“... adesso è l'oscurità che sta prendendo il sopravvento, tutto inizia a colorarsi di nero: anche quest'atmosfera però ha un suo fascino, anche quest'atmosfera riesce a trasportarci lontano.
Camminare sotto il tenue chiarore delle stelle senza alcun rumore attorno, se non quello prodotto dai propri passi, in perfetta solitudine, è un qualcosa che non ha prezzo: sono momenti unici, irripetibili.”
Ventinove Dicembre 2015
Partenza dal parcheggio degli impianti di risalita di Monteprata (1649m) ore 7:33
Rientro al parcheggio degli impianti di risalita di Monteprata ore 19:17
Durata escursione 11h 44'
Lunghezza tragitto: 26,9 km circa
Grado di difficoltà: EEi
Dislivello in salita: 1892m
Dislivello in discesa: 1926m
Vette raggiunte: 2145m Palazzo Borghese (omino di pietre), 2200m Monte Argentella (omino di pietre), 2373m Punta di Prato Pulito (omino di pietre), 2422m Cima del Lago (omino di pietre), 2448m Cima del Redentore (croce di legno), 2350m Cima dell'Osservatorio (omino di pietre), 2247m Quarto San Lorenzo (omino di pietre)
Quota massima: 2448m Cima del RedentoreMonti Sibillini su Wikipedia
Palazzo Borghese su Wikipedia
Monte Argentella su Wikipedia
Lago di Pilato su Wikipedia
Cima del lago su Wikipedia
Cima del Redentore su Wikipedia
Pizzo del Diavolo suWikipedia
“Conosci i tuoi limiti, ma non smettere mai di cercare di superarli.”
(Anonimo)
“Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.”
(Dino Buzzati)
(Dino Buzzati)
Percorso:
Partenza dal parcheggio degli impianti di risalita di Monteprata (1649m) seguendo il sentiero del Parco n.261 (segni bianco-rossi) lungo una carrareccia (all'inizio è presente una sbarra) che termina il suo percorso presso la "Fonte della Iumenta" (1799m). Si prosegue per il sentiero n.261 fino alla sella (2090m) tra il "Monte Porche" (2233m) e "Palazzo Borghese" (2145m) dove al bivio si prende per il sentiero del Parco n.558: prima è stata fatta una piccola deviazione per raggiungere la vetta di "Palazzo Borghese" (omino di pietre). Tramite questo percorso si raggiunge la cima del "Monte Argentella" (2200m, omino di pietre) dove si scende direttamente per prati fino a "Forca Viola" (1936m) (quest'ultima parte si svolge fuori sentiero) per ricongiungersi con il sentiero del Parco n.153. Si prosegue scendendo nella "Valle del Lago di Pilato" costeggiandone inizialmente il versante posto a Sud-Ovest. Raggiunto il "Lago di Pilato" (1949m) si sale per il sentiero non segnalato n.3 fino a raggiungere la "Sella delle Ciaule" (2240m): prima di arrivare ai prati sottostanti la sella si devono superare delle "roccette", passaggi da svolgere sempre con le dovute cautele, specie in condizioni invernali. Si prosegue poi in cresta per il sentiero non segnalato n.2 toccando in successione le cime di "Punta di Prato Pulito" (2373m, omino di pietre), "Cima del Lago" (2422m, omino di pietre), "Cima del Redentore" (2448m, croce di legno), "Cima dell'osservatorio" (2350m, omino di pietre), "Quarto San Lorenzo" (2247m, omino di pietre). Raggiunta nuovamente "Forca Viola" si prende il sentiero del Parco n.552 fino al rifugio CAI "Capanna Ghezzi" (1570m): da lì si imbocca il sentiero del Parco n.551 fino ad intercettare una carrareccia che ci conduce sulla strada asfaltata che ci porta nuovamente al parcheggio degli impianti di risalita di Monteprata.
Relazione:
Ancora non si è spenta l'eco della Sibilla (Monte Porche, Cima Vallelunga e Monte Sibilla Invernale) che già sta prendendo forma l'escursione che verrà. Pensavamo di fare un breve anello dagli impianti di risalita del Monte Prata fino a Palazzo Borghese toccando entrambe le sue cime per poi tornare seguendo la stessa via: il tempo però promette bene, la fase di alta pressione che ci accompagna da quasi un mese sta mantenendo ancora la sua influenza, quindi decidiamo di "allungare" il tragitto. Dobbiamo fare i conti con le ore di luce a disposizione: ce ne sono circa nove, a noi per completare il giro ne occorreranno circa otto, otto e mezza, ce la dovremmo fare. L'obiettivo è ambizioso, si tratta di raggiungere il Lago di Pilato partendo sempre dagli impianti di risalita del Monte Prata, passando per la cima di Palazzo Borghese, il Monte Argentella, Forca Viola, Quarto San Lorenzo, la Cima dell'Osservatorio, la Cima del Redentore, il Pizzo del Diavolo, la Cima del Lago, la Punta di Prato Pulito, la Forca delle Ciaule, la Valle dei Laghi di Pilato, Forca Viola nuovamente, la sella di Palazzo Borghese fino a toccarne la sua cima rocciosa stavolta: sono ben nove cime sopra i 2000 metri di altezza. Ce la faremo entro i tempi stabiliti?
