Ciao, sono Gianluca, un innamorato delle proprie passioni. L'avventura è il tema portante, intesa come distacco dalla realtà quotidiana, per immergersi in un contesto dove l'istinto predomina sulla razionalità; intesa come scoperta della verticalità, nel sentirsi completi quando si va sempre più su, sfidando le proprie paure ma contemplando l'abisso. In questo spazio sono condivise le mie esperienze, magari per invogliare qualcuno a ripeterle, magari per fornire qualche utile consiglio.


mercoledì 29 agosto 2018

Punta Zumstein 4563m per la Via Normale e traversata della Punta Parrot 4432m

"... la prima parte è un po' ripida ma la neve ben rigelata rende agevole la nostra avanzata tra questi scenari dove i colori predominanti sono il bianco e l'azzurro. In certi momenti sembra di camminare sospesi fra le nuvole e l'atmosfera assume dei contorni quasi irreali."


17-18-19 Giugno 2017 - 7x4000 - Ascesa a Punta Giordani, Balmenhorn, Corno Nero, Ludwigshöhe, Punta Gnifetti, Punta Zumstein e Punta Parrot sul Massiccio del Monte Rosa
Totale tempo di marcia: 18h 12'
Totale distanza percorsa: 23,1Km circa
Totale dislivello in salita: 2697m circa
Totale dislivello in discesa: 3609m circa
Monte Rosa su Wikipedia
Ghiacciaio di Indren su Wikipedia
Punta Giordani su Wikipedia
Piramide Vincent su Wikipedia
Rifugio Capanna Gnifetti su Wikipedia
Balmenhorn (o Cristo delle Vette) su Wikipedia
Corno Nero su Wikipedia
Ludwigshöhe (o Corno di Ludovico) su Wikipedia
Punta Gnifetti su Wikipedia
Capanna Regina Margherita su Wikipedia
Punta Zumstein su Wikipedia
Punta Parrot su Wikipedia



Marcato in rosso il tracciato GPS del 17 Giugno, in verde quello del 18 Giugno ed in blu quello del 19 Giugno.


Diciannove Giugno 2017 - Ascesa a Punta Zumstein e Punta Parrot
Partenza dal Rifugio "Capanna Margherita" (4554m) ore 7:05
Arrivo alla stazione di arrivo della funivia di "Punta Indren" (3275m) ore 11:11
Durata totale escursione: 4h 06'
Tempo di marcia: 4h 06'
Distanza percorsa: 11,3Km circa
Vette raggiunte: 4563m Punta Zumstein (Via Normale PD-), 4432m Punta Parrot (Traversata dal Colle Sesia (Cresta di Nord-Est) al Colle delle Piode (Cresta Ovest) PD+) 
Quota massima: 4563m Punta Zumstein
Dislivello in salita: 363m circa

Dislivello in discesa: 1642m + 921m (quest'ultimo è il dislivello assoluto che c'è dal Passo dei Salati a Pianalunga) circa


Marcato in blu il percorso su traccia GPS registrata durante l'escursione.






