Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


giovedì 10 gennaio 2019

Traversata delle Aiguilles Marbrées dal Col de Rochefort al Col du Géant

"Il Dente del Gigante, il nome di questa vetta deriva dalle leggende popolari del luogo. Una di queste narra che il gigante Gargantua decise di distribuire il suo corpo in diversi luoghi del mondo e proprio un suo dente fu lasciato nelle Alpi, nel massiccio del Monte Bianco: una sorta di talismano atto a proteggere gli abitanti del luogo dagli spiriti maligni di cui anticamente si credevano infestate le montagne."



Primo Luglio 2018
Partenza dal Rifugio Torino (3375m) ore 6:01 
Rientro al Rifugio Torino ore 9:37 
Durata escursione 3h 36' (pausa merenda di 18' sulla vetta della Cima Nord)
Tempo di marcia: 3h 18'
Lunghezza tragitto: 2,9 km circa
Grado di difficoltà: PD+ (passaggi di I e II, un passaggio di III)
Dislivello in salita: 234m 
Dislivello in discesa: 229m 
Vette raggiunte: 3536m Cima Nord delle Aiguilles Marbrées
Monte Bianco su Wikipedia
Rifugio Torino su Wikipedia
Dente del Gigante su Wikipedia
Aiguilles Marbrées su Wikipedia




Marcato in azzurro il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.






Relazione:
Il sole deve ancora sorgere, le frontali accese, ramponi ai piedi abbiamo lasciato il tepore del Rifugio Torino e stiamo percorrendo di gran carriera il ghiacciaio seguendo l'evidente traccia in direzione del Dente del Gigante. Con lo sguardo non posso che soffermarmi su questa maestosa guglia granitica unica nel suo genere e noto parecchie luci sul tratto roccioso che adduce alla famosa "Gengiva": per essere lì adesso hanno sicuramente fatto colazione nel turno precedente rispetto al nostro, d'altronde bisogna attaccare i primi tiri su roccia presto altrimenti bisogna fare la fila come al supermercato...
Quando affronterò anch'io questa ascesa? Troppo presto, devo ancora maturare esperienza su roccia ma il percorso che affronteremo in giornata è altamente propedeutico in tal senso: non c'è alcuna fretta, la montagna rimane lì e quando giungerà il momento sarà lì ad attendermi...
Oggi affronteremo la traversata delle Aiguilles Marbrées, una bella cavalcata in cresta, prevalentemente rocciosa, che si svolge tra il Col de Rochefort ed il Col du Géant: tanto per intenderci sono le alte e frastagliate guglie grantiche che si ergono proprio di fronte al Rifugio Torino al di sotto della più blasonata Cresta Rochefort.


Marcato in rosso il percorso visto dal rifugio "Torino".

