"... Avanzo nel buio, un buio di colore bianco, in una solitudine alienante: nessun rumore a parte quello dei miei passi e del mio respiro, niente di niente...
Sembra essere stati catapultati in un'altra dimensione, migliaia di anni luce lontani da questa terra, la mente spogliata di tutto: ansia, stanchezza, gioia, dolore, felicità, amore, tristezza, passione, malinconia, rabbia... nessuno di questi sentimenti è presente in questo stato. Non provo assolutamente nulla. Anche il tempo sembra essersi fermato..."
Partenza dal parcheggio di accesso alla Gola dell'Infernaccio (953m) ore 6:03
Rientro al parcheggio di accesso alla Gola dell'Infernaccio ore 12:59
Durata escursione: 6h56m
Distanza percorsa: 15,5Km circa
Grado di difficoltà: EEi
Dislivello in salita: 1587m
Dislivello in discesa: 1636m
Vette raggiunte: 2332m Monte Priora (croce di ferro)
Gola dell'Infernaccio su Wikipedia
"..nella mia vita di scalatore ho sempre obbedito all'istinto creativo e contemplativo, ma fu grazie all'alpinismo solitario che ho potuto entrare in sintonia con la grande natura, e ancor più ho focalizzato i miei perché e i miei limiti..."
(Walter Bonatti)
Percorso:
Partenza dal parcheggio di accesso alla Gola dell'Infernaccio (953m) seguendo il sentiero del Parco n.221 (segni bianco-rossi) che scende fino agli 850 metri della "Stretta le Pisciarelle" dove ci si immette nella "Gola dell'Infernaccio". Dopo alcuni sali e scendi in questa bellissima quanto angusta gola si giunge al bivio con il sentiero del Parco n.229: procedendo verso sinistra, seguendo il corso del fiume Tenna, si raggiungono le sue sorgenti (sentiero n.221); svoltando a destra si raggiunge l'eremo di "San Leonardo" (sentiero n.229). Si sale per ampi e facili tornanti in mezzo alla faggeta fino a raggiungere uno slargo dove sulla destra è situato l'eremo di "San Leonardo" mentre sulla sinistra è presente una fonte: guardando in direzione Nord-Ovest non si può fare a meno di notare una pietra a terra dove sta scritto in stampatello rosso "Priora" ed una freccia che indica la direzione da seguire. La traccia si perde nuovamente in mezzo al bosco, ora si sta salendo per il versante Nord della "Gola dell'Infernaccio" (sentiero non segnalato n.17). Dopo aver percorso una lunga"zeta" si esce dal bosco di faggi e tenendo la sinistra si giunge presso le "trocche" che contraddistinguono il casale "i Grottoni". Si sale fino a raggiungere i "Prati d'altura" dove dalla destra arriva il sentiero non segnalato n. 37 che proviene dalla cresta di Nord-Est del "Monte Priora" ("Casale della Priora"); si tiene la sinistra proseguendo in cresta per il sentiero non segnalato n.17 fino alla vetta: il ritorno avviene seguendo gli stessi sentieri dell'andata.
Relazione:
Anche stamattina la sveglia ha suonato presto, per la precisione alle 3:45. Vado? Il meteo previsto per la prima parte della giornata non è un granché: la tentazione di rimanere a letto e girarsi dall'altra parte è forte... No, devo andare, la ragione mi dice di non farlo, l'istinto invece mi obbliga ad alzarmi, vestirmi, fare colazione e partire: nella vita ho imparato a seguire la sua voce, i suoi dettami. A volte ciò ha significato agire in maniera completamente opposta a quanto suggeritomi dalla ragione, posso affermare però, col senno di poi, che le "sue" scelte mi hanno portato sempre nella direzione giusta, seguendo il percorso che è scritto nel destino di ognuno di noi. Sono da solo, per scelta, questa avventura deve avere come protagonisti solo il sottoscritto ed il monte "Priora". E' dall'escursione del 6 Marzo scorso (Escursione al Monte Priora per la cresta di Nord-Est (Madonna dell'Ambro) Invernale) che ho come questo tarlo che si è insinuato dentro me: ho un conto aperto con questa montagna, il dover rinunciare a pochi passi dalla vetta è stato un boccone amaro. Ho aspettato, con pazienza ed ora che le condizioni sono mature (o quasi) la parte più istintiva che è dentro me, quella legata al lato più recondito, mi dice che è giunto il momento di andare, in solitaria: oneri ed onori.
La mia auto sta già imboccando l'autostrada in direzione Sud: avevo preparato tutto ieri sera, mi aspettano circa un paio d'ore di viaggio che "passano" abbastanza velocemente e poco prima delle sei sto parcheggiando di fronte alla sbarra che blocca il transito verso la stretta "le Pisciarelle", il punto di accesso alla "Gola dell'Infernaccio". Bellissima, stupenda: calcare massiccio scavato nel corso delle ere dal torrente Tenna, ma di questo vi parlerò tra qualche giorno, mentre sto scrivendo queste righe sono tornato in questa splendida gola. Dicevo della sbarra che blocca l'accesso alla strada, che continua: il fondo però diventa sempre più sconnesso a causa degli innumerevoli rivoli d'acqua che scendono dai ripidi pendii a sinistra (Sud). Percorro di gran lena questo tratto, quasi correndo: il percorso è in leggera discesa e si passa gradualmente dai 953 metri di altezza del parcheggio agli 850 metri della "Stretta le Pisciarelle". Purtroppo qui si vede parecchio l'intervento dell'uomo: un ponte, sbarramenti e poco dopo un tunnel scavato nella roccia. Tutto questo però non riesce a rovinare la magia che questo luogo riesce ad evocare. Partiamo dal rumore, in alcuni tratti assordante, prodotto dal Tenna che scorre tra le ripide rocce e che mi accompagnerà per questa prima parte di sentiero. Ancora è buio ma già si inizia a percepire la bellezza dalla quale si è circondati: gli alti faggi hanno iniziato a vestirsi con le nuove foglie dopo i rigori dell'inverno, ormai alle nostre spalle, ed il loro verde intenso si sposa benissimo con l'azzurro spumeggiante delle acque che scorrono veloci tra le rocce calcaree. Un caleidoscopio di colori bellissimo che non raggiunge ancora il suo apice di intensità proprio perché uniformato dalla tenue luce dell'aurora: al ritorno sarà sicuramente tutta un'altra cosa.
