"(...) i grossi contrafforti rocciosi della Sibilla sono baciati dal sole, il verde della vegetazione è intenso ed il cielo è azzurro: con cavalletto, tela, colori e la mano di un artista potrebbe venir fuori un bel dipinto!"
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Gola dell'Infernaccio su Wikipedia
San Leonardo sito ufficiale
Domande, domande, domande che però vengono messe in secondo piano dalla splendida giornata che si va delineando: il meteo prevede condizioni stabili e basta questo a darmi una carica ed un ottimismo inattaccabili!
Finalmente partiamo seguendo la carrareccia che in leggera salita prosegue lungo i cosiddetti "Campi di Vetice", dove numerosi recinti stanno ad indicare che questa è un'area principalmente adibita al pascolo.
Terminato questo breve tratto proseguiamo per degli impercettibili saliscendi, sempre lungo la carrareccia, fino ad arrivare ad una piccola costruzione, dove, tenendo la destra, si intercetta il sentiero che prosegue in mezzo alla boscaglia.
Il percorso in questo tratto è ben delineato e taglia, con un lungo traverso interrotto da qualche tornantino, la costa Sud-orientale del "Pizzo" chiamata "Samara".
La vista è magnifica, arrampicati su un balcone naturale i nostri occhi riescono ad abbracciare dalla vetta della Sibilla, il Monte Zampa fino alla verde valle che il Tenna ha scavato fino al mare: qui le foto si sprecano anche perché il Monte Zampa da questa angolazione mostra il suo lato più selvaggio ed austero.
Salgo, scendo, mi volto a destra e sinistra ma in mezzo a tutte queste rocce non riesco a trovare il sentiero: urlo agli altri che vado in avanscoperta. Raggiunto il bordo sinistro del canalone inizio a risalirlo prima in mezzo alla vegetazione e poi per delle roccette: mi sembra di vedere qualcosa più in alto, salgo ancora di qualche decina di metri ma ancora niente. Preso dalla foga non mi rendo conto che sto mettendo le mani a terra ormai da qualche minuto e gli appigli sono sempre più radi ed instabili: guardo in basso, no, di compiere il percorso a ritroso non se ne parla, andrò sulla destra verso la vegetazione e da lì mi calerò nuovamente fino al punto di partenza anche perché da questa angolazione noto sul lato destro del canale il sentiero che dovevamo percorrere. I miei amici intanto "di sotto" stanno cercando anche loro la traccia, senza successo, come me.
Grido loro di rimanere fermi dove sono e di aspettarmi, ho trovato la soluzione alla nostra impasse. Raggiungerò il lato destro del canale, percorrerò a ritroso il sentiero, quello giusto stavolta, e da quel punto darò indicazioni ai miei amici sulla traccia da seguire. Più facile a dirsi che a farsi, i primi alberi sono a poco meno di 10 metri sulla mia destra, ma il tratto che mi separa da loro oltre ad essere parecchio esposto e con pendenza accentuata è su un terreno misto erba, rocce e brecciolino...
Ovviamente con la dovuta calma e sangue freddo supero questo tratto ed una volta giunto in mezzo agli alberi inizio a calarmi con l'aiuto dei rami: avere una maglia a maniche corte mi ricorderà nei giorni seguenti aver percorso questo tratto talmente le mie braccia sono piene di graffi e sbucciature... Gli errori si pagano!
Raggiunti i miei amici continuo attraversando il canalone ed una volta individuato il sentiero ne percorro un centinaio di metri fino a raggiungere il crinale: voglio essere sicuro al 100% di essere lungo il giusto percorso, quando stasera, stanchi, percorreremo nuovamente questo sentiero tutto dovrà filare liscio.
Urlo le indicazioni ai miei amici che ora procedono nella giusta direzione costeggiando in salita uno degli speroni meridionali del "Pizzo": quando ormai reputo il mio aiuto non più necessario riparto di corsa per la pista ormai netta ai miei occhi.
Dopo pochi minuti li raggiungo, proprio dove il sentiero con un paio di tornanti volta sulla destra: siamo sul bordo inferiore di un piccolo anfiteatro naturale sovrastato da alcune guglie rocciose.
Siamo letteralmente arrampicati sopra alcuni speroni rocciosi (alla nostra destra salendo) e la vista anche da qui è magnifica.
I nostri occhi però sono attratti dalla strada che conduce dal parcheggio "Valleria" fino alla stretta "Le Pisciarelle": dal "Monte Zampa" è venuta giù una grossa frana che l'ha danneggiata in maniera molto grave.
Giunti in cresta (omini di pietra) ne seguiamo il filo per alcune decine di metri per poi svoltare a sinistra, attraversando un pendio erboso, in direzione della sella formata da un grosso sperone roccioso che sovrasta la valle del "Tenna" ed il "Pizzo".
Ormai da un po' di tempo San Leonardo fa capolino, ci rendiamo conto però che la strada da percorrere per raggiungerlo è ancora parecchia: meglio rimboccarsi le maniche!
La cascata del "Rio", lontana, bellissima: dobbiamo percorrere un lungo traverso superando alcuni crinali rocciosi nei pendii sottostanti la cresta di Nord-Est della Priora per raggiungerla.
Bene bene bene!
Riprendiamo la marcia talvolta seguendo una flebile traccia, talvolta procedendo a vista: il brutto di questa situazione è che non essendoci un sentiero vero e proprio le caviglie sono sollecitate all'inverosimile: mi consola il fatto che questo "sforzo" sarà simmetrico visto che all'andata avremo il pendio alla nostra sinistra mentre al ritorno a destra.
Finalmente raggiungiamo il fosso "Il Rio" e qui troviamo una bella sorpresa: il letto del torrente è completamente ricoperto dalla neve e solo da alcune aperture si riesce ad intravedere l'acqua che scorre verso la cascata (non visibile da qui). Per guadare quindi non c'è scelta, bisogna passare sopra la neve: dai punti in cui si riesce a vedere l'acqua sottostante si capisce che lo strato di neve è abbastanza alto (circa un metro) quindi non dovrebbero esserci problemi di cedimenti, l'importante è transitare in zone il più lontano possibile dai punti sopracitati pena un bel bagno in acque gelate!
I miei amici sono rimasti un po' indietro, ne approfitto per saggiare la neve e passare dall'altra parte dell'invaso: ogni passo che compio è misurato e, vista la pendenza, per facilitare poi il passaggio durante la via del ritorno, incido in profondità le mie impronte. In meno di un minuto il gioco è fatto e già sto percorrendo la traccia che mi condurrà ad una grossa frana che si è staccata dalla Priora: qui il terreno è instabile ed è composto da ciottolame di dimensioni variabili. Sotto, decine di metri più in basso, l'invaso del "Fosso il Rio": bisogna prestare la massima attenzione, scivolare qui non sarebbe una bella esperienza...
Superato questo tratto mi fermo ad aspettare i miei amici che sono alle prese con il guado del fosso "il Rio": grido loro di seguire le mie orme e contemporaneamente poso il mio sguardo su quello che dovrò affrontare a breve.
Una valanga ha tirato giù di tutto e passare in mezzo a questo groviglio di rami, radici, massi instabili, con lo zaino che si impiglia da tutte le parti è quanto mai frustrante.
Finalmente fuori da questo tratto iniziamo a percorrere la traccia ben delineata che avevamo intravisto in precedenza e qui i nostri piedi possono calpestare nuovamente quello che è una parvenza di sentiero, in stato di abbandono e senza segni, però senza pendenze laterali.
Facciamo il punto della situazione ed i miei amici, chi per una ragione, chi per un'altra, non hanno intenzione di proseguire fino al "Laghetto della Sibilla" decido quindi di andare da solo: loro mi aspetteranno a San Leonardo.
Così parto, di corsa, la mia marcia procede spedita agevolata dal percorso che si svolge il leggera discesa: devo stare attento però alle radici degli alberi a volte celate dalle foglie ed ai numerosi rami caduti che ogni tanto mi sbarrano la via. I tempi sono stretti, ho promesso ai miei amici che per le 13:45 ci incontreremo a San Leonardo e così sarà.
