"... A volte mi domando quando tutto questo avrà una fine: mi riferisco agli aneddoti, alle chiamiamole "ispirazioni" che mi colgono durante lo svolgimento delle mie avventure... quando l'escursione inizia la parte destra del cervello prende il controllo e mi porta lontano ..."
Dodici Marzo 2016
Partenza da San Vittore alle Chiuse (204m) ore 16:34
Rientro a San Vittore alle Chiuse ore 18:13
Durata escursione: 1h39'
Distanza percorsa: 8.2Km circa
Grado di difficoltà: EE, passaggi di I grado sopra i "Gradoni"
Quota max raggiunta: 523m sopra i "Gradoni"
Dislivello in salita: 592m
Dislivello in discesa: 613m
Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi su Wikipedia
Grotte di Frasassi su Wikipedia
Percorso:
Partenza dal parcheggio antistante la chiesa romanica di "San Vittore alle Chiuse", si attraversa il ponte romano sul fiume "Sentino" seguendo l'evidente traccia che lo costeggia: c'è un segnavia ed il sentiero ivi indicato è 139AG (segni bianco-rossi). Il percorso in questa prima fase è composto da alcuni brevi saliscendi che portano ad un bivio dove si prende il sentiero che sale alla destra, in mezzo al bosco.
L'ascesa prosegue per quattro tornanti che si inerpicano fino a "Pierosara" dove si raggiunge un crocevia: proseguendo sulla destra si va per "Pierosara" (sentiero 117); andando dritti, per il sentiero 139AG, si arriva alla sella tra il "Monte di Frasassi" (708m) ed il "Monte Giunguno" (734m); svoltando a sinistra (sentiero 117), si prosegue verso il "Foro degli Occhialoni". Si svolta a sinistra per quello che sembra un viale alberato finché la pista non ridiventa un sentiero che scende costeggiando il crinale, raggiungendo poi una piccola piazzola. Si prosegue per il sentiero a mezzacosta lungo il versante Nord-Est del "Monte Frasassi" finché si raggiunge un nuovo bivio: salendo sulla destra in pochi minuti si arriva all'ingresso della "Grotta del Mezzogiorno"; procedendo invece sulla sinistra il sentiero risale ripido nel bosco fino al "Foro degli Occhialoni" . Proseguendo per quest'ultimo si superano facili roccette aiutandosi con la vegetazione circostante. Dal "Foro degli Occhialoni" si procede sulla sinistra fino a raggiungere la base dei "Gradoni" (qui terminano i segni bianco-rossi): si arrampica (passaggi di I° con due cavi metallici) e si passa per una cengia esposta (anche qui cavo metallico). Il sentiero 117 "tecnicamente" termina qui, e la seguente parte di percorso è ora senza nome e non più segnalata, ci si ricongiungerà più avanti con il sentiero 117A: l'Ente Parco "consiglia" di terminare l'escursione qui e tornare indietro "nel rispetto dei vincoli posti per ragioni di sicurezza e rispetto della fauna sulle pareti che sovrastano la Gola". Si prosegue per tratti esposti lungo una pista con vecchi segni giallo-rossi ed omini di pietra fino a ricongiungersi con il sentiero 117A sopra la "Grotta della Beata Vergine di Frasassi".
Si scende poi sulla strada lastricata che conduce all'eremo di "Santa Maria infra Saxa" ed al tempietto del "Valadier" tenendosi sulla destra per arrivare poi alla strada asfaltata che costeggia il fiume "Sentino". Da qui si prosegue in direzione "San Vittore alle Chiuse" (sinistra) per circa 2.5 Km fino al punto di partenza.