Dicevo dell'inverno, che ha dato il suo colpo di coda: stanotte dovrebbe aver nevicato, perlomeno sopra i 1500 metri di altezza, a breve vedrò quantità e consistenza di questo manto. Dopo alcuni sali e scendi in questa bellissima quanto angusta gola raggiungo un bivio: procedendo verso sinistra, lungo il Tenna, si raggiungono le sue sorgenti; svoltando a destra si raggiunge l'eremo di "San Leonardo" prima e la cresta di Sud-Est del Monte Priora poi. Scatto "al volo" un paio di istantanee e mi dirigo alla mia destra salendo per gli ampi e facili tornanti in mezzo alla faggeta. In breve tempo raggiungo uno slargo ed alla mia destra appare la sagoma inconfondibile dell'eremo di San Leonardo.
Poco prima del bivio per l'eremo di San Leonardo, alle prime luci dell'alba.
Dicevo dell'inverno, che ha dato il suo colpo di coda: stanotte dovrebbe aver nevicato, perlomeno sopra i 1500 metri di altezza, a breve vedrò quantità e consistenza di questo manto. Dopo alcuni sali e scendi in questa bellissima quanto angusta gola raggiungo un bivio: procedendo verso sinistra, lungo il Tenna, si raggiungono le sue sorgenti; svoltando a destra si raggiunge l'eremo di "San Leonardo" prima e la cresta di Sud-Est del Monte Priora poi. Scatto "al volo" un paio di istantanee e mi dirigo alla mia destra salendo per gli ampi e facili tornanti in mezzo alla faggeta. In breve tempo raggiungo uno slargo ed alla mia destra appare la sagoma inconfondibile dell'eremo di San Leonardo.
L'eremo di San Leonardo.
Mi rinfresco bevendo della buona acqua di sorgente presso la fonte alla mia sinistra ed immediatamente il mio sguardo viene catturato dalla pietra a terra dove sta scritto in stampatello rosso "Priora" ed una freccia che mi indica la direzione da seguire: guardo l'orologio, sono le 6:44. Niente male, proprio niente male, ho tenuto un buon ritmo sin qui, il bello però deve ancora venire.
Senza perdere tempo prendo la traccia che si perde nuovamente in mezzo al bosco: adesso il sentiero è meno marcato rispetto al tratto precedente ma questo è da imputare al fatto che le mete sono completamente diverse. Finora più che un'escursione, ho svolto una bella passeggiata in uno dei luoghi più incantevoli che abbiamo in Italia: adesso invece inizia la parte più impegnativa, quella riservata ad escursionisti esperti prima ed alpinisti poi. In condizioni "estive" sarebbe tutto diverso, l'ascensione al "Priora" da questa via sarebbe si un faticoso trekking per escursionisti allenati ma niente più; ora con il fondo ricoperto di "vecchi" nevai, neve fresca e nuvole basse che ridurranno la visibilità diventa tutto molto più complicato ed impegnativo. Avendo studiato il percorso, sono a conoscenza che anche per questa cresta, così come per quella di Nord-Est, ci sarà da affrontare un "salto": mi auguro che qui non trovi le stesse condizioni trovate la volta scorsa (Monte Priora per la cresta di Nord-Est (Madonna dell'Ambro) Invernale) altrimenti dovrò prendere armi e bagagli e tornare indietro. Mentre sto facendo questi ragionamenti la mia marcia procede ancora in mezzo alla faggeta: il percorso seguito dal sentiero è praticamente una "zeta", simile a quella che deturpa la "Sibilla", in questo caso però tutto è ben celato dalla vegetazione e qui si parla pur sempre di un sentiero, non di una strada.
La pietra vicino alla fontana con le indicazioni per il sentiero.
Senza perdere tempo prendo la traccia che si perde nuovamente in mezzo al bosco: adesso il sentiero è meno marcato rispetto al tratto precedente ma questo è da imputare al fatto che le mete sono completamente diverse. Finora più che un'escursione, ho svolto una bella passeggiata in uno dei luoghi più incantevoli che abbiamo in Italia: adesso invece inizia la parte più impegnativa, quella riservata ad escursionisti esperti prima ed alpinisti poi. In condizioni "estive" sarebbe tutto diverso, l'ascensione al "Priora" da questa via sarebbe si un faticoso trekking per escursionisti allenati ma niente più; ora con il fondo ricoperto di "vecchi" nevai, neve fresca e nuvole basse che ridurranno la visibilità diventa tutto molto più complicato ed impegnativo. Avendo studiato il percorso, sono a conoscenza che anche per questa cresta, così come per quella di Nord-Est, ci sarà da affrontare un "salto": mi auguro che qui non trovi le stesse condizioni trovate la volta scorsa (Monte Priora per la cresta di Nord-Est (Madonna dell'Ambro) Invernale) altrimenti dovrò prendere armi e bagagli e tornare indietro. Mentre sto facendo questi ragionamenti la mia marcia procede ancora in mezzo alla faggeta: il percorso seguito dal sentiero è praticamente una "zeta", simile a quella che deturpa la "Sibilla", in questo caso però tutto è ben celato dalla vegetazione e qui si parla pur sempre di un sentiero, non di una strada.
A questa quota non si riesce più a sentire il rumore prodotto dal Tenna che corre veloce dentro la gola, qui c'è uno strano silenzio, un'atmosfera cupa... La calma surreale che di solito precede il sopraggiungere di un evento, di cui si intravedono prima le ombre...
Piccola parentesi.
