diavolo (2410m), sullo sfondo il Monte Vettore (2476m).

Non perdo tempo, la mia marcia prosegue in leggera discesa lungo la cresta che mi condurrà al "Pizzo del Diavolo": sicuramente l'aver percorso in maniera inversa questo tragitto qualche settimana fa mi sta dando una grossa mano, sono sicuro di non trovare sorprese lungo il tragitto ed in breve tempo raggiungo la martoriata vetta di questa cima pesantemente danneggiata dal sisma dello scorso anno. 


Arrivo in vetta al Pizzo del Diavolo (Parco Nazionale dei Monti Sibillini), una montagna, come si vede dalle immagini, fortemente danneggiata dal sisma dell'Agosto e dell'Ottobre 2016 che ha colpito il centro Italia.
P.S. Io ed i miei amici avevamo rimesso a posto l'omino di pietre di vetta durante l'escursione del 14 Maggio 2017.

Noto con piacere che il sasso con la scritta con il pennarello della vetta e la quota è al suo posto dopo che l'avevamo rimesso lì io ed i miei amici: non era stato facile ritrovarlo in mezzo a tutta la confusione che regna sovrana su questa cima. 

Il "Monte Vettore" dalla vetta del "Pizzo del Diavolo".

Un tempo da qui se ci si sporgeva si poteva vedere parte del Lago di Pilato, ora, con questo terreno instabile, effettuare questa operazione può essere molto rischioso: a scanso di equivoci poso lo zaino, mi siedo e faccio la prima pausa di questa lunga quanto entusiasmante escursione lungi dall'essere terminata. 

La vetta del Pizzo del Diavolo, qualche minuto di pausa me lo dovevo proprio concedere, d'altronde avere l'onore di assistere a questo genere di panorami va celebrato. Da destra verso sinistra la Cima del Lago, la Punta di Prato Pulito ed i Monti della Laga sullo sfondo.

Mi godo questi istanti di assoluta solitudine mangiando della frutta secca e dei cracker, bevendo qualche sorso d'acqua e riempiendo gli occhi con tutta la bellezza che mi circonda.

La "Cima del Redentore" dalla vetta del "Pizzo del Diavolo".

Dopo pochi minuti svogliatamente riparto, d'altronde sono a poco più della metà del mio percorso ed il disco del sole sta salendo sempre più, promettendo calore in abbondanza...


"Foce di Montemonaco" vista da una spaccatura della cresta che conduce al "Pizzo del Diavolo".

Raggiunta nuovamente la "Cima del Redentore" scatto qualche fotografia e poi mi getto a capofitto in discesa verso "Cima dell'Osservatorio", ormai visibile alla mia destra, visto che ci sono oggi voglio collezionare vette!
A differenza di qualche settimana fa noto che tutti i nevai sono scomparsi e posso percorrere così tutti i sentieri liberamente e senza dover compiere fastidiose deviazioni: "Cima dell'Osservatorio" (2350m), ottava vetta della giornata!
La mia agevole discesa prosegue seguendo il sentiero non segnalato n. 2 e sono talmente preso dal mantenere un buon ritmo che oltrepasso l'impercettibile bivio con la traccia che conduce sulla cima di "Quarto San Lorenzo" che svetta qualche decina di metri più in alto alla mia destra. No, di tornare indietro non se ne parla, preferisco salire direttamente per il ripido pendio erboso: ennesima prova di forza, nei confronti di chi? Di me stesso ovviamente!


Verso "Forca Viola", un'occhiata a Sud-Est.

