Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


mercoledì 30 novembre 2016

Piramide Vincent 4215m per la Via Normale

"Finalmente si parte e la nostra marcia inizia risalendo il ghiacciaio di Garstelet ed attraversando il plateau glaciale a destra del rifugio "Capanna Gnifetti" (3647m) che si erge su di una balconata rocciosa alla nostra sinistra. La prima parte del percorso odierno è la stessa che seguiremo domani, e si sale in direzione Nord, verso il Colle del Lys (4248m), al cospetto della seraccata della "Piramide Vincent" e del "Cristo delle Vette": oggi svolteremo prima, sulla destra, seguendo la normale che conduce alla vetta della "Piramide Vincent" (4215m)..."



Trenta Giugno 2016
Partenza dal "Rifugio città di Mantova" (3498m) ore 07:36
Rientro al "Rifugio città di Mantova" ore 13:38
Durata totale escursione: 6h 02' (pausa presso il rifugio "Gnifetti" di 2h 17')
Tempo di marcia: 3h 45'
Distanza percorsa: 6,1 Km circa
Grado di difficoltà: F
Vette raggiunte: 4215m Piramide Vincent 
Quota massima: 4215m Piramide Vincent
Dislivello in salita: 732m circa
Dislivello in discesa: 729m circa
Monte Rosa su Wikipedia
Ghiacciaio di Indren su Wikipedia
Piramide Vincent su Wikipedia
Rifugio Capanna Gnifetti su Wikipedia
Rifugio Città di Mantova su Wikipedia



Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.

 


Percorso:
Dal rifugio "Città di Mantova" si risale il  ghiacciaio di "Garstelet" (parecchi crepacci nascosti) lasciando sulla sinistra il rifugio "Capanna Gnifetti" (3611m): questo tratto iniziale presenta pendenze accentuate fino al "Colle Vincent" (4088m). Si prosegue tenendo sempre la destra e con un paio di ampi tornanti si tocca la vetta della "Piramide Vincent" (4215m).
Per il ritorno è stato seguito lo stesso percorso in maniera inversa facendo tappa al rifugio "Capanna Gnifetti".



Relazione:
Piccola parentesi scientifica.
Il mal di montagna (AMS, Acute Mountain Sickness) è un disturbo che di norma si manifesta in alta quota (per la precisione sopra i 2500m di altezza) dovuto alla bassa pressione atmosferica che rende l'aria povera di ossigeno.
Questa fenomenologia fortunatamente non colpisce tutti quelli che si recano al di sopra queste altezze, c'è da dire però che può manifestarsi anche in persone in ottimo stato di salute se non perfettamente allenate ed abituate a queste altitudini.
I sintomi sono generalmente fastidiosi e nelle prime fasi non pericolosi: mal di testa, vomito, nausea, spossatezza, stordimento ed insonnia. Condizioni che tendono a sparire nel giro di qualche ora se si torna a quote inferiori. Una buona regola è quella di salire di non oltre 300 metri al giorno per permettere al nostro organismo di adattarsi ed acclimatarsi; per evitare o minimizzare i sintomi del mal di montagna è meglio evitare di svolgere sforzi intensi e prolungati, si deve bere molto e bisognerebbe mangiare carboidrati (garantiscono un apporto di energia ed ossigeno maggiore di quanto non facciano ad esempio i lipidi). 
Per altre informazioni e per la descrizione delle forme più gravi di ipossia rimando a Wikipedia dove tutto viene spiegato nei dettagli.
Chiusa parentesi.

Questa notte non ho dormito bene: il caldo, l'insufficiente ricambio d'aria, i continui rumori ed il viavai delle persone... Fortunatamente sto bene, a qualcuno è andata peggio: c'è chi è dovuto addirittura scendere di quota perché affetto da gravi sintomi del mal di montagna; altri hanno vomitato; qualcuno ha dei fortissimi mal di testa.

Il mio posto letto.

Questa era l'incognita che accompagnava i miei pensieri, la risposta che il mio corpo invece ha dato è stata positiva: la buona predisposizione del mio fisico insieme agli allenamenti ed escursioni svolti in quota hanno portato a questo risultato.
Svogliatamente mi vesto e mi preparo: sto nella branda inferiore di un letto a castello, praticamente al livello del pavimento, e svolgere anche le operazioni più semplici e banali è di una scomodità estrema. Era da tanto che non dormivo in una sala comune e devo dire che la cosa non mi mancava più di tanto, però questo è il prezzo da pagare per quello che avrò la possibilità di ammirare, o almeno così spero visto le pessime previsioni meteo per questa mattina.