E'da poco passata la "mezza" ed ho appena fatto il mio ingresso all'interno della faggeta di San Leonardo, poco sotto la "Banditella": meno di due mesi fa in questo punto mi stavo togliendo i ramponi, oggi sto letteralmente volando sul sentiero. Come dicevo non voglio far attendere i miei compagni di viaggio ma la questione è anche un'altra: c'è sempre in me quella voglia di mettermi in discussione, di andare oltre, di spingermi oltre i limiti così da poter ambire ad obiettivi sempre più importanti. Il gioco adesso è quello di arrivare al "Laghetto" della Sibilla" in meno di mezzora e per rendere possibile tutto questo c'è un solo modo: correre! Percorro in poco tempo la "zeta" tracciata all'interno della faggeta e una volta raggiunto il prato antistante San Leonardo continuo sulla mia destra: più tardi avrò modo di effettuarvi una piccola sosta.
E la mia corsa continua... Il rumore del Tenna è sempre più vicino ed i riflessi delle sue acque cristalline ogni tanto balenano alla mia sinistra. Supero il bivio con il sentiero che proviene dalla "Gola dell'infernaccio" (sentiero del Parco n.221) e proseguo alla mia destra in direzione Capotenna. Dopo neanche una manciata di minuti raggiungo una piccola frana e come feci la volta scorsa (San Leonardo e "Laghetto della Sibilla" dal Santuario della Madonna dell'Ambro Invernale) oltrepasso lo sbarramento formato dai massi e dalla vegetazione scendendo di qualche passo lungo il pendio per poi risalirlo una volta oltrepassato l'ostacolo. Riprendo la corsa superando di slancio un dosso (sulla parte in salita scavalco alcuni alberi) finché il sentiero, che ora prosegue in pianura, non si affianca al fiume Tenna.
Il tempo a differenza della volta scorsa è stupendo ed i grossi contrafforti rocciosi della Sibilla sono baciati dal sole, il verde della vegetazione è intenso ed il cielo è azzurro: con cavalletto, tela, colori e la mano di un artista potrebbe venir fuori un bel dipinto!
E' la seconda volta in due mesi che sono su queste rive e ad essere sinceri non è mai abbastanza: guardo l'orologio, sono le 13:01, stavolta ho tempo a sufficienza da dedicare alla contemplazione ed alla esplorazione. Voglio capire se c'è la possibilità di aggirare il laghetto e proseguire in direzione "Capotenna": l'ultima volta c'era ancora parecchia neve sulle rocce franate, i tempi poi erano stretti e non avevamo potuto vagliare questa possibilità.
Senza neanche fermarmi proseguo alla mia sinistra muovendomi con accortezza lungo il ghiaione formatosi tra le rocce della Sibilla ed il laghetto ed in breve tempo ne raggiungo la parte opposta: anche a questo quesito è stata data risposta, ora non mi resta che scavalcare nuovamente il Tenna e ci sono!
Verso "Capotenna" passando sulla riva meridionale del "Laghetto della Sibilla".
Guado il fiume con un paio di balzi e finalmente mi posso fermare, è tempo di lasciare spazio alla contemplazione...
Piccola parentesi.
Nei miei post, prima della descrizione del percorso e la relazione, inserisco sempre i dati dell'escursione che sono quelli rilevati dalla mia applicazione, MyTrails per chi ancora non lo sapesse: è ora scossa che acquisti un GPS "serio" non perché MyTRails si comporti erroneamente, anzi, il fatto è che in condizioni di freddo intenso ad esempio la batteria dello smartphone si scarica velocemente e se l'escursione è lunga è inutile essere muniti di un Power Bank da 5000 mAh! Se ho il telefono scarico in caso di emergenza come posso contattare i soccorsi? Il telefono in queste circostanze deve rimanere sempre carico e svolgere il compito per il quale è stato inventato ossia fare telefonate e basta (magari parlerò in futuro di questa questione)!
Questo preambolo per dire che i dati che pubblico sono reali ma, specie quando vado in solitaria, tendendo a "spingere" come un forsennato, andrebbero soppesati: libero da vincoli quali il proseguire tutti con lo stesso passo come quando si è in gruppo, dentro di me si accende un interruttore, una melodia va in background e vado...
Quindi occhio, prendete i miei tempi con le molle, specie quando sono solo, ed in caso di dubbi non esitate a chiedere: scrivo questa cosa perché un gruppo di escursionisti si è trovato in difficoltà seguendo alla lettera i miei tempi (solo riguardo questi ultimi, per la descrizione del percorso e tutto il resto invece no). Sono perennemente in sfida con me stesso, sono il mio peggior critico, d'altronde la strada per migliorarsi è solo questa, quindi... Attenzione a me!
Chiusa parentesi.
Trenta Aprile 2017
Partenza da Vetice (Fonte Vecchia 852m) ore 7:16
Partenza da Vetice (Fonte Vecchia 852m) ore 7:16
Rientro a Vetice (Fonte Vecchia) ore 18:00
Durata escursione 10h 44' (pause di 15' sopra uno dei costoni rocciosi sotto il "Pizzo", di 12' sopra la cascata del "Rio" e di 9' lungo la "Samara")
Tempo di marcia: 10h 08'
Lunghezza tragitto: 24,6km circa
Grado di difficoltà: EE
Dislivello in salita: 2175m
Dislivello in discesa: 2184m
Quota massima: 1368m sulla "Banditella"
Monte Priora su Wikipedia
Monti Sibillini su Wikipedia
Gola dell'Infernaccio su Wikipedia
San Leonardo sito ufficiale
Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.
Percorso:
Partenza da "Vetice", località "Fonte Vecchia" (852m), si prosegue in leggera salita sulla sinistra seguendo la carrareccia che attraversa i "Campi di Vetice". Nei pressi di una piccola costruzione la sterrata termina e si prende il sentiero (non segnalato), all'inizio impercettibile perché nascosto dalla fitta vegetazione, sulla destra. Si prosegue in mezzo al bosco, detto "Samara", tagliando verso Ovest la base del "Pizzo". Continuando sulla sinistra si arriva ad una cengia superata la quale si arriva ad un canalone che si deve risalire fino a ad incrociare una traccia appena percettibile che proviene dalla destra. Si prosegue sulla sinistra costeggiando in salita uno degli speroni meridionali del "Pizzo"finché il sentiero con un paio di tornanti volta sulla destra: siamo sul bordo inferiore di un piccolo anfiteatro naturale sovrastato da alcune guglie rocciose.
La traccia, che a volte si perde tra il ciottolame, prosegue lungo questo anfiteatro che nella parte superiore si restringe fino a diventare un canale.
Si prosegue, tenendosi sulla sinistra e giunti in cresta (alcuni omini di pietra) seguendone il filo per alcune decine di metri per poi svoltare a sinistra, attraversando un pendio erboso, in direzione della sella formata da un grosso sperone roccioso che sovrasta la valle del "Tenna" ed il "Pizzo". Le tracce da questo punto in poi diventano sporadiche, in alcuni tratti inesistenti: si scende per il bosco che ci si trova di fronte (direzione Nord-Ovest) e si prosegue tenendosi sulla destra fino ad arrivare nei pressi di una radura da dove è possibile vedere la "Cascata del Rio": si percorre un lungo traverso superando alcuni crinali rocciosi nei pendii sottostanti la cresta di Nord-Est della Priora per raggiungerne la parte superiore. Raggiunto il fosso "il Rio" si prosegue superando nell'ordine una grossa frana che si è staccata dalla Priora (ciottolame) ed una zona di sfasciume (valanga) proprio all'ingresso del bosco. La traccia ora è ben delineata e vira decisamente verso Sud fino ad uscire dal bosco nei pressi della "Banditella". Raggiunto un pendio erboso, discendendo di qualche metro il tracciato si ricongiunge con il sentiero non segnalato n.17 che conduce all'eremo di San Leonardo dal quale si scende sulla destra seguendo il sentiero del Parco n.229. A pochi metri dal fiume Tenna si arriva alla biforcazione con il sentiero del Parco n.221: proseguendo sulla sinistra (Est) il percorso conduce alla "Gola dell'Infernaccio"; prendendo verso destra (Ovest) il sentiero continua fino alle sorgenti del fiume Tenna (Capotenna). Dopo aver proseguito in direzione Ovest per circa 600m si raggiunge il laghetto formato da una grossa frana che si è staccata dal Monte Sibilla durante le scosse sismiche degli ultimi mesi. Per il ritorno è stato seguito lo stesso itinerario dell'andata tranne per il breve tratto dove in mattinata si era saliti per il canalone: per il ritorno si è seguita la pista che passa sopra la cengia esposta che si affaccia sulla valle del Tenna.