Nella normalità si, bisogna vedere in che condizioni di innevamento versa la Valle del Lago di Pilato: per la maggior parte del tempo in questa stagione è in ombra, in teoria però la neve di circa un mese fa dovrebbe essersi sciolta, così come si vede nelle altre cime e creste. Ottimismo, ci vuole ottimismo, in fondo andiamo a divertirci: nel nostro zaino poi non manca nulla, siamo pronti a qualsiasi evenienza.
Alle 5:30 di mattina io ed il fidato Mirko siamo già in viaggio: stavolta niente perdite di tempo lungo il tragitto da casa mia a casa sua, a parte il solito vecchietto con il cappello che viaggia a mo' di lumaca ...
Alle 7:33 siamo già in marcia, il segnavia da seguire, come la volta scorsa, è il 261, e, per la prima parte, segue una strada imbrecciata: la neve non c'è praticamente più ed in mezzora esatta siamo alla Fonte della Iumenta.
Proprio un bel ritmo, non c'è male! Alcune fotografie e velocissimamente siamo in cammino ed in meno di un'ora già arriviamo sulla sella tra il Monte Porche e la cima di Palazzo Borghese.
Senza indugi procediamo verso destra abbandonando il sentiero 261, seguendo l'evidente traccia che arriva fin sulla vetta del nostro primo duemila della giornata.
Il sorgere del sole alla "Fonte della Iumenta".
Sulla sella tra il Monte Porche e la cima di Palazzo Borghese, guardando verso Sud-Est, la cima rocciosa del Palazzo Borghese (2119m).
Il Monte Palazzo Borghese (2145m).
Durante la marcia, lungo il sentiero, noto alcune bucce di mandarino: ok, è materiale organico, biodegradabile ma sfido chiunque a lanciare in casa propria o nel proprio giardino questo tipo di rifiuti. Perché allora gettarli qui? E' un problema di educazione, di cultura: certo, riportarseli nel proprio zaino peserebbe troppo, li lascio qui, tanto chi mi vede? Chiudiamola qui, non voglio rovinarmi la giornata, anche se... lasciamo perdere!
Su roccette salendo verso la cima del Monte Palazzo Borghese.
Chiusa parentesi! In pochi minuti, dopo aver superato alcune facili roccette, giungiamo sulla cima di Palazzo Borghese (2145m): le condizioni sono perfette, neanche un alito di vento ed il cielo è limpido come non mai.
Il panorama da qui è superbo e di fronte a noi, vicina, si erge la cima rocciosa di Palazzo Borghese. Una roccia magnifica: "Mirko, per quando torniamo ho un'idea! Possiamo scattare una foto sulla cima rocciosa di Palazzo Borghese da qui con te che sei in posa arrampicato su quelle rocce e poi... Gianluca! Facciamo progetti per l'immediato che è meglio! Hai ragione Mirko, andiamo avanti!"
Dalla cima di Monte Palazzo Borghese, uno sguardo verso Sud.
La cima rocciosa del "Palazzo Borghese".
Torniamo con i piedi per terra, ha ragione Mirko, dobbiamo ancora percorrere tanta strada. Alcune foto dalla cima e dai suoi dintorni e via!
Adesso scendiamo leggermente di quota imboccando il sentiero 558 e ci dirigiamo verso il Monte Argentella, dove abbiamo programmato la nostra prima sosta con annesso spuntino.
Niente da segnalare, il sentiero scorre via con semplicità, senza particolari patemi ed in meno di tre ore da quando siamo partiti già siamo sulla sua vetta: Monte Argentella (2200m)!
Da qui si vede con chiarezza tutto il cammino che ci spetta fino alla cima del Redentore: in alcuni punti si vede che c'è ancora neve, come sarà nella Valle del lago? Il sole adesso vi è quasi sopra... Perché non ci ho pensato prima?
Giocando con il sole!
Dalla vetta del Monte Argentella, vista sul Monte Vettore (2476m).
