Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


sabato 2 giugno 2018

Vetta Occidentale del Gran Sasso per il Ghiacciaio del Calderone

"(...) Il panorama è superbo e di fronte a noi la conca glaciale del ghiacciaio più a Sud d'Europa è circondata dalle alte vette delle quattro cime del Corno Grande del Gran Sasso ancora ricoperte di neve; alle nostre spalle invece il Corno Piccolo si slancia verso il cielo come per sfidarlo. (...)"


Venticinque Maggio 2018
Partenza dal Piano del Laghetto (1650m) ore 7:14 
Rientro al Piano del Laghetto ore 14:08
Durata escursione 6h 54' (pause merenda di 22' in vetta e di 54' al rifugio Franchetti)
Tempo di marcia: 5h 38'
Lunghezza tragitto: 11,5 km circa
Grado di difficoltà: EEi - F+ 
Dislivello in salita: 1328m 
Dislivello in discesa: 1317m 
Vette raggiunte: 2912m Vetta Occidentale del Corno Grande del Gran Sasso d'Italia
Quota massima: 2912m Vetta Occidentale del Corno Grande del Gran Sasso d'Italia
Gran Sasso su Wikipedia
Corno Grande su Wikipedia

"Io sono soltanto uno. Non posso fare tutto, ma questo non mi fermerà dal fare quel poco che posso".
(Everett Hale)


Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.






Percorso:
Partenza dal Piano del Laghetto (da Prati di Tivo prendere la strada che dal piazzale, sulla sinistra, sale al vecchio campeggio "Jarkhun" (ormai chiuso da parecchi anni) e prosegue per la Sella di Cima Alta: si lascia l'automobile al termine di questa strada dove è presente una sbarra), si sale sulla piccola collina prospiciente dove si intercetta il sentiero 103 (segni bianco-rossi) che segue il crinale dell'Arapietra. Ad un incrocio (bivio con segnavia) si prosegue sulla sinistra per un tratto all'inizio ripido e poi man mano più comodo per prati (pascolo dove di solito si incontrano cavalli) lasciando sulla sinistra i ruderi del così detto "Albergo Diruto" (costruito poco prima della seconda guerra mondiale e mai inaugurato) raggiungendo in breve tempo la stazione superiore della cabinovia della Madonnina (2027m).
Da qui si prosegue seguendo l'evidente sentiero ed in prossimità di un bivio si tiene la sinistra salendo verso il Passo delle Scalette (2100m): a destra il sentiero (n.105) conduce al sentiero attrezzato "Ventricini".
Con la comparsa delle neve a terra l'ascesa continua tenendosi sulla destra, sotto le alte pareti rocciose del Corno Piccolo, entrando nel "Vallone delle Cornacchie" dove, superati dei grossi massi semisepolti dalla neve ed un ultimo tratto dove la pendenza si accentua, si giunge nei pressi del rifugio "Franchetti" (2433m).
A monte di quest'ultimo si continua salendo sulla destra fin sotto il colle posto fra il Corno Piccolo ed il Corno Grande dove, proseguendo sulla destra si raggiunge la Sella dei Due Corni; ovviamente si tiene la sinistra risalendo con alcuni zigzag l'erto pendio finché non si arriva ad una fascia rocciosa superata la quale ci si trova di fronte allo splendido anfiteatro naturale, racchiuso dalle quattro vette del Corno Grande, dove è incastonato il ghiacciaio più a Sud d'Europa.
Si sale sulla destra, rispetto alla conca glaciale, compiendo un traverso sotto le rocce e risalendo poi per una strettoia più ripida: il declivio in questo punto si allarga e la pendenza si attenua per accentuarsi nuovamente al di sotto della cresta terminale (la pendenza comunque non supera mai i 40°). Una volta raggiunta la sommità di quest'ultima si prosegue seguendone il filo per arrivare poi, per degli ammassi rocciosi seguendo la via normale, fin sulla vetta del Corno Grande (2912m, croce metallica). Per il ritorno si è seguito lo stesso percorso dell'andata in maniera inversa.