Mercoledì 5 novembre 1975, poco dopo le 18:00, Apache Sitgreaves National Forest in Arizona, Stati Uniti d'America. Dopo una lunga giornata trascorsa nei boschi per conto del servizio forestale, passata a ripulire il sottobosco, sette operai stanno percorrendo il tragitto che li riporterà alle loro case, a Snowflake. Di colpo, in mezzo agli alberi, iniziano ad intravedere una forte luce, fermano il camion ed osservano lo strano fenomeno e da cosa è provocato: un disco metallico con cupola sospeso a mezz'aria sopra la strada di circa 6 metri di diametro. All'improvviso uno degli operai, il ventiduenne Travis Walton, salta giù dal mezzo e corre verso l'oggetto: a nulla valgono le grida di richiamo dei compagni. Il curioso, ma allo stesso tempo incauto boscaiolo, viene investito all'improvviso da un raggio di luce di colore blu-verde che prima lo solleva in aria e poi lo fa cadere pesantemente all'indietro. I compagni di Travis, credendolo morto, scappano lungo la strada sterrata a tutta velocità per paura di essere seguiti dall'oggetto. Dopo una mezzora, vinta la paura, decidono di tornare indietro per recuperare Travis. Un'amara sorpresa però li attende: il disco e Travis sono scomparsi, senza lasciare alcuna traccia. Questa è la cronaca di quanto avvenne quel giorno ed è stata descritta nel libro "The Walton Experience" (1978) e nel film "Fire in The Sky" ("Bagliori nel buio",1993): Travis farà ritorno cinque giorni dopo impaurito, agitato, nervoso. Indossava gli stessi abiti di quando era sparito e sembrava più magro: pensava di essere stato assente solo per poche ore e non per tutto quel tempo e più volte borbottò di esseri con occhi terrificanti.
La marcia che sto facendo in mezzo al bosco mi ha riportato alla mente questo ricordo: immagino che ognuno di noi, nel corso della sua vita, abbia fantasticato su altre forme di vita nell'universo, sui "marziani", su astronavi aliene ecc... grazie alla letteratura, ai fumetti, ai film, ai cartoni animati e così via.
Tutto questo per dire che adesso vedo "grigi" dappertutto, ma ovviamente non sono buoni come quelli di "Incontri ravvicinati del III° tipo", no, sono quelli cattivi di "Bagliori nel Buio" o "L'acchiappasogni". Ok, magari questa è una valvola che il mio inconscio sta usando per stemperare la tensione per l'ascesa, ma ora stiamo un po' esagerando! Sbrighiamoci ad uscire dal bosco! Poi non ci sono sufficienti prove scientifiche ad avvalorare queste tesi quindi basta con questi pensieri.
Poco prima di uscire dalla faggeta però mi viene in mente che alcune leggende degli Apaches che abitano nella zona del rapimento di Walton narrano di antichi "spiriti del male" che periodicamente scenderebbero dal cielo su vascelli rossi per rapire le persone isolate: ciò significa che gli alieni avrebbero visitato periodicamente quell'area da lungo tempo per scopi a noi ignoti, e che probabilmente lo rifaranno in futuro.
Via di qui, di corsa!
Piccola parentesi.
Mercoledì 5 novembre 1975, poco dopo le 18:00, Apache Sitgreaves National Forest in Arizona, Stati Uniti d'America. Dopo una lunga giornata trascorsa nei boschi per conto del servizio forestale, passata a ripulire il sottobosco, sette operai stanno percorrendo il tragitto che li riporterà alle loro case, a Snowflake. Di colpo, in mezzo agli alberi, iniziano ad intravedere una forte luce, fermano il camion ed osservano lo strano fenomeno e da cosa è provocato: un disco metallico con cupola sospeso a mezz'aria sopra la strada di circa 6 metri di diametro. All'improvviso uno degli operai, il ventiduenne Travis Walton, salta giù dal mezzo e corre verso l'oggetto: a nulla valgono le grida di richiamo dei compagni. Il curioso, ma allo stesso tempo incauto boscaiolo, viene investito all'improvviso da un raggio di luce di colore blu-verde che prima lo solleva in aria e poi lo fa cadere pesantemente all'indietro. I compagni di Travis, credendolo morto, scappano lungo la strada sterrata a tutta velocità per paura di essere seguiti dall'oggetto. Dopo una mezzora, vinta la paura, decidono di tornare indietro per recuperare Travis. Un'amara sorpresa però li attende: il disco e Travis sono scomparsi, senza lasciare alcuna traccia. Questa è la cronaca di quanto avvenne quel giorno ed è stata descritta nel libro "The Walton Experience" (1978) e nel film "Fire in The Sky" ("Bagliori nel buio",1993): Travis farà ritorno cinque giorni dopo impaurito, agitato, nervoso. Indossava gli stessi abiti di quando era sparito e sembrava più magro: pensava di essere stato assente solo per poche ore e non per tutto quel tempo e più volte borbottò di esseri con occhi terrificanti.
Il trailer di "Bagliori nel buio".
Questo è uno dei più famosi e controversi casi di "alien abduction" (in italiano adduzione), rapimento alieno: Walton oggi è un agente di commercio sposato e padre di sei figli: ogni tanto ha fatto apparizioni occasionali nelle convention di ufologia o in speciali televisivi. La marcia che sto facendo in mezzo al bosco mi ha riportato alla mente questo ricordo: immagino che ognuno di noi, nel corso della sua vita, abbia fantasticato su altre forme di vita nell'universo, sui "marziani", su astronavi aliene ecc... grazie alla letteratura, ai fumetti, ai film, ai cartoni animati e così via.
Tutto questo per dire che adesso vedo "grigi" dappertutto, ma ovviamente non sono buoni come quelli di "Incontri ravvicinati del III° tipo", no, sono quelli cattivi di "Bagliori nel Buio" o "L'acchiappasogni". Ok, magari questa è una valvola che il mio inconscio sta usando per stemperare la tensione per l'ascesa, ma ora stiamo un po' esagerando! Sbrighiamoci ad uscire dal bosco! Poi non ci sono sufficienti prove scientifiche ad avvalorare queste tesi quindi basta con questi pensieri.
Poco prima di uscire dalla faggeta però mi viene in mente che alcune leggende degli Apaches che abitano nella zona del rapimento di Walton narrano di antichi "spiriti del male" che periodicamente scenderebbero dal cielo su vascelli rossi per rapire le persone isolate: ciò significa che gli alieni avrebbero visitato periodicamente quell'area da lungo tempo per scopi a noi ignoti, e che probabilmente lo rifaranno in futuro.
Via di qui, di corsa!
"Interlude 2 - Crucified"
Se ora volete farvi proprio del "male", se volete rivivere per un minuto e cinquantadue secondi quanto da me vissuto durante parte del tragitto in mezzo al bosco, chiudete gli occhi, pensate a quanto letto sinora ed ascoltate questo pezzo strumentale dei Depeche Mode: si tratta di "Interlude 2 - Crucified", una ghost track presente nell'album "Violator" (1990) . Non vi sembra sia la colonna sonora ideale per un "alien abduction"?
