Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


venerdì 29 gennaio 2016

Pizzo Berro per la Val di Panico Invernale

"... arriviamo al limitare della fascia di rocce, superiamo quelle più in basso e progrediamo orizzontalmente cercando il varco giusto per arrivare in cresta.
La situazione però è un po' più complicata da quanto visto prima dal basso: non possiamo ancora salire, alcuni passaggi, se possibile, è meglio evitarli. Preferiamo così continuare con una progressione trasversale finché non arriviamo ad un punto adatto all'ascesa... Dopo una ventina di minuti circa la nostra pazienza viene premiata e con un paio di diagonali raggiungiamo la cresta..."


 Ventiquattro Gennaio 2016
Partenza da Casali fraz. Ussita (1080m) ore 7:35
Rientro a Casali fraz. Ussita ore 16:33
Durata escursione 8h 58' 
Lunghezza tragitto: 11,1km circa
Grado di difficoltà: EEi
Dislivello in salita: 1217m 
Dislivello in discesa: 1211m 
Vette raggiunte: 2259m Pizzo Berro (omino di pietre)
Monti Sibillini su Wikipedia
Pizzo Berro su Wikipedia
Val di Panico su Wikipedia



Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.





Percorso:
Partenza dalla chiesetta del borgo di Casali (1080m) proseguendo lungo la carrareccia che si va a "perdere" nella "Val di Panico" (sentiero del Parco n.275, segni bianco-rossi). Dopo alcuni saliscendi si supera il fosso "la Foce" (sulla sinistra) e, proseguendo in leggera salita, si giunge nei pressi del bivio con il sentiero che inizia ad arrampicarsi a sinistra, tagliando i due ampi tornanti che la carrareccia compie prima di terminare (roccia con segno bianco-rosso). Si prosegue in salita tra le doline della "Val di Panico" fino a raggiungere la base di una formazione rocciosa che si erge alta sulla destra: la si aggira seguendo il sentiero (sempre il n.275 del Parco) che ora svolta verso sinistra. Si prosegue per il medesimo sentiero (direzione Nord) fino a raggiungere un piccolo pianoro: qui si abbandona il percorso "segnato" per salire direttamente fino alla fascia di rocce che contraddistingue la parte sommitale del "Pizzo Berro". Una volta in cresta se ne è seguito il filo fino a raggiungerne la vetta (in cresta sentiero non segnalato n.19): il ritorno è avvenuto seguendo lo stesso percorso dell'andata ma in maniera inversa.



Relazione:
Finalmente sono arrivate le condizioni che da tanto aspettavamo: neve, temperature basse e cielo sereno. Il nostro percorso attraverserà una valle, saliremo su dei ripidi pendii innevati ne consegue che il manto nevoso deve essere stabile. Come ho già detto più volte, la montagna deve essere vissuta in massima sicurezza, non ci sono "se" e non ci sono "ma", se le condizioni non ci sono allora si rimanda, non abbiamo sette vite come i gatti. Invece oggi è tutto perfetto e si prospetta una giornata magnifica. L'obiettivo è il "Pizzo Berro", una delle più belle cime del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, quella con il profilo più "aguzzo" e le creste più affilate: da questo mio scatto del Novembre scorso credo sia chiaro cosa intendo, no?

Il "Pizzo Berro" visto dalla "Forcella Angagnola". Fotografia scattata durante l'escursione del Monte Acuto, Pizzo dei Tre Vescovi, Pizzo Berro e Monte Priora dalla Forcella del Fargno.