Relazione:
Una classica del Gran Sasso ancora manca al nostro curriculum alpinistico o meglio appenninistico: la vetta Occidentale del Corno Grande salendo per il ghiacciaio del Calderone.
Il meteo però non promette nulla di buono per il fine settimana però c'è una finestra di bel tempo per la mattinata di Venerdì...
Segue un fitto scambio di messaggi con Mirko che culmina con una richiesta di un giorno di ferie consegnata al mio datore di lavoro: questa settimana lavorativa sarà più breve delle altre!
Partiamo presto, come dicevo è previsto un peggioramento del meteo per il tardo pomeriggio, e così, poco dopo le 7:00, stiamo già parcheggiando l'automobile nei pressi del Piano del Laghetto, all'incirca 4Km dopo Prati di Tivo. In pochi minuti siamo pronti e risalita una piccola collina erbosa prospiciente la piccola area di sosta intercettiamo subito il sentiero che sale lungo il crinale dell'Arapietra. 

Cima Alta (1715m), guardando a Sud-Est.

Dopo pochi metri raggiungiamo un bivio con segnavia dove proseguiamo alla nostra sinistra seguendo l'evidente traccia (indicazioni per la Madonnina, sentiero n.103): questa prima parte è un poco ripida ma subito dopo la pendenza diminuisce divenendo man mano più "comoda". 

Paletto con segnavia all'inizio del percorso. 

La nostra marcia prosegue spedita, complice il percorso ma anche le prime nuvole che già iniziano a coprire il Corno Grande del Gran Sasso: il timore è quello di essermi giocato un giorno di ferie per nulla, speriamo bene!

Il Corno Grande ed il Corno Piccolo letteralmente sospesi tra le nuvole.

In breve tempo raggiungiamo i ruderi del così detto "Albergo Diruto", struttura ricettiva costruita poco prima della seconda guerra mondiale e mai inaugurata, e finalmente qualcosa sembra cambiare di fronte ai nostri occhi: salendo di quota ci rendiamo conto che le nuvole gravitano in basso e ampi scorci ci mostrano i due corni baciati dai raggi del sole. 

Verso "La Madonnina".

Come galvanizzati dalla bellezza che ci circonda aumentiamo ulteriormente l'andatura ed in breve tempo raggiungiamo la stazione superiore della cabinovia della Madonnina (2027m) ancora desolatamente chiusa.
Il tempo di scattare alcune fotografie, di controllare la traccia sul GPS e proseguiamo per l'evidente sentiero che sale sulla sinistra. Notiamo con piacere che anche a questa quota non sono presenti nevai e questo non può che rallegrarci: il "Passo delle Scalette", molto ostico da affrontare in condizioni invernali, è "pulito", tempo guadagnato e patemi dimezzati!
Salendo oltrepassiamo il bivio che sulla sinistra conduce all'attacco del sentiero attrezzato "Ventricini" (sentiero n.105), percorso che in passato abbiamo affrontato parecchie volte (vedi post Sentiero "Ventricini" e Ferrata "Danesi" del Corno Piccolo del Gran Sasso) e che a breve vorremmo ripetere alla luce del suo aggiornamento avvenuto la scorsa estate.
Raggiunto il Passo delle Scalette (2100m) ridiscendiamo di qualche metro per poi risalire seguendo il sentiero che a breve ci condurrà all'interno del "Vallone delle Cornacchie".

La maestosa vista che si ha dal Passo delle Scalette.

Qui "finalmente" troviamo i primi nevai e siamo costretti ad abbandonare il sentiero sinora seguito, iniziando a procedere di traverso tenendoci sulla destra, sotto le alte pareti del Corno Piccolo. La pendenza non è eccessiva, gli scarponi ancora mordono sulla neve compatta ed il momento di indossare i ramponi è rinviato. Durante la progressione incontriamo i grossi massi che caratterizzano questa parte di percorso e saggiamente ce ne teniamo alla larga, grazie al calore da loro riflesso la neve intorno è meno compatta e ci si può far male se sfonda.

All'ingresso del Vallone delle Cornacchie.

Per facilitare la nostra avanzata dove possibile compiamo alcuni zigzag finché, giunti a poche decine di metri dal rifugio "Franchetti", dove il pendio si inerpica, decidiamo che è giunto il momento di indossare i ramponi: meglio evitare rischi inutili.

Il Corno Piccolo dal Vallone delle Cornacchie.