L'ascesa prosegue per quattro tornanti che si inerpicano fino a "Pierosara" dove si raggiunge un crocevia: proseguendo sulla destra si va per "Pierosara" (sentiero 117); andando dritti, per il sentiero 139AG, si arriva alla sella tra il "Monte di Frasassi" (708m) ed il "Monte Giunguno" (734m); svoltando a sinistra (sentiero 117), si prosegue verso il "Foro degli Occhialoni". Si svolta a sinistra per quello che sembra un viale alberato finché la pista non ridiventa un sentiero che scende costeggiando il crinale, raggiungendo poi una piccola piazzola. Si prosegue per il sentiero a mezzacosta lungo il versante Nord-Est del "Monte Frasassi" finché si raggiunge un nuovo bivio: salendo sulla destra in pochi minuti si arriva all'ingresso della "Grotta del Mezzogiorno"; procedendo invece sulla sinistra il sentiero risale ripido nel bosco fino al "Foro degli Occhialoni" . Proseguendo per quest'ultimo si superano facili roccette aiutandosi con la vegetazione circostante. Dal "Foro degli Occhialoni" si procede sulla sinistra fino a raggiungere la base dei "Gradoni" (qui terminano i segni bianco-rossi): si arrampica (passaggi di I° con due cavi metallici) e si passa per una cengia esposta (anche qui cavo metallico). Il sentiero 117 "tecnicamente" termina qui, e la seguente parte di percorso è ora senza nome e non più segnalata, ci si ricongiungerà più avanti con il sentiero 117A: l'Ente Parco "consiglia" di terminare l'escursione qui e tornare indietro "nel rispetto dei vincoli posti per ragioni di sicurezza e rispetto della fauna sulle pareti che sovrastano la Gola". Si prosegue per tratti esposti lungo una pista con vecchi segni giallo-rossi ed omini di pietra fino a ricongiungersi con il sentiero 117A sopra la "Grotta della Beata Vergine di Frasassi".
Si scende poi sulla strada lastricata che conduce all'eremo di "Santa Maria infra Saxa" ed al tempietto del "Valadier" tenendosi sulla destra per arrivare poi alla strada asfaltata che costeggia il fiume "Sentino". Da qui si prosegue in direzione "San Vittore alle Chiuse" (sinistra) per circa 2.5 Km fino al punto di partenza.
Relazione:
Doveva essere un banale allenamento...
Un Sabato pomeriggio come tanti altri, tempo incerto tendente al brutto. Di solito dopo una lunga escursione come quella della settimana scorsa (Monte Priora per la cresta di Nord-Est (Madonna dell'Ambro) Invernale) mi prendo qualche giorno di relax.
Lo svago però dura poco e normalmente riprendo subito ad allenarmi con intensità: ho praticato sport agonistico per tanti anni ed ho imparato che la difficoltà non sta nel raggiungere la forma fisica, sta nel mantenerla. La cosa più importante è quella di non mollare mai, di non lasciarsi andare: lo stress e gli impegni continui ti tolgono energie mentali e quando arriva sera non hai voglia di uscire per andarti a fare una corsetta, specie nella stagione invernale.
Ma questo accade non perché si è stanchi fisicamente, no, fortunatamente non si patisce la fame e non si lavora nei campi come facevano i nostri nonni: il problema è di testa. A volte lo sforzo risulta essere immane, e pensare a quello che si deve affrontare già è un sacrificio: si trovano scuse ed escamotage vari pur di rinunciare. Poi però si parte e superata la prima fase, il corpo e poi la stessa mente ringraziano!
Sono riuscito a ricavarmi un paio d'ore di tempo in mezzo a tutti gli impegni che ho e vorrei fare una "sgambatina", diciamo una decina di chilometri, magari superando un certo dislivello, specie in salita. Penso al percorso quando un'idea pian piano inizia a farsi largo...
Tanto la macchina devo prenderla comunque, invece di un quarto d'ora dovrei guidare solo per una mezzora...
Preparo il materiale da escursione: solo scarponi, bastoncini ed uno zainetto microscopico. Già sono in automobile, percorrendo la variante della strada Statale 76 in direzione Fabriano: non c'è troppo traffico, d'altronde chi di Sabato pomeriggio va verso i monti?