Meglio affrontare il percorso da Forca Viola al lago con il sole, quindi subito, per poi percorrere la creste dalla Forca delle Ciaule a Forca Viola al ritorno, sempre con il sole che ci accompagna nel nostro cammino. Mirko è subito d'accordo con me: almeno ci togliamo subito l'ultimo dubbio che ci rimane, ossia vedere le condizioni della valle del Lago di Pilato. Percorreremo quindi non più un percorso ad anello, ma a forma di otto dove il punto di intersezione sarà dato da Forca Viola.
Bene, si parte! Scendiamo direttamente dalla cima del Monte Argentella: una bella discesa, quasi 300m di dislivello su pendio erboso e sassi, sembra non finire mai...
Finalmente arriviamo a Forca Viola (1936m) dove incontriamo il secondo paletto con segnavia della giornata (il primo era sul passo di sasso Borghese): prendiamo il sentiero 153 che alla nostra sinistra scende di quota rapidamente, se tutto fila liscio in un'ora e mezzo al massimo siamo al lago!
La discesa è abbastanza ripida e si snoda su vari tornanti: è stata un'ottima scelta farla adesso, a fine giornata sarebbe stato un bello sforzo.
La discesa è abbastanza ripida e si snoda su vari tornanti: è stata un'ottima scelta farla adesso, a fine giornata sarebbe stato un bello sforzo.
Lungo la via troviamo altre bucce di mandarino: mi viene in mente una delle prime canzoni dei Matia Bazar, per la precisione quella intitolata "Mister Mandarino". Beh, il personaggio ivi citato diventa la barzelletta dell'escursione ed il nostro procedere avviene canticchiando la canzone in questione con delle varianti poco lusinghiere nei suoi confronti. E si, perché poco dopo, non contento di avere lasciato delle "innocue" bucce lungo il sentiero, ha pensato di lasciare un "ricordino" ben più sostanzioso proprio nel mezzo. Mi fermo qui, la decenza ha un limite, l'imbecillità di certe persone invece sembra non averne...
Ora procediamo costeggiando il ripido pendio di Quarto San Lorenzo, mentre di fronte a noi si erge lo Scoglio del Miracolo: iniziano a presentarsi sempre più frequentemente delle fastidiose "lingue" di neve ghiacciata dove l'aderenza è quasi al limite.
Più volte siamo tentati di indossare i ramponi, ma desistiamo perché tutte le volte che stiamo per farlo, il terreno diventa nuovamente facile.
Uno sguardo verso Nord: lo Scoglio del Miracolo sulla sinistra.
Finalmente svalichiamo, oltrepassando la Forca di Pala (1852m), da qui possiamo avere una visione di quello che dobbiamo affrontare: rimaniamo a bocca aperta... Lo spettacolo è unico, sembra di essere lontani mille miglia da qui: immersi nel silenzio e circondati da questi scenari sembra di essere in un'altra dimensione, una dimensione dove il colore predominante è il bianco. Ho detto bene, bianco... bianco...
Il colore predominante inizia ad essere il bianco: da Forca di Pala, vista sulla Valle del Lago.
Qui non si è sciolto un bel niente!
Ecco il primo inghippo della giornata: sicuramente per arrivare al Lago ci vorrà più tempo rispetto a quello stimato, bisogna vedere quanto!
Ovviamente non ci perdiamo d'animo, anzi, ritrovarsi all'improvviso in questo nuovo scenario ci fornisce un'ulteriore motivazione: siamo passati in pochi minuti da un trekking praticamente autunnale ad uno di tipo invernale.
Quarto San Lorenzo (2247m) ed il Pizzo del Diavolo (2410m).
La nostra posizione è ancora parecchio elevata rispetto al fondo valle, l'incrocio con il sentiero 151 che sale da Foce di Montemonaco è ancora lontano: dobbiamo "bordeggiare" ancora a lungo Quarto San Lorenzo ed i suoi contrafforti rocciosi. Adesso il "viaggio" prende una nuova forma, la distanza tra noi aumenta: io avanti a fare la "traccia" e Mirko dietro, sempre più in lontano.
Non indossiamo i ramponi, non servono, le suole dei miei scarponi sono ancora in buono stato ed incidono dove la neve è più dura, quelli di Mirko invece "mordono" meno: i miei hanno "solo" 6 anni, quelli di Mirko 15!
Il lungo traverso alle pendici di Quarto San Lorenzo.
Ne ha paio nuovi fiammanti, non li ha voluti rischiare (giustamente) per un giro così lungo: bisogna sformarli, con calma, le vesciche ai piedi sono una brutta bestia e possono creare grossi problemi.
Avanzo e noto delle persone che salgono dal sentiero 151 nel fondo valle, più avanti avremo la possibilità di parlare con qualcuno: sono circa quattro ore che proseguiamo senza incontrare anima viva.