Percorso:
Partenza dal rifugio "Capanna Margherita" si scende da Punta Gnifetti fino al Colle omonimo proseguendo poi verso la cresta di Sud-Est della Punta Zumstein tenendosi lontani dal bordo del ghiacciaio.
Si sale superando la crepaccia terminale ed un punto dove la pendenza sfiora i 40° per cresta sottile ed aerea fino alle roccette sommitali (passaggi di I grado): superato un camino roccioso si raggiunge la vetta di Punta Zumstein (4563m, statuetta della Madonna situata qualche metro sotto il punto più elevato).
Si discende per la medesima via della salita traversando poi verso il sottostante Colle Sesia. Giunti ad una quota intorno ai 4300m circa si devia sulla destra risalendo il pendio sotto il Colle Sesia in direzione di uno spuntone roccioso; avvicinandosi ad esso la pendenza aumenta sensibilmente (si raggiungono i 35°) sino ad arrivare ad un colletto alla sinistra delle rocce che, deviando alla destra, in breve  si raggiungono. In questo punto inizia l’aerea ed elegante cresta di Nord-Est che, ripida solo nella parte iniziale, che si percorre solitamente sul lato destro: si raggiunge la vetta della Punta Parrot (4432m) toccando il suo punto culminante. Da questo si prosegue per la cresta Ovest che, sempre aerea, perdendo quota sino ad un’altro affioramento roccioso (4350m circa) dal quale si scende alla sinistra (pendenza intorno ai 40°) contornando con un semicerchio il pendio sotto il Colle delle Piode; passati sotto la Ludwigshöhe (attenzione ai seracchi) si raggiunge di nuovo il Colle del Lys dal quale si scende fino al rifugio "Capanna Gnifetti".
Da qui si prosegue con un lungo traverso in leggera discesa verso un affioramento roccioso sulla sinistra dove è presente un tratto attrezzato: da qui si raggiunge Punta Indren traversando per il ghiacciaio omonimo. Dopo un primo tratto percorso in funivia la discesa è proseguita a piedi dal Passo dei Salati (2971m) fino Pianalunga (2050m) perché i due impianti di risalita da Alagna erano ancora chiusi al nostro arrivo ed avrebbero riaperto molto più tardi. La discesa è continuata lungo piste da sci prima e sentieri poi per ulteriori 921m di dislivello fino a Pianalunga (2050m) dove eravamo attesi da un fuoristrada che ci ha ricondotto ad Alagna percorrendo una carrareccia.





Relazione:

Insonnia d'alta quota, ne avevo sentito parlare, forse è questo il prezzo che devo pagare per le mie avventure in alta montagna: se ci pensiamo però è il male minore mi potesse capitare in confronto ad altro, poi quella appena trascorsa è stata una notte speciale, vissuta nel più alto rifugio d'Europa, precisamente ai 4554m di Capanna Margherita quindi posso accettare qualsiasi cosa!
Ho praticamente contato tutte le ore della notte ma il fatto di essere ad inizio stagione con pochi ospiti all'interno del rifugio ha avuto i suoi vantaggi che si sono tradotti nel poter effettuare "passeggiate" all'interno ed all'esterno senza creare problemi ad alcuno: questo mi ha dato la possibilità di mirare le stelle come non avevo mai fatto sinora. In un silenzio assoluto, con un piccolissimo spicchio di luna ad illuminare la volta celeste insieme a miliardi e miliardi di stelle vivide come non mai a questa quota, quando fissavo questo cielo e l'infinita bellezza che esso offriva ai miei occhi ciò assumeva per me un significato che neanche la più alta forma d'arte generata dall'uomo mi poteva e potrà mai dare. 


La Punta Zumstein (4563m) quasi nascosta dall'imponente mole rocciosa della Punta Dufour (4634m), rispettivamente quinta e seconda montagna più alta delle Alpi, alla luce dell'aurora.

Come avrò ripetuto allo sfinimento bisogna esserci, bisogna vivere queste emozioni che hanno la capacità di ricollocarci nel posto che ci spetta in questo mondo.


Panoramica dalla terrazza di Capanna Margherita (4554m).

Per non parlare poi del momento in cui arriva l'aurora, portatrice di luce ed energia per il giorno che sta nascendo: sarà una giornata meravigliosa, speriamo lo sia anche alpinisticamente!

I Lyskamm, il Cervino e tutti i monti del Vallese all'alba.

Verso le 6:00 il rifugio inizia a prender vita e dopo un po' ci viene servita una sontuosa colazione al pari della cena della sera precedente (vedi post del Diciotto Giugno 2017 - Balmenhorn 4167m, Corno Nero 4322m, Ludwigshöhe 4342m e Punta Gnifetti 4554 per le Vie Normali): vorremmo rimanere di più ma se vogliamo portare a termine il programma della giornata bisogna che partiamo.


"Ogni raggio dell’alba prenda per mano i tuoi sogni e li conduca alla realtà."
(Proverbio Tibetano)
L'alba dal rifugio più alto d'Europa!

Punta Gnifetti (4554m) irradiata dalla calda luce del sole.