In pochi minuti i miei sforzi vengono premiati e raggiungo così il mio nono duemila della giornata: "Quarto San Lorenzo" (2247m)! Proseguo lungo il filo di cresta fino a raggiungerne l'estremità ossia "Cima di Forca di Viola" (2230m), decimo duemila della giornata!
Torno sui miei passi e ridiscendo per la medesima via rischiando più volte di scapicollarmi raggiungendo il sentiero principale: i miei occhi si posano sul "Monte Argentella" che si fa sempre più vicino...
L'ultima "pettata" della giornata...
Ho già deciso che non lo affronterò direttamente salendo, fuori sentiero, per il ripido pendio erboso che sale da "Forca Viola", no, seguirò il sentiero del Parco n.554 che costeggia il suo lato occidentale e salirò fino alla sua vetta nella maniera meno impegnativa possibile.
Intanto la lunga discesa prosegue e poco sopra "Forca Viola" ho modo di vedere quello che mi spetta: nessun ripensamento, meglio salire sulla sinistra per il sentiero e non direttamente come abbiamo fatto la volta scorsa... in discesa però!
Superati di slancio gli ultimi tornanti mi ritrovo a "Forca Viola" (1936m): cinquecento metri di dislivello bruciati in poco tempo, sarà dura recuperare i trecento metri che mi separano dalla vetta dell'Argentella, la stanchezza, più che altro mentale, inizia a farsi sentire...
Inizio la mia risalita seguendo l'evidente traccia che costeggia il "Monte Argentella": l'obiettivo per il breve termine è quello di raggiungere il "Casale Argentella" (2002m).
Noto che il mio ritmo in salita rispetto alle prime ascese della giornata è calato, vuoi o non vuoi inizio a sentire sulle gambe i circa 2500m di dislivello positivo superati: mica sono una macchina!
In breve tempo la sagoma del piccolo rifugio appare e poi scompare alla mia destra: preferisco non fermarmi e continuare con questo costante quanto efficace ritmo.
Il terreno sta mutando e da erboso qual'era sta divenendo brullo e roccioso deviando verso Est con dei piccoli tornanti. Superato questo breve tratto la pista spiana nuovamente ed iniziano ad affiorare le doline che caratterizzano questa parte del percorso: vedo la cima del "Monte Argentella" che "morbidamente" si erge di fronte a me. 


Che dire, la strada percorsa è davvero tanta!

Il dislivello sarà di un centinaio di metri, lo affronterò nella maniera meno dispendiosa possibile ossia improvvisando dei lunghi tornanti fra l'erba.
Dopo pochi minuti i miei sforzi vengono premiati e raggiungo la vetta del "Monte Argentella" (2200m): undicesimo duemila della giornata!

Dalla cima del "Monte Argentella" vista su "Palazzo Borghese" ed il suo "Pizzo", sul "Monte Porche", sulla "Cima Vallelunga" e sui lontani "Pizzo Berro" e "Monte Priora".

Mi godo questi momenti ma di già i miei occhi vengono attratti dalle splendide linee dei bastioni dolomitici di "Pizzo di Palazzo Borghese", quella che sarà l'ultima cima della giornata.

Scendendo dalla cima del Monte Argentella (2200m) dopo pochi passi ci si trova al cospetto di una delle vette più belle dei Sibillini, il bastione dolomitico di Palazzo Borghese (2119m).

Inizio a scendere, seguendo la cresta che collega l'Argentella con la sella tra quest'ultimo e queste guglie calcaree ed in breve tempo raggiungo un escursionista che segue il mio stesso percorso: finalmente qualcuno! La solitudine che mi accompagna ormai da parecchie ore di colpo cessa, ora ho la possibilità di scambiare qualche parola con un essere umano e questo non può che rendermi felice.
Percorriamo chiacchierando (ovviamente di montagne!) il breve tratto che conduce in leggera salita fin sulla sella tra Palazzo e Pizzo di Palazzo Borghese: le nostre strade qui si separano perché io salirò fin sulla vetta delle imponenti rocce che si trovano alla mia destra invece lui, raggiunto il suo amico che lo stava aspettando, farà una pausa. 


Alla base del "Pizzo di Palazzo Borghese", lato occidentale.

