"... Entrati si ha l'impressione di varcare il portale di un'altra dimensione: lo spazio angusto, l'umidità stagnante e la poca luce sembrano portarci dentro le prigioni sotterranee di un castello, nelle sue recondite segrete."
Quattordici Marzo 2015
Partenza dall'edificio dell'acquedotto di Pascelupo (475m) ore 7:35
Rientro all'edificio dell'acquedotto di Pascelupo ore 11:47
Durata escursione 4h 12'
Lunghezza tragitto: 11,3 km circa
Grado di difficoltà: EE
Vette raggiunte: 1331m Monte Motette
Dislivello in salita: 1047m
Dislivello in discesa: 1032m
Parco del Monte Cucco su Wikipedia
Monte Cucco su Wikipedia
Percorso:
Per questa escursione siamo io e Moreno e premetto che i tempi sono stretti: l'ordine tassativo è quello per il rientro all'ora di pranzo e non si discute, a casa ci aspettano...
Quest'oggi rifaremo un percorso già affrontato a fine 2013, un bell'anello nel Parco del Monte Cucco: la classica escursione alla Valle delle Prigioni e al Monte Motette.
Purtroppo siamo in ritardo, complici dei lavori in corso non possiamo prendere la solita strada (quella che passa per la Gola della Rossa e le Grotte di Frasassi) e dobbiamo fare una lunga deviazione che già ci fa perdere una buona mezzora.
Abbiamo con noi tutto il materiale per affrontare un trekking invernale, ma nei pressi di Pascelupo le nostre velleità vengono subito smorzate: il disgelo è iniziato e, a parte una po' di neve sulla vetta, il Monte Motette sta cambiando d'abito abbandonando il bianco per passare ad un verde più in tinta con la stagione primaverile che sta per iniziare.
Dicevo di Pascelupo, poco prima di entrare nel suo abitato prendiamo una strada imbrecciata sulla sinistra che scende rapidamente: attraversiamo tramite un ponticello un torrente, fino a giungere all'edificio per la captazione delle acque (475m). Parcheggiamo l'auto e dopo un veloce cambio d'abito diamo il via alla nostra escursione.
Piccola parentesi.
In quasi tutti i post finora pubblicati parlo sempre di "un veloce cambio d'abito", mi vengono in mente i fumetti ed i film di Superman, quando il nostro eroe, nei panni di Clark Kent, entrava in una cabina telefonica ed in un batter d'occhio ne usciva indossando i panni ed il mantello del supereroe per antonomasia. Invidio ovviamente la sua velocità nel portare a termine quell'operazione: a me di solito ci vogliono almeno 5 o 10 minuti ed è un momento "stressante". Si passa, specie in inverno, dal calduccio dell'automobile al freddo dell'esterno e ci si spoglia completamente stando oltretutto in equilibrio precario (non solo abiti ma anche scarpe) ancora frastornati dal cambio di temperatura.
Caro Superman, beato te! Ma poi, dove lasciavi gli abiti di Clark Kent?
Chiusa parentesi.
Continuiamo lungo la strada fino ad incrociare un sentiero (il numero 5): all'inizio rimane un po’ nascosto fra i cespugli, fatti pochi passi diventa più evidente. Il percorso segue ora le condotte dell'acqua e risale il versante sinistro della Valle delle Prigioni, una valle generata nel corso delle ere dall'azione erosiva dell’omonimo Rio, ricoperta da fitti boschi e caratterizzata da imponenti ammassi di calcare.
Dopo circa una mezzora, saltellando a destra e sinistra sopra il torrente (stando attenti a non caderci dentro!), incontriamo un cunicolo lungo circa una trentina di metri: questo tratto è stato scavato nella roccia per permettere il passaggio dei tubi dell'acquedotto.
Il lato verso valle è stato chiuso con un muro dove sono state ricavate delle feritoie da dove è possibile godere di uno spettacolo molto suggestivo.
Non ci sono difficoltà nell'attraversare il cunicolo, bisogna solo togliersi lo zaino e stare attenti a non sbattere la "zucca" in qualche roccia sporgente, viste le sue dimensioni ridotte.