Siamo saliti sulla sua vetta un paio di volte l'Autunno dell'anno passato: la prima per la "ferratina" (Pizzo Berro per la Val di Panico "Ferratina") mentre la seconda per la cosiddetta via "Normale", ossia salendo dalla "Forcella Angagnola" (Monte Acuto, Pizzo Tre Vescovi, Pizzo Berro e Monte Priora dalla Forcella Angagnola). Oggi? Quale via sceglieremo?
Ancora non abbiamo una idea ben precisa, tutto dipenderà da quanta neve troveremo, dal tempo che impiegheremo a percorrere le singole tratte e da come il nostro corpo reagirà alla fatica: ancora è vivido il ricordo dell'escursione al "Monte Bove" (Cime del Monte Bove e Monte Bicco Invernale) dove le condizioni erano simili a queste ed i tempi si erano dilatati moltissimo rispetto alle condizioni di marcia non invernali proprio per questa serie di fattori. L'unica certezza che abbiamo è quella che il punto di partenza e di ritorno per la nostra avventura sarà la chiesetta di Casali: infatti qualsiasi via si voglia percorrere per il raggiungimento della vetta, avrà la prima parte in comune (il sentiero n.275).
Inizialmente dovevamo essere in tre a partecipare all'escursione, la mattina invece ci siamo ritrovati solamente io e Mirko al luogo del Rendez vous alle 5:30 di mattina: mi sa che a qualcuno non ha suonato la sveglia!
Percorriamo senza particolari intoppi il tratto di strada tra Jesi e Casali: da segnalare solo una fastidiosissima nebbia tra Albacina e Camerino. In previsione del freddo che troveremo, questa volta siamo già vestiti di tutto punto: dobbiamo cambiarci solo le scarpe e via! In marcia! Sono le 7:35, all'esterno c'è una temperatura di -4°C ma il tratto di percorso che all'inizio si svolge su carrareccia permette al nostro corpo di acclimatarsi rapidamente. Stiamo entrando nella "Val Di Panico", i contrafforti rocciosi "sporcati" di bianco della "Croce di Monte Bove" si ergono alla nostra destra, mentre sotto, molto più in basso, scorre il torrente "Ussita".

Primi raggi di sole sul "Monte Bove".

Indossiamo i soli scarponi, la neve non è ancora troppo alta e la progressione avviene normalmente. Arriviamo nei pressi della "spaccatura" nella roccia, alla nostra sinistra, che divide il "Monte Rotondo" dal "Pizzo dei Tre Vescovi" e quello che vediamo ha del meraviglioso: i bordi ai lati sono contornati da innumerevoli stalattiti di ghiaccio, mentre dall'alto il "Fosso la Foce" inizia in questo punto la sua discesa verso valle. Una mini-pausa è praticamente obbligatoria, giusto il tempo di scattare alcune fotografie.

Il fosso "la Foce".

Visto che ci siamo, approfittiamo di questo momento  per indossare le ghette: stiamo ancora percorrendo la parte di sentiero lungo la strada ma il manto nevoso comincia ad essere di una certa altezza e se non vogliamo ritrovarci con i piedi ammollo meglio agire subito.
Lungo la strada finora abbiamo notato poche orme, chissà fin dove arriveranno? Ci auguriamo il più lontano possibile!
In breve tempo raggiungiamo il bivio con il sentiero vero e proprio, che inizia ad arrampicarsi senza soluzione di continuità alla nostra sinistra, tagliando i due ampi tornanti che la carrareccia compie prima di terminare.
Iniziamo a salire e dopo pochi passi ci rendiamo conto che qui la neve in alcuni punti è davvero alta: è tempo di indossare le racchette da neve. Si procede bene, il manto nevoso è consistente, la pendenza non eccessiva e senza traversi: condizioni ideali per ciaspolare! A volte perdiamo la traccia ma questo è irrilevante, infatti il nostro "faro" adesso è la montagnola che divide in due la "Val di Panico": il crocevia delle nostre ambizioni, dove decideremo la via per salita in vetta. 


Tra le doline della "Val di Panico", sullo sfondo la montagnola che la divide in due.

Ora stiamo percorrendo la parte di sentiero che si snoda tra le doline di origine glaciale presenti nella parte Nord di questa valle, ed il nostro camminare è un continuo saliscendi.


In marcia, ciaspole ai piedi!

