"...la traversata speleologica che dalla Grotta del Mezzogiorno conduce alla Grotta della Beata Vergine; un percorso che di solito effettuo "sopra" passando per il "Foro degli Occhialoni" ed i "Gradoni" e che invece oggi avrò la possibilità di compiere nel sottosuolo per un periplo dentro le viscere del Monte Frasassi."
Nove Giugno 2019
Partenza dall'ingresso superiore della Grotta del Mezzogiorno (373m) ore 10:50
Partenza dall'ingresso superiore della Grotta del Mezzogiorno (373m) ore 10:50
Arrivo alla Grotta della Beata Vergine di Frasassi ore 15:27
Durata della traversata 4h 37'
Lunghezza tragitto: 4,5 km
Dislivello in salita: 17m
Dislivello in discesa: 150m
Rilievo topografico (pianta e sezione) della Grotta del Mezzogiorno. Immagine scaricata dal sito http://www.cens.it/grotta-mezzogiorno.html, tutti i diritti sono riservati.
Scheda tecnica (itinerario, descrizione, scheda d'armo) della Grotta del Mezzogiorno. Immagine scaricata dal sito http://www.cens.it/grotta-mezzogiorno.html, tutti i diritti sono riservati.
Percorso:
Partenza dal parcheggio situato poco dopo l'abitato di Pierosara (dopo il ristorante "Da Maria"), si torna indietro di una cinquantina di metri e raggiunta la chiesa del paese si svolta a destra per una carrareccia circondata prima da abitazioni e poi da orti. Dopo pochi metri appare un segnavia con tabella che indica l'inizio del sentiero n.117 (segni bianco-rossi). Il percorso prosegue in leggera salita voltando verso destra in prossimità di un quadrivio: si prosegue diritti seguendo le indicazioni per sentiero n.117 - Foro degli Occhialoni.
Il percorso, in leggera salita, sembra divenire un viale alberato finché la pista non ridiventa un sentiero che scende costeggiando il crinale, raggiungendo poi una piccola piazzola. Si prosegue per il sentiero a mezzacosta lungo il versante Nord-Est del "Monte Frasassi" finché si raggiunge un nuovo bivio: si sale sulla destra ed in pochi minuti si arriva di fronte un grosso anfiteatro roccioso.
Girando in senso orario il basso portale della Grotta del Mezzogiorno è situato sulla sinistra (quasi al centro dell'anfiteatro): è questo il punto d'accesso superiore del sistema carsico Mezzogiorno-Frasassi. E' presente una cancellata (sempre aperta) e in alto sulla destra è presente una targa di marmo dove viene dedicata la scoperta di questa grotta al grande Emilio Comici, "alpinista e speleologo".
La traversata si svolge in una grotta concrezionata seguendo un percorso sempre ben individuabile, con grandi ambienti e pozzi mai difficili e divertenti.
Dall'ingresso si percorre un cunicolo angusto, con alcune strettoie (per la precisione tre) lungo un centinaio di metri. Seguono una risalita lungo un camino (circa 5 metri), uno scivolo di 40 metri, poi a seguire un P38, un P6,un P18, un P25, una risalita lungo uno scivolo (12 metri) ed un P23 finale: l'intero itinerario è armato per calate in doppia su chimici nuovi.
Alla base di quest'ultimo si prosegue lungo una grande galleria con frana e depositi di guano ("Galleria del Guano", molto scivoloso) per circa 350 metri: si attraversano nell'ordine una grande sala dove vive una numerosa colonia di pipistrelli ("Salone dei Pipistrelli"), un'abbassamento della volta ("Condotta Bassa"), fino a raggiungere l'uscita (cancello) che adduce all'androne della "Grotta della Beata Vergine di Frasassi" dove appare subito il "Tempio del Valadier".
Si segue la strada lastricata che scende nella gola di Frasassi per circa 400 metri dove si consiglia di aver preventivamente lasciato un auto con cui recuperare le altre a Pierosara (sono presenti alcune cannelle con della buonissima acqua!).
Relazione:
Ancora una volta mi ritrovo qui, a Pierosara, pronto ad iniziare la mia ennesima escursione che si svolgerà nel Parco naturale della Gola della Rossa e di Frasassi, pronto a realizzare uno dei sogni che avevo nel cassetto fin dalla mia infanzia. Grazie al Gruppo Speleologico CAI Jesi, del quale faccio parte, oggi compiremo la traversata speleologica che dalla Grotta del Mezzogiorno conduce alla Grotta della Beata Vergine; un percorso che di solito effettuo "sopra" passando per il "Foro degli Occhialoni" ed i "Gradoni" e che invece oggi avrò la possibilità di compiere nel sottosuolo per un periplo dentro le viscere del Monte Frasassi.