Il massiccio del Rosa ed in particolare il ghiacciaio della parete Sud del Lyskamm visti dal rifugio "Città di Mantova".

Oggi salirò sul mio primo quattromila, se tutto fila liscio toccheremo la vetta della "Piramide Vincent" (4215m) e se il tempo ce lo consente anche un altro...
Il gran giorno sarà domani, quando saliremo sui 4554m del rifugio più alto d'Europa, ossia la famosissima "Capanna Regina Margherita" situato sulla "Punta Gnifetti": quella di oggi è una sorta di prova generale, uno stress-test per il nostro corpo e non solo.
Ieri è stata una lunga giornata, per me iniziata con il viaggio in automobile fino ad Alagna Valsesia (quasi 6 ore), poi l'incontro con gli altri componenti della spedizione, il controllo materiali, la lunga attesa per la funivia, la salita fino al ghiacciaio di Indren e l'ascesa fino al rifugio " Città di Mantova" (la mia "casa" per un paio di giorni).

"Cavi nella nebbia..."

Come dicevo, da Alagna Valsesia abbiamo preso gli impianti di risalita per il "Passo Salati" che sono suddivisi in due tratti: la telecabina (primo tratto) fino a Pianalunga (2050m) e poi la funivia "Funifor" (secondo tratto) che ci ha portato al "Passo Salati"(2980m).

La stazione della funifor al "Passo Salati" (2980m).

All'arrivo di quest'ultima ci siamo diretti verso la stazione d'arrivo della telecabina che sale da Gressoney, e, proseguito per altri 100 metri, abbiamo preso la nuova funivia che ci ha portato direttamente al ghiacciaio di Indren. 
Da qui, dico finalmente, abbiamo iniziato a camminare: infatti per raggiungere il rifugio "Città di Mantova" bisogna attraversare una parte del ghiacciaio. Le brave, quanto competenti guide alpine di Alagna Valsesia, che ci accompagneranno in questa avventura, ci fanno calzare i ramponi: il nostro gruppo è variegato e qualcuno è completamente a digiuno riguardo il loro utilizzo; questo breve tratto servirà loro anche per valutare le nostre capacità alpinistiche e di conseguenza per comporre le cordate dei giorni successivi.
Abbiamo iniziato a salire per l'evidente traccia che tra le nuvole basse ed in leggera salita attraversa il ghiacciaio: in circa 20 minuti siamo arrivati ad un bivio dove il percorso si divide in due. 

Il passaggio sulle rocce.

Noi abbiamo preso la via più in basso ed in pochi minuti ci ritroviamo ad affrontare una barriera rocciosa dove sono posizionate delle corde fisse (lunghe una quindicina di metri). 

Traverso su ghiaccio poco prima dell'ultima erta che ci condurrà al rifugio "Città di Mantova".

Terminato questo breve traverso su di un terreno misto roccia-neve abbiamo ripreso a salire, con pendenza più accentuata fino a portarci al rifugio "Città di Mantova" (3498m) che troviamo "appoggiato" sulle rocce alla nostra sinistra.  

Arrivo al rifugio "Città di Mantova" (3498m).

Tornando al presente, preso da questi pensieri, senza neanche accorgermene ho terminato la fase di "vestizione" e sono pronto per andare in bagno prima e far colazione poi.

Panoramica dalla balconata del rifugio "Città di Mantova". Foto scattata poco prima della partenza.

Alle 7:30 sono fuori dal rifugio, ramponi calzati, con gli altri compagni, in attesa di essere legati dal nostro capo-cordata: non conosco praticamente nessuno ma questo è un aspetto secondario, dopo 10 minuti di marcia è come se ci conoscessimo da una vita. 
La nostra cordata è composta nell'ordine da Andrea Enzio, responsabile delle guide alpine di Alagna Valsesia, Alberto Salvati, Pietro Passaretti, il sottoscritto, Emiliano Chiani e Danilo Davack.
Finalmente si parte e la nostra marcia inizia risalendo il ghiacciaio di Garstelet ed attraversando il plateau glaciale a destra del rifugio "Capanna Gnifetti" (3647m) che si erge su di una balconata rocciosa alla nostra sinistra. La prima parte del percorso odierno è la stessa che seguiremo domani, e si sale in direzione Nord, verso il Colle del Lys (4248m), al cospetto della seraccata della "Piramide Vincent" e del "Cristo delle Vette" (o "Balmenhorn"): oggi svolteremo prima, sulla destra, seguendo la normale che conduce alla vetta della "Piramide Vincent" (4215m).