Durante questa fase, come al solito, la mente inizia a "viaggiare"... All'improvviso appaiono alcune parole, la parte iniziale di una famosa canzone:

"Is this the real life?
Is this just fantasy?
Caught in a landslide
No escaspe from reality
Open Your eyes
Look up to the skies and see..." 
...
Come mi ero riproposto di fare nell'ultimo post (Ventinove Dicembre 2015 - Escursione Palazzo Borghese, Monte Argentella, Forca Viola, Laghi di Pilato,Ventinove Dicembre 2015 - Escursione Palazzo Borghese, Monte Argentella, Forca Viola, Laghi di Pilato, Cima del Lago, Punta di Prato Pulito, Cima del Redentore, Cima dell'Osservatorio, Quarto San Lorenzo), ho riletto con piacere alcuni saggi di Jung: uno dei suoi concetti più importanti, sul quale si basa la maggior parte dei suoi studi, è quello relativo alla "sincronicità". 

"Gli eventi sincronici si basano sulla simultaneità di due diversi stati mentali."

"Ecco quindi che il concetto generale di sincronicità nel senso speciale di coincidenza temporale di due o più eventi senza nesso di causalità tra di loro e con lo stesso o simile significato. Il termine si oppone al 'sincronismo', che denota la semplice simultaneità di due eventi. La sincronicità significa quindi prima della simultaneità di un certo stato psichico con uno o più eventi collaterali significanti in relazione allo stato personale del momento, e - eventualmente - viceversa."

"Voglio dire per sincronicità le coincidenze, che non sono infrequenti, di stati soggettivi e fatti oggettivi che non si possono spiegare causalmente, almeno con le nostre risorse attuali."

Questo è ciò che afferma Jung (fonte Wikipedia).


Memorie dell'estate passata lungo la pista...

La sincronicità quindi è quel principio per il quale si crea un legame tra degli eventi che sembrano scorrelati tra loro che invece in realtà non lo sono.
Alcuni esempi: pensare a una persona e poco dopo ricevere una telefonata dalla stessa o che ne porta notizie; leggere una frase che ci colpisce e poco dopo sentircela ripetere da un'altra persona; nominare un numero e vedere passare una macchina con la stessa cifra impressa sulla carrozzeria ecc... ecc...
Fatti che talvolta danno la netta impressione d'essere accadimenti precognitivi legati a una sorta di chiaroveggenza interiore, come se questi segnali fossero disseminati ad arte sul nostro percorso quotidiano per "comunicare qualcosa che riguarda solo noi stessi e il nostro colloquio interiore". Una sorta di risposta esterna, affermativa o negativa, oggettivamente impersonale e simbolicamente rappresentata.
I nostri sentimenti più profondi, il nostro inconscio, in qualche modo, anticipano quello che accadrà, ci danno informazioni sul divenire.
Rimanendo in ambito musicale un altro cantante e autore molto famoso ha subito il fascino di queste teorie junghiane. Sto parlando di Sting che ai tempi dei "Police", nel lontano 1983, dedicò il titolo del loro album di maggior successo a questi concetti , ossia "Synchronicity", fornendone una personale lettura in chiave simbolica.
Tutti i testi delle canzoni scritte da Sting per "Synchronicity" sono permeate infatti da queste teorie. Di seguito il testo del brano "Synchronicity II", presente nell'omonimo album, dove l'ansia e l'aggressività dell'uomo sono simboleggiate da un evento in un qualche luogo lontano,senza connessione causale tra i due fatti:

"Another suburban morning 
Grandmother screaming at the wall
We have to shout above the din of our Rice Crispies
We can't hear anything at all
Mother chants her litany of boredom and frustration
But we know all the suicides are fake
Daddy only stares into the distance
There's only so much more that he can take
Many miles away something crawls from the slime
At the bottom of a dark Scottish lake

Another industrial ugly morning
The factory belches filth into the sky
He walks unhindered through the picket lines today
He doesn't think to wonder why
The secretaries pout and preen like cheap tarts on a red light street
But all he ever thinks to do is watch
And every single meeting with his so called superior
Is a humiliating kick in the crotch
Many miles away something crawls to the surface
Of a dark Scottish Loch

Another working day has ended
Only the rush-hour hell to face
Packed like lemmings into shiny metal boxes
Contestants in a suicidal race
Daddy grips the wheel and stares alone into the distance
He knows that something somewhere has to break
He sees the family home now looming in his headlight
The pain upstairs that makes his eyeballs ache
Many miles away there's a shadow on a door
Of a cottage by the shore
Of a dark Scottish lake"


Il video ufficiale di "Synchronicity II" dei Police.