Dopo i saluti ed un grosso in bocca al lupo ai ragazzi dello staff per la lunga stagione che dovranno affrontare, alle 7:05 precise usciamo dal rifugio iniziando la breve quanto non banale discesa da Punta Gnifetti al Colle omonimo. La neve è in condizioni ideali ed i ramponi affondano quanto basta per garantire un'ottima presa così, quasi senza accorgermene, raggiungo con Alberto alle mie spalle la base della vetta.
Il terreno adesso è pianeggiante e alla nostra destra va a confondersi con il tappeto di nuvole che ricopre le vallate a Sud mentre il nostro prossimo obiettivo si staglia di fronte a noi: Punta Zumstein (4563m), la quinta montagna più alta delle Alpi.  
Situata tra Punta Gnifetti e Punta Dufour è la prima, dopo quest'ultima, che si trova sulla lunga e bella cresta di quattromila che arrivano più in basso fino a Punta Giordani.
La sua forma è quella di una piramide con fianchi innevati ed alcune rocce sommitali e la salita alla sua vetta avviene di solito percorrendo la cresta di Sud-Est che, se pur breve come sviluppo, presenta un tratto abbastanza ripido intorno ai 40° che, a seconda delle condizioni, può essere esile con alcuni punti di ghiaccio vivo.
La via più breve per arrivare al largo pendio che adduce all'attacco della cresta sarebbe quella che passa vicino al bordo del ghiacciaio, noi però ce ne teniamo rigorosamente alla larga seguendo la traccia a terra che volta verso sinistra compiendo quasi un semicerchio aggirando i numerosi paletti presenti: Alberto mi racconta che qui un anno fa è accaduto un terribile incidente.

Da "La Stampa di Verbano Cusio Ossolola" del 30 Luglio 2018

"Macugnaga, recuperati dopo due anni i corpi di tre alpinisti precipitati: ma riposeranno per sempre tra il ghiaccio del Monte Rosa
Sono stati individuati in fondo a un crepaccio da un elicottero svizzero dell’Air Zermat

Macugnaga - Riposeranno per sempre tra il ghiaccio del Monte Rosa, come hanno chiesto i loro familiari. I corpi dei tre alpinisti svizzeri precipitati due anni fa sono stati individuati in fondo a un crepaccio da un elicottero svizzero dell’Air Zermatt.   
Era il 28 agosto 2016: Daniel Salamin, 35 anni, Bernard Zufferey, 48, e Jean Raphael, 49, tutti della regione vallesana di Sierre, stavano compiendo in cordata la traversata dalla capanna Regina Margherita alla punta Zumstein.  
Sul Colle Gnifetti, a circa 4.400 metri di quota, la montagna è sprofondata sotto i loro piedi, anche se si erano tenuti a debita distanza dal precipizio che scende sul versante di Macugnaga. La causa del crollo è stata individuata nel riscaldamento climatico che in quel periodo aveva elevato lo zero termico a oltre 4.000 metri di quota. I tre, esperti alpinisti, sono precipitati oltre mille metri. Illesi altri componenti della comitiva. Grazie all'intervento degli elicotteri di soccorso erano stati trasportati al rifugio Mantova, sul versante valdostano. Nelle settimane successive al cimitero di Macugnaga si era tenuta una toccante cerimonia funebre, con parenti e amici, su invito del sindaco Stefano Corsi. 
Nei giorni scorsi un elicottero dell’Air Zermatt ha sorvolato la porzione della parete dove si era verificata la tragedia, a circa 3400 metri di quota, utilizzando il sistema denominato Recco, brevettato in Svezia, che permette di individuare le persone sepolte sotto la neve o in fondo ai crepacci. Gli oggetti metallici (macchine fotografiche o
cellulari) vengono captati da un’antenna sull’elicottero. «Così abbiamo potuto localizzare con precisione i loro cadaveri», dice Beat Perren, presidente dell’Air Zermatt.   
«Sin dal primo momento, a causa del continuo bombardamento dei seracchi soprastanti, era stato impossibile procedere al recupero di quanto era rimasto ai bordi del crepaccio, come i brandelli dei vestiti e dei sacchi», ricorda la guida Maurizio Vittone, capo del soccorso alpino di Macugnaga, che era stato fra i primi a intervenire. La tomba dei tre alpinisti resterà tra i ghiacci del Rosa. 
È quello che è successo a un’altra quindicina di alpinisti nell'arco di oltre un secolo. Al cimitero di Macugnaga rimangono soltanto i loro nomi, sul granito di una grande tomba che riunisce le vittime della montagna. Finora, soltanto in due casi il ghiacciai hanno restituito altrettanti corpi. Quello di Casimiro Bich, guida di Valtournenche, e di Ettore Zapparoli, alpinista solitario, scrittore e musicista. "