Sono da poco passate le 10:00 di mattina e si preannuncia una giornata calda: non indosso la tuta speleo ovviamente ma con il solo abbigliamento tecnico sudo di già rimanendo fermo all'ombra, non sarà un'avvicinamento "easy"!
Siamo un folto gruppetto di otto persone e già ci siamo organizzati con le auto: alla fine del percorso ci aspettano due automobili che ci riporteranno a Pierosara, rifarsela a piedi non è il massimo!
Un'occhiata verso Est da Pierosara: sulla sinistra il Monte Murano (882m), a destra il Monte Revellone (841m).
Quasi svogliatamente ci mettiamo in marcia in direzione Pierosara e, superata la graziosa chiesetta, prendiamo a destra per una carrareccia che non è altri che l'imbocco del sentiero n.117 del Parco Naturale di Frasassi e Gola della Rossa. Lasciate alle spalle le poche abitazioni poste di fianco alla stradina il sentiero prosegue in leggera salita in direzione dell'obiettivo della giornata: l'enorme anfiteatro di roccia rossastra che caratterizza il lato orientale del Monte Frasassi.
Il sentiero n.139AG proveniente da San Vittore alle Chiuse.
Tra una chiacchiera e l'altra superiamo quasi senza accorgercene il bivio con il sentiero n.139AG proveniente da San Vittore alle Chiuse ed iniziamo a percorrere il tratto a me tanto caro che mi ricorda un bel viale alberato: questo tratto all'ombra è il benvenuto!
Il "Viale alberato".
Al termine di questo tratto la pista ridiventa un sentiero che scende costeggiando il crinale, raggiungendo poi una piccola piazzola dove sgorga un piccolo torrente: una bella rinfrescata era quello che ci voleva!
Proseguiamo per il sentiero a mezzacosta lungo il versante Nord-Est del "Monte Frasassi" ed in poco tempo, dico finalmente, raggiungiamo un nuovo bivio: salendo sulla destra in pochi minuti si arriva all'ingresso della "Grotta del Mezzogiorno"; procedendo invece sulla sinistra il sentiero risale ripido nel bosco fino al "Foro degli Occhialoni".
Il bivio con il sentiero che conduce all'ingresso superiore della "Grotta del Mezzogiorno".
A differenza delle volte precedenti oggi svoltiamo a destra e dopo una ripida salita che si svolge per secchi tornanti raggiungiamo l’ampia apertura nella roccia che avevamo "taggato" in precedenza e che si staglia alta di fronte a noi: questo luogo è stato abitato dall'uomo fin dalla preistoria ed i reperti archeologici che sono stati rinvenuti qui sono conservati nel Museo archeologico Nazionale delle Marche, ad Ancona.
A differenza dell'ultima volta in cui sono stato qui (vedi post del Dieci Dicembre 2016 - "Grotta del Mezzogiorno" e "Foro degli Occhialoni" presso il Monte Frasassi) non compio un "giro turistico" ma mi dirigo verso il fresco all'ombra della grossa caverna posizionata alla nostra destra: prima di prepararci alla "vestizione" urge riportare la nostra temperatura a dei valori più consoni rispetto ai 14 gradi che troveremo all'interno della grotta del Mezzogiorno.
Con molta calma e tra una battuta e l'altra indossiamo tuta, imbrago e tutta la "ferraglia" dirigendoci alla nostra sinistra verso il basso portale che caratterizza l'ingresso della Grotta del Mezzogiorno, punto d'accesso superiore del sistema carsico Mezzogiorno-Frasassi.
Il suo sviluppo è vastissimo ed al suo interno si può ammirare l’opera millenaria dell’acqua che, con violenza, ha scavato immense gallerie orizzontali e sub-orizzontali, oltre a sale e pozzi: il punto di accesso inferiore della grotta è situato nella grotta della "Beata Vergine di Frasassi", proprio alle spalle del Tempio disegnato da Giuseppe Valadier che raggiungeremo al termine del nostra avventura nel sottosuolo.