Chiusa parentesi.
Adesso gli alberi vanno via via diradandosi fino a scomparire, sto percorrendo un lungo traverso verso Ovest sopra le rocce che strapiombano sulla gola.
Chiusa parentesi.
Adesso gli alberi vanno via via diradandosi fino a scomparire, sto percorrendo un lungo traverso verso Ovest sopra le rocce che strapiombano sulla gola.
Finalmente fuori dall'atmosfera cupa del bosco.
Il vento qui è intenso, non siamo più al coperto e la mia avanzata procede finché lungo il cammino non arrivo di fronte ad un bivio: alla mia destra il sentiero procede in direzione Nord, lungo un pianoro, verso il casale "il Rio" dal quale poi è possibile procedere verso il "Pizzo" oppure scendere direttamente fino al borgo di Vetice; alla mia sinistra il sentiero si snoda verso Ovest salendo gradualmente di quota fino ad arrivare al casale i "Grottoni".
Senza esitazione svolto a sinistra e superati un paio di ampi e comodi tornanti i miei scarponi iniziano a calpestare al suolo la prima neve.
Sono sui prati d'altura che precedono le "trocche" che contraddistinguono il casale "i Grottoni": da qui la vista è magnifica ed il mio sguardo si sofferma sulla "Sibilla" coperta dalle nuvole basse e su Amandola, lontanissima all'orizzonte.
E' un peccato che il cielo sia coperto e non si abbia la possibilità di poter spaziare con lo sguardo a nostro piacimento ma devo dire che queste nuvole che si muovono veloci cambiando forma di continuo creano un'atmosfera unica e discontinua: le forme, i colori, i panorami cambiano repentinamente offrendo uno spettacolo estasiante. Il freddo qui inizia ad essere pungente e sono costretto ad indossare un'altra maglia. Mi rimetto di nuovo in marcia e dopo alcune svolte incontro un nuovo bivio, l'ultimo della salita: proseguendo a destra c'è la possibilità di ricongiungersi, passando per il casale della "Priora" prima e quello delle "Murette" poi con la cresta di Nord-Est; proseguendo a sinistra invece inizia la lunga progressione per la cresta di Sud-Est che conduce direttamente fino in vetta. Ci sono, adesso inizia il bello, inizia l'ascesa vera e propria.
Il manto nevoso qui inizia ad essere consistente (circa 20cm) ma riesco ancora a fare a meno delle ghette. Salgo tenendomi leggermente sulla sinistra: sono in cresta ed ora non ci sono più alternative, il percorso da seguire è uno e basta. Arrivato ad una quota di circa 1800m la visibilità inizia a calare sempre di più: sto entrando nella fascia di nuvole.
Supero di slancio un primo salto che non presenta particolari problemi, finché non giungo nei pressi di un altro con una pendenza e lunghezza molto accentuati. Questo dovrebbe essere il punto topico dell'escursione, la famosa "spalla".
A breve si inizierà a calpestare la prima neve.
Sono sui prati d'altura che precedono le "trocche" che contraddistinguono il casale "i Grottoni": da qui la vista è magnifica ed il mio sguardo si sofferma sulla "Sibilla" coperta dalle nuvole basse e su Amandola, lontanissima all'orizzonte.
Dal casale "i Grottoni" uno sguardo a Sud-Est.
E' un peccato che il cielo sia coperto e non si abbia la possibilità di poter spaziare con lo sguardo a nostro piacimento ma devo dire che queste nuvole che si muovono veloci cambiando forma di continuo creano un'atmosfera unica e discontinua: le forme, i colori, i panorami cambiano repentinamente offrendo uno spettacolo estasiante. Il freddo qui inizia ad essere pungente e sono costretto ad indossare un'altra maglia. Mi rimetto di nuovo in marcia e dopo alcune svolte incontro un nuovo bivio, l'ultimo della salita: proseguendo a destra c'è la possibilità di ricongiungersi, passando per il casale della "Priora" prima e quello delle "Murette" poi con la cresta di Nord-Est; proseguendo a sinistra invece inizia la lunga progressione per la cresta di Sud-Est che conduce direttamente fino in vetta. Ci sono, adesso inizia il bello, inizia l'ascesa vera e propria.
Sui prati d'altura, prima di iniziare il cammino in cresta.
Il manto nevoso qui inizia ad essere consistente (circa 20cm) ma riesco ancora a fare a meno delle ghette. Salgo tenendomi leggermente sulla sinistra: sono in cresta ed ora non ci sono più alternative, il percorso da seguire è uno e basta. Arrivato ad una quota di circa 1800m la visibilità inizia a calare sempre di più: sto entrando nella fascia di nuvole.
In cresta, tra poco la visibilità diventerà quasi nulla.
Supero di slancio un primo salto che non presenta particolari problemi, finché non giungo nei pressi di un altro con una pendenza e lunghezza molto accentuati. Questo dovrebbe essere il punto topico dell'escursione, la famosa "spalla".
La neve fresca qui è più alta, ce ne saranno circa una trentina di centimetri. Finora non ho avuto bisogno dei ramponi, ed ora? Il terreno è un misto di roccette, erba e cespugli: la neve della scorsa notte non è compatta ma molle e bagnata e con il mio peso arrivo con gli scarponi direttamente al suolo. No, di indossare i ramponi non se ne parla. Decido di proseguire così, l'importante adesso è capire il dove. Noto che sulla destra della "spalla" il terreno è privo di rocce ed è presente un "vecchio" nevaio ed un grosso accumulo di neve fresca (il nevaio, anche in lontananza, è riconoscibile dal colore della neve che è roseo): la pendenza è notevole ma secondo me c'è un abbastanza spazio dove poter passare. E' questa la via giusta!
Inizio a salire con dei piccoli tornanti per le roccette tagliando poi alla mia destra: ci sono, sono sulla neve fresca che mi arriva fino alla coscia ed un po' ne entra negli scarponi. Ecco il gioco è fatto, ormai è inutile indossare le ghette. Dopo una decina di passi esco dalla neve fresca ed ora devo affrontare un traverso su un nevaio per portarmi sulla sommità della "spalla". Tasto con il piede per capire la consistenza di questa neve e noto con piacere che lo scarpone riesce ad affondare quel tanto che basta per garantire una certa presa. Una ventina di passi e ne sono fuori, ho raggiunto l'apice di questo salto. Tiro un sospiro di sollievo ma non posso gioire più di tanto: tra un po' dovrò affrontare questo passaggio in discesa. Stavolta non ho sentito alcuna voce, niente che mi abbia detto di abbandonare l'impresa: tanto meglio, istinto e ragione sono sulla stessa lunghezza d'onda.