La traccia, che a volte si perde tra il ciottolame, prosegue lungo questo anfiteatro che nella parte superiore si restringe fino a diventare un canale.
Si prosegue, tenendosi sulla sinistra e giunti in cresta (alcuni omini di pietra) seguendone il filo per alcune decine di metri per poi svoltare a sinistra, attraversando un pendio erboso, in direzione della sella formata da un grosso sperone roccioso che sovrasta la valle del "Tenna" ed il "Pizzo". Le tracce da questo punto in poi diventano sporadiche, in alcuni tratti inesistenti: si scende per il bosco che ci si trova di fronte (direzione Nord-Ovest) e si prosegue tenendosi sulla destra fino ad arrivare nei pressi di una radura da dove è possibile vedere la "Cascata del Rio": si percorre un lungo traverso superando alcuni crinali rocciosi nei pendii sottostanti la cresta di Nord-Est della Priora per raggiungerne la parte superiore. Raggiunto il fosso "il Rio" si prosegue superando nell'ordine una grossa frana che si è staccata dalla Priora (ciottolame) ed una zona di sfasciume (valanga) proprio all'ingresso del bosco. La traccia ora è ben delineata e vira decisamente verso Sud fino ad uscire dal bosco nei pressi della "Banditella". Raggiunto un pendio erboso, discendendo di qualche metro il tracciato si ricongiunge con il sentiero non segnalato n.17 che conduce all'eremo di San Leonardo dal quale si scende sulla destra seguendo il sentiero del Parco n.229. A pochi metri dal fiume Tenna si arriva alla biforcazione con il sentiero del Parco n.221: proseguendo sulla sinistra (Est) il percorso conduce alla "Gola dell'Infernaccio"; prendendo verso destra (Ovest) il sentiero continua fino alle sorgenti del fiume Tenna (Capotenna). Dopo aver proseguito in direzione Ovest per circa 600m si raggiunge il laghetto formato da una grossa frana che si è staccata dal Monte Sibilla durante le scosse sismiche degli ultimi mesi. Per il ritorno è stato seguito lo stesso itinerario dell'andata tranne per il breve tratto dove in mattinata si era saliti per il canalone: per il ritorno si è seguita la pista che passa sopra la cengia esposta che si affaccia sulla valle del Tenna.
Relazione:
Il tempo oggi è stupendo, sono le 7:16 di una splendida Domenica mattina di Primavera e siamo nei pressi della "Fonte Vecchia", poco fuori Vetice, dove io e Mirko ci siamo incontrati pochi minuti fa con Lucia. La nostra escursione non inizia sotto i migliori auspici, l'automobile di Lucia ha una gomma a terra, al termine del nostro periplo dovremmo occuparci anche di questa situazione: la cosa che mi lascia tranquillo però è il fatto che il ruotino di scorta è in pressione, quindi ci vorranno si e no circa dieci minuti di tempo per la sua sostituzione e nulla di più. Le mie "preoccupazioni" sono altre ossia quelle che andremo ad affrontare un percorso che conosciamo solo in parte ed al quale non viene fatta più manutenzione da parecchi anni: riusciremo ad individuare sempre la traccia da seguire? Troveremo ostacoli lungo il nostro percorso? Se si, riusciremo a superarli?Domande, domande, domande che però vengono messe in secondo piano dalla splendida giornata che si va delineando: il meteo prevede condizioni stabili e basta questo a darmi una carica ed un ottimismo inattaccabili!
Pronti, via!
La prima parte del percorso attraverso i "Campi di Vetice".
Il "Monte Zampa" spunta dalla vegetazione.
Ma quanto chiacchiero!
Tra una chiacchiera e l'altra neanche ci accorgiamo di aver raggiunto un bivio e di aver preso la direzione sbagliata: presi dal panorama superbo che si andava mostrando alla nostra sinistra, inconsciamente abbiamo proseguito in quella direzione...
E qui già abbiamo sbagliato la via, che panorama però!
Errore che pagherò a caro prezzo...La vista è magnifica, arrampicati su un balcone naturale i nostri occhi riescono ad abbracciare dalla vetta della Sibilla, il Monte Zampa fino alla verde valle che il Tenna ha scavato fino al mare: qui le foto si sprecano anche perché il Monte Zampa da questa angolazione mostra il suo lato più selvaggio ed austero.
Il "Monte Zampa" e la "Sibilla".
Sotto queste rocce è meglio indossare il caschetto!
Verso la base del "canale".
Diamo un'occhiata alla traccia GPS e capiamo subito di esserci sbagliati: di tornare indietro non se ne parla, non sia mai, anche perché sbuchiamo sulla base di un lungo canalone che ci ricondurrà al sentiero principale.
E si sale!
Siamo sul fondo di una morena detritica ed il ciottolame presente non facilita di certo la nostra progressione, la direzione che stiamo tenendo però è quella giusta e a breve dovremmo incrociare la traccia...Salgo, scendo, mi volto a destra e sinistra ma in mezzo a tutte queste rocce non riesco a trovare il sentiero: urlo agli altri che vado in avanscoperta. Raggiunto il bordo sinistro del canalone inizio a risalirlo prima in mezzo alla vegetazione e poi per delle roccette: mi sembra di vedere qualcosa più in alto, salgo ancora di qualche decina di metri ma ancora niente. Preso dalla foga non mi rendo conto che sto mettendo le mani a terra ormai da qualche minuto e gli appigli sono sempre più radi ed instabili: guardo in basso, no, di compiere il percorso a ritroso non se ne parla, andrò sulla destra verso la vegetazione e da lì mi calerò nuovamente fino al punto di partenza anche perché da questa angolazione noto sul lato destro del canale il sentiero che dovevamo percorrere. I miei amici intanto "di sotto" stanno cercando anche loro la traccia, senza successo, come me.
Grido loro di rimanere fermi dove sono e di aspettarmi, ho trovato la soluzione alla nostra impasse. Raggiungerò il lato destro del canale, percorrerò a ritroso il sentiero, quello giusto stavolta, e da quel punto darò indicazioni ai miei amici sulla traccia da seguire. Più facile a dirsi che a farsi, i primi alberi sono a poco meno di 10 metri sulla mia destra, ma il tratto che mi separa da loro oltre ad essere parecchio esposto e con pendenza accentuata è su un terreno misto erba, rocce e brecciolino...
Ovviamente con la dovuta calma e sangue freddo supero questo tratto ed una volta giunto in mezzo agli alberi inizio a calarmi con l'aiuto dei rami: avere una maglia a maniche corte mi ricorderà nei giorni seguenti aver percorso questo tratto talmente le mie braccia sono piene di graffi e sbucciature... Gli errori si pagano!
Alla ricerca del sentiero...
... meglio posizionarsi qui e fornire indicazioni!
Dovete ancora salire di una trentina di metri!
Perfetto, da qui, come previsto, vedo anche la traccia che dobbiamo seguire per il proseguo dell'escursione: dovevamo stare più in alto solo di una trentina di metri. Dal punto in cui ero arrivato mancavano solo pochi metri al sentiero: ridiamoci sopra!Urlo le indicazioni ai miei amici che ora procedono nella giusta direzione costeggiando in salita uno degli speroni meridionali del "Pizzo": quando ormai reputo il mio aiuto non più necessario riparto di corsa per la pista ormai netta ai miei occhi.
Dopo pochi minuti li raggiungo, proprio dove il sentiero con un paio di tornanti volta sulla destra: siamo sul bordo inferiore di un piccolo anfiteatro naturale sovrastato da alcune guglie rocciose.