Le parole... Torniamo alle parole. Ho spiegato come sono venute fuori, vediamo che cosa significano e a cosa sono legate.
Ebbene, sono la parte iniziale della canzone "Bohemian Rapsody" dei Queen. Uno dei loro brani più famosi, quello che li ha consacrati e li ha portati in alto, nell'Olimpo del Rock. Questo brano è celebre per la sua particolare struttura musicale che possiamo suddividere in cinque parti distinte: un'introduzione corale cantata a cappella, un segmento in stile ballata che termina con un assolo di chitarra (la cosiddetta "Cowboy Song"), una parte centrale in stile operistico, un nuovo cambio di ritmo con una sezione di hard rock e l'ultimo segmento, sempre in stile ballata, che conclude il pezzo.


Il video ufficiale di "Bohemian Rapsody" dei Queen.

L'atmosfera che ci circonda è riuscita a trasportarmi nella prima della parte della canzone: tutto questo bianco candido, l'azzurro del cielo, il silenzio quasi surreale, riescono a creare una sorta di cancello, un varco per una dimensione lontana, dove tutto è sfumato ed assume i contorni di un sogno. O è la realtà? Il confine è così labile che se ci si lascia andare all'immaginazione tutto diventa indefinito... Solo il nostro "faro" è un punto di riferimento tangibile.
In un tempo per me indefinito raggiungiamo la sua base, le sue rocce si stagliano alte di fronte a noi: le orme che ogni tanto vedevamo adesso vanno verso destra, andando non si sa dove... Da quella parte non c'è niente!?


Nei pressi della montagnola, prendiamo a sinistra.

Bene, questo significa che dovremo tracciare la via da noi.
Aggiriamo la formazione rocciosa svoltando leggermente sulla sinistra, saliamo di qualche metro e veniamo inondati dalla luce del sole che riesce a scrollarmi di dosso il torpore mentale che era riuscito a prendere il sopravvento.


Finalmente al sole! Passiamo dalle ciaspole ai ramponi.

Decidiamo di fare una pausa, è tempo mi mettere qualcosa sotto i denti e dobbiamo fare un ulteriore cambio d'abito: via le ciaspole e sotto con i ramponi! La pendenza in qualsivoglia direzione si decida di andare inizia ad essere ragguardevole e la neve in parecchi punti è ghiacciata, dobbiamo avere più aderenza.


"Forca della Cervara".

Vorrei che questi attimi non finissero mai: siamo sperduti in questo oceano bianco, confortati dai raggi del sole, bivaccando praticamente in piedi. E' perfetto! Prendiamo una decisione: non raggiungeremo la vetta passando per la "ferratina" quindi tagliando diagonalmente la montagnola alla nostra destra e salendo fino a "Forca della Cervara"; non la raggiungeremo neanche passando per la "Forcella Angagnola" seguendo quindi il sentiero 275. No, visto che dobbiamo sfacchinare, facciamolo per bene! L'idea è quella di proseguire verso sinistra (Nord) fino a raggiungere un piccolo pianoro e da lì salire direttamente fino alla fascia di rocce che contraddistingue la parte sommitale del "Pizzo Berro": percorso più arduo, ma breve. 


Dove salire?

Infatti in questa maniera non dobbiamo percorrere un lungo traverso verso sinistra, risalire fino alla "Forcella Angagnola" e camminare per creste verso Sud fino alla fascia di rocce citata pocanzi. 