Riprendo il cammino in cresta, l'altimetro segna quota 2000 ed ora la visibilità sarà al massimo di una decina di metri: non sono condizioni ideali, però mi sento sereno. Il percorso infatti è obbligato: quando vedo che la pendenza inizia a scendere repentinamente da un lato, mi dirigo nella direzione opposta e per la discesa non ci saranno problemi, sarà sufficiente seguire le mie impronte.
Avanzo nel buio, un buio di colore bianco, in una solitudine alienante: nessun rumore a parte quello dei miei passi e del mio respiro, niente di niente...
Sembra essere stati catapultati in un'altra dimensione, migliaia di anni luce lontani da questa terra, la mente spogliata di tutto: ansia, stanchezza, gioia, dolore, felicità, amore, tristezza, passione, malinconia, rabbia... nessuno di questi sentimenti è presente in questo stato.
Non provo assolutamente nulla.
Anche il tempo sembra essersi fermato.
Solo qualche sporadica raffica di vento ogni tanto mi ricorda dove sono e cosa sto facendo.
I miei occhi si sforzano all'inverosimile nella ricerca della croce di vetta, vanamente...
Mi sembra di camminare lungo questa cresta da un giorno, dieci,cento, mille, migliaia, milioni, miliardi... di anni. Un altro tempo, un altro luogo...
Sembra un sogno, un sogno ad occhi aperti, un sogno dal quale non vorrei mai svegliarmi...
Per compensare questo stato di gioiosa alienazione la parte destra del cervello inizia a fare il suo dovere, forse in maniera fin troppo intensa: una cacofonia di parole e musica esplode nella mia mente. Tutto sembra essere sconnesso e caotico, senza una logica: certo, ragionando in questi termini si, magari questo è valido per la fredda ragione, ma ripensandoci in tutto questo caos c'è un nesso, un filo conduttore.
Lasciamo lo spazio alle parole:
Sweetest perfection (La più dolce perfezione)
Musica e testo di Martin Lee Gore
"...La più dolce perfezione
Chiamare me stesso
La più leggera correzione
Non potrebbe affilarla più finemente
La più dolce infezione
Di corpo e mente
La più dolce iniezione
Di qualunque tipo
Mi prende completamente
Mi tocca così dolcemente
Arriva così nel profondo
So che niente può fermarmi"
Traccia 2 dell'album "Violator" del 1990
King of Pain (Re Del Dolore)
Musica dei Police testo di Sting
"C'è una piccola macchia nera sul sole di oggi
Quella lassù è la mia anima.
È la stessa vecchia cosa di ieri
Quella lassù è la mia anima.
C'è un cappello nero impigliato in cima a un albero
Quella lassù è la mia anima.
C'è uno straccio sull'asta della bandiera e il vento non si ferma
Quella lassù è la mia anima.
Sono stato già qui in piedi nella pioggia che scende
Con il mondo che gira in cerchi che mi corrono per la testa.
Immagino di aver sempre pensato che tu potessi mettere fine a questo regno,
Ma è il mio destino essere il re del dolore..."
"...Sarò sempre il re del dolore..."
Traccia 8 dell'album "Synchronicity" del 1983
Judas (Giuda)
Musica e testo di Martin Lee Gore
"È la semplicità la cosa migliore
O semplicemente la più facile?
Il percorso più impervio
È sempre il più santo
E allora cammina a piedi nudi per me
Patisci un po' di sofferenze
Se vuoi il mio amore
Se vuoi il mio amore
L'uomo sopravviverà
Alle condizioni più dure
E rimarrà in vita
Attraverso decisioni difficili
Quindi fai chiarezza nella tua mente per me
Oltrepassa la linea per me
Se vuoi il mio amore
Se vuoi il mio amore..."
"...Puoi soddisfare
Le tue ambizioni più sfrenate
E sono sicuro che
Perderai le tue inibizioni
Quindi apriti per me
Rischia la tua salute per me
Se vuoi il mio amore
Se vuoi il mio amore
Se vuoi il mio amore
Se vuoi il mio amore"
Traccia 5 dell'album "Songs of faith and devotion" del 1993
Waiting for That Day (Aspettando quel giorno)
Musica e testo di George MIchael
"...Sto qui seduto su questa montagna a pensare a me stesso
Sei uno sciocco, perché non scendi a trovare qualcuno
Trovare qualcun altro
La mia memoria mi serve troppo bene
Non è come se abbiamo appena rotto
Non è come se fosse ieri
Ma una cosa che proprio non riesco a spiegare
Qualcosa in me ha bisogno di questo dolore
So che non rivedrò mai più la tua faccia
Coraggio adesso, devo essere forte ora..."
Traccia 6 dell'album "Listen Without Prejudice Vol. 1" del 1990
Tutti i testi sono coperti da copyright e sono di proprietà degli autori.
Un passo dopo l'altro, salita e discesa, stretto e largo, bianco, bianco, bianco...
Un ombra di fronte a me, che sia la croce? Sono finalmente giunto in vetta?
No, è solo una roccia posta alla base di un'altro salto, più piccolo rispetto al precedente: traiettoria rettilinea stavolta, nessun problema.
Un passo dopo l'altro, salita e discesa, stretto e largo, bianco, bianco, bianco...
È la semplicità la cosa migliore
O semplicemente la più facile?
Il percorso più impervio
È sempre il più santo
Patisci un po' di sofferenze
Ma una cosa che proprio non riesco a spiegare
Qualcosa in me ha bisogno di questo dolore
Sono stato già qui in piedi nella pioggia
Con il mondo che gira in cerchi che mi corrono per la testa
Immagino di aver sempre pensato che tu potessi mettere fine a questo regno,
Ma è il mio destino essere il re del dolore
L'uomo sopravviverà
Alle condizioni più dure
E rimarrà in vita
Attraverso decisioni difficili
Coraggio adesso, devo essere forte ora
C'è una piccola macchia nera sul sole di oggi
Quella lassù è la mia anima.