Forza ragazzi, si batte la fiacca!?
Gli speroni rocciosi che contraddistinguono il versante Sud del "Pizzo".
Il sentiero, che a volte si perde tra il ciottolame, prosegue lungo questo anfiteatro che nella parte superiore si restringe fino a diventare un canale: dopo lo sforzo sinora tenuto, anche grazie agli errori compiuti, decidiamo che è giunto il momento di fare una pausa.
Dietro questo spuntone ci fermiamo per una pausa.
Il grosso distacco che ha danneggiato la carrareccia che collega il parcheggio "Valleria" alla stretta "le Pisciarelle".
Ricaricate le batterie proseguiamo in salita tenendoci sulla sinistra.
E' ora di ripartire!
Il "Castello" come viene chiamata questa parte del "Pizzo".
Da questa angolazione la parete Nord del "Monte Zampa" sembra enorme.
Il prossimo obiettivo è in vista, la sella erbosa sulla sinistra.
La Nord del "Monte Zampa, in basso si intravede la "Cengia del Cinghiale".
Se prima una sorta di sentiero si riusciva ad intravedere ora le tracce diventano sporadiche, in alcuni tratti inesistenti: dopo essere scesi però per il bosco di fronte a noi (direzione Nord-Ovest), nei pressi di una radura, un primo riferimento appare di fronte a noi.
Al cospetto della "Priora".
La famosa cascata del "Rio".
Poco sopra il suo salto notiamo poi un'evidente traccia che va a perdersi dentro il bosco: quella dovrebbe essere una vecchia pista con alcuni tratti scavati nella roccia che conduce prima al "Casale il Rio" e poi a San Leonardo; il sentiero utilizzato per raggiungere San Leonardo o Capotenna prima che venisse aperto quello dell'infernaccio.
Ogni tanto San Leonardo fa capolino.
Riprendiamo la marcia talvolta seguendo una flebile traccia, talvolta procedendo a vista: il brutto di questa situazione è che non essendoci un sentiero vero e proprio le caviglie sono sollecitate all'inverosimile: mi consola il fatto che questo "sforzo" sarà simmetrico visto che all'andata avremo il pendio alla nostra sinistra mentre al ritorno a destra.
Uno dei tanti affluenti del fosso "Il Rio".
Nonostante ciò proseguiamo di buon passo, trovando velocemente il percorso migliore anche nei crinali, dove in alcuni punti l'esposizione diviene ragguardevole.Finalmente raggiungiamo il fosso "Il Rio" e qui troviamo una bella sorpresa: il letto del torrente è completamente ricoperto dalla neve e solo da alcune aperture si riesce ad intravedere l'acqua che scorre verso la cascata (non visibile da qui). Per guadare quindi non c'è scelta, bisogna passare sopra la neve: dai punti in cui si riesce a vedere l'acqua sottostante si capisce che lo strato di neve è abbastanza alto (circa un metro) quindi non dovrebbero esserci problemi di cedimenti, l'importante è transitare in zone il più lontano possibile dai punti sopracitati pena un bel bagno in acque gelate!
Nei pressi dell'alveo del fosso "Il Rio".
Superato questo tratto mi fermo ad aspettare i miei amici che sono alle prese con il guado del fosso "il Rio": grido loro di seguire le mie orme e contemporaneamente poso il mio sguardo su quello che dovrò affrontare a breve.
I miei amici durante la fase di attraversamento del nevaio posto sopra il torrente.
Seguite le mie impronte!
Finalmente fuori da questo tratto iniziamo a percorrere la traccia ben delineata che avevamo intravisto in precedenza e qui i nostri piedi possono calpestare nuovamente quello che è una parvenza di sentiero, in stato di abbandono e senza segni, però senza pendenze laterali.
Finalmente su un terreno decente!
Teoricamente dovremmo essere nei pressi del "Casale il Rio" che però non riusciamo ad individuare tra la fitta vegetazione: qui la nostra marcia, non più frenata da ostacoli (a parte qualche albero caduto), riprende vigore ed in poco tempo usciamo fuori dal bosco.
Oramai non manca molto per San Leonardo.
La traccia sparisce nuovamente, ma una rapida occhiata alla registrazione dell'escursione del Quattro Marzo 2017 - San Leonardo e "Laghetto della Sibilla" dal Santuario della Madonna dell'Ambro Invernale indica che la direzione che stiamo seguendo è quella giusta e a breve incroceremo il sentiero non segnalato n.17 che scende verso San Leonardo. Superato un piccolo crinale erboso ci siamo, d'ora in poi non ci sarà più alcun problema riguardo la direzione da seguire, il percorso da questo punto in poi è ben noto.Facciamo il punto della situazione ed i miei amici, chi per una ragione, chi per un'altra, non hanno intenzione di proseguire fino al "Laghetto della Sibilla" decido quindi di andare da solo: loro mi aspetteranno a San Leonardo.
Così parto, di corsa, la mia marcia procede spedita agevolata dal percorso che si svolge il leggera discesa: devo stare attento però alle radici degli alberi a volte celate dalle foglie ed ai numerosi rami caduti che ogni tanto mi sbarrano la via. I tempi sono stretti, ho promesso ai miei amici che per le 13:45 ci incontreremo a San Leonardo e così sarà.
E'da poco passata la "mezza" ed ho appena fatto il mio ingresso all'interno della faggeta di San Leonardo, poco sotto la "Banditella": meno di due mesi fa in questo punto mi stavo togliendo i ramponi, oggi sto letteralmente volando sul sentiero. Come dicevo non voglio far attendere i miei compagni di viaggio ma la questione è anche un'altra: c'è sempre in me quella voglia di mettermi in discussione, di andare oltre, di spingermi oltre i limiti così da poter ambire ad obiettivi sempre più importanti. Il gioco adesso è quello di arrivare al "Laghetto" della Sibilla" in meno di mezzora e per rendere possibile tutto questo c'è un solo modo: correre! Percorro in poco tempo la "zeta" tracciata all'interno della faggeta e una volta raggiunto il prato antistante San Leonardo continuo sulla mia destra: più tardi avrò modo di effettuarvi una piccola sosta.
E la mia corsa continua... Il rumore del Tenna è sempre più vicino ed i riflessi delle sue acque cristalline ogni tanto balenano alla mia sinistra. Supero il bivio con il sentiero che proviene dalla "Gola dell'infernaccio" (sentiero del Parco n.221) e proseguo alla mia destra in direzione Capotenna. Dopo neanche una manciata di minuti raggiungo una piccola frana e come feci la volta scorsa (San Leonardo e "Laghetto della Sibilla" dal Santuario della Madonna dell'Ambro Invernale) oltrepasso lo sbarramento formato dai massi e dalla vegetazione scendendo di qualche passo lungo il pendio per poi risalirlo una volta oltrepassato l'ostacolo. Riprendo la corsa superando di slancio un dosso (sulla parte in salita scavalco alcuni alberi) finché il sentiero, che ora prosegue in pianura, non si affianca al fiume Tenna.
Ancora qui...
... a pochi passi da quello...
Ormai manca poco, sulla sinistra inizio ad intravedere la grossa frana di materiale roccioso che ostruendo il corso del fiume ha generato quello che io chiamo affettuosamente "Laghetto della Sibilla", finalmente posso smettere di correre.
... che la forza della natura...
... ha generato: il "Laghetto della Sibilla".
Inizio a risalire l'ammasso roccioso di nuova formazione, scavalco il Tenna e giungo di fronte ad uno degli angoli naturali più belli che ci siano: stavolta il cielo non è cupo e minaccioso e luce calda della primavera rende l'atmosfera amena ed idilliaca.E' la seconda volta in due mesi che sono su queste rive e ad essere sinceri non è mai abbastanza: guardo l'orologio, sono le 13:01, stavolta ho tempo a sufficienza da dedicare alla contemplazione ed alla esplorazione. Voglio capire se c'è la possibilità di aggirare il laghetto e proseguire in direzione "Capotenna": l'ultima volta c'era ancora parecchia neve sulle rocce franate, i tempi poi erano stretti e non avevamo potuto vagliare questa possibilità.