In breve tempo ci sono, lascio l'auto nel parcheggio antistante la Chiesa Romanica di "San Vittore di Genga", indosso gli scarponi, allungo i bastoncini fino a raggiungere i 120cm e sono già in marcia. Si, sono tornato nella "Gola di Frasassi", una tra le più belle del centro Italia, nota ai più per le famose "Grotte di Frasassi": se non l'avete ancora fatto vi invito a farvi un giro al loro interno, ne vale veramente la pena!
L'obiettivo è quello di salire sul "Monte Frasassi" fino a raggiungere i "Gradoni" per poi ridiscendere tramite il medesimo percorso: un giro di un'oretta e mezzo, dislivello in salita di circa 600 metri, non male come allenamento, no?
Attraverso il Ponte Romano che collega le due sponde del fiume "Sentino" e seguo la strada che sulla sinistra lo costeggia.
La prima parte del sentiero lungo l'argine del "Sentino".
Dopo pochi metri la abbandono ed inizio a seguire l'evidente traccia che si snoda lungo il fiume (sentiero 139AG). Alcuni brevi saliscendi che affronto correndo e raggiungo la prima diramazione: un sentiero, non segnato, prosegue lungo la riva del fiume a sinistra; un altro, più marcato si inerpica dentro il bosco in leggera salita, a destra. Senza esitazione salgo ed inizio a percorrere uno dei quattro tornanti che mi spettano fino a "Pierosara". Tengo un buon ritmo, ho "rotto il fiato" come si dice in gergo e volo letteralmente sui lunghi rettilinei tra un tornante ed il successivo.
Il crocevia nei pressi di "Pierosara", sullo sfondo il "Monte Revellone".
In brevissimo tempo raggiungo il crocevia tra i sentieri 139AG e 117: la direzione da seguire è quella che prosegue alla mia sinistra lungo quello che sembra un bel viale alberato (sentiero 117).
Dopo il crocevia, il sentiero 117 sembra un viale alberato di una vecchia villa.
Qui, agevolato dal terreno e dalla pendenza, riprendo a correre finché la pista non ridiventa un sentiero e scende costeggiando il crinale: meglio rallentare adesso! Raggiungo una piccola piazzola, praticamente un pantano grazie all'acqua che scende da un piccolo torrente dal "Monte Frasassi".
Mentre mi muovo con circospezione per sporcarmi il meno possibile odo un rumore in alto alla mia destra: non credo ai miei occhi! Tre bei camosci fuggono spaventati dalla mia presenza e si arrampicano velocissimamente su per il bosco: neanche faccio in tempo a tirare fuori la macchina fotografica dalla custodia che già sono spariti dalla mia vista. Mannaggia! Sarà per la prossima volta!
Proseguo per il sentiero a mezzacosta lungo il versante Nord-Est del "Monte Frasassi" ed in pochi minuti raggiungo il bivio per l'ingresso della "Grotta del Mezzogiorno": niente deviazioni, continuo imperterrito alla mia sinistra seguendo il sentiero principale. Il fondo è bagnato e devo essere molto accorto, scivolare non è un'utopia, è un rischio molto concreto!
Il nuovo segnavia posto poco dopo l'incrocio con il sentiero per la "Grotta del Mezzogiorno".
Raggiungo un segnavia nuovo di zecca, la volta scorsa ("Foro degli Occhialoni" presso il Monte Frasassi) era in condizioni pessime: sono felice di vedere che qualcuno si occupa della manutenzione dei sentieri, alcune piccole cose (a volte, raramente...) sembrano funzionare.
Il sentiero ora si impenna e tocca arrampicare prima su delle rocce (scivolose) e poi in mezzo al bosco tra radici affioranti (anch'esse scivolose!).
Non mi sembra vero! Già sono arrivato!
Il "Foro degli Occhialoni".
Mi fermo un momento per scattare alcune fotografie e consultare l'App con la quale tengo sotto controllo tempi, dislivello ecc... Sto andando come un treno, ho impiegato solo 37 minuti! Niente calcoli stavolta, in un battibaleno ho già deciso: è troppo presto per tornare indietro, si prosegue! E' vero, devo ancora arrivare ai "Gradoni" e tornare indietro, ma questo è praticamente irrilevante. Mi sento benissimo, sono circondato e coccolato dalla meravigliosa natura che mi circonda e non voglio finisca così presto!