È la stessa vecchia cosa di ieri
Quella lassù è la mia anima.
Quindi fai chiarezza nella tua mente per me
Oltrepassa la linea per me
Mi prende completamente
Mi tocca così dolcemente
Arriva così nel profondo
So che niente può fermarmi
Il brano che si addice di più come colonna sonora per questa marcia fra nuvole e neve è "Pimpf" dei Depeche Mode: non lasciatevi ingannare, l'elettronica non c'entra nulla con questo pezzo. Usato come "intro" per i concerti del "Music for The Masses Tour" degli anni 1987 e 1988, e presente nell'album omonimo, il brano presenta una orchestralità intensa e classicheggiante: il piano scandisce le prime inquietanti note sulle quali, poco a poco, si sovrappongono delicati suoni percussivi seguiti ancora da prorompenti cori wagneriani.
Sweetest perfection (La più dolce perfezione)
Musica e testo di Martin Lee Gore
"...La più dolce perfezione
Chiamare me stesso
La più leggera correzione
Non potrebbe affilarla più finemente
La più dolce infezione
Di corpo e mente
La più dolce iniezione
Di qualunque tipo
Mi prende completamente
Mi tocca così dolcemente
Arriva così nel profondo
So che niente può fermarmi"
Traccia 2 dell'album "Violator" del 1990
King of Pain (Re Del Dolore)
Musica dei Police testo di Sting
"C'è una piccola macchia nera sul sole di oggi
Quella lassù è la mia anima.
È la stessa vecchia cosa di ieri
Quella lassù è la mia anima.
C'è un cappello nero impigliato in cima a un albero
Quella lassù è la mia anima.
C'è uno straccio sull'asta della bandiera e il vento non si ferma
Quella lassù è la mia anima.
Sono stato già qui in piedi nella pioggia che scende
Con il mondo che gira in cerchi che mi corrono per la testa.
Immagino di aver sempre pensato che tu potessi mettere fine a questo regno,
Ma è il mio destino essere il re del dolore..."
"...Sarò sempre il re del dolore..."
Traccia 8 dell'album "Synchronicity" del 1983
Judas (Giuda)
Musica e testo di Martin Lee Gore
"È la semplicità la cosa migliore
O semplicemente la più facile?
Il percorso più impervio
È sempre il più santo
E allora cammina a piedi nudi per me
Patisci un po' di sofferenze
Se vuoi il mio amore
Se vuoi il mio amore
L'uomo sopravviverà
Alle condizioni più dure
E rimarrà in vita
Attraverso decisioni difficili
Quindi fai chiarezza nella tua mente per me
Oltrepassa la linea per me
Se vuoi il mio amore
Se vuoi il mio amore..."
"...Puoi soddisfare
Le tue ambizioni più sfrenate
E sono sicuro che
Perderai le tue inibizioni
Quindi apriti per me
Rischia la tua salute per me
Se vuoi il mio amore
Se vuoi il mio amore
Se vuoi il mio amore
Se vuoi il mio amore"
Traccia 5 dell'album "Songs of faith and devotion" del 1993
Waiting for That Day (Aspettando quel giorno)
Musica e testo di George MIchael
"...Sto qui seduto su questa montagna a pensare a me stesso
Sei uno sciocco, perché non scendi a trovare qualcuno
Trovare qualcun altro
La mia memoria mi serve troppo bene
Non è come se abbiamo appena rotto
Non è come se fosse ieri
Ma una cosa che proprio non riesco a spiegare
Qualcosa in me ha bisogno di questo dolore
So che non rivedrò mai più la tua faccia
Coraggio adesso, devo essere forte ora..."
Traccia 6 dell'album "Listen Without Prejudice Vol. 1" del 1990
Tutti i testi sono coperti da copyright e sono di proprietà degli autori.
Un passo dopo l'altro, salita e discesa, stretto e largo, bianco, bianco, bianco...
Un ombra di fronte a me, che sia la croce? Sono finalmente giunto in vetta?
No, è solo una roccia posta alla base di un'altro salto, più piccolo rispetto al precedente: traiettoria rettilinea stavolta, nessun problema.
Un passo dopo l'altro, salita e discesa, stretto e largo, bianco, bianco, bianco...
È la semplicità la cosa migliore
O semplicemente la più facile?
Il percorso più impervio
È sempre il più santo
Patisci un po' di sofferenze
Ma una cosa che proprio non riesco a spiegare
Qualcosa in me ha bisogno di questo dolore
Sono stato già qui in piedi nella pioggia
Con il mondo che gira in cerchi che mi corrono per la testa
Immagino di aver sempre pensato che tu potessi mettere fine a questo regno,
Ma è il mio destino essere il re del dolore
L'uomo sopravviverà
Alle condizioni più dure
E rimarrà in vita
Attraverso decisioni difficili
Coraggio adesso, devo essere forte ora
C'è una piccola macchia nera sul sole di oggi
Quella lassù è la mia anima.
È la stessa vecchia cosa di ieri
Quella lassù è la mia anima.
Quindi fai chiarezza nella tua mente per me
Oltrepassa la linea per me
Mi prende completamente
Mi tocca così dolcemente
Arriva così nel profondo
So che niente può fermarmi
Il video di "Pimpf".
La croce.
Un momento bellissimo: la croce che all'improvviso mi appare davanti.
La croce.
La sua sagoma inconfondibile si staglia di fronte a me, a pochi metri.
La croce.
Provo una gioia irrefrenabile, incontenibile, vorrei gridare, ma non lo faccio, sarebbe una mancanza di rispetto per il silenzio che regna in questo luogo.
La croce.
Ora sento che il vento spira con forte intensità, ma la visibilità è sempre pessima: forse tra qualche ora le condizioni potrebbero mutare in meglio, sicuramente non lo scoprirò aspettando qui. Fa veramente freddo, un piccolissimo spuntino, qualche foto con l'autoscatto e mi rimetterò in marcia.
Autoscatto con la croce di vetta, ore 10:10.
Prima però mi stendo sulla neve, gli occhi al cielo, per assorbire completamente come una spugna questi attimi che rimarranno per sempre dentro di me: voglio essere estasiato da queste sensazioni, voglio godere fino in fondo di questo silenzio e solitudine assoluti. Ci saranno sicuramente altri momenti e situazioni analoghe ma non sarà mai uguale, non sarà più la stessa cosa: è stato, è, e sarà sempre diverso.