Prima di oltrepassare la cancellata faccio notare agli altri "colleghi" che in alto sulla destra è presente una targa di marmo dove viene dedicata la scoperta di questa grotta al grande Emilio Comici, "alpinista e speleologo": in molte relazioni questo viene proprio soprannominato ingresso superiore o ingresso "Comici".
La targa in marmo intitolata ad Emilio Comici.
Superato il cancello l'ambiente si "apre" in una grande sala: sono esattamente le 10:50, a che ora usciremo?
La volta si abbassa, sempre di più, e siamo costretti a procedere con il cosiddetto "passo del leopardo", d'altronde siamo nei "cunicoli", un budello lungo un centinaio di metri dove ci si muove strisciando: rimpiango di non indossare ginocchiere e gomitiere e rivolgo imprecazioni contro me stesso per non avere ancora acquistato questi semplici quanto indispensabili protezioni, specie in questo terreno.
Simone, di fronte a me, raggiunge la prima strettoia superandola quasi di slancio: con lo stesso impeto mi getto anch'io nello stretto pertugio rimanendo ovviamente incastrato con le spalle!
Alessandro, dietro di me, mi suggerisce di entrare con un braccio avanti ed uno indietro: preso dai dolori alle ginocchia dovuti al prolungato "strisciare" mi ero dimenticato questa regola basilare nell'affrontare passaggi particolarmente angusti.
Toh, visto che ci sono mi metto anche a pancia in su!
Con facilità supero le altre due strettoie dei "Cunicoli" e finalmente posso nuovamente rizzarmi in piedi nei pressi della "Sala Nera" chiamata così proprio per il sottile strato di polvere di colore nero che ricopre le concrezioni di questo ambiente e nei successivi dell'intero complesso.
L'attraversamento dei "Cunicoli" ed in particolare delle tre strettoie. Grazie per il video ad Alessandro alias Alex Step By Step.
Giunti al termine di questa sala bisogna effettuare una delle poche risalite (per la precisione due) di questo percorso, che ha tutte le caratteristiche per essere definita una "forra al coperto" vista la morfologia e gli attrezzaggi presenti: cinque metri, già attrezzati con corda fissa, dove volendo può essere utilizzata la sola maniglia vista la sua brevità e non eccessiva pendenza.
Raggiunta la sua sommità i nostri armatori, Alberto ed Emanuele, sono già andati in avanscoperta e stanno attrezzando la prima della lunga serie di discese della traversata: uno scivolo lungo 40 metri opportunamente frazionato in due parti.
Frazionamento, ci si prepara per la calata!
Raggiunta la sua base non c'è tempo di riporre il discensore che dobbiamo affrontare il più profondo dei pozzi della grotta: 38 metri verticali da fare quasi tutto d'un fiato!
Al termine di questa lunga discesa si risale una piccola rampa e si percorre poi la "Galleria dell'Organo", una quarantina di metri di percorso quasi rettilineo dove si debbono superare alcune barriere formate dalle concrezioni: guardando verso l'alto se ne notano alcune che assomigliano proprio a delle canne di organo.
Passaggio all'interno della "Galleria dell'Organo".
Giunti alla fine di questa condotta, risalita una frana, facciamo il nostro ingresso nella "Sala Azzurra", la più vasta ed imponente del complesso, che forse deve il suo nome al colore che la pietra assume quando illuminata.
Raggiunto l'acme di questo ammasso detritico decidiamo che è giunto il tempo di rifiatare concedendoci una breve pausa ristoratrice.
Le belle concrezioni della "Sala Azzurra".
La traversata integrale della "Galleria dell'Organo".
La parete di fronte a noi è ricca di scritte lasciate da chi ci ha preceduto, alcune risalenti addirittura a più di mezzo secolo fa e vergate con il carburo, utilizzato fino a pochi anni fa per l'illuminazione prima dell'avvento delle lampade a led.
"...scritte lasciate da chi ci ha preceduto."
Emanuele ha una cassa bluetooth pronta all'uso: "Chi ha della buona musica?" chiede.
Io da buon "tradizionalista" preferisco avere con me musica in abbondanza offline sul mio smartphone invece che usufruire dei numerosi servizi online, d'altronde quando non c'è connessione, come in questo caso, non voglio rimanere a piedi!
"Ragazzi, ho 16 GByte di musica nella memoria del mio telefono!"
Dopo una breve scansione della musica presente decido che la musica adatta a questi momenti possa essere quella dei Pink Floyd ed al loro album "Wish You Were Here": scelta stra-apprezzata da tutti!