Raggiunto il punto in cui il pendio inizia a risalire Alberto mi dice di lasciare qui il grosso della nostra attrezzatura, ripasseremo qui tra pochi minuti ed è inutile portare in vetta del peso superfluo: approfitto di questa pausa per togliermi di dosso il giubbetto, già inizia a far caldo.


Punta Zumstein (4563m) vista dall'inizio della sua cresta di Sud-Est.

Picca alla mano Alberto parte e quando la corda sta per tendersi inizio a seguirlo lungo il pendio che man mano va assottigliandosi fino a divenire una sottile quanto ripida cresta intorno a quota 4500m: la pendenza qui è intorno ai 40° e si deve compiere un piccolo balzo per superare la crepaccia terminale. Non c'è neanche il tempo di rifiatare però che già abbiamo raggiunto le roccette sommitali che, superato un piccolo camino (passaggi di I grado), ci portano in vetta. Sopra una struttura metallica situata qualche metro al di sotto del punto più elevato, è posizionata una graziosa statua della Madonna che istintivamente vado ad accarezzare: anche Punta Zumstein è stata conquistata!


"Sulle cime più alte ci si rende conto che la neve, il cielo e l’oro hanno lo stesso valore."
(Boris Vian)
Panoramica dalla vetta di Punta Zumstein (4563m): sullo sfondo Punta Gnifetti (4554m) dove è arroccata Capanna Regina Margherita.

Il panorama è spettacolare sui grandi ghiacciai dove sono allocati gli altri quattromila del massiccio del Monte Rosa (basti pensare ai Lyskamm ed alla dirimpettaia Punta Gnifetti) nonché l’ampiezza d’orizzonte verso il Cervino, la Corona Imperiale del Vallese (Dent Blanche, Ober Galehorn, Weisshorn..), i gruppi di Michabel e del Weissmies,  ed invidiabile sulle vicine Punta Dufour e Nordend: prima o poi bisognerà salire anche su queste ultime cime, per quale via? Una fra le più remunerative e spettacolari è la Via Normale Italiana ovvero quella che offre un panorama unico sulla parete più alta delle Alpi: la Est del Monte Rosa che "cade" sulla sottostante Valle Anzasca!


Da sinistra verso destra Punta Dufour (4634m) e Punta Nordend (4609m) dalla vetta di Punta Zumstein.

La via(classificata come AD+) è proprio sotto i miei occhi e segue l'esile ed esposta cresta nevosa che dalla Punta Zumstein discende fino al Colle del Papa per poi risalire tramite una cresta di misto (anche questa molto aerea ed esposta, passaggi di III grado) fino alla croce di vetta della seconda montagna più alta delle Alpi, Punta Dufour 4634m!
Che bello sognare...
Scattate le foto di rito iniziamo la discesa ed in pochi minuti raggiungiamo nuovamente i nostri zaini che giocoforza graveranno nuovamente sulle nostre spalle. Alberto in testa ci dirigiamo verso l'ultimo quattromila di questa avventura sulle Alpi Pennine: Punta Parrot (4432m).


Verso il Colle Sesia.

Per la precisione compiremo la sua traversata salendo per la sua cresta di Nord-Est (dal Colle Sesia) e scendendo per la sua cresta Ovest raggiungendo il Colle delle Piode prima e quello del Lys poi. Più facile a dirsi che a farsi, per alcuni tratti aerei la Parrot viene definita come il "piccolo Lyskamm"... ed ho detto tutto!


Punta Gnifetti (4554m) vista dal Colle Sesia.