E' tempo di partire, mi faccio il segno della croce, bacio quest'ultima ed inizio la discesa: non sono gesti che compio usualmente, stavolta però sento il bisogno di farlo.
Sono appagato, non ho potuto godere della splendida vista che da qui spazia in tutte le direzioni con il cielo sereno, ma questo passa in secondo piano: la cosa importante per me era arrivare in cima, proprio in condizioni difficili, da questa via.
Sono già stato qui il Novembre scorso, in una giornata stupenda (Monte Acuto, Pizzo dei Tre Vescovi, Pizzo Berro e Monte Priora dalla Forcella del Fargno) e sicuramente tornerò di nuovo, magari per un'altra via (ho già in mente qualcosa al riguardo...), in altre condizioni ed avrò la possibilità di ammirare nuovamente il bellissimo panorama che questa cima offre.
Inizio la discesa seguendo fedelmente le mie impronte, che come un faro mi illuminano la via. La visibilità purtroppo è ancora scarsa ma come dicevo prima questo non mi angustia: la mia preoccupazione principale ora è quella di superare nuovamente la "spalla", stavolta in discesa, poi potrò finalmente allentare un pochino la tensione. Non mi stancherò mai di ripetere che l'escursione termina nel momento in cui ci si tolgono gli scarponi... A proposito di questi ultimi, io non ho messo le ghette, di neve ne è entrata parecchia e sto sentendo che piano piano i calzini si stanno bagnando: fortuna questi materiali che riescono a mantenere la temperatura costante!
Primi squarci di sereno tra le nuvole in direzione Sud-Est.
All'improvviso un boato!
Mi fermo, atterrito!
Rimango in vigile attesa. Mi sento vulnerabile, impotente: sono tra le nuvole e riesco a vedere a non più di dieci metri. Cosa sarà stato?
Meglio proseguire, velocemente: ora come non mai non vedo l'ora di uscire da questo "limbo".
La mia tenacia viene premiata ed in breve tempo la visibilità torna ad essere quasi normale: sono fuori da queste brume ed ho raggiunto nuovamente il punto topico dell'escursione , la "spalla". Adesso inizia il bello!
La cresta poco prima della "spalla". Sullo sfondo si inizia ad intravedere il "Monte Sibilla".
Si incomincia con il nevaio ed anche se la pendenza è notevole i miei scarponi riescono ad affondare a sufficienza facendomi scendere in sicurezza.
Bene, la cosa mi rallegra! Giungo sul traverso di neve fresca ed anche qui non ho problemi, anzi affondo fin troppo: la temperatura si sta alzando e benché il manto nevoso sia considerevole riesco a toccare fino al terreno sottostante. Due di tre, ok!
Intanto la neve entra dentro gli scarponi, sempre più copiosa, dai che c'è ancora posto!
Per allentare un poco la tensione mi fermo, scatto alcune fotografie: la posizione non è il massimo ma ogni tanto si aprono degli squarci tra le nuvole e la vista è favolosa.
Sul fianco sinistro della "spalla", nel tratto di neve fresca.
Manca adesso l'ultimo tratto, quello tra le roccette ma in pochi minuti anche questa pratica viene espletata: ecco, ora posso tirare un sospiro di sollievo, posso dare un cambio di marcia a questa bellissima escursione e concentrarmi di più su altri aspetti.
Il "Pizzo" ed Amandola sullo sfondo.
Come dicevo il tempo sta migliorando e la mia discesa ora è inframezzata da piccole pause per scattare istantanee: è una sorpresa continua, un caleidoscopio mutevole di luci, colori, prospettive, viste... nel giro di pochi minuti, guardando sempre nella stessa direzione, mi ritrovo a contemplare panorami completamente diversi e questo è bellissimo.
La parte alta della valle del Tenna.
Le condizioni mutano molto velocemente.
Guardando verso il basso noto che non sono più solo, due figure stanno salendo per i prati d'altura: non sono gli alieni di cui parlavo prima, chi rapirebbe me?!
Questa immagine mi piace particolarmente, sembra di essere sospesi tra le nuvole!
Ho oltrepassato la zona nuvolosa e la visibilità adesso è buona: rimane da superare un'ultima cunetta e poi potrò fare due chiacchiere con qualcuno.
Qualcuno sta salendo per i prati d'altura.
Un saluto, qualche parola: "Dove vi ho già visto? Siete per caso saliti sul Vettore il 19 Marzo?". Un breve scambio di battute e capisco subito che i "pazzi" che ho di fronte sono Luca e Riccardo: eravamo già "amici" su Facebook, ma tu guarda! Oggi grazie a questa montagna abbiamo avuto la possibilità di conoscerci di persona! Venti minuti buoni se ne vanno in chiacchiere, ma non è stato tempo sprecato, anzi: come dicevo in un post precedente (che bello, cito anche me stesso! Sono proprio fuori?! Non vi dico però di quale post si tratta, lascio a voi il compito di scoprirlo...) poter parlare, condividere le emozioni finora vissute con qualcuno fa bene allo spirito, fa bene al cuore.
Ho anche scoperto, grazie a loro, la causa del grosso boato che avevo udito mentre stavo scendendo in mezzo alle nuvole: una consistente valanga si è distaccata lungo uno dei canali del versante Nord della Sibilla. Loro hanno assistito in diretta a questa immane dimostrazione di forza della natura di cui in lontananza se ne riescono a vedere gli effetti: trovarsi lì sarebbe stato mortale!
I segni della valanga visibili sul fianco della "Cima Vallelunga".
Ci salutiamo con la promessa di fare un giro insieme e mi rimetto in cammino con rinnovata fiducia e mordente, riuscendo ad imprimere un bel ritmo alla discesa. La neve della notte si sta sciogliendo molto in fretta e dove stamattina tutto era ricoperto dal suo manto candido ora ci sono delle belle pozze d'acqua dove i miei scarponi sguazzano in libertà: un momento, credo ci sia più acqua dentro che fuori, e non sto scherzando!
Primo piano su un "costone" che dalla "Sibilla" scende sulla "gola dell'infernaccio".