Ripenso alla canzone "Mister Mandarino" che ormai come un tarlo si è insinuata nella mia mente: nel 1978 è anche stata per un breve periodo la sigla finale di "Domenica In" su Raiuno. Per associazione di idee mi tornano alla mente tutta una serie di ricordi legati a quel periodo, ricordi di infanzia: come già accennato in altri post, in queste circostanze è come se la mente si dividesse, come se gestisse due processi contemporaneamente. Il primo è quello più istintivo, più "primitivo" e si basa sul coordinare i movimenti, gestire i potenziali pericoli ecc... Il secondo, di livello inconscio più alto, è quello che spazia con la fantasia e l'immaginazione, che rievoca ricordi e situazioni: solo quando mi trovo in questi luoghi, in questi frangenti percepisco in me questo chiamiamolo "sdoppiamento", nella vita quotidiana purtroppo questo non avviene mai. E' per questa ragione che istintivamente cerco di trovarmi in questa "condizione"? Ho un bisogno inconscio di far emergere il mio vero io? E' tempo di ridare una letta ai miei libri di Jung e Fromm...
E' giunta l'ora di indossare le ghette!
Dicevo dei ricordi... le Domeniche di inverno a casa dei nonni in campagna, solo due canali in TV, "Domenica In" che era un "contenitore" di programmi diversi tra i quali spiccavano dei telefilm che ancora amo: "Attenti a quei due" (The Persuaders!) con Tony Curtis e Roger Moore e "Spazio 1999" (Space 1999) con Martin Landau e Barbara Bain... Agli occhi di un bambino erano il massimo, e anche ora, rispetto al ciarpame che circola, si difendono molto bene.
Che dire poi delle avventure in bicicletta con gli amici, esplorando la campagna circostante, alla ricerca di case abbandonate dove magari trovare dei fantasmi...
Ricordi, non possiamo vivere senza averne, non possiamo morire senza averne...
Mi ritorna in mente un film di fantascienza, o meglio una sua scena dove sono state pronunciate delle frasi che hanno fatto la storia del cinema, proprio legate ai ricordi:
Mi ritorna in mente un film di fantascienza, o meglio una sua scena dove sono state pronunciate delle frasi che hanno fatto la storia del cinema, proprio legate ai ricordi:
"... Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire...".
Non vi dico il titolo, aggiungo però qui di seguito il link a Youtube per la parte dove vengono pronunciate queste bellissime parole.
E' in questa speciale e meravigliosa "condizione" che procede la mia avanzata...
Tra un ricordo ed un altro ogni tanto mi fermo per scattare alcune fotografie e attendere Mirko. La neve adesso è più morbida e si affonda fino al ginocchio: è tempo di indossare le ghette, ramponi nisba!
Finalmente lungo la valle del Lago.
Stiamo per incrociare il sentiero 151, gli escursionisti intravisti in precedenza però non ci sono: li ho visti tornare indietro, magari scoraggiati dalle condizioni "estreme" oppure... non lo so!
Il Pizzo del Diavolo in prossimità del Lago.
Manca davvero poco, il "Pizzo del Diavolo" si erge maestoso alla nostra destra, di fronte a noi il sole, che ci accompagna ormai da qualche ora nel nostro periplo, alla nostra sinistra invece i contrafforti del "Monte Vettore", il più alto delle Marche con i suoi 2476 metri di altezza. Dobbiamo soltanto superare ora un ultimo "muro" di roccia che ci si para dinnanzi, dopodiché...
Eccoci qua, sono le ore 13:05, la nostra meta è stata raggiunta, vi lascio alle immagini e ad un filmato che meglio di me sanno descrivere quello che i nostri occhi stanno osservando.
Eccoci qua, sono le ore 13:05, la nostra meta è stata raggiunta, vi lascio alle immagini e ad un filmato che meglio di me sanno descrivere quello che i nostri occhi stanno osservando.
Panoramica a 360° di fronte al Lago.
Il Lago di Pilato.
Ogni tanto fa bene togliersi dalle scarpe qualche sassolino, a lungo andare oltre ad essere fastidioso può anche creare dei problemi. Ai rosiconi invece consiglio del Maalox per alleviare temporaneamente il bruciore di stomaco: per eliminarne invece le cause alla radice suggerisco degli incontri con uno psicologo...
Chiusa parentesi.
Il nostro banchetto è frugale ma ci permette di ricaricarci di energia per il ritorno, non dimentichiamoci che siamo solo a metà strada!
Rifiatiamo, ne abbiamo bisogno, è già una dozzina di volte che sento dal mio smartphone la vocina dell'applicazione Runtastic che ad ogni chilometro percorso mi ricorda tempo impiegato, calorie bruciate ecc... ecc...