Dopo pochi minuti raggiungiamo il nostro obiettivo toccando la lusinghiera quota di 2433m: ancora non c'è nessuno, in mattinata dovrebbe giungere Luca Mazzoleni, gestore da una vita del rifugio "Franchetti", ed aprire per il fine settimana.
Intanto mi si è scaricata la batteria della compatta ed approfitto di una panca posizionata sul retro del rifugio per sostituirla appoggiandovi il mio zaino ed iniziando al contempo a studiare il percorso che ci condurrà sul bordo del ghiacciaio del "Calderone".
Ramponi ai piedi la via è pressoché obbligata e passa per un grosso pendio nevoso sulla destra, sotto una fascia di rocce (lì vicino c'è la sorgente d'acqua che alimenta il rifugio), salendo poi per una sottile lingua di neve posta alla sua sinistra: più facile a dirsi che a farsi!

Risalendo il pendio nevoso verso il bordo ghiacciaio del Calderone, una piccola pausa per ammirare il Corno Piccolo. 

Riprendiamo la marcia e superato un tratto di pietre raggiungiamo la base del nevaio dove, con ampi tornanti, iniziamo la sua risalita. Intanto il tempo sembra tenere ed ampi squarci di azzurro si muovono sopra i nostri caschetti. Raggiungiamo con non poca fatica la lingua di neve che avevamo individuato dal basso e qui, complice il suo esiguo spessore, il nostro equilibrio è messo a dura prova. Armati di calma e pazienza superiamo anche questo tratto e quando iniziamo a calpestare neve più compatta posiamo al contempo i nostri occhi su questo angolo di Dolomiti che inizia a mostrarsi.

Sul bordo della conca glaciale del Calderone. Da sinistra verso destra la Vetta Orientale (2903m), la Vetta Centrale (2893m) ed il Torrione Cambi (2875m) del Corno Grande del Gran Sasso.

Il panorama è superbo e di fronte a noi la conca glaciale del ghiacciaio più a Sud d'Europa è circondata dalle alte vette delle quattro cime del Corno Grande del Gran Sasso ancora ricoperte di neve; alle nostre spalle invece il Corno Piccolo si slancia verso il cielo come per sfidarlo.

Il Corno Piccolo del Gran Sasso d'Italia dal bordo del ghiacciaio del Calderone.

Le emozioni che proviamo, complice l'assoluta solitudine, sono intense ed anche se il tempo stringe ci regaliamo alcuni minuti di calma e rilassata contemplazione.

Panoramica video dal bordo della conca glaciale del ghiacciaio del Calderone.

Picca a monte iniziamo a traversare il bordo a destra del Calderone tenendoci poco al di sotto di alcune grosse rocce: riesco ad intravedere a terra delle orme confuse, a tal proposito bisogna dire che la notte precedente ha piovuto e quindi se c'era una traccia è ormai impercettibile. La via però è questa, non c'è alcun dubbio, ed avanzo quindi con sicurezza su questa neve che non è proprio marcia: aggiungo che un'eventuale scivolata qui non produrrebbe alcun danno visto che sul fondo del ghiacciaio non sono presenti rocce.
Terminato questo traverso il percorso devia verso destra e si infila in una leggera strettoia dove la pendenza si accentua lievemente (siamo intorno ai 40°) ed anche da questo punto di vista quello che ci circonda è meraviglioso: siamo da soli, in questo pendio innevato, in mezzo a delle alte guglie rocciose... in maniche corte!

Salendo lungo il ghiacciaio del Calderone.

Proseguendo la pendenza cala ed anche se siamo al sole anche qui la neve sembra tenere e si affonda solo fino alle caviglie.
Guardando il GPS noto come la quota inesorabilmente (stavolta prendendo la positività del termine) stia salendo: quando siamo intorno ai 2800m, guardando verso l'alto vedo che ormai manca poco alla cresta terminale, d'altronde la Vetta Occidentale del Corno Grande è alta 2912m, ormai manca davvero poco!
"Dai Gianlu, ti do il cambio, sei stato sempre avanti tu! Ok Mirko, nessun problema, ne approfitto per fare alcune foto! Vai avanti dritto per dritto!"

"Dai Gianlu, ti do il cambio, sei stato sempre avanti tu!"

Ancora pochi passi ci separano dalla cresta sommitale.

Mirko così va avanti ed io mi accodo tenendomi circa ad una decina di metri, passo dopo passo: qui la pendenza cresce nuovamente (anche qui massimo 40°) ma non faccio in tempo a rendermene conto perché già svalico!

In cresta!

Ultime fasi di salita lungo il ghiacciaio del Calderone con arrivo sulla cresta terminale.