Entrati si ha l'impressione di varcare il portale di un'altra dimensione: lo spazio angusto, l'umidità stagnante e la poca luce sembrano portarci dentro le prigioni sotterranee di un castello, nelle sue recondite segrete. Chiudendo gli occhi e giocando con l'immaginazione il gioco è fatto:
... Adesso stiamo avanzando con circospezione nell'oscurità, facendo luce con una lanterna ad olio. La visibilità è ridotta a qualche metro, intorno a noi si odono sussurri, al buio si intravedono forme sfuggenti e non definite; la mia mano scivola sull'elsa della spada: è fredda, ma il suo tocco mi dà stranamente conforto. La luce ci aiuta nel nostro cammino ma allo stesso tempo ci rende visibili ed appetibili a tutto quello che si nasconde nelle tenebre. Non sarà facile uscire vivi da qui...
Amo il fantasy, non si era capito!? Aprirei una discussione senza fine se iniziassi a citare libri, giochi, film, videogames. Butto in ordine sparso qualche titolo: Dungeons and Dragons, Game of Thrones, Dragonlance, il Signore degli Anelli, Dragon Age: Origins...
Potrei aprire un altro blog, chiamandolo "Avventure Fantasy", una buona idea per quando metterò gli "scarponi al chiodo"... Tra tanti, molti anni!
Usciti dal cunicolo, la vallata si restringe sempre più fino ad entrare nella gola scavata dal torrente: lo attraversiamo e continuiamo a salire tenendoci sul lato destro, per attraversare di nuovo il torrente nel punto più stretto della gola chiamato "Scarpa del Diavolo" dove un "tetto" di roccia crea quasi un arco.
Ci sono bei passaggi, a volte ci si deve issare a forza di braccia: niente di complicato o troppo impegnativo però, l'unico rischio è quello di finire con il sedere ammollo!
Piccola pausa, alcune fotografie e ritorniamo a salire sul lato sinistro del torrente, in mezzo alla boscaglia, che si attraversa di nuovo nei pressi della sorgente dove è posta anche una fonte.
Alcune grosse piene dovrebbero aver provocato alcuni smottamenti, infatti rispetto ad un anno e mezzo fa molti alberi sono stati sradicati dal terreno e proseguire è abbastanza complicato: per seguire il sentiero dobbiamo arrampicarci sulle fronde di questi alberi caduti che ci sbarrano il passaggio e poi ridiscendere, questo su un terreno fangoso e scivoloso. Vi lascio immaginare...
Poco prima della fonte, sulla destra, si notano i segni del sentiero 22 che risale il fosso di Beto. Seguiamo questo percorso lungo l’intera valle che ora è ricoperta da un bosco di faggi: imponenti balze di roccia emergono dal verde e conferiscono al paesaggio un che di fiabesco.
Risaliamo l'invaso fin quando non incontriamo un altro fosso sulla sinistra: lo seguiamo per alcune decine di metri, finché non incontriamo un segno che ci indica il sentiero che risale alla nostra destra.
Dopo aver attraversato per l'ennesima volta il letto del torrente (ora è un fosso) il percorso inizia a risalire il versante Sud del Monte Motette, e dopo alcune svolte si incrocia con il sentiero 6 che sale da Coldipeccio. Proseguiamo verso Ovest (sentiero n.23) ed in breve giungiamo in vista del Pian di Rolla (968m): un piccolo altopiano dove è presente un fontanile nel quale si abbeverano gli animali che pascolano qui nel periodo estivo.
Noi non ci arriviamo, un piccolo spuntino lungo il sentiero per ricaricare le batterie e poi svoltiamo verso destra iniziando l'ascesa per il Monte Motette lungo la sua cresta di Sud-ovest.
E' la via diretta, la più ripida e quindi faticosa, ma anche la più appagante proprio perché si viaggia allo scoperto: questo ci consente di guardare intorno a noi, ammirando i paesaggi che si vanno delineando salendo man mano di quota.
Le condizioni climatiche rispetto alla venuta precedente sono notevolmente migliori: il cielo è pressoché sereno e spira una brezza leggera, la volta scorsa invece fummo accolti da un forte vento portatore di bufera che ci fece letteralmente scappare via. L'immagine sottostante è riferita proprio all'escursione del Novembre 2013.