Senza neanche fermarmi proseguo alla mia sinistra muovendomi con accortezza lungo il ghiaione formatosi tra le rocce della Sibilla ed il laghetto ed in breve tempo ne raggiungo la parte opposta: anche a questo quesito è stata data risposta, ora non mi resta che scavalcare nuovamente il Tenna e ci sono!
Vista sul "Laghetto della Sibilla" da Capotenna.
Sono ammaliato, estasiato da quello che i miei occhi possono ammirare, magari sarò ripetitivo all'inverosimile ma trovarsi di fronte a certi spettacoli è un qualcosa di unico, di indescrivibile.
Un'occhiata verso "Capotenna".
In questi frangenti le emozioni prendono il sopravvento ed è bello farsi rapire e lasciarsi trasportare....
"...i grossi contrafforti rocciosi della Sibilla sono baciati dal sole, il verde della vegetazione è intenso ed il cielo è azzurro: con cavalletto, tela, colori e la mano di un artista potrebbe venir fuori un bel dipinto!"
Non è facile tornare alla realtà dopo momenti come questi appena vissuti però è giunto il momento che io mi muova.
Uno spettacolo unico!
Panoramica video sul "Laghetto della Sibilla" dall'infernaccio.
Torniamo alla realtà, è tempo che mi muova, i miei amici mi stanno aspettando a San Leonardo e voglio essere puntuale: mangio al volo un po' di frutta secca, bevo due sorsi d'acqua e riprendo la via del ritorno, anche in questa circostanza di corsa: reggerò con questo ritmo fino a San Leonardo? Sicuramente in discesa è stato più facile, ma come la mettiamo con la salita, ho già percorso più di 12 Km con un dislivello positivo che si aggira intorno ai 1000m, ce la farò?Piccola parentesi.
Nei miei post, prima della descrizione del percorso e la relazione, inserisco sempre i dati dell'escursione che sono quelli rilevati dalla mia applicazione, MyTrails per chi ancora non lo sapesse: è ora scossa che acquisti un GPS "serio" non perché MyTRails si comporti erroneamente, anzi, il fatto è che in condizioni di freddo intenso ad esempio la batteria dello smartphone si scarica velocemente e se l'escursione è lunga è inutile essere muniti di un Power Bank da 5000 mAh! Se ho il telefono scarico in caso di emergenza come posso contattare i soccorsi? Il telefono in queste circostanze deve rimanere sempre carico e svolgere il compito per il quale è stato inventato ossia fare telefonate e basta (magari parlerò in futuro di questa questione)!
Questo preambolo per dire che i dati che pubblico sono reali ma, specie quando vado in solitaria, tendendo a "spingere" come un forsennato, andrebbero soppesati: libero da vincoli quali il proseguire tutti con lo stesso passo come quando si è in gruppo, dentro di me si accende un interruttore, una melodia va in background e vado...
Quindi occhio, prendete i miei tempi con le molle, specie quando sono solo, ed in caso di dubbi non esitate a chiedere: scrivo questa cosa perché un gruppo di escursionisti si è trovato in difficoltà seguendo alla lettera i miei tempi (solo riguardo questi ultimi, per la descrizione del percorso e tutto il resto invece no). Sono perennemente in sfida con me stesso, sono il mio peggior critico, d'altronde la strada per migliorarsi è solo questa, quindi... Attenzione a me!
Chiusa parentesi.
Ancora riesco a correre lungo il sentiero che procede in leggera salita, sembra stia vincendo la mia sfida, l'orologio me ne sta dando conferma, e già da un po' la mia mente sta andando per conto proprio...
Piccola parentesi.
How Many Lies? (Quante Bugie?)
Musica e testo di Gary Kemp
Once there were times,
Once there were reasons filled with rhymes,
Everything shared, everything told
You keep me so warm,
Protect me from all those mighty storms
And dreams seem so old
So look at us now, just look at us now,
With our hands on our hearts
And lines on our brow
How many lies must we tell?
How many lies must we see?
How many times must we say, “it’s for the best?
And leave truth as the casualty?
Do you read through the lines,
Or believe the TV and ‘The Times?
Where can we find more ways to see?
You strain on the truth,
And make believe all when you cry wolf,
And the lies you’re giving me
So look at us now, just look at us now,
With our hands on our hearts
And lines on our brow
How many lies must we tell?
How many lies must we see?
How many times must we say, “it’s for the best?
And leave truth as the casualty?
Oh, well the truth is hard,
So when they write the book,
Fiction’s what you wanna be
Well, it’s your freedom of choice,
But you know that lies, are the cancer of democracy
You’ve painted your face,
And now you’ve tainted your words
And now you’re ready and armed with love
Well if you’re head is steady,
And your soul is ready,
We’re going up above
So whatever you wanna be,
Just come on along with me,
If there’s truth in our hearts,
Maybe we can break free
How many lies must we tell?
How many lies must we see?
How many times must we say, “it’s for the best?
And leave truth as the casualty?
How many lies must we tell?
How many lies must we see?
How many times must we say, “it’s for the best?
And leave truth as the casualty?
How many times must we say, “it’s for the best?
And leave nothing, yeah
Piccola parentesi.
How Many Lies? (Quante Bugie?)
Musica e testo di Gary Kemp
Once there were times,
Once there were reasons filled with rhymes,
Everything shared, everything told
You keep me so warm,
Protect me from all those mighty storms
And dreams seem so old
So look at us now, just look at us now,
With our hands on our hearts
And lines on our brow
How many lies must we tell?
How many lies must we see?
How many times must we say, “it’s for the best?
And leave truth as the casualty?
Do you read through the lines,
Or believe the TV and ‘The Times?
Where can we find more ways to see?
You strain on the truth,
And make believe all when you cry wolf,
And the lies you’re giving me
So look at us now, just look at us now,
With our hands on our hearts
And lines on our brow
How many lies must we tell?
How many lies must we see?
How many times must we say, “it’s for the best?
And leave truth as the casualty?
Oh, well the truth is hard,
So when they write the book,
Fiction’s what you wanna be
Well, it’s your freedom of choice,
But you know that lies, are the cancer of democracy
You’ve painted your face,
And now you’ve tainted your words
And now you’re ready and armed with love
Well if you’re head is steady,
And your soul is ready,
We’re going up above
So whatever you wanna be,
Just come on along with me,
If there’s truth in our hearts,
Maybe we can break free
How many lies must we tell?
How many lies must we see?
How many times must we say, “it’s for the best?
And leave truth as the casualty?
How many lies must we tell?
How many lies must we see?
How many times must we say, “it’s for the best?
And leave truth as the casualty?
How many times must we say, “it’s for the best?
And leave nothing, yeah
Spandau Ballet - How many lies? (Live from The NEC Birmingham 1986)
Una volta c’erano momenti
Una volta c’erano discussioni piene di rime
Ogni cosa divisa, ogni cosa detta
Mi fai sentire cosi caldo
Mi proteggi dalle tempeste
I sogni sembrano cosi vecchi
Guardaci ora, guardaci ora
Con le mani sui nostri cuori
E con le rughe sulla fronte
Quante bugie dobbiamo raccontare?
Quante bugie dobbiamo vedere?
Per quante volte dobbiamo dire, “è per il meglio”
E lasciare la verità al caso?
Sai leggere fra le righe,
O credi nella TV e nei giornali?
Dove possiamo trovare altri modi di vedere?
Tu forzi la verità
E fai credere tutto quando gridi 'al lupo, al lupo'
E le bugie che mi racconti
Guardaci ora, guardaci ora
Con le mani sui nostri cuori
Quante bugie dobbiamo raccontare?
Quante bugie dobbiamo vedere?
Per quante volte dobbiamo dire, “è per il meglio”
E lasciare la verità al caso?