Il percorso visto dal "Monte Bove". Fotografia scattata il Cime del Monte Bove e Monte Bicco Invernale.

Dopo una decina di minuti riprendiamo la marcia ed in pochissimo tempo raggiungiamo il pianoro di cui parlavo prima: ci siamo! 


Sul pianoro prima dell'inizio della "salitona".

Qui inizia il nostro lungo zizagare. La pendenza inizia ad essere ragguardevole, la piccozza però non è ancora necessaria (e non lo sarà per tutta l'escursione): basta accorciare un poco i bastoncini ed il gioco è fatto (da 120cm li portiamo a 110cm di altezza).


Contrasti.

E qui passiamo alla seconda parte di "Bohemian Rapsody", quella forse più conosciuta, che, grazie al percorso, entra in "loop" nella mia mente.
Uno, due, tre... stavolta riesco ad arrivare fino a 50 passi! Il riferimento è un grosso masso a forma di dente, ruotato sull'orizzontale, che sta proprio lì, isolato da tutti gli altri, solo soletto. E' quella la nostra via d'accesso per la fascia di rocce prima e la cresta sommitale poi.

Uno, due, tre... cinquanta! "...Mama, just killed a man"
Uno, due, tre... cinquanta! "Put a gun against his head"
Uno, due, tre... cinquanta! "Pulled my trigger, now he's dead"
Uno, due, tre... cinquanta! "Mama, life had just begun"
Uno, due, tre... cinquanta! "But now I've gone and thrown it all away"
...
Per il raggiungere il masso ho perso il conto delle volte che ho canticchiato le strofe della "Cowboy Song"!
Dopo non so quanto tempo (a posteriori, guardando la data di scatto delle fotografie, ho scoperto che abbiamo impiegato un'ora esatta) arriviamo al limitare della fascia di rocce, superiamo quelle più in basso e progrediamo orizzontalmente cercando il varco giusto per
arrivare in cresta.


In prossimità della fascia rocciosa: la pendenza inizia ad essere notevole.

La situazione però è un po' più complicata da quanto visto prima dal basso: non possiamo ancora salire in cresta, alcuni passaggi, se possibile, è meglio evitarli. Preferiamo così continuare con una progressione trasversale finché non arriviamo ad un punto adatto all'ascesa: non stiamo sprecando tempo, la direzione è quella verso la vetta, si fatica solo un po' di più vista la forte pendenza. Dopo una ventina di minuti circa la nostra pazienza viene premiata e con un paio di diagonali raggiungiamo la cresta.

In cresta!

Si!!! I nostri occhi adesso guardano ad Est e di fronte a noi si staglia il profilo inconfondibile del "Monte Priora": alcuni rapidi calcoli, ora sono le 12:43, ci vuole come minimo un'altra mezzora per arrivare in vetta al "Berro", considerando poi un paio d'ore e mezza per andare e tornare dal "Priora", una piccola pausa per mangiare qualcos'altro, altre tre ore e mezza come minimo per scendere, in totale fanno... arriveremmo a Casali alle 20:00 circa, se tutto fila liscio, no, neanche a parlarne! Godiamoci questa cima, forse non ci stiamo rendendo conto di quello che già stiamo facendo!
Le condizioni della cresta che stiamo percorrendo sono mutevoli e la nostra marcia è un alternarsi continuo: prima a destra, poi a sinistra, al centro, di nuovo a sinistra e così via. Siamo come dei pendoli, oscilliamo in continuazione!
E qui passiamo alla parte centrale di "Bohemian Rapsody", quella "operistica". Qui non si conta più, il dislivello è quasi nullo, non si compie un grosso sforzo fisico e la progressione diventa "monotona", se così si può dire. Il paesaggio intorno a noi infatti ci offre qualcosa che ha del sublime: con lo sguardo riesco ad arrivare ovunque, a questa quota niente ci è precluso.


"Il paesaggio intorno a noi infatti ci offre qualcosa che ha del sublime: con lo sguardo riesco ad arrivare ovunque, a questa quota niente ci è precluso."