Dopo pochi minuti riprendiamo il cammino, stavolta in discesa e con in sottofondo "Shine Your Crazy Diamond", tenendoci sulla parete sinistra raggiungendo dopo pochi metri un breve salto di 6 metri il cui attrezzaggio avviene velocemente così come il suo superamento: l'antipasto per il famoso "Pozzo Elicoidale", 18 metri di passaggi verticali che definire contorti è poco.
Quando io ed Emanuele andiamo fuori portata il sottofondo musicale si interrompe: una scusa per cambiare playlist e passare a "Sirius" e ad "Eye in the Sky " degli Alan Parsons Project, anche questa scelta gradita!
Dai, potrei avere una carriera come DJ!
Andiamo con ordine però, dopo il salto di 6 metri si supera un piccolo dosso e scesi ancora di un paio di metri si incontra una galleria che risale sulla destra che ovviamente non seguiamo: l'imbocco del Pozzo Elicoidale infatti è proprio sotto di noi ed è talmente stretto che sarebbe impossibile cadervi dentro.
La calata al suo interno è spettacolare e dopo una prima parte su roccia liscia (prendere il pozzo sulla destra!) avviene pressoché nel vuoto.
Terminata questa discesa, percorsi alcuni metri rettilineamente, raggiungiamo forse il punto più spettacolare della traversata ossia la cosiddetta "Finestra", un balconcino naturale che si affaccia su una calata nel vuoto di 25 metri sulla "Sala Massi".
Breve sequenza fotografica della calata dal "Pozzo della Finestra".
Troppo bello calarsi pensando a regolare la sola velocità tramite il discensore (bello caldo alla fine di questa discesa!) e a nient'altro!
La calata nel vuoto del P25 o "Pozzo della Finestra".
Altra pausa, stavolta per condividere più che altro le nostre emozioni dopo questa magnifica discesa e configurare nuovamente la cassa bluetooth di Emanuele con il mio smartphone e cambiare playlist e genere passando a Personal Jesus dei Depeche Mode: che lo "scazzo" abbia inizio!
"Scazzo" in corso, peccato non si senta l'audio!
Dopo questi momenti goliardici riprendiamo la marcia lungo un terreno franoso (da qui il nome "Sala Massi") in discesa giungendo al termine di questo ambiente.
Dove si prosegue?
Il passaggio è posizionato in alto, sulla destra ed è una stretta fessura che divide una sala dall'altra.
Stavolta non ho problemi di sorta e con una piccola torsione del busto passo dall'altra parte velocemente e senza problemi. A qualcuno è andata peggio ma tra una imprecazione e l'altra ("Guarda te sta maniglia, mi si vuole infilare nel beep! Porca beep! Mannaggia beep!") riusciamo, accompagnati da grosse risate, nel nostro intento.
Dopo pochi passi raggiungiamo la seconda ed ultima risalita della traversata, uno scivolo lungo una dozzina di metri, anch'esso attrezzato, più pendente del precedente ma ricco di numerosi appoggi/appigli: vediamo se riesco ad arrampicare!
A dispetto della scarsissima aderenza il gioco funziona e sono costretto ad agganciare la maniglia solo nei pressi del frazionamento dove un paio di metri di roccia liscia e viscida non offrono alternative.
Neanche il tempo di rifiatare e siamo sopra l'ultimo pozzo della traversata, il "Camino 3B" alto 23 metri, anche questo molto verticale ed in alcuni tratti nel vuoto: anche questo divertente!
Giunti alla base proseguiamo lungo una grande galleria piena di detriti e con grandi depositi di guano (tratti molto scivolosi!) per circa 350 metri.
Oltrepassato il "Salone dei Pipistrelli", popolato da una numerosa colonia di questi mammiferi, la volta si abbassa ("Condotta Bassa") per rialzarsi nei pressi della cancellata (aperta) che adduce all'ingresso inferiore o della "Beata Vergine di Frasassi" dove questa entusiasmante avventura giunge al suo termine alle ore 15:27.
Il "Tempio del Valadier" posto all'ingresso della "Grotta della Beata Vergine".
I compagni di avventura, in ordine rigorosamente alfabetico: Alberto, Alessandro, Francesco, Gianluca, Jessica, Emanuele, Sabrina, Simone.
Grazie di tutto e alla prossima ragazzi!
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