Dalla sommità del ghiacciaio del Calderone visto sul Corno Grande del Gran Sasso. Da sinistra verso destra la Vetta Orientale (2903m), la Vetta Centrale (2893m) ed il Torrione Cambi (2875m). Da notare, posizionato al centro della fotografia, il "Grande Terrazzo" dove passa l'ardita "Via della Coppitana" che collega la "Forchetta del Calderone" al "Canale Gualerzi".

Le nuvole arrivano in fretta, forse troppa, ma verso Nord-Ovest il cielo è ancora parzialmente sgombro e possiamo ammirare tutte le cime settentrionali del gruppo e le valli incassate che sembrano muoversi come serpenti alla loro base.

Uno squarcio fra le nuvole: il Monte Portella ed il Pizzo Cefalone sullo sfondo.

Proseguiamo alla nostra sinistra seguendo il filo della cresta ricongiungendoci con la via normale di cui vediamo i bolli bianco-rossi su alcune rocce: ormai mancano pochi metri alla cima. 

A pochi passi dalla vetta!

A pochi passi dalla croce ci accorgiamo che non siamo soli, altri due alpinisti sono già in vetta e stanno facendo uno spuntino; questo ovviamente non guasta in alcuna maniera la nostra soddisfazione, dopo parecchie ore in solitudine è bello incontrare qualcuno: Vetta Occidentale del Corno Grande del Gran Sasso, 2912m! 

Panoramica a Sud-Est dalla Vetta Occidentale del Corno Grande del Gran Sasso (2912m).

Ovviamente facciamo due chiacchiere e scopriamo che le persone che abbiamo di fronte sono salite per la Via Direttissima che in questo periodo dell'anno, essendo esposta a Sud-Ovest, è una via di misto (con neve marcia) non proprio semplice affrontare. Parlando viene fuori che sono del CAI di Ancona e nella loro lunga carriera alpinistica hanno affrontato quasi tutti i quattromila alpini... tanto di cappello!
Magari potessi arrivare alla loro età così come sono loro, quando andremo in pensione noi ovvero alla veneranda età di 70 anni (come minimo!) saremo vecchi e decrepiti!
Vicendevolmente ci scattiamo delle foto ma dopo pochi minuti giunge il momento di scendere, le nuvole si stanno addensando pericolosamente e non vogliamo beccarci assolutamente un temporale in quota. 

Foto di vetta poi di corsa giù, tempo brutto in arrivo!

Ci salutiamo, noi riprendiamo la via per la quale siamo saliti, loro iniziano a scendere per il canale "Bissolati": con un sentimento di ammirazione li vedo scomparire tra le rocce, ma non c'è un minuto da perdere, il cielo inizia a brontolare.
Mirko prende un leggero vantaggio, meglio così, voglio scattargli qualche foto mentre dalla cresta inizia a scendere lungo il ghiacciaio del Calderone, più avanti avrò la possibilità di riprenderlo, dopo il Monte Corvo (vedi post Monte Corvo da Prato Selva con salita per la cresta Nord e discesa per la Cresta di Nord-Est Invernale) percorrere pendii innevati di una certa pendenza, anche in velocità, non è più un problema.

Dalla cresta giù per il ghiacciaio: non lasciatevi ingannare, la pendenza massima nel punto dove è posizionato Mirko è intorno ai 40°.

Riposta la macchinetta nella custodia inizio a scendere prima per la cresta e poi lungo il ghiacciaio dove, spalle al pendio, inizio quasi a correre: che divertimento!


Cucù! Arrivo!

In pochi minuti raggiungo Mirko nei pressi della strettoia e ci incamminiamo veloci seguendo la nostra traccia lungo il traverso che ci condurrà nuovamente sul bordo del ghiacciaio.

Un'ultima fotografia e poi al Franchetti, il temporale è praticamente sopra di noi!