Durante l'ascesa incontriamo la neve e ne attraversiamo parecchi tratti, questo però non crea problemi alla nostra avanzata, infatti gli scarponi affondano con facilità sul suo fragile manto e anzi, a volte ci aiuta, dove il pendio si fa più erto.
Raggiungiamo la vetta del Monte Motette (1331m): purtroppo non c'è niente che ne identifichi il punto più alto: è un mistero, su certe cime abbiamo delle cose esagerate, su altre niente...
Il panorama che ci si para davanti però ci ricompensa degli sforzi fatti finora, infatti questa montagna, anche se non primeggia per altitudine, è in una posizione che riesce ad offrire degli scorci meravigliosi. Facciamo un giro: a Nord abbiamo prima il Monte Catria ed il suo Corno con la sua cresta affilata (che scende in direzione Sud) e la sua grande parete rocciosa (che si affaccia ad Est), ed il Monte Acuto poi; a Sud il Monte Gronde e il Monte Cucco; a Est il Monte della Strega prima ed il Monte San Vicino poi.
Godiamo per alcuni momenti di questo paesaggio ameno poi... Via! Di nuovo in marcia! Anzi, di corsa: aiutati dalla neve che ci fornisce una sorta di "supporto" iniziamo una folle corsa, come dei bambini.
In meno di dieci minuti giungiamo nuovamente al bivio tra il sentiero 22 ed il sentiero 6: che godimento! Le giunture "cigolano", ma ne è valsa la pena! Stavolta seguiamo il sentiero numero 6 attraversando il bosco: in meno di mezzora arriviamo alla piccola Fonte di S. Giglio, luogo di importanti ritrovamenti di ammoniti. Passato un pianoro, svoltiamo a destra seguendo il crinale che ne delimita il prato sul versante rivolto ad Est: individuiamo con facilità il sentiero ed iniziamo la discesa che ci porterà fino all'abitato di Coldipeccio.
Seguendo la strada asfaltata prima e la strada imbrecciata sopracitata poi, in poco meno di mezzora raggiungiamo la nostra auto.
Siamo in orario, abbiamo recuperato lungo il percorso. Per l'ora di pranzo saremo a casa, nessuno si è arrabbierà per un nostro eventuale ritardo, almeno per questa volta!
Partenza dall'edificio dell'acquedotto di Pascelupo (475m) ore 7:35
Rientro all'edificio dell'acquedotto di Pascelupo ore 11:47
Durata escursione 4h 12'
Lunghezza tragitto: 11,3 km circa
Grado di difficoltà: EE
Vette raggiunte: 1331m Monte Motette
Dislivello in salita: 1047m
Dislivello in discesa: 1032m
Parco del Monte Cucco su Wikipedia
Monte Cucco su Wikipedia
Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.
Percorso:
Poco prima di entrare nell'abitato di Pascelupo si prende una strada imbrecciata sulla sinistra che scende rapidamente, si supera un ponticello fino a giungere all'edificio per la captazione delle acque. Si prosegue lungo la strada fino ad incrociare un sentiero (il numero 5, all'inizio rimane nascosto fra i cespugli) che segue le condotte dell'acqua e risale il versante sinistro della Valle delle Prigioni. Dopo aver guadato in parecchi punti il torrente si arriva ad un cunicolo lungo circa una trentina di metri dove passano i tubi dell'acquedotto: il lato verso valle è stato chiuso con un muro dove sono state ricavate delle feritoie. Attraversato il cunicolo, la vallata si restringe sempre più fino ad entrare nella gola scavata dal torrente: lo si attraversa nuovamente continuando a salire tenendosi sul lato destro, per attraversare di nuovo il torrente nel punto più stretto della gola chiamato "Scarpa del Diavolo" dove un "tetto" di roccia crea quasi un arco. L'ambiente circostante cambia e l'invaso del torrente adesso non è più "inforrato" bensì attraversa una fitta boscaglia; si prosegue finché sulla destra, si notano i segni del sentiero 22 che risale il fosso di Beto. Si segue questo percorso lungo l’intera valle che ora è ricoperta da un bosco di faggi: il percorso risale il versante Sud del Monte Motette, e dopo alcune svolte incrocia il sentiero 6 che sale da Coldipeccio. Si prosegue verso Ovest (sentiero n.23) giungendo al Pian di Rolla (968m). Da qui si prosegue sulla destra iniziando l'ascesa per il Monte Motette lungo la sua cresta di Sud-ovest. Una volta in vetta si ridiscende per il medesimo percorso finché, giunti nuovamente al bivio tra il sentiero 22 ed il sentiero 6, si segue quest'ultimo: attraversato un pianoro si svolta a destra seguendo il crinale che ne delimita il prato sul versante rivolto ad Est. Da qui inizia la discesa che conduce fino all'abitato di Coldipeccio.