La nostra sosta però non può protrarsi oltre, dobbiamo recuperare il tempo perso da Forca Viola al lago (un'ora in più circa rispetto alla tabella di marcia) ed alle 13:30 siamo nuovamente in movimento salendo verso la Sella delle Ciaule. Il sentiero sale verso la sinistra, sotto il Monte Vettore tanto per intenderci, e per la prima parte, ossia sulla morena detritica, è ancora su un terreno misto ghiaccio e neve; salendo di quota arriviamo sulle "roccette" antistanti i prati che ci accompagneranno fino al punto di svalico: fortunatamente qui c'è solo neve, abbiamo scongiurato definitivamente il "pericolo" di dover indossare i ramponi.
In prossimità delle roccette in direzione Sella delle Ciaule.
Zizagando, dopo circa 45 minuti, arriviamo alla Sella delle Ciaule: finalmente il nostro sguardo può spaziare nuovamente anche a Sud.
Da qui fino a Forca Viola i sentieri da seguire non sono più segnalati, ma la traccia è talmente netta che le possibilità di errore sono pari a zero, stiamo poi percorrendo un sentiero già affrontato all'inizio dell'estate scorsa: Punta di Prato Pulito, Cima del Lago, Cima del Redentore, Pizzo del Diavolo, Lago di Pilato, Monte Vettore da Forca di Presta.
Uno sguardo verso Sud, spicca il Corno Grande del Gran Sasso.
Dalla Sella delle Ciaule vista sulle prossime mete dell'escursione.
L'unica cosa che adesso mette una certa lena al nostro passo è il tempo, o meglio, le ore di luce a nostra disposizione: tra un paio d'ore circa il sole tramonterà, riusciremo ad essere alla Fonte della Iumenta prima dell'imbrunire?
Forza, forza...
Saliamo quasi arrampicando fino alla Punta o Cima di Prato Pulito: il sentiero, che ora è roccioso, è esposto a Sud e non c'è traccia di neve o ghiaccio, siamo ritornati alle condizioni di trekking autunnale, non siamo più all'interno di una valle ed il gradevole tepore del sole ci accompagna nel nostro procedere.
Cima di Prato Pulito (2373m).
Eccoci sulla cima di altro duemila: Punta o Cima di Prato Pulito (2373m).
Altri escursionisti stanno arrivando dalla Cima del Lago, sono i primi che incontriamo e con i quali abbiamo la possibilità di parlare: adesso tutte le scuse sono buone per fermarsi, ed oltre alle fotografie di rito, facciamo anche due chiacchiere.
Altri escursionisti stanno arrivando dalla Cima del Lago, sono i primi che incontriamo e con i quali abbiamo la possibilità di parlare: adesso tutte le scuse sono buone per fermarsi, ed oltre alle fotografie di rito, facciamo anche due chiacchiere.
La cresta del Redentore.
Ci si informa sulle rispettive escursioni: "Bel giro! Tanta strada, vi allenate per andare sull'Everest?" ci chiedono scherzando.
"Sull'Everest no, ma per quest'estate abbiamo degli obiettivi ambiziosi, vogliamo salire sul...".
"Io ci sono salito un paio di volte..." mi risponde uno degli escursionisti.
"Sul serio? Com'è l'ascesa tecnicamente? Si deve per forza salire con una Guida Alpina?" chiedo di rimbalzo.
Altri dieci minuti se ne vanno: tempo di luce perso per quest'escursione, informazioni preziose guadagnate per quello che vogliamo fare la prossima estate.
No, non lo posso dire adesso, così su due piedi, che gusto ci sarebbe, ve lo dico un po' più in là dove andremo...
Il sole sempre più basso ad Ovest.
Dopo esserci scambiati parole di commiato con gli altri alpinisti, riprendiamo il cammino dirigendoci verso la Cima del Lago; intanto i colori stanno diventando sempre più caldi ed il sole si abbassa sempre più all'orizzonte.
Omino di pietre sulla Cima del Lago (2442m).
In meno di venti minuti siamo di fronte all'omino di pietre della Cima del Lago (2422m). Guardo l'orologio, sono le 14:59.
Piccola parentesi.
Come faccio ad essere così preciso? Facile, basta guardare data e ora di scatto della fotografia che fissa nel tempo i momenti descritti.
Chiusa parentesi.
Alcuni veloci scatti e via di nuovo verso la prossima meta. Altri venticinque minuti e siamo sulla Cima del Redentore (2448m), l'acme di questa escursione e qui troviamo una sgradita sorpresa. La bella croce di legno che avevamo immortalato in più fotografie l'estate scorsa è stata divelta ed al suo posto è stata piazzata, spero provvisoriamente, un'altra croce un po' rimediata in sua sostituzione. Magari è stato un fulmine, oppure un evento naturale, mi piace sperarlo: non voglio pensare alla stupidità umana...
La cima del Redentore il 28 Giugno 2015.