La marcia prosegue e dopo due giornate intense accompagnate da altrettante notti insonni la stanchezza inizia a farsi sentire, così, una volta giunti sotto il Colle Sesia, quando la traccia devia verso destra risalendo il pendio, decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa: una piccola iniezione di energia ci voleva proprio!
Dopo pochi minuti ripartiamo seguendo la traccia a terra in direzione di uno spuntone roccioso: la pendenza aumenta man mano che saliamo fino ad arrivare intorno ai 35° nei pressi di un colletto alla sinistra di alcune rocce che, deviando nuovamente verso destra, in breve tempo raggiungiamo. Proprio in questo punto inizia la cresta di Nord-Est che noi percorriamo tenendoci sulla destra: la prima parte è un po' ripida ma la neve ben rigelata rende agevole la nostra avanzata tra questi scenari dove i colori predominanti sono il bianco e l'azzurro. 


Arrivo in vetta a Punta Parrot (4432m).

In certi momenti sembra di camminare sospesi fra le nuvole e l'atmosfera assume dei contorni quasi irreali. 


Punta Parrot (4432m).

Assorto in queste belle sensazioni quasi non mi accorgo che Alberto si è fermato e questo può significare una sola cosa: siamo in vetta alla Punta Parrot, 4432m!


"Le Alpi, un paese dove il cielo profondo, stanco di essere blu, si è sdraiato sulla montagna."
(Boris Vian)
Al di sopra delle nuvole, sulla vetta di Punta Parrot (4432m) vista su Punta Gnifetti (4554m) dove è visibile l'inconfondibile sagoma del rifugio più alto d'Europa: Capanna Regina Margherita. 

Una piccola pausa giusto per scattare alcune foto e poi, presa la testa, ci rimettiamo in marcia in leggera discesa seguendo l'area cresta Ovest: non si devono affrontare passaggi ostici, il percorso è sempre rettilineo e solo in brevi tratti siamo costretti a mettere uno scarpone davanti all'altro per la prosecuzione, la concentrazione però non può calare altrimenti...
Pian piano perdiamo quota ed il nostro percorso in cresta termina nei pressi di una formazione rocciosa dalla quale scendiamo tenendoci sulla sinistra: qui la pendenza aumenta bruscamente (siamo intorno ai 40°) ma la nostra discesa prosegue spedita effettuando un ampio semicerchio che ci conduce poco sotto il Colle delle Piode. La Ludwigshöhe vista da questa angolazione non sembra così banale come appariva vista da Ovest, da questo lato è presente proprio una bella seraccata! 


Ludwigshöhe (4342m) e la sua seraccata dal Colle delle Piode.

Ora che le difficoltà sono praticamente terminate con Alberto decidiamo di riporre le nostre piccozze nello zaino (sempre pronte all'uso) e di utilizzare i bastoncini: siamo in anticipo e visto che non ho intenzione di salire sulla Piramide Vincent, già da me ascesa lo scorso anno (vedi post del Trenta Giugno 2016 - Piramide Vincent 4215m per la Via Normale), forse riusciamo a prendere l'ultima corsa della funivia che da Punta Indren conduce al Passo dei Salati.


Discesa dal Colle delle Piode verso il Colle del Lys.

Si, proprio una bella idea, così riesco a rientrare a casa prima di cena riabbracciando i miei cuccioli prima che vadano a letto: "Proviamoci Alberto!"


Il Lyskamm Orientale (4527m) ed il suo "naso" dal Colle del Lys.

In breve tempo raggiungiamo il Colle Lys e da lì inizia la lunga discesa che ci condurrà al rifugio "Capanna Gnifetti": Alberto deve prelevare del materiale lasciato lì da un suo collega.
Il tempo vola, così come le nostre gambe, ed in breve tempo raggiungiamo il breve tratto attrezzato posizionato dietro il rifugio: abbiamo ancora un buon margine, sono le 10:29 e dobbiamo trovarci alla stazione della funivia entro le 11:30.
Mentre Alberto entra dentro il rifugio io rimango fuori e mi tolgo i ramponi ed alcuni indumenti, inizia a far veramente caldo: non faccio in tempo a rimettermi lo zaino sulle spalle che è già ora di andare, via! 
In breve tempo superiamo il lungo traverso innevato che adduce al rifugio "Capanna Gnifetti" e dopo una breve discesa raggiungiamo la zona rocciosa dove inizia il tratto attrezzato con canaponi e scala di legno. Qui Alberto prende pian piano un leggero margine di vantaggio, chissà quante volte avrà percorso questo sentiero e poi è nel suo habitat: io nel mio piccolo mi difendo!