Intanto la mia mente inizia a vagare come al solito (è già da un po' che lo fa) ma solo ora tutto diventa nitido e chiaro: delle note musicali e delle parole iniziano ad avvolgermi con la loro melodia...
"I've had enough of danger
And people on the streets
I'm looking out for angels
Just trying to find some peace
Now I think it's time
That you let me know..."
A volte mi domando quando tutto questo avrà una fine: mi riferisco agli aneddoti, alle chiamiamole "ispirazioni" che mi colgono durante lo svolgimento delle mie avventure. La risposta che mi sento di dare però è negativa poiché tutto avviene spontaneamente, senza forzature: quando l'escursione inizia, sia da solo che in compagnia, durante alcune fasi la parte destra del cervello prende il controllo e mi porta lontano andando a pescare come e dove solo lei sa.
Piccola parentesi scientifica.
Il nostro cervello muta ed evolve grazie agli stimoli e alle esperienze a cui è sottoposto e la sua parte anteriore è divisa in due emisferi: emisfero destro ed emisfero sinistro. A livello generale possiamo affermare che l'emisfero sinistro del cervello è "l'ingegnere": oltre ad essere specializzato nei processi linguistici, è maggiormente competente in quelli sequenziali e nella percezione-gestione degli eventi che si susseguono nel tempo, oltre ad essere maggiormente qualificato nella percezione analitica della realtà.
L'emisfero destro, invece, è il "poeta", più competente del suo omologo nell'elaborazione visiva, nella percezione delle immagini e nella loro interpretazione emotiva: in poche parole la parte destra ha una percezione globale e complessiva degli stimoli.
Studi indicano che un emisfero diventa dominante sull'altro quando svolge processi e funzioni che l'emisfero opposto non è in grado di gestire in modo altrettanto competente. Ad esempio quando leggiamo, scriviamo o parliamo, la dominanza è riservata all'emisfero sinistro; al contrario quando disegniamo o guardiamo un'immagine, sarà l'emisfero destro ad avere dominanza su quello sinistro.
Ovviamente non si utilizzano sempre e solo funzioni appartenenti all'una o all'altra parte del cervello; in pratica vengono sfruttati entrambi gli emisferi e le rispettive "specializzazioni", anche se, in base alle varie situazioni, vengono predilette modalità analitiche piuttosto che emotive e globali. L'esempio classico è quello dei musicisti: se vogliono lasciarsi trasportare dal suono e verificarne l'armonia "ascolteranno", in modo inconscio, con l'emisfero destro; al contrario, se vogliono analizzare la melodia da un punto di vista tecnico interverrà, automaticamente, l'emisfero sinistro.
Chiusa parentesi scientifica.
Stavolta la canzone in questione è di un artista a me molto caro: "One More Try" è il titolo di una bellissima ballata di George Michael che nel 1988 ha raggiunto il primo posto nella "Billboard Hot 100" negli Stati Uniti, la canzone che insieme a "Careless Whisper" mettevamo sempre sul piatto del giradischi durante le nostre feste quando era giunto il momento di un "lento": ed era sempre un successo...
Nel mio "Walkman" in quel periodo giravano di continuo i suoi nastri e quelli degli "Wham!" e con il mio aspetto cercavo di somigliargli il più possibile: maledetta barba che non cresceva come desideravo! Era una icona, un esempio da imitare per l'adolescente che ero (e che sono ancora!). Io ed i miei amici al tempo avevamo le nostre fisse: io con George Michael, un mio amico con gli A-Ha, un altro con Michael Jackson...
Che periodo gli anni '80, è stato bello viverlo in quel modo, con quella intensità. Crescendo poi tutto viene visto con un'altra ottica anche se ripensandoci non ho alcun rimpianto e rivivrei tutto alla stessa maniera.