Scattiamo alcune foto e poi giù, inizio a sentire qualche gocciolina cadere sulle mie braccia scoperte. Affrontiamo la lingua di neve con la dovuta calma ma lungo il pendio innevato tagliamo i tornanti percorsi in precedenza in linea retta: i tuoni sono sempre più vicini!
Quasi di corsa arriviamo al Franchetti e non facciamo in tempo a toglierci i ramponi e ad entrare che un grosso scroscio di pioggia si abbatte tra i due Corni.
Wow, giusto in tempo!
Visto che ci siamo sediamoci e prendiamo qualcosa da bere e da mangiare. Tra un boccone di pane e salame ed un sorso di birra facciamo quattro chiacchiere con Luca convenendo che non ci rivedrà più fino a fine stagione: da qui a Settembre questo sarà uno tra i rifugi più affollati dell'Appenino e lui ed il suo staff avranno il loro bel daffare. Velocemente come era arrivato il brutto tempo se ne sta andando, così indossato un giubbetto impermeabile e nuovamente i ramponi, salutato e ringraziato Luca per l'ospitalità, accompagnati per un breve tratto da Zen, il pastore abruzzese mascotte del rifugio, iniziamo a scendere per il Vallone delle Cornacchie.
Alla nostra destra intanto il temporale sembra ci stia seguendo, fortunatamente più a valle, ma tutto prosegue senza intoppi e qualche decina di metri sotto il Passo delle Scalette togliamo i ramponi.
Proseguiamo velocemente e a dispetto del terreno bagnato raggiungiamo in breve tempo la nostra auto...
L'avventura però non termina qui, perché dopo esserci cambiati d'abito facciamo una tappa a Prati di Tivo dove reintegriamo le nostre energie alla "Cantina dell'Orso", un grazioso locale tra il ristorante e bistrot, dove, grazie alla professionalità della titolare Valeria e il suo staff assaporiamo la cucina tradizionale rivisitata in chiave moderna con gustosi abbinamenti: alla fine di questa giornata indimenticabile ci voleva proprio, 5 stelle!





Galleria Foto e Video


Cima Alta (1715m).


Paletto con segnavia all'inizio del percorso. 


Il Corno grande inizia a mostrarsi.


Il Corno Grande ed il Corno Piccolo letteralmente sospesi tra le nuvole.


Paletto con segnavia nei pressi dell'Albergo Diruto.

Verso "La Madonnina".


Nei pressi della stazione di arrivo della cabinovia  "La Madonnina".


Il "paretone" del Corno Grande. 


La maestosa vista che si ha dal Passo delle Scalette.


All'ingresso del "Vallone delle Cornacchie".


Per il momento i ramponi non servono.


Il Corno Piccolo dal Vallone delle Cornacchie.


A pochi passi dal rifugio Franchetti.

Risalendo il pendio nevoso verso il bordo ghiacciaio del Calderone, una piccola pausa per ammirare il Corno Piccolo. 


"Si, conviene passare per quella lingua di neve!"


Sul bordo della conca glaciale del Calderone. Da sinistra verso destra la Vetta Orientale (2903m), la Vetta Centrale (2893m) ed il Torrione Cambi (2875m) del Corno Grande del Gran Sasso.


Il Corno Piccolo del Gran Sasso d'Italia dal bordo del ghiacciaio del Calderone.


Panoramica video dal bordo della conca glaciale del ghiacciaio del Calderone.


Fasi di salita lungo ghiacciaio del Calderone.


Si procede dritto per dritto!


"Dai Gianlu, ti do il cambio, sei stato sempre avanti tu!"


Ancora pochi passi ci separano dalla cresta sommitale.


In cresta!


Ultime fasi di salita lungo il ghiacciaio del Calderone con arrivo sulla cresta terminale.


Dalla sommità del ghiacciaio del Calderone visto sul Corno Grande del Gran Sasso. Da sinistra verso destra la Vetta Orientale (2903m), la Vetta Centrale (2893m) ed il Torrione Cambi (2875m). Da notare, posizionato al centro della fotografia, il "Grande Terrazzo" dove passa l'ardita "Via della Coppitana" che collega la "Forchetta del Calderone" al "Canale Gualerzi".


In cresta, ormai manca poco alla vetta!


Uno squarcio fra le nuvole: il Monte Portella ed il Pizzo Cefalone sullo sfondo.


A pochi passi dalla vetta!


Panoramica verso Ovest dalla Vetta Occidentale del Corno Grande del Gran Sasso (2912m).


Quattro chiacchiere...


Il Bivacco Bafile, piccolissimo puntino rosso sulla sinistra molto in basso.


Panoramica a Sud-Est dalla Vetta Occidentale del Corno Grande del Gran Sasso (2912m).


Foto di vetta poi di corsa giù, tempo brutto in arrivo!


La parte terminale del ghiacciaio del Calderone.


Dalla cresta giù per il ghiacciaio: non lasciatevi ingannare, la pendenza massima nel punto dove è posizionato Mirko è intorno ai 40°.


Cucù! Arrivo!


La neve è già un po' più molle rispetto a quando siamo saliti.


Un'ultima fotografia e poi al Franchetti, il temporale è praticamente sopra di noi!







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