La seraccata della "Piramide Vincent".

Andrea mette subito in chiaro che la cadenza che lui terrà non sarà eccessivamente spinta, sarà sempre costante e senza pause frequenti: il vecchio proverbio "chi va piano va sano e va lontano" qui calza alla perfezione ed anche se partiamo dalle retrovie piano piano raggiungiamo e superiamo tutte le cordate che ci precedono, una dopo l'altra. Andrea conosce questo ghiacciaio alla perfezione, anche se la visibilità ogni tanto diminuisce lui sa sempre dove proseguire e a volte ci ritroviamo a calpestare del terreno non tracciato: "Andrea, come mai non seguiamo le tracce percorse dagli altri?".
Con la calma e la pacatezza che contraddistinguono il suo carattere ci risponde che non seguiamo questi percorsi perché facendo così andremmo "fuori sentiero", ci sforzeremmo di più e, cosa più importante, passeremmo troppo vicino a dei seracchi andando a calpestare delle aree crepacciate ancora ben celate dall'ultima neve.

"I paesaggi nei quali ci muoviamo hanno un unico fattore comune, ossia il colore bianco del terreno e l'azzurro del cielo (quando si mostra)..."

Non c'è nulla da fare, bisogna lasciarsi condurre dalle persone giuste, esperte e competenti ma più che altro che conoscono a menadito il "terreno" dove si articolerà il percorso, gente del "posto" tanto per intenderci.
I paesaggi nei quali ci muoviamo hanno un unico fattore comune, ossia il colore bianco del terreno e l'azzurro del cielo (quando si mostra): voltandoci ogni tanto si intravedono le valli sottostanti dove sembra non ci siano problemi di maltempo ed i colori predominanti sono quelli di una giornata tipica di inizio estate.

"...si intravedono le valli sottostanti dove sembra non ci siano problemi di maltempo ed i colori predominanti sono quelli di una giornata tipica di inizio estate."

La nostra avanzata è costante e l'unico tra noi che si trova in difficoltà è Pietro: la sua notte è stata insonne facendo spola tra il bagno ed il letto ed ora un fastidioso mal di testa lo accompagna in quello che per lui non è un divertimento. A completare il quadro ci si mettono anche i suoi ramponi, "cinesi" come li ha definiti Andrea: non sono proprio di ottima fattura e questo si traduce nel fatto che sono molto "ballerini" e non vogliono rimanere a contatto con gli scarponi sfilandosi di continuo. Pietro però stringe i denti e avanza, avanza... 
Superiamo una serie di dislivelli irregolari  (la pendenza qui raggiunge i 35 gradi) finché non raggiungiamo la conca nevosa sottostante il "Balmenhorn" (4167m) ed  è proprio qui che abbandoniamo la traccia principale, che procede verso il "Colle del Lys", piegando verso destra, salendo lungo un avvallamento in direzione del "Colle Vincent" (4088m). Il meteo sta peggiorando, le nuvole corrono veloci sopra di noi, la nostra meta sempre più vicina in alto alla nostra destra: non dovrebbe mancare più di tanto, credo ce la possiamo fare. La pendenza adesso è più accentuata ma questo non rallenta il nostro passo: un paio di lunghi tornanti e ci siamo!

Senza troppi patemi alle ore 9:59 tocchiamo la vetta della "Piramide Vincent", quattromiladuecentoquindici metri! Il mio, il nostro primo quattromila (ovviamente per Andrea no)!

Altre cordate in arrivo, tra poco scendiamo!

Abbiamo solo il tempo di scattare poche fotografie che Andrea ci esorta a riprendere posizione cercando di non calpestare la nostra corda (rigorosamente rosa!): il vento è molto forte e non sappiamo cosa potrebbe accadere a breve. 

In posa! Da sinistra verso destra Andrea, Alberto, Pietro, il sottoscritto, Emiliano e Danilo.  Grazie della foto a Danilo Davack.

Il "Corno Nero", alla nostra sinistra, sta per essere coperto dalle nuvole, tra poco anche qui sarà la stessa cosa, meglio sbrigarsi a scendere. Percorriamo velocemente i tornanti che ci hanno condotto pochi minuti fa sulla cima e poi di buon passo giù, seguendo la pista percorsa poc'anzi.

Il "Corno Nero" (4322m).