La canzone in questione è contenuta nell'album "Faith" (è il suo quarto singolo estratto) e racconta della paura di iniziare una nuova storia d'amore dopo i patemi vissuti per delle passate esperienze negative: chi non ha vissuto niente di simile? Le pene d'amore...
Ad essere sincero ci sono rimasto male nel 1998 quando George Michael ha fatto coming-out dichiarando la propria omosessualità: non me ne importa niente con chi un cantante esce o va a letto, la cosa che mi ha dato fastidio è che ha mentito per molti anni, fornendo una immagine non conforme alla realtà, prendendo in giro tutti quelli (come me) che imitavamo la sua immagine ed il suo modo di essere "macho". Avrei comunque seguito ed apprezzato la sua voce e la sua musica come faccio tuttora, non avrei peraltro vissuto quella sorta di processo di immedesimazione, di catarsi che un fan ha con il suo artista di riferimento visto il differente orientamento sessuale.
Come mai adesso è uscita fuori questa canzone? Non ne ho la più pallida idea... o forse si! Bei ricordi!
Riprendo il cammino seguendo la traccia che prosegue alla mia destra, risalgo in mezzo al bosco anche qui tra radici affioranti e sono già di fronte alla parete di roccia sottostante i "Scaloni".
Gli ultimi "Gradoni" e siamo in cresta!
Mi arrampico di corsa e suono fuori! Il tempo è pessimo, le montagne più lontane sono nascoste dalle nuvole basse e tira un fastidiosissimo vento, ma è bellissimo!
La vista che si gode da qui è sempre mozzafiato e l'esposizione ti fa sempre passare un brivido lungo la schiena.
Fa sempre una certo effetto sporgersi da qui.
Uno sguardo a Ovest.
Alcune fotografie e sto già arrampicandomi sulla cresta, raggiungo il primo cavo metallico ed immediatamente il secondo: dopo la prima parte dove si avanza prevalentemente in direzione verticale, il sentiero piega verso sinistra scendendo di qualche metro passando per una bella cengia molto esposta.
Noto con piacere che il cavo è in buone condizioni ed anche se questa parte di sentiero non è più soggetta a manutenzione vedo che alcuni tiranti sono stati sostituiti con altri nuovi.
Il cavo metallico che scende verso la cengia esposta.
L'ultimo spezzone di cavo metallico e sullo sfondo il "Monte Valmontagnana".
Il sentiero adesso inizia a scendere leggermente alternando tratti che si svolgono tra la vegetazione ad altri dove ci si ritrova all'improvviso a strapiombo sulla gola sottostante: meglio essere cauti!
All'improvviso ci si ritrova qui, sul ciglio di un bel precipizio.
La traccia da seguire a volte non è chiara, specie quando si intersecano i numerosi "ghiaioni" che scendono in basso. Ogni tanto appare comunque qualche vecchio segno sbiadito che mi aiuta.
Vecchi segni sbiaditi.
Arrivo nel punto più caotico del percorso, dove si è completamente circondati dalla vegetazione: il problema però non sono gli alberi, ma il sottobosco che è principalmente composto da rovi. Il sentiero qui scompare del tutto e non ci sono riferimenti o segni: bisogna solo proseguire verso Ovest, di traverso rispetto al pendio, cercando di mantenere costante la quota. Inutili sono i ricordi delle escursioni precedenti, anche se recenti niente possono contro la mutevolezza della vegetazione di macchia che fa cambiare lo scenario già tra una stagione e l'altra.
Molte volte rimango impigliato e punto dalle spine, ma che ci vogliamo fare? Anche questo è il prezzo da pagare per avere un po' di avventura!
Finalmente ne esco fuori (con parecchi graffi), oltrepasso una fonte e raggiungo un tratto di sentiero "normale". Sono ancora in quota ed ogni tanto alla mia destra si diramano alcuni sentieri che portano alle molte pareti della zona dove si pratica arrampicata sportiva. Continuo finché non raggiungo un tratto di sentiero spoglio e noto come l'erosione lo abbia quasi del tutto fatto franare verso valle: sono sopra la grotta dove sono situati l'eremo di "Santa Maria infra Saxa" e il tempietto del "Valadier".