Oh, giusto la verità è dura
Così quando loro scrivono il libro
Finzione è quello che tu vuoi essere
Bhe, è una tua libera scelta
Ma sai che le menzogne, sono il cancro della democrazia
Ti stai pitturando la faccia
E ora hai tinto le tue parole
E ora, sei pronto e armato d’amore
Se sei convinto delle tue idee
E la tua anima è pronta
Stiamo salendo
Qualunque cosa vuoi essere
Seguimi
Se c’è verità nei nostri cuori
Forse possiamo essere liberi
Quante bugie dobbiamo raccontare?
Quante bugie dobbiamo vedere?
Per quante volte dobbiamo dire, “è per il meglio”
E lasciare la verità al caso?
Quante bugie dobbiamo raccontare?
Quante bugie dobbiamo vedere?
Per quante volte dobbiamo dire, “è per il meglio”
E lasciare la verità al caso?
Per quante volte dobbiamo dire, “è per il meglio”
E non lasciare nulla, yeah
Traccia 4 dell'album "Through the Barricades" (1986) degli Spandau Ballet
Tutti i testi sono coperti da copyright e sono di proprietà degli autori.
Siamo a metà anni '80, all'apice della "guerra" che si era venuta a creare tra le fan dei Duran Duran e quelle degli Spandau Ballet: "E' più bravo Simon Le Bon! No, è più bello Martin Kemp! John Taylor, che fico! Che bella la voce di Tony Hadley!" ecc... ecc... Alle medie durante l'intervallo i discorsi di noi maschi riguardavano il calcio, quelli delle femmine invece questa dualità. A volte mi intrufolavo nelle loro discussioni e le mettevo a disagio parteggiando un giorno per una band ed il successivo per l'altra: vivevo questa cosa spensieratamente prendendo ed aprrezzando il meglio dei due gruppi. Chi non ricorda "Wild Boys" dei Duran Duran o "Gold" degli Spandau Ballet?
Poi diciamocelo chiaro, io al tempo preferivo l'avvenente Madonna di "Like a Virgin", oppure i Depeche Mode di "People are People" e "Master and Servant", senza dimenticare gli Wham!...
Fu il periodo della cosiddetta "Duranmania", nel 1985 usci anche un film intitolato "Sposerò Simon Le Bon" (tratto dal romanzo omonimo di Clizia Gurrado).
Nel 1986, con il cambio di etichetta discografica, gli "Spandau" (come venivano chiamati qui in Italia) cambiano rotta anche musicalmente e passano dal pop-soul che li aveva contraddistinti nei lavori di studio precedenti, ad un sound maggiormente orientato verso il rock. Le tematiche affrontate nei testi delle canzoni altrsì mutano direzione e con l'album "Through The Barricades" diventano più "maturi" andando ad affrontare argomenti riguardanti tematiche sociali.
Nello specifico "How many lies?" tocca un tema quanto mai attuale e presente nella nostra vita: la menzogna.
"Le masse sono abbagliate più facilmente da una grande bugia che da una piccola."
(Adolf Hitler)
La menzogna fa parte della natura umana, come ci hanno insegnato fin da piccoli Cristo venne a noi per salvare l'uomo dal peccato, e la domanda che tutti ci siamo sempre posti è stata: "Quale peccato?". Ci hanno risposto: "Il Peccato Originale", ossia la famosa bugia pronunciata nel "Giardino dell'Eden" da un certo Adamo (spinto da una certa Eva), di cui siamo macchiati fin dalla nascita...
Riflettere sulla menzogna quindi significa comprendere la differenza che c'è tra il potere ed il linguaggio che viene utilizzato nella vita quotidiana. Infatti mentiamo quando parliamo e la bugia è un "peccato" della lingua: le parole in alcuni casi coprono e nascondono la realtà come una coltre di neve caduta al suolo. Mentire però è anche agire e questa è un’azione consapevole proiettata nel futuro assimilabile ad una strategia di controllo.
La menzogna quindi viene detta per ricavare un vantaggio pratico o personale, dal bottino di guerra al privilegio sociale o politico ed ha bisogno di un tu a cui rivolgersi, di un destinatario. Il mentire si colloca su una scena plurale ed è una interazione che implica una certa reciprocità. Il bugiardo assume un ruolo attivo, mentre l’ascoltatore uno passivo, tuttavia non è improbabile che accada un rovesciamento di ruoli quando nella bugia perfetta l’ingannatore... si auto-inganna. Estro ed immedesimazione sono ingredienti essenziali per una bugia ben riuscita ed è un difficile esercizio di estraniazione: per diventare credibili bisogna svolgere un ottimo esercizio di empatia. Questo è il paradosso su cui si fonda ogni bugia: l'interpretare il ruolo del bugiardo viene compensato dal vantaggio pratico o personale a cui la menzogna mira.
Quindi la domande che mi pongo sono: Quando la fineremo con le menzogne? Quando smetteremo di dire bugie a volte anche a noi stessi?
Accompagnato dalla melodia di questa bella canzone, mentre percorro gli ultimi metri che mi stanno conducendo di fronte a San Leonardo, vedo l'immagine di Padre Pietro a bordo del piccolo trattore che usava per trasportare il materiale: tramite questa semplice associazione di idee non posso che "classificare" la situazione che si è venuta a creare dopo la sua morte.
Da un lato lui, fulgido esempio di coerenza e di fede, strenuo seguage degli insegnamenti tramandati da San Francesco e ligio servitore di Dio; dall'altro chi dovrebbe gestire questo angolo di pace e serenità dopo la sua morte.
San Leonardo visto dalla "Banditella".
Idealmente ogni menzogna può essere rappresentata come un duplice processo ossia quello di occultare la verità (sostituendola con un racconto falso) distruggendola e costruire una visione dei fatti completamente diversa da quella reale; al centro vi è la discrepanza tra ciò che viene pronunciato e le intenzioni reali di chi parla (di solito le parole menzognere esibiscono l’essere nel suo apparire).La menzogna quindi viene detta per ricavare un vantaggio pratico o personale, dal bottino di guerra al privilegio sociale o politico ed ha bisogno di un tu a cui rivolgersi, di un destinatario. Il mentire si colloca su una scena plurale ed è una interazione che implica una certa reciprocità. Il bugiardo assume un ruolo attivo, mentre l’ascoltatore uno passivo, tuttavia non è improbabile che accada un rovesciamento di ruoli quando nella bugia perfetta l’ingannatore... si auto-inganna. Estro ed immedesimazione sono ingredienti essenziali per una bugia ben riuscita ed è un difficile esercizio di estraniazione: per diventare credibili bisogna svolgere un ottimo esercizio di empatia. Questo è il paradosso su cui si fonda ogni bugia: l'interpretare il ruolo del bugiardo viene compensato dal vantaggio pratico o personale a cui la menzogna mira.
Quindi la domande che mi pongo sono: Quando la fineremo con le menzogne? Quando smetteremo di dire bugie a volte anche a noi stessi?
Accompagnato dalla melodia di questa bella canzone, mentre percorro gli ultimi metri che mi stanno conducendo di fronte a San Leonardo, vedo l'immagine di Padre Pietro a bordo del piccolo trattore che usava per trasportare il materiale: tramite questa semplice associazione di idee non posso che "classificare" la situazione che si è venuta a creare dopo la sua morte.
Da un lato lui, fulgido esempio di coerenza e di fede, strenuo seguage degli insegnamenti tramandati da San Francesco e ligio servitore di Dio; dall'altro chi dovrebbe gestire questo angolo di pace e serenità dopo la sua morte.
San Leonardo dei Sibillini appena sbucati fuori dalla faggeta.
La verità, semplice, pura, emerge direttamente dalle parole di Padre Pietro:
«Tutti quelli che giungono fin quassù possono leggere nella mia opera l’estrema povertà in cui è nata e la grande fede con cui si è sviluppata. Il mio lavoro non ha conosciuto limiti di tempo, iniziava prima dell’alba e andava avanti fino a sera inoltrata, si svolgeva in condizioni proibitive e spesso disumane, sfidando la pioggia, il freddo, la neve, il caldo, la stanchezza. Quando mi domandano “Hai fatto tutto da solo?” rispondo: “No, siamo stati in due: lui impresario ed io operaio”. Forse, dopo avere lavorato tanto alle sue dipendenze, sono stato promosso capomastro, ma sono pur sempre soltanto uno strumento nelle sue mani».