Un bel percorso di misto, abbastanza tecnico e sulla carta molto divertente e panoramico, adatto proprio a chi deve macinare ascese su roccia come il sottoscritto.
Dopo un primo tratto in leggera discesa la traccia riprende a salire e già stiamo prendendo un discreto margine rispetto alle altre cordate dietro di noi: lasciamo alla nostra sinistra le guglie delle Punte Payot e ci dirigiamo sulla destra in direzione del Col de Rochefort. Nei pressi di una cresta frastagliata abbandoniamo l'evidente traccia che  conduce al Dente del Gigante ed iniziamo a risalire un breve canalino nevoso che in pochi metri ci conduce alla sua sommità: siamo sul filo di cresta e, per come siamo ad inizio Estate, notiamo che il percorso fin dove arriva il nostro sguardo è privo di neve. Claudio, il nostro capocordata, decide che è inutile proseguire con i ramponi viste le condizioni che si prospettano così in pochi istanti li togliamo e li riponiamo dentro lo zaino approntando subito dopo una conserva media legandoci secondo uno schema a "V rovesciata": Claudio si lega al vertice, io ed Andrea, ancora mio compagno d'avventure dopo la scorribanda alla Majella dell'Aprile scorso (vedi post del 13 Maggio 2018, Monte Amaro dal rifugio Pomilio per i Tre Portoni), sfalsati di qualche metro, alle estremità tramite un nodo a otto infilato.
Riprendiamo la marcia e dopo aver percorso qualche metro in orizzontale oltrepassiamo direttamente alcuni blocchi giungendo nei pressi di un piccolo gendarme che Claudio supera agevolmente traversando sulla sinistra: lo rivedremo nuovamente soltanto poco sotto la vetta della Cima Nord!
La distanza tra me ed Andrea, che mi precede, infatti è solo di qualche metro, mentre con Claudio è di alcune decine di metri dato il tipo di progressione con la quale stiamo avanzando. Superato questo breve tratto ci ritroviamo di fronte al punto topico dell'intera traversata ossia la famosa placca fessurata. Notiamo che Claudio ha posizionato un friend con annesso rinvio all'estremità superiore della fessura ed un cordino con rinvio sopra uno spuntone al termine del tratto verticale: essendo l'ultimo in cordata oggi tocca a me recuperare il materiale, speriamo il friend non faccia capricci come è capitato ad Andrea ieri...
Come dicevo Claudio non è a vista, ma la sua presenza è costante grazie anche alla sua voce che ci sprona continuamente: inutile perdere tempo quando ci si trova di fronte a delle difficoltà ponendoci mille interrogativi! 


Claudio, il nostro capocordata, sulla vetta della Cima Nord delle Aiguilles Marbrées (3536m).

La via è lì, davanti a noi e bisogna solo proseguire: ovviamente concordo in pieno!
La corda si tende ed il turno di Andrea, io intanto, in questo breve lasso di tempo cerco di capire come potrò rimanere appollaiato per estrarre il friend: magari è un pensiero banale, ma è quello di cui ha bisogno il mio cervello per non pensare al resto...
Finalmente tocca a me e posso constatare che c'è solo un modo per proseguire lungo questa liscia placca granitica (il passaggio è classificato come III grado) vista la totale assenza di appigli: bisogna incastrare alla bell'e meglio le estremità degli arti dentro la fessura!
Non è molto difficile ed aggiungo che i movimenti che compio avvengono quasi con naturalezza: questo finché i miei occhi non giungono alla stessa altezza della prima protezione installata da Claudio ossia il friend!


Il passaggio sulla placca. Grazie della foto ad Andrea.

Devo trovare il modo di liberare la mano destra incastrando per bene i piedi ed usando la mano sinistra solo per tenermi in equilibrio. Il gioco riesce, abbastanza velocemente, la posizione però non è fra le più "comode" e non potrei stare appollaiato così all'infinito: speriamo il friend esca subito!
Appoggio il pollice all'estremità del dispositivo e con le altre dita vado a richiamare i tiranti che agiscono sulle camme liberandole dalla roccia: ora devo solo trovare il punto dove farlo uscire... Et voilà, il gioco è fatto! Ci è voluto meno del previsto!
Risalita la placca, dopo aver superato un masso, la cresta ridiventa pressoché orizzontale e togliere il cordino con rinvio è un gioco da ragazzi. 


Finalmente fuori dal passaggio più ostico! Grazie della foto ad Andrea.

Wow, la parte più impegnativa ce la siamo tolta subito di torno!
Infatti superati questi passaggi le difficoltà tecniche diminuiscono e proseguiamo su un tratto di misto giungendo nei pressi di una piccola guglia che superiamo anche questa traversando sulla sinistra (esposizione da brividi!).
Dopo aver calpestato a lungo la sola roccia rimettiamo i piedi sulla neve ghiacciata percorrendo una breve quanto delicata cresta che ci conduce alla base di un risalto di rocce: alcuni facili passaggi di arrampicata ed il gioco è fatto!


Facili passaggi d'arrampicata.

