Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


venerdì 2 marzo 2018

Punta Giordani 4046m per la Via Normale

"Mi riprendo all'istante e con gli alpinisti intorno a me facciamo il conto dei "danni": io, quello a cui è andata peggio, sento un dolore pulsante alla nuca che si rivelerà essere un taglio superficiale provocato dall'eccessiva pressione esercitata dal casco (dove è presente un graffio), ad un altro ragazzo invece una pietra ha colpito la spalla lasciando come ricordo un bel livido."



17-18-19 Giugno 2017 - 7x4000 - Ascesa a Punta Giordani, Balmenhorn, Corno Nero, Ludwigshöhe, Punta Gnifetti, Punta Zumstein e Punta Parrot sul Massiccio del Monte Rosa
Totale tempo di marcia: 18h 12'
Totale distanza percorsa: 23,1Km circa
Totale dislivello in salita: 2697m circa
Totale dislivello in discesa: 3609m circa
Monte Rosa su Wikipedia
Ghiacciaio di Indren su Wikipedia
Punta Giordani su Wikipedia
Piramide Vincent su Wikipedia
Rifugio Capanna Gnifetti su Wikipedia
Balmenhorn (o Cristo delle Vette) su Wikipedia
Corno Nero su Wikipedia
Ludwigshöhe (o Corno di Ludovico) su Wikipedia
Punta Gnifetti su Wikipedia
Capanna Regina Margherita su Wikipedia
Punta Zumstein su Wikipedia
Punta Parrot su Wikipedia


Marcato in rosso il tracciato GPS del 17 Giugno, in verde quello del 18 Giugno ed in blu quello del 19 Giugno.

Diciassette Giugno 2017 - Ascesa a Punta Giordani
Partenza dalla stazione di arrivo della funivia di "Punta Indren" (3275m) ore 10:52
Arrivo al Rifugio "Capanna Gnifetti" (3647m) ore 18:05
Durata totale escursione: 7h 13' (pausa presso la vetta di Punta Giordani di 19')
Tempo di marcia: 6h 54'
Distanza percorsa: 5,4Km circa
Vette raggiunte: 4046m Punta Giordani (Via Normale F)
Quota massima: 4046m Punta Giordani
Dislivello in salita: 1045m circa
Dislivello in discesa: 687m circa





Marcato in rosso il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.

 




Percorso:
Dalla stazione di arrivo della funivia di Punta Indren si risale il  ghiacciaio tenendosi sulla destra raggiungendo "l'occhio", una grossa formazione rocciosa posta circa a metà del percorso. Si prosegue tenendo sempre la destra raggiungendo la vetta (qualche metro su roccette) della Punta Giordani (4046m).
Per la discesa si segue il medesimo percorso dell'andata quando, giunti a qualche centinaio di metri da Punta Indren, si rimane più in alto raggiungendo direttamente l'attacco della variante alta del tratto attrezzato (canaponi e scala di legno) che conduce poco sopra il rifugio "Città di Mantova". Da qui si prosegue su traccia per il rifugio "Capanna Gnifetti" tenendosi inizialmente sulla destra per poi compiere un traverso sulla sinistra giunti all'incirca alla stessa quota.