Il massiccio del "Monte Bove" alla nostra destra. "... I see a little silhouette of man, Scaramouch Scaramouch will you do the fandango"
Il "Monte Priora" alla nostra sinistra. "Thunderbolt and lighting - very very frightening me, Galileo, Galileo... Figaro, magnifico"


Il "Monte Priora" (2332m).

Di fronte invece abbiamo il "Monte Sibilla". "But I'm just a poor boy and nobody loves me"
La "Cima Vallelunga". "He's just a poor boy from a poor family"
Il "Monte Porche". "Spare him his life from this monstrosity"
"Palazzo Borghese". Easy come easy go - will you let me go"
Il "Monte Argentella". "Bismillah! We will not let you go - let him go"
Il "Monte Vettore". "Bismillah! We will not let you go - let me go"
Il "Pizzo del diavolo". "Will not let you go - let me go (never) Never let you go - let me go"
I "Monti della Laga". "No, no, no, no, no, no, no - Oh mama mia, mama mia, mama mia let me go"
Il "Gran Sasso". "Beelzebub has a devil put aside for me, for me, for me"
...


Ancora contrasti, poco sotto la vetta...

Preso fino al midollo e troppo distratto da questa estasi emotiva senza neanche accorgermene passo alla parte hard rock della canzone, forse è meglio dire hard! 
In prossimità della vetta (circa 150m) siamo obbligati a passare sulle delle rocce ghiacciate (lato "Val d'Ambro", dall'altra parte c'è la parete dove si snoda la "ferratina"): improvvisamente il mio rampone destro perde la presa: cado sul fianco ed inizio a scivolare pericolosamente verso il basso...

"So you think you can stone me and split in my eye". Niente panico, è tutto sotto controllo.
"So you think you can love me and leave me to die". Abbassa la gamba sinistra fino a farla toccare a terra.
"Oh baby - can't do this to me baby". Quando il rampone "morde", datti una spinta verso l'alto con il busto.
"Just gotta get out - just gotta get right outta here". Bravo, sei di nuovo in piedi!

Sono scivolato solo per una decina di metri.
"Tutto bene Giallu? Tutto ok, Mirko! Sono intero! Solo il mio orgoglio ne esce ammaccato!"
E' andata bene, il punto dove è avvenuto quest'incidente, se così lo si vuol chiamare, non era in una zona a rischio o esposta. Forse appagato dalla vicinanza della vetta ho un poco mollato e questa è una cosa che non deve succedere, mai!


Vicinissimi alla vetta!

Ore 13:22, siamo in vetta. L'omino di pietre è completamente ricoperto dalla neve e dal ghiaccio: pulisco con gesti cadenzati la pietra dove sta scritto il nome della montagna e la quota, e scatto la foto che vedete qui sotto.


Ghiaccio e pietra sommitali: in secondo piano il "Monte Priora".

Ci godiamo per qualche minuto il panorama (io avevo già iniziato...) e siamo pronti per la discesa. 


Panoramica video dalla vetta del "Pizzo Berro".


Panoramica verso Sud.

Siamo tranquilli, non dobbiamo far altro che seguire le nostre evidenti tracce. 


Ultimi tratti in cresta.

La concentrazione da tenere è alta, specie nel lungo traverso posto nella parte inferiore della fascia di rocce, ma tutto procede per il verso giusto. 


Panoramica sulla Val di Panico prima di scendere dalla cresta.