Seguendo la strada asfaltata prima e la strada imbrecciata sopracitata poi, si raggiunge il punto di partenza.
Seguendo la strada asfaltata prima e la strada imbrecciata sopracitata poi, si raggiunge il punto di partenza.
Relazione:
E' un Sabato di metà Marzo, la primavera non è ancora sbocciata, le giornate però si stanno allungando: la partenza è alle 6:00, mentre siamo in viaggio in auto, direzione Ovest, riusciamo a scorgere l'alba dagli specchietti. Per questa escursione siamo io e Moreno e premetto che i tempi sono stretti: l'ordine tassativo è quello per il rientro all'ora di pranzo e non si discute, a casa ci aspettano...
Quest'oggi rifaremo un percorso già affrontato a fine 2013, un bell'anello nel Parco del Monte Cucco: la classica escursione alla Valle delle Prigioni e al Monte Motette.
Purtroppo siamo in ritardo, complici dei lavori in corso non possiamo prendere la solita strada (quella che passa per la Gola della Rossa e le Grotte di Frasassi) e dobbiamo fare una lunga deviazione che già ci fa perdere una buona mezzora.
Abbiamo con noi tutto il materiale per affrontare un trekking invernale, ma nei pressi di Pascelupo le nostre velleità vengono subito smorzate: il disgelo è iniziato e, a parte una po' di neve sulla vetta, il Monte Motette sta cambiando d'abito abbandonando il bianco per passare ad un verde più in tinta con la stagione primaverile che sta per iniziare.
Dicevo di Pascelupo, poco prima di entrare nel suo abitato prendiamo una strada imbrecciata sulla sinistra che scende rapidamente: attraversiamo tramite un ponticello un torrente, fino a giungere all'edificio per la captazione delle acque (475m). Parcheggiamo l'auto e dopo un veloce cambio d'abito diamo il via alla nostra escursione.
Piccola parentesi.
In quasi tutti i post finora pubblicati parlo sempre di "un veloce cambio d'abito", mi vengono in mente i fumetti ed i film di Superman, quando il nostro eroe, nei panni di Clark Kent, entrava in una cabina telefonica ed in un batter d'occhio ne usciva indossando i panni ed il mantello del supereroe per antonomasia. Invidio ovviamente la sua velocità nel portare a termine quell'operazione: a me di solito ci vogliono almeno 5 o 10 minuti ed è un momento "stressante". Si passa, specie in inverno, dal calduccio dell'automobile al freddo dell'esterno e ci si spoglia completamente stando oltretutto in equilibrio precario (non solo abiti ma anche scarpe) ancora frastornati dal cambio di temperatura.
Caro Superman, beato te! Ma poi, dove lasciavi gli abiti di Clark Kent?
Chiusa parentesi.
Continuiamo lungo la strada fino ad incrociare un sentiero (il numero 5): all'inizio rimane un po’ nascosto fra i cespugli, fatti pochi passi diventa più evidente. Il percorso segue ora le condotte dell'acqua e risale il versante sinistro della Valle delle Prigioni, una valle generata nel corso delle ere dall'azione erosiva dell’omonimo Rio, ricoperta da fitti boschi e caratterizzata da imponenti ammassi di calcare.