Relazione:
Non avrei mai pensato di ritrovarmi qui a nemmeno un anno di distanza ma il destino non segue la razionalità e cosa più importante non pianifica...
Dopo l'infortunio alla mano di qualche settimana fa gli eventi si sono succeduti in maniera molto rapida e dapprima ho abbandonato l'idea di poter ambire alla vetta del Cervino vista l'impossibilità di allenarmi in arrampicata e conseguentemente ho spostato le mie mire in altra direzione tornando con la mente (e poi fisicamente) dove tutto è iniziato con il mondo dei quattromila alpini ossia sul Monte Rosa.
Come dicevo in questa fase non posso "forzare la mano" (in tutti i sensi!), giocoforza devo per forza escludere ascese che richiedano l'utilizzo delle mani per la progressione: la scelta quindi cade sugli ultimi quattromila "facili" del Monte Rosa che è mia intenzione raggiungere in questa mia nuova trasferta sulle Alpi Pennine.
Il programma di questa tre giorni è il seguente:
  • il primo giorno ascesa alla Punta Giordani (4046m, Via Normale, F) dalla quale poi salire alla Piramide Vincent (4215m, Cresta di SE, PD+) e   discesa per la via normale fino al rifugio "Capanna Gnifetti";
  • il secondo giorno ascesa al Balmenhorn (4167m, Via Normale, PD), al Corno Nero (4322m, Via Normale, PD+), alla Ludwigshöhe (4342m, Via Normale, F) ed infine alla Punta   Gnifetti (4554m, Via Normale, F) dove alloggeremo al rifugio "Capanna Regina Margherita"; 
  • il terzo giorno ascesa alla Punta Zumstein (4563m, Via Normale, PD-) ed alla Punta Parrot (4432m, traversata dal Colle Sesia (Cresta di Nord-Est) al Colle delle Piode (Cresta Ovest), PD+).
Le premesse ci sono tutte, ora manca solo qualcuno che conosca a menadito queste montagne che mi accompagni in questa nuova avventura e a tal proposito contatto l'ufficio delle Guide Alpine di Alagna Valsesia spiegando le mie intenzioni: parliamo del periodo, di costi ed inevitabilmente di chi mi accompagnerà; dopo l'esperienza dell'anno scorso (vedi post Piramide Vincent 4215m per la Via Normale e Punta "Gnifetti" - Capanna Margherita 4554m) chiedo di Andrea Enzio che già conosco, dopo qualche giorno però mi dicono che non è disponibile per altri impegni e, se per me va bene, mi può accompagnare Alberto Zucchetti, Guida Alpina sempre di Alagna Valsesia.

Ovviamente da parte mia non ci sono problemi, e come ne potrei avere visto il curriculum di Alberto?

Dal sito www.alagna.it

"... Mi piace molto scalare e l’ho fatto tutte le volte che ho potuto alla ricerca delle più belle montagne del mondo in America, Brasile, Venezuela, Turchia, Nepal, Pakistan, Marocco, Thailandia, Madagascar, Perù, Bolivia e Cile. Le attività che prediligo? Tutte quelle che si fanno in montagna."

Credo non debba aggiungere altro...
Il gran giorno arriva, le previsioni meteo sono favorevoli e a parte un mio leggero ritardo, causa gregge di pecore lungo la strada che conduce ad Alagna Valsesia, mi incontro con Alberto e dopo il controllo dei materiali prendiamo gli impianti di risalita che hanno riaperto proprio oggi dopo la stagione invernale.


L'ultimo troncone degli impianti di risalita.

Il morale è alto e migliora ulteriormente dopo essere giunti a Punta Indren (3275m), il cielo è sgombro da nubi ed un caldo sole mantiene una temperatura gradevole: meglio togliere il giubbetto in Primaloft, con quello rischio di fare una bella sudata!
Indossati i ramponi e legatomi alla corda di Alberto iniziamo la marcia, di fronte a noi la Piramide Vincent (4215m), sulla destra Punta Giordani (4046m): ci teniamo sulla destra del ghiacciaio, seguendo la traccia incisa sulla neve da alcuni alpinisti e sci-alpinisti che stanno salendo prima di noi.


Fasi iniziali dell'ascesa.