La cima del Redentore il 29 Dicembre 2015.
Neanche me ne accorgo, ma sono già ripartito ed ho superato Mirko che stava scattando alcune fotografie: abbiamo rinunciato al Pizzo del Diavolo, sarebbe servita un'altra mezzora come minimo, mi giro, il suo profilo è già in parte coperto dalla cresta che stiamo percorrendo per la discesa. Mi fermo, almeno un'immagine la dobbiamo avere.
Il mio sguardo adesso oscilla ammaliato tra due estremità: la traccia da seguire ed il sole.
Trovarsi qui, adesso, a quest'ora è bellissimo, la luce ha delle sfumature uniche, il panorama sembra un dipinto di Friedrich: sarebbe bello sedersi, fermarsi a contemplare quello che ci circonda. Ho usato il condizionale perché ciò non è possibile, non abbiamo l'attrezzatura per allestire un bivacco notturno, dobbiamo muoverci!
Il mio passo diventa frenetico. "Gianluca, aspetta!", troppe volte Mirko pronuncerà queste parole. Siamo sulla Cima dell'Osservatorio (2350m), routine, neanche una foto: passiamo accanto al suo omino di pietre senza fare una piega, dobbiamo raggiungere Forca Viola nel più breve tempo possibile, tutto il resto passa in secondo piano.
Sgradita sorpresa, benché stiamo attraversando un tratto esposto ad Ovest, qui è rimasta parecchia neve e la progressione deve subire un nuovo rallentamento. Non ci voleva, non ci voleva proprio.
Passiamo per la cima di Quarto San Lorenzo (2247m), routine, neanche una foto come per la Cima dell'Osservatorio, siamo troppo concentrati sulla progressione e sul non scivolare.
Finalmente siamo sopra Forca Viola, sono le 16:41 ed il sole sta tramontando proprio in questi istanti: è uno spettacolo unico. La neve non è più presente lungo la via, d'ora in poi progrediremo liberi dal pensiero di come e dove mettere i piedi.
Percorso un ripido pendio, tramite alcuni comodi tornanti, raggiungiamo l'agognata meta.
Senza neanche parlare abbiamo deciso per un cambio di programma, dobbiamo passare al piano B: chi va per monti ha sempre un piano B, ci deve essere sempre un'alternativa, una via di fuga; le variabili in gioco sono molteplici e mutevoli mentre la "pelle" è solo una, il margine d'errore è prossimo allo zero.
Non passeremo più quindi per la forcella di Palazzo Borghese toccando la sua cima rocciosa (avevi ragione Mirko!) e scendendo poi per la fonte della Iumenta: ci sono un paio di passaggi su ghiaccio e neve, non mi sembra il caso di affrontarli in notturna. No, scenderemo a valle rapidamente per il sentiero 552 che ci porterà fino a "Capanna Ghezzi", un rifugio del CAI, da lì, tramite carrareccia, raggiungeremo il bivio per la strada fino agli impianti di risalita di Monte Prata dove è parcheggiata la nostra auto: allungheremo un poco il nostro tragitto, però meglio percorrere una strada che un sentiero di notte.
Quasi rinfrancati dalla decisione presa, continuiamo la discesa costeggiando il fianco del Monte Argentella: il sole è tramontato, abbiamo ancora un quarto d'ora di luce, ogni minuto diventa prezioso.
Anche se non cercata, questa passeggiata al crepuscolo sta diventando sempre più emozionante; non siamo più circondati dal bianco come in mattinata nella Valle del Lago di Pilato, adesso è l'oscurità che sta prendendo il sopravvento, tutto inizia a colorarsi di nero: anche quest'atmosfera però ha un suo fascino, anche quest'atmosfera riesce a trasportarci lontano.
Camminare sotto il tenue chiarore delle stelle senza alcun rumore attorno, se non quello prodotto dai propri passi, in perfetta solitudine, è un qualcosa che non ha prezzo: sono momenti unici, irripetibili.
Raggiungiamo un segnavia: proseguendo verso destra si sale verso la forcella di Palazzo Borghese, per la cosiddetta "Strada Imperiale" (sentiero 555); andando a sinistra verso Capanna Ghezzi. Ovviamente continuiamo con il sentiero 552 che scende alla nostra sinistra: sulla tabella sta scritto che per "Capanna Ghezzi" mancano 30 minuti di marcia.
Ci incamminiamo, i trenta minuti scorrono via velocemente, ma ancora niente, non riusciamo a scorgere il profilo di alcuna costruzione: la traccia a terra poi, complice l'oscurità, è meno netta e diventa sempre più difficile seguirla.
L'abbiamo oltrepassata e non ce ne siamo accorti? Stiamo seguendo la traccia sbagliata? Ci siamo persi?