Discesa integrale a Punta Indren percorrendo il tratto attrezzato (variante alta).

Raggiunto l'ultimo canapone trovo Alberto ad attendermi e siamo pronti per affrontare l'ultimo tratto che ci separa dal nostro obiettivo ormai visibile davanti a noi: la neve è bagnata e grazie a questo riusciamo a mantenere un'ottima andatura ed alle 11:11 facciamo il nostro ingresso all'interno della stazione della funivia!
Ce l'abbiamo fatta!
Rifiatiamo, beviamo qualcosa ed alle 11:30 spaccate la funivia parte portandoci da Punta Indren (3275m) al Passo dei Salati (2971m). Una volta scesi notiamo che siamo gli unici che si dirigono verso gli impianti che conducono ad Alagna Valsesia, gli altri proseguono tutti verso Gressoney dove la cabinovia funziona regolarmente: sarà così anche per noi, o no?
I primi dubbi iniziano ad instillarsi in noi e trovano conferma una volta giunti alla stazione di arrivo della funifor desolatamente deserta...
Ci siamo letteralmente scapicollati per prendere l'ultima corsa della funivia prima della pausa pranzo e qui è chiuso e riapriranno non prima delle 15:30.
"Gianluca, te la senti di farti quasi mille metri di dislivello in discesa? Volendo potrei chiamare un amico ed organizzare il nostro trasporto in auto fino ad Alagna da Pianalunga,  però bisogna arrivare fin lì...
Dai proviamo!"
Riprendiamo la marcia scendendo lungo le piste da sci ancora innevate mentre Alberto sta già prendendo accordi al telefono: tutto è predisposto ed un suo amico ci attenderà con un fuoristrada nei pressi del ristorante "Alpen Stop" (unico aperto al momento) a Pianalunga (2050m), vicino alla stazione di arrivo della cabinovia.
Ora non resta che scendere il più velocemente possibile: sono le 11:52 e per essere sul luogo dell'appuntamento in orario dobbiamo letteralmente divorarci i 921m di dislivello assoluto che dobbiamo guadagnare in discesa.
Avanziamo, anzi corriamo, aiutandoci con la neve che rallenta quando necessario l'eccessiva velocità accumulata, finché intorno a quota 2500m lo scenario cambia completamente e dal colore bianco del manto nevoso e delle basse nuvole che ci circondano, passiamo al verde dell'erba ed alla trasparenza dei ruscelli e cascate che ci circondano.


La primavera sta arrivando anche qui! Un'occhiata verso monte...

Qui sono nel mio ambiente e dopo tre giorni passati sulle nevi perenni posso finalmente sfogare il mio impeto: Alberto è avanti, di una decina di metri, ma io rimango sempre lì, quasi a pressarlo seguendo il percorso che ora è per sentieri battuti.


... una verso valle...

Nessuna pausa, il tempo passa velocemente, solo alcuni scatti al volo, senza fermarsi...


La lunga discesa verso Pianalunga: il guado di un torrente con acqua freschissima da bere!

L'unico rammarico è solo per le cattive condizioni del cielo dove le nuvole la fanno da padrone: posso immaginare come sarebbero state belle queste valli baciate dalla luce del sole.


... ancora verso valle con l'inquadratura più aperta.

Esattamente alle 13:10 facciamo il nostro ingresso al "Alpen Stop", abbiamo ritardato di 10 minuti, in compenso ci siamo divorati quasi mille metri di dislivello in poco più di un ora!
Niente male, proprio niente male dopo tre giorni in alta quota: "Alberto, io ho sete, una birra ce la siamo meritata, no? 
Certo, anche due!
Facciamo tre, mica possiamo lasciare il nostro autista con la gola secca!"
L'avventura con i quattromila prosegue il Polluce 4092m per la cresta di Sud-Ovest.





Galleria foto e video in preparazione.







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