Tutto procede nel migliore dei modi ed in breve tempo (secondo tabella di marcia) raggiungiamo "l'occhio", una grossa formazione rocciosa posta a metà del percorso dove effettuiamo una breve pausa: qui incontriamo gli alpinisti di cui sopra che stanno battendo in "ritirata".
"Non ce la sentiamo di proseguire, la neve è marcia e cede all'improvviso: questi maledetti "buchi"!" questo è quello che ci dicono.
"Alberto, cosa sono i "buchi"?" domando. "Non sono altro che piccoli crepacci dentro i quali scorrono dei rivoli d'acqua, sono profondi qualche decina di centimetri e se ci cadi dentro di solito non ti fai male, è l'uscire fuori che è una operazione alquanto faticosa" mi risponde.
All'inizio cerco di non dare un eccessivo peso alle sue parole e a quelle degli altri alpinisti, mi sento tranquillo, è Alberto che traccia il percorso non credo ci saranno problemi...
Ripartiamo e dopo alcuni metri iniziano le rogne...
La neve non tiene, per nulla e di punto in bianco affondiamo fino alla cintola, praticamente lo stesso problema che ho già vissuto qualche mese nei Sibillini (vedi post del Quattro Marzo 2017 - San Leonardo e "Laghetto della Sibilla" dal Santuario della Madonna dell'Ambro Invernale) durante l'ascesa al Monte Priora, con i ramponi che affondano nei pantaloni e nella pelle e le ginocchia che scricchiolano...


Poco sopra "l'occhio", sullo sfondo la Val Sesia. Gli altri alpinisti gettano la spugna.

Nooo, tutto mi sarei aspettato tranne questo, non a quasi quattromila metri! Anche Alberto ne è sorpreso e mi dice che non gli era mai capitata una situazione del genere: addirittura in alcuni punti sotto questi "buchi" sentiamo lo scorrere dell'acqua. Nel frattempo abbiamo raggiunto una coppia di temerari alpinisti che come noi stanno tentando in tutti i modi di raggiungere la vetta di Punta Giordani, tanto facile in condizioni normali, tanto sfiancante così: non so quante volte di punto in bianco mi ritrovo ad affondare e a dover risalire con e senza l'aiuto di Alberto. Avanzare così è stancante per il corpo ma anche per lo spirito ed intanto il tempo passa, inesorabile: Alberto mi dice che già è tanto se riusciamo a raggiungere la "Madonnina" di vetta, figuriamoci salire per la cresta di Sud-Est fino alla vetta della Piramide Vincent.


Poco sotto la vetta.

Questa cosa già smorza un po' del mio entusiasmo, lo so, avevo raggiunto la vetta della Piramide Vincent lo scorso anno (vedi post del Trenta Giugno 2016 - Piramide Vincent 4215m per la Via Normale), mi sarebbe piaciuto però rifarlo per questa non proprio facile via, invece nulla... mannaggia!
L'altra cordata è composta da un ragazzo ed una ragazza ed Alberto dice proprio a lei di andare avanti ed aprire la via visto che è la più leggera di noi quattro: le fornisce tutte le indicazioni del caso ed il bello è che lei prosegue in tutta tranquillità, il fidanzato dietro invece affonda all'improvviso; passiamo così da un'altra parte, cercando neve più stabile e quando sembra fatta giù di nuovo!


Dentro uno dei "buchi", sulla sinistra la coppia di ragazzi con cui abbiamo condiviso l'ascesa. Grazie della foto ad Alberto.

Intanto alcuni sci-alpinisti scendono dalla vetta, loro non hanno avuto di questi problemi durante l'ascesa, grazie all'estesa superficie dei loro sci non hanno patito tutto questo: come li invidio!
Però passetto dopo passetto, caduta dopo caduta stiamo andando avanti e finalmente raggiungiamo le roccette che stanno alla base della vetta: non mi pare vero di avere qualcosa di stabile sotto ai piedi, che sensazione magnifica!
Arrampichiamo per alcuni metri e finalmente ci siamo: Punta Giordani (4046m)!


La Madonnina posta sulla vetta di Punta Giordani (4046m).

Il mio entusiasmo però si smorza subito perché ormai è assodato che non saliremo più alla Piramide Vincent ma più che altro perché queste quasi quattro, dico quattro ore di ascesa in queste condizioni mi hanno spossato fisicamente e mentalmente: di solito ne occorrono due, massimo due mezza, invece oggi grazie a queste insolite condizioni ci abbiamo messo quasi il doppio e non dimentichiamo che poi bisogna scendere fino a Punta Indren e risalire fino al rifugio "Gnifetti"...