San Leonardo è abbandonato al suo destino, PUNTO: già dalla morte di Padre Pietro se ne vedevano le avvisaglie, ora grazie al sisma ne abbiamo l'attestazione ufficiale.
Nel mezzo noi, che abbiamo conosciuto Padre Pietro e capito il messaggio che ci ha donato con la sua umile quanto vivida esistenza.
«Tutti quelli che giungono fin quassù possono leggere nella mia opera l’estrema povertà in cui è nata e la grande fede con cui si è sviluppata. Il mio lavoro non ha conosciuto limiti di tempo, iniziava prima dell’alba e andava avanti fino a sera inoltrata, si svolgeva in condizioni proibitive e spesso disumane, sfidando la pioggia, il freddo, la neve, il caldo, la stanchezza. Quando mi domandano “Hai fatto tutto da solo?” rispondo: “No, siamo stati in due: lui impresario ed io operaio”. Forse, dopo avere lavorato tanto alle sue dipendenze, sono stato promosso capomastro, ma sono pur sempre soltanto uno strumento nelle sue mani».
Padre Pietro al lavoro (foto dal Web).
Le menzogne invece non sono espresse a parole, bensì sono generate dall'assordante silenzio che regna sulla questione, dal rimbalzo di responsabilità tra i vari interlocutori che dovrebbero prendere decisioni ed invece non lo fanno.San Leonardo è abbandonato al suo destino, PUNTO: già dalla morte di Padre Pietro se ne vedevano le avvisaglie, ora grazie al sisma ne abbiamo l'attestazione ufficiale.
Nel mezzo noi, che abbiamo conosciuto Padre Pietro e capito il messaggio che ci ha donato con la sua umile quanto vivida esistenza.
Qualche giorno fa TV di stato, rappresentanti del Parco, qualche alto "papavero" e forse prelato sono tutti saliti in passerella a San Leonardo passando per l'infernaccio, in barba ai divieti da loro imposti, constatando quanto noi escursionisti, alpinisti, appassionati sapevamo da mesi. Qualcuno neanche indossava i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), come se un masso in bilico abbia una propria intelligenza e possa decidere se cadere o meno in base alla testa che colpirebbe: "Tu sei un'escursionista, stai infrangendo un divieto quindi ti cado in testa! No, tu no, sei della TV, sei un politico non posso cadere, rimango fermo al mio posto!"
Hanno "scoperto" la devastazione che c'è stata a causa delle grosse valanghe che si sono staccate dalla Priora e dalla Sibilla, che si è formato un "laghetto" lungo il corso del Tenna: la scoperta dell'acqua calda...
La cosa mi ha infastidito, parecchio, perché poi sono state mostrate immagini in cui si vedono le lesioni della chiesa e del monastero ma non si dice come e quando verranno riparate, non si dice quando le persone potranno tornare a San Leonardo e cosa ben più grave non si coglie l'opportunità che ci è stata data dagli eventi sismici degli ultimi mesi. Si, OPPORTUNITA', perché tornare a San Leonardo potrebbe rappresentare una sorta di ritorno alla normalità per le persone colpite in prima persona dal terremoto, renderlo nuovamente accessibile potrebbe rappresentare per loro un simbolo di speranza, il simbolo di una rinascita che parte proprio dal ritornare in questo luogo.
La primavera è arrivata un po' in ritardo anche qui.
Portare le persone al "Laghetto della Sibilla" significa lanciare il messaggio che il terremoto non ha portato solo distruzione, ma ha generato una meraviglia della natura che potrebbe divenire una delle maggiori attrazioni dei Sibillini.
Il "Laghetto della Sibilla".
No, non mi ritrovo in questa Chiesa, "proprietaria" di San Leonardo, che vede quest'opera solo come un peso, un "fastidio" di cui sbarazzarsi (povere suore...); in questa Chiesa che fa dell'accoglienza un business; in questa Chiesa quanto mai lontana dalle persone e legata a giochi di potere che non le dovrebbero competere! Questa Chiesa incoerente che non segue gli insegnamenti di chi l'ha fondata!
Povero Padre Pietro, cosa penserai da lassù di tutto ciò che sta avvenendo?
La faggeta antistante San Leonardo.
Alcune persone mi hanno scritto che forse è meglio così, che tutto vada in malora, che San Leonardo venga dimenticato, come avvenne in passato, in attesa di un nuovo "Muratore di Dio" che forse deve ancora nascere ...
"Se vi è menzogna, allora vi è una verità da occultare, ed affinché la menzogna possa regnare indisturbata, bisogna che l'origine della menzogna rimanga sconosciuta."
(Anonimo)
Chiusa parentesi.
Dove sono i miei compagni? Sono le 13:45 ma di loro non v'è traccia! E' successo qualcosa? Mille domande iniziano a frullarmi in testa. Bevo avidamente acqua, no, non ho fame. Ok, torniamo indietro: qui non ho neanche segnale, inutile chiamare. Abbandono questo luogo con un macigno al cuore: quando tornerò?
Inizio a correre verso la faggeta che sovrasta San Leonardo ed una volta dentro non mi è difficile seguire il sentiero percorso poco più di un'ora prima. Prima di uscire fuori dal bosco noto che il telefono ha campo: chiamo subito Mirko, il suo telefono fa "libero" e dopo pochi squilli sento la sua voce che mi risponde dall'altra parte.
Fortunatamente è tutto a posto, non è successo nulla, lui e Lucia, visto che per il ritorno si deve compiere un lungo tragitto, hanno deciso di avvantaggiarsi, tanto sanno che non ho problemi nel raggiungerli.
Bene, mi sono tolto un peso! Raggiunti i prati della "Banditella", superato un piccolo pendio, abbandono il sentiero non segnalato n. che prosegue alla mia sinistra verso il casale "i Grottoni" e prendo la flebile traccia alla mia destra che mi condurrà per la vecchia pista ormai abbandonata percorsa in mattinata. Una volta dentro al bosco la traccia diviene più marcata e dopo alcuni minuti raggiungo i miei amici.
Ci godiamo questa parte di percorso che, a parte qualche albero caduto, non presenta alcuna difficoltà o rogne, ben sapendo che tra poco le cose cambieranno...
Infatti quando la vegetazione sta per lasciare il posto ai ripidi pendii erbosi della Priora, raggiungiamo la prima delle tante zone di sfasciume che dobbiamo nuovamente superare.
Superato questo punto percorriamo un breve traverso per poi giungere nuovamente sul bordo della grossa frana percorsa in mattinata che si è staccata grazie al terremoto: massima cautela!
Supero di slancio questo tratto e mi dirigo verso il "Fosso il Rio" che supero tramite il "ponte" di ghiaccio che lo sovrasta: appoggio i piedi sulle medesime orme di questa mattina, in questa maniera sono abbastanza sicuro che non ci saranno cedimenti.
In avanscoperta sulla frana e l'alveo del fosso "Il Rio".
Ho preso un discreto vantaggio nei confronti dei miei compagni e risalito un breve pendio erboso ne approfitto per mangiare qualcosa: i miei amici avevano già mangiato qualcosa a San Leonardo, io quasi niente ed il mio corpo ha bisogno di energia!
Quando vado in solitaria questo aspetto poi trova il suo acme ed in certi tratti la mia marcia diviene corsa... Che ci posso fare? Sono fatto così...
Fortunatamente in questa circostanza le cose non avverranno in questa maniera, infatti per il ritorno dobbiamo percorrere una parte di sentiero a noi sconosciuta, ossia quella in cui avevamo percorso erroneamente il tratto lungo il canalone.
Raggiunto questo tratto vado in avanscoperta perché a differenza del percorso seguito in mattinata, quello giusto si svolge in mezzo ad un fitto bosco dove la via da seguire non è sempre netta. Il mio stare avanti quindi serve per "filtrare" ai miei amici parti di percorso dove avanzo, poi torno indietro perché mi accorgo che la via non è quella giusta, tento in un'altra direzione e così via...