D'un tratto la visibilità cala fino a pochi metri e siamo investiti da un fitto nevischio che inizia a vorticare intorno a noi: la traccia a volte si perde in questo inferno bianco e personalmente avrei avuto dei problemi di orientamento in queste condizioni, Andrea invece dalle retrovie guida Danilo, che è in testa, senza alcun problema.

"... e siamo investiti da un fitto nevischio che inizia a vorticare intorno a noi: la traccia a volte si perde in questo inferno bianco..."

Questo infonde in noi sicurezza ed anche in queste condizioni di "buio" procediamo velocemente raggiungendo in breve tempo delle ombre, che, delineandosi, ci mostrano la sagoma di un rifugio, non la nostra "base" ossia il "Città di Mantova", bensì il rifugio "Capanna Gnifetti". Andrea ci dice che faremo una pausa qui mentre aspettiamo tutte le cordate che faranno ritorno qui. L'accesso al rifugio non è tra i più semplici, bisogna superare un traverso di una cinquantina di metri su roccia e ghiaccio attrezzato con cavi metallici: l'esposizione è notevole e sotto l'area è crepacciata, meglio non pensare alle conseguenze di una eventuale caduta...


Da "La Repubblica di Torino" del 14 Agosto 2016


"Cadono in un crepaccio, un morto e due feriti sul Monte Rosa
Aosta: la vittima è un noto distillatore di grappe del Canavese

Un'altra sciagura sulle montagne di Nord Ovest. Un alpinista è morto stamattina e altri due sono rimasti feriti dopo essere caduti in un crepaccio sul ghiacciaio Indren, nel massiccio del Monte Rosa. L'incidente è avvenuto a quota 3.400 metri, in fondo al canale sotto il rifugio Gnifetti, nel crepaccio terminale. Soccorsi dagli uomini del soccorso alpino valdostano sono stati trasportati in elicottero all'ospedale Parini di Aosta: il più grave, un uomo di 61 anni, è morto in sala operatoria. Si chiamava Carlo Revel Chion, abitava come gli altri due alpinisti a Chiaverano, nell'Eporediese. Era l'ultimo della cordata, ha fatto un volo di duecento metri. L'uomo, insieme con il fratello Alessandro, era il proprietario dell'omonima distilleria canavesana che produce alcune delle grappe più  note del Piemonte. Un'azienda con una storia ultracentenaria che ha avuto un rilancio proprio nella gestione degli ultimi anni. Grande appassionato di montagna Revel Chion, era in cordata con altre due persone, M.C. di 54 anni e il figlio di quest'ultimo di 16. Entrambi stanno bene, il ragazzo è già stato dimesso dall'ospedale Parini di Aosta, mentre l'uomo è tenuto in osservazione per alcune ferite al volto, ma dovrebbe tornare a casa già in serata."

La targa di legno posta sopra l'ingresso del rifugio "Capanna Gnifetti". Grazie della foto a Danilo Davack.

Superiamo questo delicato passaggio senza intoppi ed in pochi minuti siamo al cospetto dell'accogliente ingresso del rifugio: togliamo i ramponi ed entriamo venendo subito accolti da una gradevole atmosfera. Pensavo dovevamo rimanere per poco tempo, invece tra buon cibo, chiacchiere, e la lunga attesa per le altre cordate siamo rimasti per quasi due ore e mezza! Meglio così, domani ci aspetta "Punta Gnifetti" e bisogna rilassarsi il più possibile...

La "Piramide Vincent" vista scendendo dal "Colle del Lys": si nota la traccia che conduce fino alla sua vetta.
Fotografia scattata il giorno successivo a quello di questa ascesa, ossia Punta "Gnifetti" - Capanna Margherita 4554m.

Alle ore 13:20 dopo aver bevuto e mangiato a sazietà, usciamo dal rifugio e, calzati i ramponi, riprendiamo la nostra discesa per il rifugio "Città di Mantova" che avviene nel migliore dei modi. 

Il rifugio "Città di Mantova" visto dalla balconata del rifugio "Capanna Gnifetti".

La soddisfazione per la meta conquistata è grande però adesso siamo in fase di attesa: l'incertezza è dovuta alle condizioni meteorologiche. 

Tramonto dal rifugio "Città di Mantova", in primo piano il cosiddetto "naso" del Lyskamm.

Come sarà il tempo domani? Riusciremo a salire al rifugio "Capanna Regina Margherita"? L'avventura con i quattromila prosegue con Punta "Gnifetti" - Capanna Margherita 4554m.





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Galleria fotografica in preparazione.









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