Dalla vetta di Punta Giordani (4046m), da sinistra verso destra: il Corno Nero (4322m), la Ludwigshöhe (4342m) e Punta Parrot (4432m); coperta dalle nuvole Punta Gnifetti.

Ecco, questa è una di quelle rare circostanze in cui il mio proverbiale ottimismo alza i tacchi e se ne va per i fatti suoi lasciando il posto ad un cupo pessimismo...
Scaccio questi pensieri e cerco di godermi il raggiungimento di questo "difficile" quattromila mangiando un boccone...


Un boccone e poi si riparte! In vetta abbiamo incontrato tre alpinisti che erano saliti per la "Cresta del Soldato". Grazie della foto ad Alberto.

I pensieri però già vanno alla giornata di domani che sarà ancor più impegnativa: sarò nelle giuste condizioni?


La cresta di Sud-Est della Piramide Vincent (4215m) vista dalla vetta della Punta Giordani (4046m).

Il tempo corre ed è già giunto il momento di scendere d'altronde la cena al rifugio viene servita alle 19:00 e visto quello che è successo in salita... meglio muoversi!
La discesa invece prosegue di buona lena e con un minor tempo di quanto previsto raggiungiamo nuovamente Punta Indren mantenendoci però più in alto ossia arrivando direttamente l'attacco del tratto attrezzato che ci porterà poco sopra il rifugio "Città di Mantova": diciamo che rispetto alla salita le cadute dentro i "buchi" sono state un buon 50% in meno!

Da "Notizia Oggi" del 20 Giugno 2017

"Donna di Serravalle cade in un crepaccio: salvata dai soccorritori

Salvata da un crepaccio una donna di una donna di Serravalle: è accaduto domenica pomeriggio durante una gita a Punta Giordani, in alta Valsesia. Era insieme ad alcuni compagni nella gita del CAI quando ha messo un piede in fallo cadendo rovinosamente lungo un crepaccio, i compagni l’hanno letteralmente vista sparire nel vuoto.
La donna è caduta di testa e tra i presenti c’è chi ha temuto il peggio. Per fortuna nella caduta è riuscita a ripararsi il capo, riportando però diverse ferite. Impossibile raggiungerla e riportarla a valle: subito è stato chiesto l’intervento dell’elisoccorso che è partito dalla base di Borgosesia con un tecnico del Soccorso alpino. Sapendo già la situazione grazie alla minuziosa descrizione fatta dai responsabili della gita l’elicottero ha fatto tappa ad Alagna per recuperare un altro tecnico del Soccorso alpino che non era in servizio, ma si è reso disponibile. E così quando il mezzo è giunto nei pressi di Punta Giordani i due operatori sono riusciti da soli a estrarre la donna dal crepaccio metterla in posizione di sicurezza. La ferita è stata portato all’ospedale di Borgosesia per essere sottoposta alle cure del caso."


Zoomata sulla Ludwigshöhe (4342m) e Punta Parrot (4432m).