In meno di tre quarti d'ora ne siamo fuori: ci concediamo un minuto per rifiatare e per fare alcune considerazioni. Siamo sulla sommità di un pendio fantastico, la neve è compatta al punto giusto, la visibilità è ottima, cosa ci manca?
Non è la prima volta che ci penso, ho come questo tarlo che ogni tanto si fa sentire...
Serviva un bel paio di sci, in meno di due minuti si arriverebbe alla base della montagnola: premetto che sono ignorante in materia di sci-alpinismo, quindi non conosco le scale di difficoltà (ce ne sono più di una); posso dire però, da praticante di sci alpino che questa sarebbe una bella pista nera. 
Quasi in automatico mi riviene in mente un aneddoto della scorsa stagione invernale quando con il mio amico Antonio, nel comprensorio sciistico della "Croda Rossa", in Alta Pusteria, abbiamo percorso, senza neanche saperlo, la pista battuta con la più alta pendenza dell'Alto Adige: la "Holzriese II". Settecentoventi metri di pista con pendenza del 71%! Adrenalina a fiotti e anche un po' di paura, perché quella c'è e ci deve essere, sempre!

L'inizio della "Holzriese II".

Vediamo, la situazione è in fase di sviluppo, continuamente: non è detto che tra qualche tempo possa percorrere questi pendii con ai piedi un paio di sci...
Per la discesa decidiamo di tenere una traiettoria che taglia proprio nel mezzo le diagonali utilizzate per la salita, anche perché passando lungo il percorso tenuto salendo, siamo sicuri di non avere sorprese. Teniamo un buon ritmo ed in pochi minuti raggiungiamo il piccolo pianoro poco sopra la montagnola che divide in due la "Val di Panico". Rigorosamente in piedi facciamo il secondo ed ultimo break della giornata: ritempriamo le forze per l'ultima parte di percorso.


Sulla via del ritorno, il "Monte Bove" e la "Val di Panico" visti dalla base della montagnola.

Dopo meno di dieci minuti siamo nuovamente in marcia e senza neanche rendermene conto la mia mente già vola sulle note dell'ultima parte di "Boehmian Rapsody", ossia la ballata che la chiude così come era cominciata.

"... Nothing really matters
Anyone can see
Nothing really matters - nothing
really matters to me
Anyway the wind blows"

P.S. Abbiamo tolto i ramponi una volta giunti nuovamente sulla carrareccia, poi abbiamo continuato con i soli scarponi.



Momenti salienti in un collage video




Link per album Fotografico su Google Foto





Galleria foto e video


Primi raggi di sole sul "Monte Bove".



Il "Pizzo Berro", la nostra meta.



Il fosso "la Foce".



In marcia!



Tra le doline della "Val di Panico", sullo sfondo la montagnola che la divide in due.



Nei pressi della montagnola, prendiamo a sinistra.



Finalmente al sole! Passiamo dalle ciaspole ai ramponi.



La "Val di Panico" vista dalla base della montagnola.



"Forca della Cervara".



Il percorso visto dal "Monte Bove". Fotografia scattata il Ventinove Novembre 2015 - Escursione cime del Monte Bove e Monte Bicco Invernale.



Sul pianoro, dopo un lungo traverso verso Nord.



Sul pianoro, prima dell'inizio della "salitona".



In prossimità della fascia rocciosa: la pendenza inizia ad essere notevole.



Il "Monte Bove Sud".



In cresta!



Dopo avere superato la cresta sommitale, guardando a Est, il "Monte Priora".



In cresta, uno sguardo in direzione Nord.



Ci incamminiamo verso la vetta.



Il "Monte Priora" (2332m).



Vicinissimi alla vetta!



In vetta! Già siamo alle prese con nuove sfide: come la mettiamo con il "Monte Priora"?



Ghiaccio e pietra sommitali: in secondo piano, a destra, la valle dei "Laghi di Pilato".



Breve filmato girato sulla vetta del "Pizzo Berro".




Dalla vetta, la sagoma inconfondibile del "Monte Sibilla".



Lo sforzo è stato grande così come adesso la gioia di essere qui!



Panoramica verso Sud dalla vetta.



Ultima pezzo di cresta, il pezzo più a rischio: la fascia di rocce.



Terreno "facile", è tempo di fare pausa.



Sulla via del ritorno, il "Monte Bove" e la "Val di Panico" visti dalla base della montagnola.



Poco fa eravamo là sopra!



Il "Monte Bove".


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