Questo gioco allevia la mia mente ed in breve tempo, senza accorgermene, raggiungiamo l'ultima parte di sentiero in mezzo al bosco che dobbiamo percorrere prima di giungere alla costruzione posta al limitare del bosco che stavolta troveremo alla nostra destra. Nei pressi di una piccola radura decidiamo di fare una piccola pausa con annesso spuntino, l'ultimo della giornata e ne approfittiamo per scattare alcune fotografie da questo punto privilegiato con questa bella luce di un tardo pomeriggio primaverile.
In breve tempo raggiungiamo le nostre macchine e per chiudere in bellezza l'escursione non ci rimane che sostituire la ruota posteriore destra dell'automobile di Lucia: avevo detto che sarebbero stati si e no dieci minuti?
P.S. Tengo a precisare che i sentieri seguiti in questa escursione a tutt'oggi non erano soggetti ad alcun divieto da parte delle autorità competenti in seguito agli eventi sismici dei mesi scorsi svoltisi nei Monti Sibillini. A tal proposito allego l'ordinanza del Sindaco di Montefortino dalla quale si evince quanto precisato poc'anzi aggiungendo che, da quanto si può vedere sulla mappa dell'Istituto Geografico Militare che ho inserito all'inizio del post (ed ho zoomato qui di seguito), il percorso da me seguito si è svolto ben lontano dalle "Gole dell'infernaccio": ulteriore conferma di essere nel rispetto dell'ordinanza Sindacale l'ho avuta nel non aver incontrato alcun tipo di segnaletica e nel non avere attraversato transennature durante l'escursione.
"Se vi è menzogna, allora vi è una verità da occultare, ed affinché la menzogna possa regnare indisturbata, bisogna che l'origine della menzogna rimanga sconosciuta."
(Anonimo)
Chiusa parentesi.
Dove sono i miei compagni? Sono le 13:45 ma di loro non v'è traccia! E' successo qualcosa? Mille domande iniziano a frullarmi in testa. Bevo avidamente acqua, no, non ho fame. Ok, torniamo indietro: qui non ho neanche segnale, inutile chiamare. Abbandono questo luogo con un macigno al cuore: quando tornerò?
Inizio a correre verso la faggeta che sovrasta San Leonardo ed una volta dentro non mi è difficile seguire il sentiero percorso poco più di un'ora prima. Prima di uscire fuori dal bosco noto che il telefono ha campo: chiamo subito Mirko, il suo telefono fa "libero" e dopo pochi squilli sento la sua voce che mi risponde dall'altra parte.
Fortunatamente è tutto a posto, non è successo nulla, lui e Lucia, visto che per il ritorno si deve compiere un lungo tragitto, hanno deciso di avvantaggiarsi, tanto sanno che non ho problemi nel raggiungerli.
Bene, mi sono tolto un peso! Raggiunti i prati della "Banditella", superato un piccolo pendio, abbandono il sentiero non segnalato n. che prosegue alla mia sinistra verso il casale "i Grottoni" e prendo la flebile traccia alla mia destra che mi condurrà per la vecchia pista ormai abbandonata percorsa in mattinata. Una volta dentro al bosco la traccia diviene più marcata e dopo alcuni minuti raggiungo i miei amici.
Ci godiamo questa parte di percorso che, a parte qualche albero caduto, non presenta alcuna difficoltà o rogne, ben sapendo che tra poco le cose cambieranno...
Nei pressi della zona di sfasciume.
Tra poco dovremo attraversare nuovamente il fosso "Il Rio".
Quanti metri cubi di roccia saranno venuti giù?
Sempre delicato attraversare queste zone.
Questa immagine rende meglio l'idea.
Mi godo questi brevi momenti di relax ben sapendo che ancora di strada ne dobbiamo percorrere parecchia prima di giungere nuovamente alle nostre auto.
Piccola pausa prima di risalire sulla sella erbosa.
Questa è la fase di ogni escursione che amo di meno, specie quando non percorro un percorso ad anello ma uno di andata e ritorno: passare nuovamente per la stessa via, una volta centrati gli obiettivi prefissati, è quanto mai frustrante per me; ne consegue da parte mia una frenesia nel chiudere al più presto con quanto di già vissuto.
Ancora poche decine di metri e ci siamo!
Fortunatamente in questa circostanza le cose non avverranno in questa maniera, infatti per il ritorno dobbiamo percorrere una parte di sentiero a noi sconosciuta, ossia quella in cui avevamo percorso erroneamente il tratto lungo il canalone.
Ok, ora non rimane che scendere...
Questo gioco allevia la mia mente ed in breve tempo, senza accorgermene, raggiungiamo l'ultima parte di sentiero in mezzo al bosco che dobbiamo percorrere prima di giungere alla costruzione posta al limitare del bosco che stavolta troveremo alla nostra destra. Nei pressi di una piccola radura decidiamo di fare una piccola pausa con annesso spuntino, l'ultimo della giornata e ne approfittiamo per scattare alcune fotografie da questo punto privilegiato con questa bella luce di un tardo pomeriggio primaverile.
Un'ultima pausa per ammirare questo spettacolo.
Prima...
E così è stato anche grazie al lavoro di squadra dei meccanici Mirko e Gianluca: ovviamente non abbiamo fatto partecipare Lucia, se no che "cavalieri" saremmo?
... e dopo! Che bravi 'sti meccanici!
P.S. Tengo a precisare che i sentieri seguiti in questa escursione a tutt'oggi non erano soggetti ad alcun divieto da parte delle autorità competenti in seguito agli eventi sismici dei mesi scorsi svoltisi nei Monti Sibillini. A tal proposito allego l'ordinanza del Sindaco di Montefortino dalla quale si evince quanto precisato poc'anzi aggiungendo che, da quanto si può vedere sulla mappa dell'Istituto Geografico Militare che ho inserito all'inizio del post (ed ho zoomato qui di seguito), il percorso da me seguito si è svolto ben lontano dalle "Gole dell'infernaccio": ulteriore conferma di essere nel rispetto dell'ordinanza Sindacale l'ho avuta nel non aver incontrato alcun tipo di segnaletica e nel non avere attraversato transennature durante l'escursione.
L'ordinanza Sindacale n.42/2016 del 26-08-2016 del Comune di Montefortino.
Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrato durante l'escursione, marcata in rosso la zona interessata dall'ordinanza Sindacale.
Subito dopo lo svolgimento di quest'escursione, è stata pubblicata da parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini una mappa con rappresentate le restrizioni ed i divieti in vigore nei territori del Parco stesso: il sentiero n.221, quello che dalla località "Rubbiano" conduce fino a "Capotenna" passando per la "Gola dell'infernaccio", è chiuso nella sua interezza. Aggiungo che la data posta sulla mappa è quella del 25 Aprile 2017 mentre quest'ultima è stata pubblicata per la prima volta sulla pagina Facebook del Parco Nazionale dei Monti Sibillini in data 2 Maggio 2017 alle ore 17:02. Perché creare questa confusione? Le due date non potevano coincidere?
A scanso di equivoci ribadisco quindi che l'escursione, anche alla luce di questi ultimi aggiornamenti, si è svolta nel rispetto dei divieti e restrizioni posti dalle autorità competenti fino a quel momento.
Subito dopo lo svolgimento di quest'escursione, è stata pubblicata da parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini una mappa con rappresentate le restrizioni ed i divieti in vigore nei territori del Parco stesso: il sentiero n.221, quello che dalla località "Rubbiano" conduce fino a "Capotenna" passando per la "Gola dell'infernaccio", è chiuso nella sua interezza. Aggiungo che la data posta sulla mappa è quella del 25 Aprile 2017 mentre quest'ultima è stata pubblicata per la prima volta sulla pagina Facebook del Parco Nazionale dei Monti Sibillini in data 2 Maggio 2017 alle ore 17:02. Perché creare questa confusione? Le due date non potevano coincidere?
A scanso di equivoci ribadisco quindi che l'escursione, anche alla luce di questi ultimi aggiornamenti, si è svolta nel rispetto dei divieti e restrizioni posti dalle autorità competenti fino a quel momento.
Galleria foto e video in preparazione.
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