Saluti, con la promessa di incontrarci nuovamente su queste montagne, e via, di nuovo in marcia per la mia ultima salita! Ancora non riesco a credere di essere giunto quasi al termine di questo lunghissimo percorso al quale ho aggiunto all'ultimo momento anche la discesa con relativa risalita al/dal Lago di Pilato... L'istinto...
Che bello però, la mia stanchezza è inversamente proporzionale alla mia felicità!
Seguo la netta traccia che sale fino al Pizzo di Palazzo Borghese ed in pochi minuti, dopo aver superato con facilità le rocce terminali ci sono: "Pizzo o Sasso Borghese" (2119m), dodicesimo e ultimo duemila della giornata! Dalla vetta, anche questa martoriata dal sisma riesco a vedere quasi tutto il percorso compiuto sinora: non male, proprio niente male, un giro stupendo.
Non sono solo, io non me ne sono accorto, ma è ora di pranzo e due simpatici signori stanno mangiando. Intavoliamo subito una piacevole discussione e racconto loro del percorso che sto portando a termine: "Anche noi quand'eravamo giovani facevamo di questi giri! Tu continua finché puoi, ancora sei giovane, ne hai di strada da fare! Ricorda, lo spartiacque sono i 68 anni: prima vai come un treno, dopo cominci a rallentare, piano piano...".
Questa è una sintesi di quello di cui abbiamo parlato, questa fatidica soglia dei 68 anni mi è rimasta impressa: meglio così, ho ancora parecchio tempo a disposizione!
Dopo aver scattato loro delle foto ed esserci salutati do inizio alla lunga discesa che mi spetta fino a Foce di Montemonaco, da dove sono partito ormai un secolo fa.
Non scenderò per il sentiero che passa per il "Fosso Zappacenere", quasi al termine del percorso si deve passare su una grossa zona di sfasciume, quest'inverno una valanga ha fatto parecchi danni; bensì passerò per il sentiero non segnalato che dal "laghetto" di "Palazzo Borghese" scende a valle per il cosiddetto "canalone".
Per tale ragione raggiunta nuovamente la base del "Pizzo" svolto subito sulla destra e per prati mi dirigo verso l'invaso naturale dove fino a qualche giorno fa era presente il "laghetto" di cui sopra ormai asciutto.


Alla base del "Pizzo di Palazzo Borghese", lato orientale.

Dopo pochi minuti raggiungo il mio obiettivo, dove trovo compagnia. Mentre scendevo avevo intravisto la sagoma di una persona che vagava senza meta, quasi in cerca d'aiuto: una volta a poca distanza mi sento chiamare con un italiano stentatissimo. "Do You speak english? Yes, of course, what's the problem, do You need help?"
Al mio interlocutore si sgranano gli occhi per la sorpresa, mi dice che è belga ed è qui per qualche giorno di vacanza: non riesce a capire dove si trova in quanto in questo punto, a parte qualche omino di pietra, non è presente segnaletica; mi dice che vorrebbe salire sopra una delle alte cime che vediamo intorno a noi.
Gli anni trascorsi in giro per il mondo allora sono serviti a qualcosa!
Con il mio inglese fluente e la sua cartina in mano gli spiego per filo e per segno dove ci troviamo, quali sono i sentieri percorribili dopo il sisma (all'estero sembra che il terremoto sia stato solo ad Amatrice...), e le distanze con i relativi tempi di percorrenza per raggiungere le vette che ci circondano: finite le spiegazioni mi ringrazia, lungamente. Vorrei restare di più ma il tempo passa, inesorabile: "See You the next time, obviously in the Sibillini Mountains! Good bye and good Mountain!"
Riprendo la mia discesa, finché riesco a vederlo ogni tanto mi giro per vedere se il viandante prosegue nella direzione giusta: si, è così, perfetto!
Devo percorrere ancora circa mille metri di dislivello in discesa, meglio darsi una mossa, ho perso fin troppo tempo in chiacchiere, sto iniziando ad avere fame e già la mia mente fantastica su tutto quello che mangerò una volta giunto alla "Taverna della Montagna"...
Perseveranza, tenacia, ma più che altro velocità vengono premiate: affrontare questo tratto in discesa dopo circa dieci ore di marcia non è semplice, ma la fame è fame ed in meno di un'ora sono già seduto bevendo della buona birra e mangiando molte cose buone... 
Provare per credere!

P.S. Tengo a precisare che i sentieri seguiti in questa escursione a tutt'oggi non erano e non sono soggetti ad alcun divieto da parte delle autorità competenti in seguito agli eventi sismici dei mesi scorsi svoltisi nei Monti Sibillini.



Galleria foto e video in preparazione.




















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