Dopo circa una mezzora, saltellando a destra e sinistra sopra il torrente (stando attenti a non caderci dentro!), incontriamo un cunicolo lungo circa una trentina di metri: questo tratto è stato scavato nella roccia per permettere il passaggio dei tubi dell'acquedotto.
L'angusto ingresso del cunicolo.
Dall'interno del cunicolo vista sull'esterno da una delle feritoie.
Vista verso l'interno del cunicolo.
... Adesso stiamo avanzando con circospezione nell'oscurità, facendo luce con una lanterna ad olio. La visibilità è ridotta a qualche metro, intorno a noi si odono sussurri, al buio si intravedono forme sfuggenti e non definite; la mia mano scivola sull'elsa della spada: è fredda, ma il suo tocco mi dà stranamente conforto. La luce ci aiuta nel nostro cammino ma allo stesso tempo ci rende visibili ed appetibili a tutto quello che si nasconde nelle tenebre. Non sarà facile uscire vivi da qui...
Amo il fantasy, non si era capito!? Aprirei una discussione senza fine se iniziassi a citare libri, giochi, film, videogames. Butto in ordine sparso qualche titolo: Dungeons and Dragons, Game of Thrones, Dragonlance, il Signore degli Anelli, Dragon Age: Origins...
Potrei aprire un altro blog, chiamandolo "Avventure Fantasy", una buona idea per quando metterò gli "scarponi al chiodo"... Tra tanti, molti anni!
Usciti dal cunicolo, la vallata si restringe sempre più fino ad entrare nella gola scavata dal torrente: lo attraversiamo e continuiamo a salire tenendoci sul lato destro, per attraversare di nuovo il torrente nel punto più stretto della gola chiamato "Scarpa del Diavolo" dove un "tetto" di roccia crea quasi un arco.
Lungo il sentiero poco prima della "scarpa del Diavolo".
La "scarpa del Diavolo".
Alcune grosse piene dovrebbero aver provocato alcuni smottamenti, infatti rispetto ad un anno e mezzo fa molti alberi sono stati sradicati dal terreno e proseguire è abbastanza complicato: per seguire il sentiero dobbiamo arrampicarci sulle fronde di questi alberi caduti che ci sbarrano il passaggio e poi ridiscendere, questo su un terreno fangoso e scivoloso. Vi lascio immaginare...
Poco prima della fonte, sulla destra, si notano i segni del sentiero 22 che risale il fosso di Beto. Seguiamo questo percorso lungo l’intera valle che ora è ricoperta da un bosco di faggi: imponenti balze di roccia emergono dal verde e conferiscono al paesaggio un che di fiabesco.
Cascatelle lungo il fosso di "Beto".
Dopo aver attraversato per l'ennesima volta il letto del torrente (ora è un fosso) il percorso inizia a risalire il versante Sud del Monte Motette, e dopo alcune svolte si incrocia con il sentiero 6 che sale da Coldipeccio. Proseguiamo verso Ovest (sentiero n.23) ed in breve giungiamo in vista del Pian di Rolla (968m): un piccolo altopiano dove è presente un fontanile nel quale si abbeverano gli animali che pascolano qui nel periodo estivo.
Noi non ci arriviamo, un piccolo spuntino lungo il sentiero per ricaricare le batterie e poi svoltiamo verso destra iniziando l'ascesa per il Monte Motette lungo la sua cresta di Sud-ovest.
La cresta di Sud-Ovest che conduce fin sulla vetta del Monte Motette.
Dalla cresta di Sud-Ovest vista sul Monte Catria più a Nord.
Immagine del Novembre 2013 con il fronte temporalesco in arrivo.
Ombre sulla neve...
In vetta! Monte Motette!
Da sinistra verso destra il Monte Acuto, il Monte Catria ed il suo "Corno".
Fase di discesa in cresta.
Seguendo la strada asfaltata prima e la strada imbrecciata sopracitata poi, in poco meno di mezzora raggiungiamo la nostra auto.
Siamo in orario, abbiamo recuperato lungo il percorso. Per l'ora di pranzo saremo a casa, nessuno si è arrabbierà per un nostro eventuale ritardo, almeno per questa volta!
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