Finalmente la Cima Nord si mostra ed il constatare che oramai non manca molto al suo raggiungimento fa salire ulteriormente il nostro entusiasmo d'altronde l'ambiente che ci circonda è grandioso grazie anche alla luce del sole che inizia a baciare le alte vette che ci circondano. E' sempre un privilegio per me essere qui, dove tutto è cominciato qualche secolo fa quando si iniziò a parlare di alpinismo...
Dobbiamo affrontare adesso un'altra cresta nevosa, forse ancora più sottile della precedente, che ci condurrà alla base delle rocce finali però tutto procede senza alcun problema: quando discenderemo passeremo nuovamente in questo punto.


Cordate lungo la cresta poco prima dell'alba, sullo sfondo il Dente del Gigante e l'Arête de Rochefort.

Ormai mancano solo pochi metri alla vetta ed anche in questa circostanza bisogna arrampicare su roccia: solitamente si prosegue traversando sulla destra raggiungendo una piccola guglia dalla quale si giunge in vetta, Claudio invece, per dare ulteriore pathos a questa ascesa, decide di salire praticamente dritto per dritto!


Granito, granito ed ancora granito!

Devo dire che non è stato per nulla banale, anzi!


Dalla vetta della cima Nord un'occhiata verso Sud.

I nostri intenti vengono premiati ed in poco tempo giungiamo sulla vetta della Cima Nord delle Aiguille Marbrées, 3536m!


Il massiccio del Monte Bianco e la sua sommità dalla vetta della Cima Nord delle Aiguilles Marbrées.

Alla spicciolata giungono le altre cordate e vista l'esiguità della vetta dopo una veloce merenda iniziamo a scendere, manco a farlo apposta per la medesima via della salita!


Andrea lungo la cresta, lato sinistro, sotto la valle di Courmayeur.

Poco sotto la vetta, in direzione della Cima Sud. Grazie della foto ad Andrea.

Giunti nuovamente sulla cresta nevosa stavolta prendiamo a destra: il percorso diviene più aereo rispetto a quello di salita e presenta qualche breve passaggio un po’ esposto che
diventa delicato con neve scarsa come nel nostro caso.


"E' sempre un privilegio per me essere qui, dove tutto è cominciato qualche secolo fa quando si iniziò a parlare di alpinismo..."
In cresta, sullo sfondo il Dente del Gigante (4013m). Grazie della foto ad Andrea.

Proseguiamo pressoché orizzontalmente aggirando le frequenti punte rocciose spostandoci senza alcuna regola a destra oppure a sinistra: il problema ora è dato dai tratti di sfasciume che dobbiamo inevitabilmente attraversare dove le rocce, anche facendo la massima attenzione, si staccano...




Dalla cresta, lato destro, vista sulla vetta del Monte Bianco di Courmayeur (4765m).

Superato un traverso abbastanza esposto sulla sinistra, dove fortunatamente la roccia era buona, non ci rimane che risalire una piccola guglia: l'acme della forcella dove è posizionata la sosta per la prima calata in doppia (30 metri). 


Lungo la cresta, poco prima della sosta per calata.

Ci "allongiamo" alla sosta e prepariamo il materiale per l'imminente discesa che avviene "prima di subito": Claudio si sta già calando!


Nei pressi della sosta. Grazie della foto ad Andrea.

Questa prima discesa si svolge prettamente su roccia e ci condurrà ad un'altra sosta che non viene menzionata nelle relazioni che si trovano in rete ed invece è presente: volendo se ne potrebbe fare tranquillamente a meno ma visto che c'è perché non utilizzarla per superare i primi metri di ripido pendio ghiacciato?
Detto, fatto! 


Nuovamente sul ghiacciaio al termine delle due calate.

Ora non rimane che legarsi nuovamente in conserva e calzare i ramponi percorrendo le poche centinaia di metri che si separano dal Rifugio Torino: mai sottovalutare le insidie che si possono celare in un ghiacciaio, anche quando si è vicini alla meta!





















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