No, fortunatamente no! Senza neanche rendercene conto siamo giunti nei pressi di una "stradina"...
Consultiamo rapidamente la carta dei sentieri (ovviamente sempre con noi) sotto la luce delle nostre frontali e la nostra posizione è individuata: abbiamo oltrepassato Capanna Ghezzi e siamo sul sentiero 551, per la precisione al bivio con la carrareccia che ci condurrà fino alla strada principale prima ed agli impianti di risalita di Monte Prata poi.
La tensione accumulata negli ultimi minuti svanisce di colpo, ora possiamo tornare a goderci appieno la nostra passeggiata sotto le stelle.
La via è ben delineata, siamo tra il Monte della Croce ed il Colle Minio ed anche se oramai sono più di dieci ore che siamo in marcia la nostra andatura non mostra segni di cedimento: per arrivare alla nostra auto dobbiamo risalire ancora per più di 300m di dislivello, ma questo non è un problema, come già detto le nostre gambe ormai vanno da sole.
Siamo in dirittura d'arrivo, abbiamo raggiunto la strada asfaltata: l'incantesimo è terminato, la magia è svanita.
Diamo i numeri: abbiamo marciato per circa 12 ore lungo un tragitto di circa 27 chilometri su di un terreno a tratti erboso, roccioso, fangoso, con neve e ghiaccio, toccando sette cime sopra i duemila metri; abbiamo superato alcuni passaggi di I (come sarà, spero, per la nostra meta estiva, tanto non lo dico!) ed il dislivello in salita è stato di circa duemila metri così come quello in discesa.
Sono soddisfatto? Si, lo sono, i numeri parlano da soli però... Non è ancora sufficiente, è stata una bella prova, ma "troppe pagnotte devi ancora mangiare"!
Ci sarà modo, fortunatamente il tempo è dalla nostra parte, dentro lo zaino poi c'è sempre quell'angolino vuoto che deve essere riempito...
Il Pizzo del Diavolo, dietro il Monte Vettore.
Trovarsi qui, adesso, a quest'ora è bellissimo, la luce ha delle sfumature uniche, il panorama sembra un dipinto di Friedrich: sarebbe bello sedersi, fermarsi a contemplare quello che ci circonda. Ho usato il condizionale perché ciò non è possibile, non abbiamo l'attrezzatura per allestire un bivacco notturno, dobbiamo muoverci!
Poco sopra Forca Viola, il sole sta tramontando a Ovest.
Sgradita sorpresa, benché stiamo attraversando un tratto esposto ad Ovest, qui è rimasta parecchia neve e la progressione deve subire un nuovo rallentamento. Non ci voleva, non ci voleva proprio.
Ancora neve!
Finalmente siamo sopra Forca Viola, sono le 16:41 ed il sole sta tramontando proprio in questi istanti: è uno spettacolo unico. La neve non è più presente lungo la via, d'ora in poi progrediremo liberi dal pensiero di come e dove mettere i piedi.
I caldi colori del tramonto.
Senza neanche parlare abbiamo deciso per un cambio di programma, dobbiamo passare al piano B: chi va per monti ha sempre un piano B, ci deve essere sempre un'alternativa, una via di fuga; le variabili in gioco sono molteplici e mutevoli mentre la "pelle" è solo una, il margine d'errore è prossimo allo zero.
Ancora una mezzora di luce...
... e calerà l'oscurità.
Anche se non cercata, questa passeggiata al crepuscolo sta diventando sempre più emozionante; non siamo più circondati dal bianco come in mattinata nella Valle del Lago di Pilato, adesso è l'oscurità che sta prendendo il sopravvento, tutto inizia a colorarsi di nero: anche quest'atmosfera però ha un suo fascino, anche quest'atmosfera riesce a trasportarci lontano.
Camminare sotto il tenue chiarore delle stelle senza alcun rumore attorno, se non quello prodotto dai propri passi, in perfetta solitudine, è un qualcosa che non ha prezzo: sono momenti unici, irripetibili.
"Camminare sotto il tenue chiarore delle stelle senza alcun rumore attorno, se non quello prodotto dai propri passi è un qualcosa che non ha prezzo..."
Ci incamminiamo, i trenta minuti scorrono via velocemente, ma ancora niente, non riusciamo a scorgere il profilo di alcuna costruzione: la traccia a terra poi, complice l'oscurità, è meno netta e diventa sempre più difficile seguirla.
L'abbiamo oltrepassata e non ce ne siamo accorti? Stiamo seguendo la traccia sbagliata? Ci siamo persi?
No, fortunatamente no! Senza neanche rendercene conto siamo giunti nei pressi di una "stradina"...