Raggiungo il casale "i Grottoni" e noto come le condizioni siano cambiate rispetto a stamattina presto: adesso qui c'è un bel sole e le cime intorno a me si stanno liberando dalle nuvole che le avvolgono. La "Sibilla" si erge stupenda di fronte a me (in direzione Sud) ed intravedo lungo il suo versante Nord una evidente traccia, approssimativamente a quota 1600m, che come un serpente segue i crinali, le forre e gli anfratti di questo martoriato versante fino a perdersi in alcuni canaloni fra la neve.
Aguzzando la vista si nota la traccia che taglia trasversalmente il versante Nord della "Sibilla", fino a perdersi nell'imbuto del fosso "le Vene".
Ho letto di quel sentiero da qualche parte e mi stuzzica l'idea di percorrerlo passando per il famoso "imbuto" del fosso "le Vene": devo solo aspettare che faccia un po' caldo, nei punti più in ombra è facile trovare nevai fino ad estate inoltrata.
Volgendo lo sguardo in direzione Sud-Ovest i miei occhi si posano sulla Cima Cannafusto, il Monte Bove Sud ed i Pizzo Berro, unico ad essere ancora coperto dalle nuvole insieme al Priora.
Da sinistra verso destra la Cima Cannafusto, il Monte Bove Sud ed i Pizzo Berro.
Via, in marcia! La discesa prosegue veloce ed è inframezzata da piccole pause per scattare fotografie agli splendidi scenari che il mio sguardo può ammirare.
La parete di Sud-Est del "Pizzo Berro".
La cima (a sinistra) ed anticima (a destra) della "Sibilla".
Raggiungo la faggeta, d'ora in poi non potrò più lasciare lo sguardo perdersi negli ampi spazi aperti.
Il "Monte Sibilla", non devo aggiungere altro.
Rispetto a stamattina presto però qualcosa è cambiato, ora c'è un bel sole che filtra tra le foglie che stanno spuntando e grazie a ciò l'atmosfera è meno cupa e oppressiva: sembra che la natura oggi aspettasse l'arrivo del sole per risvegliarsi!
In poco tempo mi ritrovo nuovamente all'eremo di San Leonardo, mi disseto con avidità alla fonte e tolgo la maglia che avevo indossato precedentemente per il freddo delle fasi di ascesa: sembra sia trascorsa un'eternità, in realtà sono solo poche ore.
Il colore dominante è il verde e man mano che scendo vengo avvolto nuovamente dal rumore prodotto dal torrente sempre più vicino.
Rispetto alla mattina le condizioni sono completamente differenti.
Chissà come sarà sopra adesso? Luca e Riccardo saranno giunti in vetta? Più tardi saprò tutto, non c'è fretta. Sto praticamente correndo, voglio mettermi alla prova, vediamo se riesco a farlo anche per i cento metri di dislivello che ci sono tra la stretta le "Pisciarelle" ed il parcheggio delle auto.
Che bel sole adesso!
Tornerò, la prossima settimana sarò nuovamente qui, per fare una passeggiata: senza fretta, senza guardare l'orologio e soffermandomi di più su aspetti che hanno poco a che fare con l'alpinismo.
Ore 13:13, prima di salire in auto: come sarà ora in vetta?
Ho centrato l'obiettivo, non sono scoppiato, sono riuscito a raggiungere l'automobile correndo: non voglio emulare nessuno, non devo battere dei record, voglio solo mettermi alla prova ed arrivare preparato a quello che affronterò questa estate. Ho nuove sfide in programma, nuovi obiettivi che culmineranno con l'ascesa al mio primo quattromila e per l'autunno poi l'asticella dovrebbe alzarsi ulteriormente...P.S. Qualche ora dopo ho scoperto che a Luca e Riccardo è andata bene, molto. Durante la loro permanenza in vetta il cielo si è aperto ed il panorama è quello che potete vedere qui sotto.
Ringrazio Luca Stortoni per la bella immagine scattata dalla vetta del Monte Priora alle ore 12:53.
Momenti salienti in un collage video
Galleria fotografica
Poco prima del bivio per l'eremo di San Leonardo, alle prime luci dell'alba.
L'eremo di San Leonardo.
Finalmente fuori dall'atmosfera cupa del bosco.
La pietra vicino alla fontana con le indicazioni per il sentiero.
A breve si inizierà a calpestare la prima neve.
Il cielo a Sud-Ovest non promette nulla di buono.
Dal casale "i Grottoni" uno sguardo a Sud-Est.
Neve!
Sui prati d'altura, prima di iniziare il cammino in cresta.
I costoni della "Sibilla".
Contrasti.
In cresta, tra poco la visibilità diventerà quasi nulla.
Dietro di me il nulla...
Un momento bellissimo: la croce che all'improvviso mi appare davanti.
Autoscatto con la croce di vetta, ore 10:10.
La croce di vetta del "Monte Priora" (2332m).
Primi squarci di sereno tra le nuvole in direzione Sud-Est.
La cresta poco prima della "spalla". Sullo sfondo si inizia ad intravedere il "Monte Sibilla".
Sul fianco sinistro della "spalla", nel tratto di neve fresca.
Qualcuno sta salendo per i prati d'altura.
Il "Pizzo" ed Amandola sullo sfondo.
La parte alta della valle del Tenna.
Le condizioni mutano molto velocemente.
Il "Monte Zampa".
Sospesi tra le nuvole!
I segni della valanga visibili sul fianco della "Cima Vallelunga".
Primo piano su un "costone" che dalla "Sibilla" scende sulla "gola dell'infernaccio".
Da sinistra verso destra la Cima Cannafusto, il Monte Bove Sud ed i Pizzo Berro.
Il "Monte Bove Sud" ed il "Pizzo Berro".
La parete di Sud-Est del "Pizzo Berro" (2259m).
Il "Monte Bove Sud" (2169m).
Aguzzando la vista si nota la traccia che taglia trasversalmente il versante Nord della "Sibilla", fino a perdersi nell'imbuto del fosso "le Vene" (cerchiato in rosso).
La cima (a sinistra) ed anticima (a destra) della "Sibilla".
L'eremo di San Leonardo da una visuale un po' particolare.
Il "Monte Sibilla".
Rispetto alla mattina le condizioni sono completamente differenti.
Che bel sole adesso!
Ore 13:13, prima di salire in auto: come sarà ora in vetta?
Ringrazio Luca Stortoni per la bella immagine.
Nessun commento:
Posta un commento