Questa volta niente "tappa", sto pur sempre facendo un allenamento ed il tempo stringe. Raggiunte le grosse reti che servono da protezione contro la caduta massi, il percorso, tramite due ripidi tornanti su terra e brecciolino, scende bruscamente sulla strada lastricata che conduce alla porta di ingresso ai due luoghi sacri: la prendo immediatamente seguendo la discesa verso destra, trasformando il ritmo di marcia tenuto sinora, nuovamente in corsa. Raggiungo il bivio con la strada che costeggia il fiume "Sentino" e che mi condurrà a "San Vittore alle Chiuse" (io l'ho sempre chiamato San Vittore di Genga!): il tempo di bere della buonissima acqua di fonte in una delle numerose cannelle presenti nella piccola area di sosta lungo la strada e di "spaventare" una coppietta che si era appartata in automobile e sto già correndo.
Uno sguardo indietro: sta praticamente franando tutto.
Il "Sentino".
Anche i due giovani in auto sono letteralmente schizzati via, magari pensavano fossi un maniaco? Anche loro però... trovate posti migliori per la vostra intimità!
Il fiume "Sentino" che scorre dentro la "Gola di Frasassi".
Tengo un buon ritmo e non sento minimamente la stanchezza: brevi soste per scattare fotografie alla luce del crepuscolo ed in meno di un quarto d'ora riesco a percorrere i due chilometri e mezzo di distanza che mi separano dalla Chiesa Romanica di San Vittore alle Chiuse, di fronte alla quale è parcheggiata la mia automobile.
Un ottimo tempo e se non perdevo quei dieci minuti in mezzo alla macchia poteva andare anche meglio!
Un po' di stretching, mi tolgo gli scarponi, indosso nuovamente le scarpe e via di nuovo in auto.
Ancora non riesco a capacitarmi del fatto di essere stato qui, in questi luoghi, in mezzo ai monti! Fortuna ho come prova le fotografie scattate!
Ora sto iniziando a rilassarmi, accendo lo stereo: Media--> Cartelle--> George Michael--> Album--> Faith---> One more try
"I've had enough of danger
And people on the streets
I'm looking out for angels
Just trying to find some peace
Now I think it's time
That you let me know..."
L'emisfero sinistro si occupa dell guida, il destro è libero di fantasticare...
Doveva essere un banale allenamento...
La prima parte del sentiero lungo l'argine del "Sentino".
Il "Monte Frasassi".
Il crocevia nei pressi di "Pierosara", sullo sfondo il "Monte Revellone".
Dopo il crocevia, il sentiero 117 sembra un viale alberato di una vecchia villa.
Il nuovo segnavia posto poco dopo l'incrocio con il sentiero per la "Grotta del Mezzogiorno".
Il "Foro degli Occhialoni".
L'ingresso delle gallerie sopra il "Foro".
Gli ultimi "Gradoni" e siamo in cresta!
Fa sempre una certo effetto sporgersi da qui.
Uno sguardo a Ovest.
Uno sguardo sopra.
Si inizia ad arrampicare!
Il cavo metallico che scende verso la cengia esposta.
L'ultimo spezzone di cavo metallico e sullo sfondo il "Monte Valmontagnana".
Alcuni raggi di sole filtrano tra le nuvole.
Vecchi segni sbiaditi.
All'improvviso ci si ritrova qui, sul ciglio di un bel precipizio. In basso il fiume "Sentino".
Finalmente fuori dalla macchia!
Uno sguardo indietro: sta praticamente franando tutto.
Il fiume "Sentino".
Una bella cartolina: il fiume Sentino", la "Gola di Frasassi"... bisogna aggiungere altro?
La "Madonna del Fiume", sullo sfondo l'eremo di "Santa Maria infra Saxa".
La chiesa romanica di "San Vittore alle Chiuse".
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