Consultiamo rapidamente la carta dei sentieri (ovviamente sempre con noi) sotto la luce delle nostre frontali e la nostra posizione è individuata: abbiamo oltrepassato Capanna Ghezzi e siamo sul sentiero 551, per la precisione al bivio con la carrareccia che ci condurrà fino alla strada principale prima ed agli impianti di risalita di Monte Prata poi.
La tensione accumulata negli ultimi minuti svanisce di colpo, ora possiamo tornare a goderci appieno la nostra passeggiata sotto le stelle.
La via è ben delineata, siamo tra il Monte della Croce ed il Colle Minio ed anche se oramai sono più di dieci ore che siamo in marcia la nostra andatura non mostra segni di cedimento: per arrivare alla nostra auto dobbiamo risalire ancora per più di 300m di dislivello, ma questo non è un problema, come già detto le nostre gambe ormai vanno da sole.
Il cordone del Vettore nelle tenebre.
Diamo i numeri: abbiamo marciato per circa 12 ore lungo un tragitto di circa 27 chilometri su di un terreno a tratti erboso, roccioso, fangoso, con neve e ghiaccio, toccando sette cime sopra i duemila metri; abbiamo superato alcuni passaggi di I (come sarà, spero, per la nostra meta estiva, tanto non lo dico!) ed il dislivello in salita è stato di circa duemila metri così come quello in discesa.
Sono soddisfatto? Si, lo sono, i numeri parlano da soli però... Non è ancora sufficiente, è stata una bella prova, ma "troppe pagnotte devi ancora mangiare"!
Ci sarà modo, fortunatamente il tempo è dalla nostra parte, dentro lo zaino poi c'è sempre quell'angolino vuoto che deve essere riempito...
Momenti salienti in un collage video
Ne ho montata anche un'altra versione, quale preferite?
Il sorgere del sole alla "Fonte della Iumenta".
Sulla sella tra il Monte Porche e la cima di Palazzo Borghese, guardando verso Sud-Est, la cima rocciosa del Palazzo Borghese (2119m).
Il Monte Palazzo Borghese (2145m).
Sulla sella tra il Monte Porche e la cima di Palazzo Borghese, guardando verso Nord, il Monte Porche (2233m).
Su roccette salendo verso la cima del Monte Palazzo Borghese.
Dalla cima di Monte Palazzo Borghese, uno sguardo verso Sud.
La cima rocciosa del "Palazzo Borghese".
Iniziano i sali e scendi.
Verso il Monte Argentella, voltandosi indietro, uno sguardo alla cima rocciosa del Palazzo Borghese, il Monte Porche e più defilata la cima Vallelunga (2221m).
Il primo segnavia della giornata posto sul passo di Sasso Borghese.
Dalla vetta del Monte Argentella, vista sul Monte Vettore (2476m).
Dalla vetta del Monte Argentella, vista sulla Valle del lago di Pilato.
Scendendo da Forca Viola (1936m) lungo il sentiero 153.
Proseguendo verso Forca di Pala (1852m).
Uno sguardo verso Nord: lo Scoglio del Miracolo sulla sinistra.
Il colore predominante inizia ad essere il bianco: da Forca di Pala, vista sulla Valle del Lago.
Quarto San Lorenzo (2247m) ed il Pizzo del Diavolo (2410m).
Il traverso lungo il fianco di Quarto San Lorenzo.
Il Pizzo del Diavolo in prossimità del Lago.
Panoramica a 360° di fronte al lago.
Panoramica video dalla riva del lago.
Salendo verso Sella delle Ciaule, lungo il fianco del Monte Vettore, vista sui Laghi di Pilato.
Sempre il Lago, sullo sfondo il Monte Sibilla (2173m) e la cima Vallelunga.
In prossimità delle roccette in direzione Sella delle Ciaule.
Dalla Sella delle Ciaule vista sulla morena detritica tra la cima del Redentore (2448m) ed il Pizzo del Diavolo: conosciamo molto bene quella discesa...
Uno sguardo verso Sud, spicca il Corno Grande del Gran Sasso.
Guardando verso Est, il Monte Vettore.
Dalla Punta di Prato Pulito (2373m) vista sulla Cima del Redentore e sul Pizzo del Diavolo.
Dalla Punta di Prato Pulito vista sul Monte Vettore ed il Monte Torrone (2117m)... ed al sottoscritto (per chi ancora non mi conosce).
Un ultimo sguardo al Lago.
Omino di pietre sulla Cima del Lago (2442m).
Saluti dalla Cima del Redentore!
Inizia la discesa per la lunga cresta, guardando verso Sud e...
... verso Nord.
Il sole è sempre più basso all'orizzonte, uno sguardo ai Piani di Castelluccio.
Ancora neve!
Poco sopra Forca Viola, il tramonto.
Il Monte Argentella da Forca Viola al crepuscolo.
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