Questo è quello che è accaduto il giorno dopo la nostra ascesa a Punta Giordani, ovviamente rispetto a quanto avvenuto la mia avventura con i "buchi" non è niente in confronto, il destino però aveva ancora in serbo qualcosa per me e se sono qui io a raccontarlo e non qualcuno su di un giornale è grazie ad una mia sana abitudine di cui parlerò tra poco...
Giunti ai primi canaponi togliamo i ramponi e li riponiamo nei nostri zaini iniziando a salire per questo divertente tratto attrezzato: l'ultima volta avevo percorso la sua variante posta più in basso (vedi post Piramide Vincent 4215m per la Via Normale) visto che l'obiettivo era il rifugio "Città di Mantova", stavolta tocca a questa, il cui punto culminante è dato da una scala di legno.
C'è un po' di traffico, fortunatamente solo in una direzione ossia quella di salita e qui il mio umore riacquista quota: usare anche le braccia allevia un po' della stanchezza che ho accumulato nella parte bassa del corpo. Finalmente giungiamo nei pressi della scala, Alberto sale per primo sopra i pioli consunti dal tempo e quando giunge il mio turno accade l'imponderabile...
Rumore di pietrisco che vola in aria, Alberto urla qualcosa, io istintivamente mi aggrappo saldamente ai pioli e all'improvviso un grosso colpo in testa...
Il tempo sembra essersi fermato, per un istante che si protrae all'infinito tutto diventa nero...
Il casco...
Forse mi ha salvato la vita...
Il casco...
Era destino...
Il casco...
Ancora non è giunta la mia ora...
Il casco...
Di solito per superare questo tratto non lo si indossa, io però grazie al sisma che c'è stato nelle montagne di casa, ormai un anno e mezzo fa, da quel momento non l'ho più tolto in quasi tutte le escursioni che faccio ed è stata questa "abitudine" che mi ha salvato.
Passato lo sgomento iniziale riacquisto subito padronanza di me e lancio imprecazioni verso alcuni sci-alpinisti francesi che hanno causato questa scarica: ce l'ho con loro non tanto per la caduta accidentale che potrebbe anche starci, ma per il fatto di non avere urlato nulla a tutti quelli che stavano sotto di loro per avvisarli dell'imminente pericolo!
Mi riprendo all'istante e con gli alpinisti intorno a me facciamo il conto dei "danni": io, quello a cui è andata peggio, sento un dolore pulsante alla nuca che si rivelerà essere un taglio superficiale provocato dall'eccessiva pressione esercitata dal casco (dove è presente una profonda incisione), ad un altro ragazzo invece una pietra ha colpito la spalla lasciando come ricordo un bel livido.
Quasi senza accorgermene percorriamo di slancio gli ultimi metri di questo tratto ed una volta superatolo raggiungiamo gli sci-alpinisti che vengono pesantemente redarguiti da Alberto in un fluente francese: grazie al loro mancato avvertimento alcune persone potevano farsi male, questo nella migliore delle ipotesi, ed oltretutto neanche si sono degnati di aspettare per vedere se qualcuno era in difficoltà per causa loro... Proprio delle belle persone!
Dopo queste fasi concitate riesco a realizzare cos'è veramente accaduto e mille dubbi ed interrogativi già si affacciano nella mia mente: quasi in trance, letteralmente come uno zombie percorro il tratto su ghiacciaio che ci separa dal rifugio "Capanna Gnifetti" vicino, quanto mai lontano nei miei pensieri.
Sta per concludersi una bellissima giornata di inizio estate, con il cielo colorato d'azzurro, i miei occhi però riescono a vedere tutto in bianco e nero: mi sento svuotato, anima e corpo...


Il calare del sole dalla terrazza del rifugio "Capanna Gnifetti": in basso, sulla destra, il rifugio "Città di Mantova".

Vale la pena andare avanti? 
Vale la pena proseguire in questa mia "ricerca", che mi porterà non so dove, a volte anteponendosi ai miei affetti?
Vale la pena mettere a repentaglio la propria vita per la sua realizzazione?
Ho superato il limite e questo è un avvertimento di non spingermi oltre?
Domande, domande, domande...
Ci vorrà tempo, magari dovrò fermarmi un po' e riflettere...
Capisco che questo non è il momento adatto per una riflessione del genere, sono troppo scosso da quanto avvenuto, venendo all'immediato però c'è un quesito al quale devo rispondere entro domattina: prendo armi e bagagli e me ne torno a casa oppure continuo con quest'avventura a quattromila metri?
L'avventura con i quattromila prosegue con il Balmenhorn 4167m, Corno Nero 4322m, Ludwigshöhe 4342m e Punta Gnifetti 4554 per le Vie Normali.


Nessun commento:

Posta un commento